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COMUNICATI STAMPA SULLA CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA
Fra gli aspetti critici rilevati, la chiusura della tipografia, che in passato aveva svolto un’attività assai rilevante, e la sospensione di progetti formativi (dalla lavanderia al teatro) per ritardi e nell’attesa richieste autorizzazioni da parte dell’autorità giudiziaria competente (tale criticità risultante alla data delle prima visita è stata poi superata).
Il fondamentale servizio di consegna delle “eccedenze alimentari” al carcere di Bologna, effettuato dalla Caritas con grande disponibilità, consistente nel trasporto di frutta e verdura dalla piattaforma Caritas di Villa Pallavicini, dove si raccolgono prodotti ortofrutticoli conferiti gratuitamente dalla Comunità europea e da distribuire a persone e famiglie indigenti ha per un periodo di qualche mese subito una sospensione perché i costi del servizio, che doveva essere svolto da una società esterna, non erano sostenibili per l’associazione di volontariato.
L’interruzione della fornitura ha costituito un elemento negativo per la vita delle persone detenute più povere, per la cui alimentazione l’amministrazione penitenziaria destina pochi euro.
Durante la sospensione del servizio, poi ripreso dalla Caritas, la Garante ha sensibilizzato l’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Bologna nella speranza che l’ente locale desse la propria disponibilità ad assumersi il costo del trasporto per la prosecuzione dell’iniziativa.
Allo stato risulta che per il futuro possa farsi carico del proseguimento dell’iniziativa ASP Poveri Vergognosi.
La Garante ha inoltre visitato presso l’ospedale Sant’Orsola il piccolo reparto (capienza, 3 persone) dedicato al carcere; si tratta di una soluzione ben organizzata, ma di dimensioni insufficienti rispetto alle esigenze, in particolare quando si verificano arresti di corrieri della droga. Diverse le visite in carcere della Garante al fine del mantenimento dei rapporti con la direzione ed i referenti dell’area della sicurezza, sanitaria e tratta mentale, anche al fine di effettuare colloqui individuali con i detenuti che avevano richiesto espressamente un suo intervento.
A Bologna è presente il Garante del Comune, Elisabetta Laganà, alla quale vengono inoltrate le segnalazioni relative al carcere di competenza. COMUNICATI STAMPA SULLA CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA Assemblea Legislativa a cura di Ufficio Stampa 07/06/2012 15:14 CARCERE. BOLOGNA, IL GARANTE IN VISITA, MIGLIORAMENTI E PUNTI CRITICI Carcere. Bologna, il Garante in visita, miglioramenti e punti critici
Nella visita alla Casa circondariale di Bologna, la Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Desi Bruno, ha potuto acquisire vari elementi conoscitivi, e verificare direttamente alcune delle principali criticità; la visita è stata effettuata insieme alla Direttrice dell’istituto penitenziario, Ione Toccafondi.
Innanzitutto, ecco una fotografia della situazione (i dati sono riferiti al 28 maggio): 1.000 detenuti, 950 uomini e 50 donne, 581 gli stranieri, 257 i tossicodipendenti, 13 gli ergastolani, 105 le persone in regime di alta sicurezza.
A fronte di una sensibile riduzione dell’affollamento ‐ alcuni mesi fa erano detenute circa 1.200 persone a fronte di una capienza regolamentare di 483 ‐ dovuto soprattutto ad un minor numero di ingressi in carcere
o all’aumento di provvedimenti di “affidamento in prova”, resta molto elevato il numero dei detenuti in custodia cautelare (quasi il 50%), di cui 220 in attesa del primo grado di giudizio. La garante ha visitato la nuova sezione “Pegaso”, ristrutturata con il lavoro dei detenuti: si tratta di una sezione “a custodia attenuata” che potrà ospitare una ventina di persone. “Fare impresa in Dozza” è il nome del progetto di officina meccanica che sta per partire, grazie al contributo di alcune imprese bolognesi: il progetto prevede l’assunzione di 10 detenuti e di altrettanti con contratti di formazione. Sempre in ambito lavorativo, la visita ha permesso di verificare il consolidamento di “Gomito a gomito”, la sartoria all’interno della sezione femminile, dove le detenute realizzano borse e capi di vestiario, che poi commercializzano in alcune situazioni pubbliche, a Bologna; la Garante rivolge un appello alle locali imprese di pelletteria e di abbigliamento affinché forniscano materie prime alla Casa circondariale.
Fra gli aspetti critici, la chiusura della tipografia, che in passato aveva svolto un’attività assai rilevante, e la sospensione di progetti formativi (dalla lavanderia al teatro) in attesa delle richieste autorizzazioni.
Un altro aspetto negativo si sta concretizzando dal primo maggio scorso: le “eccedenze alimentari” raccolte dalla Caritas non vengono più indirizzate alla Dozza, perché la Caritas non è più in grado di sopportare i costi della consegna; la Garante ha già segnalato il problema alle istituzioni locali per consentire la ripresa di questo servizio. In ambito scolastico, prosegue la collaborazione con l’Isis Keynes, ma la carenza di risorse fa sì che non tutte le richieste di iscrizione vengano soddisfatte, anzi si costituiscono pluriclassi che contengono studenti dalla prima alla quinta superiore. Infine, rispetto all’assistenza sanitaria, la Garante ha riscontrato un deciso miglioramento nei rapporti fra la Direzione dell’Amministrazione Penitenziaria e l’Asl. È migliorato anche il servizio psichiatrico ed è divenuta operativa la convenzione che consente di utilizzare detenuti nelle attività di pulizia degli ambulatori interni alla struttura carceraria. Presso l’ospedale Sant’Orsola, Desi Bruno ha visitato il piccolo reparto ospedaliero (capienza, 3 persone) dedicato al carcere; si tratta di una soluzione ben organizzata, ma di dimensioni insufficienti rispetto alle esigenze, in particolare quando si verificano arresti di corrieri della droga.
I numeri della popolazione detenuta dovrebbero sensibilmente calare per effetto del recente intervento del ministro Severino che anticipa il trasferimento di molti detenuti in altre sedi di carcere. La soluzione va condivisa purché si tenga conto dei criteri indicati dall’ordinamento penitenziario, cioè vicinanza alle famiglie, ai luoghi di studio e di lavoro e, comunque, attenzione a non interrompere, laddove intrapresi, percorsi trattamentali, che dovrebbero essere ripresi da capo in caso di trasferimenti. È necessario che ciò avvenga attraverso un ponderato esame di ogni singolo caso. (rg)
21/06/2012 11:27
CARCERI. GARANTE: SOVRAFFOLLAMENTO E SISMA, IN EMILIA‐ROMAGNA TRASFERIMENTI IN ATTO DI DETENUTI E INTERNATI MA RISPETTARE PRINCIPIO TERRITORIALITA’ DELLA PENA
Carceri. Garante: Sovraffollamento e sisma, in Emilia‐Romagna trasferimenti in atto di detenuti e internati ma rispettare principio territorialità della pena
Sono in corso in Emilia‐Romagna numerosi trasferimenti di detenuti e internati, sia per ridurre l’insopportabile sovraffollamento sia per far fronte ai problemi sorti per effetto del recente terremoto. "Il ripristino di numeri se non regolamentari, almeno meno drammatici rispetto all’esistente, è certamente un fatto positivo", dichiara Desi Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, che fa l’esempio della casa circondariale di Bologna, la cui capienza regolamentare è di 480 persone, il numero dei detenuti è sceso da circa 1.200 persone a 937, con indubbio miglioramento delle condizioni di vita. Anche la casa circondariale di Ferrara dovrebbe risolvere di fatto residue preoccupazioni di sovraffollamento per effetto del trasferimento di un centinaio di detenuti in seguito ai recenti eventi sismici. Tuttavia, la Garante sottolinea che “i trasferimenti devono però avvenire salvaguardando i legami familiari e il principio di territorialità della pena. Spesso gli spostamenti vanificano relazioni familiari faticosamente mantenute o recuperate, anche per il solo fatto che la povertà che connota la popolazione detenuta e le famiglie fa sì che anche un colloquio in carcere possa essere non un evento normale, ma frutto di sacrifici economici, difficili da replicare. È necessario, inoltre, che il trasferimento non vanifichi percorsi trattamentali
in essere, compromettendo l’accesso a misure alternative al carcere o anche ad attività all’interno degli istituti. In questi casi l’osservazione dei detenuti trasferiti deve ricominciare da capo, con tutto ciò che comporta sul piano dei tempi e spesso anche della perdita di occasioni di lavoro, di attività formative, ecc. Dunque, va prestata la massima attenzione alla storia individuale delle persone, ai legami, al percorso effettuato e alle relazioni dentro il carcere , soprattutto dove sono le uniche possibili, come per molti stranieri e a quelle con l’esterno”.
Del resto, è l’articolo 42 dell’ordinamento penitenziario a prevedere che nel disporre i trasferimenti dei detenuti si debba privilegiare il criterio di vicinanza alle famiglie e che i trasferimenti possano essere disposti per motivi di sicurezza, giustizia, studi e familiari. L’art. 83 del DPR 30 giugno 200 n. 230 (regolamento penitenziario) prevede che nel caso di trasferimenti per motivi diversi da quelli di giustizia o sicurezza si deve tenere conto delle richieste espresse dai detenuti e dagli internati.
Desi Bruno testimonia di aver ricevuto alcune segnalazioni che “riferiscono di trasferimenti non conformi a questi criteri e di drammi personali a cui sarà difficile far fronte, se non adoperandosi per un rientro nei luoghi dove alcune relazioni 'vitali' erano in essere. Questo si può e si deve fare”. (rg)
12/07/2012 12:51
CARCERE BOLOGNA. “GOMITO A GOMITO”, RILANCIARE LA SARTORIA DELLA DOZZA: LO CHIEDE LA GARANTE REGIONALE DEI DETENUTI Carcere Bologna. “Gomito a gomito”, rilanciare la sartoria della Dozza: lo chiede la Garante regionale dei detenuti All’interno del carcere della Dozza (Bo), dal dicembre 2010 si è sviluppata un’attività di sartoria coordinata dalla coop. sociale “Siamo Qua”, dopo un percorso di formazione professionale per le detenute, promosso dalla direzione della Casa circondariale in collaborazione con il Cefal.
Avviato grazie all’utilizzo di borse‐lavoro, il progetto “Gomito a gomito” occupa stabilmente tre donne detenute ed è in previsione l’assunzione di una quarta (al momento in borsa‐lavoro). Abiti e borse, sporte e grembiuli, i prodotti sartoriali realizzati dalle donne detenute, sono di ottima qualità e vengono distribuiti attraverso banchetti organizzati dai volontari: il sabato mattina in via Ugo Bassi (angolo Nazario Sauro) e il lunedì sera dalle 17,30 alle21.00 al Mercato della Terra (via Azzo Gardino nel cortile della cineteca). Inoltre, nel periodo estivo, questi prodotti vengono messi in vendita all’interno di alcune fiere o feste parrocchiali. Ma la sopravvivenza dell’esperienza è ancora a rischio. Può procedere, svilupparsi e rafforzarsi, offrendo concrete opportunità di lavoro, solo se se ne garantisce la sostenibilità economica, i cui costi non possono essere sostenuti solo dalla cooperativa sociale. Inevitabili le difficoltà alla partenza: il bilancio 2011 si è chiuso in rosso, mentre l’anno in corso sta avendo un andamento positivo, con un picco nei mesi di aprile e maggio, anche grazie al contributo dell’Associazioni panificatori di Bologna, che hanno organizzato una iniziativa a sostegno, nell’ambito dell’iniziativa “Tagliatelle in piazza”, in piazza del Nettuno. Nelle ultime settimane, invece, le entrate appaiono in flessione. Perciò Desi Bruno, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale per la Regione Emilia‐Romagna, ritiene necessario rilanciare la diffusione di informazioni su questa vicenda, una comunicazione d’utilità sociale per la quale chiede la collaborazione di tutti gli organi di informazione.
Quella del lavoro è una strada da percorrere fino in fondo per favorire il reinserimento e la qualità della vita delle donne detenute; Desi Bruno rilancia un appello alle imprese di pelletteria e di abbigliamento, e ai magazzini all’ingrosso del settore: alla sartoria del carcere servono stoffe (anche campionature e scampoli), bottoni, passamaneria, pizzi, eccetera.
Secondo la Garante ‐ intervenuta ieri a una seduta congiunta di due commissioni del Comune di Bologna ‐ un ulteriore salto di qualità potrà venire dal concretizzare la disponibilità, annunciata del Comune, di un piccolo spazio per poter aprire un negozio visibile e in un luogo di passaggio dove vendere più agevolmente e per tutto il periodo dell’anno i prodotti della sartoria, nonché gli altri prodotti realizzati o che potranno essere realizzati all’interno del carcere della Dozza (per esempio il miele, frutto delle attività di apicoltura). (rg) 10/08/2012 10:02
CARCERE. ALLA DOZZA (BO) MENO SOVRAFFOLLAMENTO E NUOVE OPPORTUNITÀ DI LAVORO, LE VALUTAZIONI DELLA GARANTE
Carcere. Alla Dozza (BO) meno sovraffollamento e nuove opportunità di lavoro, le valutazioni della Garante
Dall’ultima visita (31 luglio) alla casa circondariale di Bologna, la Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Desi Bruno, ricava un dato positivo: pur persistendo un problema di forte sovraffollamento, la diminuzione delle presenze ‐ da anni non erano scese fino a 870 (contro le 1250 dell’anno precedente) ‐ fa sì che migliorino le condizioni di vita dei detenuti, e non mancano segnali positivi sul fronte del lavoro dentro le mura della Dozza.
Desi Bruno afferma che se venisse mantenuto il trend di diminuzione della popolazione carceraria alla Dozza, potrebbe non rivelarsi necessario, ma addirittura controproducente costruire il nuovo padiglione, di cui è stato pubblicato il bando di gara d’appalto. L’auspicio della Garante è che attraverso il ricorso sempre maggiore delle misure alternative alla detenzione e a un uso oculato della custodia cautelare, si abbatta ulteriormente il numero delle presenze, fino ad approssimarsi alla capienza regolamentare (483). Dalla relazione dell’Azienda Usl fatta in occasione di una precedente visita ispettiva (8 giugno), si registravano ancora 1008 presenze, di cui 606 stranieri e 235 tossicodipendenti.
Sul fronte sanitario, l’organizzazione all’interno della Dozza vedeva prestazioni erogate direttamente dall’Azienda Usl, tramite 26 medici e 23 infermieri, con presenza medico sanitaria a intera copertura delle 24 ore. Quanto alle prestazioni specialistiche erogate direttamente in struttura, l’elenco comprende cardiologia, oculistica, radiologia, dermatologia, odontoiatria, psichiatria, ginecologia e quanto necessario per la cura delle malattie infettive; vengono, inoltre, effettuati interventi di educazione sanitaria per i detenuti.
I nuovi arrivati (il cui polo di accoglienza è ancora in parte impegnato come locale di custodia per via del sovraffollamento), prima di essere ammessi all’area collettiva, vengono trattenuti in un’area riservata di accoglienza per uno screening di accesso; per i tossicodipendenti, c’è una prima presa in carico da operatori del Sert (che si avvale di 2 medici che coprono 68 ore settimanali di presenza, 2 psicologi per 40 ore e 2 assistenti sociali per una attività di 36 ore settimanali).
Il lavoro rimane uno dei bisogni più avvertiti dalla popolazione detenuta, considerata anche l’estrema povertà di oltre i due terzi dei reclusi: il lavoro interno svolto alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, il cosiddetto “domestico”, occupa a rotazione circa 130 detenuti al mese. Dallo scorso maggio, per effetto di una convenzione tra Azienda e Direzione della casa circondariale, la gestione delle pulizie dei locali, in uso all’Azienda per le prestazioni sanitarie, è svolta da 11 detenuti, retribuiti dall’Asl. La Garante aveva già riscontrato la fine, per assenza di commesse, dell’esperienza della tipografia “Profumo di parole”. Una nota positiva è, invece, rappresentata dall’avvio dell’attività dell’officina meccanica “Fare impresa in Dozza”, fortemente voluta da un cartello di imprese che operano nel nostro territorio (Ima‐ Marchesini e Gd, con la collaborazione della Fondazione Aldini Valeriani e dalla Direzione della casa circondariale ): attualmente, all’interno del carcere lavorano, con regolare contratto da dipendenti, 10 detenuti del penale e altrettanti sono avviati alla formazione; la prospettiva è quella di fornire una qualifica di lavoro spendibile anche all’uscita dal carcere, oltre che una ipotesi di possibile assunzione.
Ancora sul piano delle opportunità lavorative, proseguono con successo le attività di recupero di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), con l’occupazione di 3 detenuti, e nel reparto femminile quelle della sartoria “Gomito a gomito”, coordinata dalla cooperativa “Siamo Qua”, che a sua volta occupa stabilmente 3 donne (una quarta è oggi in borsa lavoro); grande slancio ha preso l’attività di realizzazione di borse in tessuto che vengono vendute in banchetti organizzati da volontarie. (rg) 10/09/2012 16:20
CARCERE BOLOGNA. RIPRENDE LA CONSEGNA CARITAS DI ORTOFRUTTA ALLA DOZZA, BRUNO: “AUSPICO PROSECUZIONE INIZIATIVA”
Carcere Bologna. Riprende la consegna CARITAS di ortofrutta alla Dozza, Bruno: “Auspico prosecuzione iniziativa”
È ripreso la scorsa settimana, e andrà avanti fino alla metà di gennaio 2013, il trasporto di frutta e verdura dalla piattaforma Caritas di Villa Pallavicini, dove si raccolgono prodotti ortofrutticoli conferiti gratuitamente dalla Comunità europea e da distribuire a persone e famiglie indigenti al carcere della Dozza
di Bologna: una attività che era stata sospesa alla fine dello scorso aprile perché i costi del servizio, che doveva essere svolto da una società esterna, non erano sostenibili per l’associazione di volontariato. Lo rende noto Desi Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale dell’Emilia‐Romagna, che si era direttamente interessata alla questione e non può quindi che accogliere con piacere la notizia, dal momento che, ricorda, “l’interruzione della fornitura aveva costituito un elemento negativo per la vita delle persone detenute, per la cui alimentazione l’amministrazione penitenziaria destina pochi euro, con evidenti problemi di adeguatezza della stessa ai bisogni di una popolazione povera e spesso malata”.
Caritas ha deciso di “riprendere il trasporto in via del tutto eccezionale”, informano dall’ente benefico, perché “anche le persone ristrette alla Dozza rientrano nel novero di quella povertà di cui tanto si parla e che la Caritas non vuole dimenticare”, ma il proseguimento dell’iniziativa è assolutamente legato alla speranza che l’ente locale dia la propria disponibilità accollandosi il costo del trasporto per il 2013, come è stato richiesto all’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Bologna. Infatti, ricorda la Caritas, tutte le realtà caritative che fruiscono di queste provvidenze si fanno carico autonomamente di ritirare la frutta dalla piattaforma e allo stesso modo, al momento di stringere accordi con la direzione della Dozza, “ci fu assicurato che il costo del trasporto alla Casa circondariale sarebbe stato assunto dall’ente pubblico”. “L’Ufficio del Garante ringrazia la Caritas per la disponibilità dimostrata ‐ conclude Bruno ‐ e auspica la prosecuzione dell’iniziativa”.