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RAPPORTO CON LA POPOLAZIONE DETENUTA
L’Ufficio del Garante ha ricevuto oltre 140 segnalazioni aventi ad oggetto la vicenda detentiva di persone private della libertà personale, a cui talvolta sono anche seguiti diversi contatti con il ristretto e diversi interventi. Alcune di queste segnalazioni sono giunte anche da carceri extra‐ regionali.
Le segnalazioni sono state prodotte nelle forme più varie: direttamente dalla persona detenuta per via epistolare; per il tramite di familiari, volontari carcerari e avvocati, che hanno telefonato in ufficio o scritto un’e‐mail all’indirizzo istituzionale di posta elettronica. Sovente, ricevuta la segnalazione, la Garante si è appositamente recata nel carcere di riferimento allo scopo di effettuare il colloquio individuale con il detenuto che aveva richiesto l’intervento.
Sono costanti e di rilievo i contatti che l’Ufficio del Garante ha con i familiari dei detenuti e i rappresentanti dell’associazionismo, nell’ottica di un continuo aggiornamento circa le vicende detentive delle persone prese in carico.
Le criticità portate maggiormente all’attenzione della Garante riguardano:
- la richiesta di lavoro: la popolazione detenuta è spesso poverissima e mediamente lavora alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria circa il 10% dei ristretti. Tranne le persone che hanno conseguito una qualifica, si lavora a rotazione in mansioni che hanno riscontri economici alquanto modesti;
- il diritto alla salute: nonostante l’avvenuto trasferimento della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, il cui principio ispiratore è stato la pienezza dell’affermazione della tutela della salute per i detenuti al pari dei cittadini liberi, il contesto carcerario è caratterizzato dal prevalere di esigenze di sicurezza e/o organizzative che non agevolano la piena affermazione del diritto alla salute o che comunque incidono fortemente sulla percezione dell’adeguatezza della cure (le segnalazioni di ordine sanitario provengono prevalentemente dagli II.PP. di Parma);
- le richieste di trasferimento: essendo il principio di territorialità della pena grandemente disapplicato, numerose sono le richieste che giungono da parte dei detenuti per chiedere all’Ufficio del Garante di sostenere l’istanza da questi avanzata volta ad ottenere il trasferimento, ai sensi dell’art.42 O.p., in una sede penitenziaria vicina al luogo di residenza delle famiglie per il mantenimento dei rapporti oppure per motivi di studio in una sede di carcere presso cui è attivo un determinato corso scolastico o vicino ad un polo universitario per l’iscrizione che interessa. In occasione degli eventi sismici, che hanno portato allo sfollamento di alcuni istituti di pena, la Garante ha lanciato un appello affinchè nei trasferimenti in atto venisse salvaguardato il principio di territorialità della pena con particolare riguardo alla tutela dei legami familiari e ai percorsi trattamentali in essere; - condizioni di detenzione a causa del sovraffollamento; - rapporti con l’Amministrazione penitenziaria; - rapporti con la Magistratura di Sorveglianza. Le segnalazioni collettive I detenuti delle carceri regionali hanno prodotto appelli e lettere collettive indirizzate alla Garante al fine di segnalare criticità che attengono alla loro condizione detentiva.
Dalle legittime rimostranze in essi contenute emerge il senso della loro assunzione di responsabilità nello scrivere e sottoscrivere il loro documento.
La Garante, sulla base dell’espressa richiesta, ha poi valutato l’attivazione dell’intervento più opportuno presso il soggetto/istituzione competente con riguardo alla criticità segnalata.
L'impegno del Garante è anche quello di incentivare una visibilità dei detenuti senza paura di trasferimenti, di conseguenze negative, di "convincere" a non avere timore della verità, ma anche di aiutarli a ritrovare la capacità di essere oggettivi e propositivi. Non è stato e non sarà un percorso semplice, condizionato in parte dalla sensibilità degli operatori penitenziarie e dalla attenzione della comunità esterna, ma l'aver promosso e promuovere momenti di riflessione collettiva e di assunzione di responsabilità è senza dubbio uno dei contenuti che l’attività del Garante si deve dare.
Di seguito le principali segnalazioni collettive pervenute alla Garante, firmate da decine e decine di detenuti e/o internati:
- detenuti dell’Alta Sicurezza di Bologna: la carenza di risorse nel settore scolastico fa sì che non tutte le richieste di iscrizione all’Istituto superiore di ragioneria Keynes vengano soddisfatte e vengono anche costituite pluriclassi che accorpano studenti dalla prima alla quinta superiore. I detenuti in questione hanno chiesto un potenziamento del corso di ragioneria con previsione di almeno 3 classi. Rispetto a tale segnalazione la Garante è intervenuta presso l’Ufficio Scolastico Regionale;
- internati di Saliceta San Giuliano: evacuati dalla struttura a cui erano assegnati a causa della chiusura per gli eventi sismici sono stati collocati in un primo momento nel carcere di Parma e sottoposti ad un vero e proprio regime detentivo. La Garante ha mantenuto contatti costanti con loro ed ha sin da subito suggerito l’allocazione degli internati in questione nella struttura di Castelfranco Emilia, ritenuta maggiormente adeguata;
- internati di Castelfranco Emilia: hanno prodotto una lettera collettiva nella quale mettono in evidenza problematiche, segnalate dalla Garante alla Direzione della struttura, legate alla loro condizioni di internamento, in particolare la prima richiesta riguarda il lavoro, del tutto carente pur essendo fondamento della misura di sicurezza. Si registra inoltre che, secondo quanto riferito, un certo numero di internati sarebbe disponibile a prestare attività nell’ambito della struttura anche su base volontaria, ma tale richiesta, a detta degli internati, non verrebbe presa in adeguata considerazione; rigidità del regolamento con applicazione di fatto dello stesso regolamento tanto ai detenuti quanto agli internati : gli internati lamentano il fatto che anche loro siano costretti a seguire rigidamente il regolamento tutto calibrato sulla particolare condizione dei detenuti tossicodipendenti in custodia attenuata, traducendosi all’atto pratico, a titolo di esempio, nel divieto di poter utilizzare il fornelletto a gas per cucinare i pasti – secondo quanto riferito sarebbe consentito l’uso del fornelletto a gas solo per caffè, latte e thè; questione legata alla ridotta utilizzazione degli spazi ‐ ridotta utilizzazione campo per ora d’aria: l’ora d’aria verrebbe passata solo una volta a settimana nel campo e per un orario limitato, dalle ore 13,30 alle 15,00, e per il resto in un cortile di cemento. Fatte salve le esigenze di sicurezza, in prossimità della bella stagione, gli internati auspicherebbero di usufruire maggiormente degli ampi spazi comuni; - detenuti dell’Alta Sicurezza di Parma: hanno lamentato che le modalità di svolgimento dei colloqui con i familiari sono penalizzanti e non incentivano il miglioramento dei rapporti, anche con riferimento alla frequente scarsità dei contatti e con particolare riguardo ai minori. Il riferimento, tra gli altri, è ai limiti alla possibilità di portare piccoli doni ai presenti e all’impossibilità di consumare pasti in compagnia dei familiari. In tal senso la Garante ha prodotto una segnalazione alla Direzione degli Istituti Penitenziari di Parma in cui si chiede di valutare l’opportunità di apportare ogni possibile miglioramento alle condizioni di svolgimento dei colloqui. La Direzione ha risposto non condividendo le osservazioni dei referenti.
- detenuti del carcere di Rimini: una prima segnalazione, a cui ha fatto seguito un’espressa richiesta della Garante di notizie in merito alla Direzione, ha riguardato le condizioni
detentive, in particolare la scarsità del vitto; impossibilità all’utilizzo dell’apposita area verde durante il periodo estivo per i colloqui; impossibilità all’utilizzo da diverso tempo della palestra; la V sezione tossicodipendenti, in cui le celle resterebbero chiuse per 20 ore al giorno, sempre secondo le segnalazioni ricevute, avrebbe fatto richiesta collettiva per chiedere apertura delle celle alla Direzione, ma non avrebbe ricevuto risposta alcuna; la spesa al sopravvitto, circostanza nella quale i detenuti non sarebbero messi nelle condizioni di usufruire delle promozioni 3X2, nel senso che il prodotto omaggio non sarebbe messo nella loro disponibilità.
Una seconda segnalazione ha avuto ad oggetto i rapporti con la Magistratura di Sorveglianza, lamentando i detenuti condannati in via definitiva del carcere di Rimini la mancata concessione di permessi premio, che non avrebbero visto alcun detenuto beneficiarne, anche con casi di sciopero della fame da parte di detenuti per la mancata concessione di benefici penitenziari, nonostante una buona relazione da parte del carcere. La Garante in questo frangente ha prodotto apposita segnalazione al magistrato di sorveglianza che ha competenza sull’istituto penitenziario in questione,
- detenuti condannati in via definitiva del carcere di Ravenna: hanno lamentato che il magistrato di sorveglianza non si reca in carcere per sostenere i colloqui con i detenuti ed ha un atteggiamento di particolare chiusura nella valutazione delle singole vicende detentive con particolare riguardo alla concessione di misure alternative alla detenzione; - detenuti del carcere di Parma: hanno prodotto segnalazione collettiva, che la Garante ha
posto all’attenzione del Provveditore regionale, in cui chiedono, tra le altre cose, maggior tutela del diritto alla salute; soluzione urgente per il sovraffollamento; incremento numero dei magistrati di sorveglianza; applicazione puntuale della legge 199; alimentazione più corretta; forniture per igiene personale e pulizia ambienti; maggiore apertura delle celle.
RIPENSARE IL CARCERE MINORILE
Il trasferimento effettuato nel febbraio del 2009 del Carcere minorile, del Centro di Prima Accoglienza, della Comunità ministeriale nel complesso ristrutturato di via del Pratello 34 a Bologna ha consentito di superare una situazione, da anni definita “provvisoria”, del vecchio edificio, in progressivo stato di degrado. Questo per anni è stato considerato l’intervento necessario e risolutivo per la questione minorile detentiva. Il nuovo edificio ha la possibilità di ospitare sino a 48 minorenni, e doveva far fronte all'arrivo di giovani detenuti dall'Istituto penale “Cesare Beccaria” di Milano, coinvolto in un analogo progetto di ristrutturazione. Il nuovo complesso ha solo in parte risolto il problema del sovraffollamento e della non adeguata collocazione nell'Istituto Penale minorile dei ragazzi, anche se forse sarebbe stato più opportuna la previsione di stanze per l'accoglienza di due minori, e non di quattro, come è attualmente. Oggi i minori presenti sono ventidue, tra detenuti in custodia cautelare e definitivi. Il trasferimento ha migliorato in parte la qualità dei servizi e la condizione lavorativa di tutti gli operatori, anche se la ristrutturazione non è ancora del tutto terminata (vedi l'area cortiliva) e resta ancora fatiscente la struttura che ospita la Procura e il Tribunale dei Minori.
Permangono tutti gli interrogativi, che andrebbero risolti, sul dispendio di risorse e di energie per la ristrutturazione del nuovo edificio, sulla mancata destinazione per molto tempo di spazi e sulla carenza di interventi personalizzati per un numero limitato di minori ( all’incirca la media delle presenze è di circa 20 persone ), per i quali diventa incomprensibile come non sia possibile una
reale presa in carico e un progetto che li accompagni dal dentro al fuori sino al reinserimento in
ambito familiare e sociale, stranieri compresi ( la cui presenza al nord è notoriamente più sensibile ).
E’ però evidente che ogni sforzo dovrà essere rivolto alla prevenzione di situazioni di disagio minorile, per evitare che aumenti la carcerizzazione dei ragazzi ed anzi il tema fondamentale da porsi è quello della attuale necessità che nel nostro paese continui ad esistere il carcere per i minori. L’area penale detentiva va dagli anni settanta in avanti diminuendo, con una tendenza contraria a quello che avviene nella penalità ordinaria, dominata da un crescente processo di carcerizzazione come risposta prevalente all’insicurezza sociale. La tragica storia del sovraffollamento carcerario è ormai entrata nella comune conoscenza. Per i minori il numero oggi in tutto il territorio nazionale è di circa 500 ristretti, a fronte di altre realtà europee che incarcerano migliaia di minori. La nostra storia giuridica nel campo minorile è una storia di civiltà, e da tempo non si levano neppure più le grida di coloro i quali volevano abbassare la soglia dell’imputabilità da 14 a 12 anni.
E’ vero che la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, mentre esclude la pena dell’ergastolo per i minori, non esclude il carcere, sia pure come risposta del tutto residuale .
Ma le convenzioni, anche le più avanzate, sono il risultato spesso di mediazioni e, in ogni caso, l’esperienza di questo Paese, porta a ritenere superata per i minori autori di reato la necessità del carcere, istituzione fortemente stigmatizzante e alienante soprattutto per i più giovani.
“I ragazzi del Pratello” indica, al di là delle offerte da parte del territorio di incontro e di iniziative,
un dato di emarginazione che fa parte del comune sentire, ed è difficilmente superabile, in contraddizione con l’offerta trattamentale rivolta ad un luogo che ha solo quella valenza negativa. Le risorse, infinite, destinate alla gestione di penitenziari, compreso il personale di polizia penitenziaria spesso non adeguatamente formato per la realtà minorile, potrebbero essere più adeguatamente utilizzate per forme di custodia e controllo come le comunità, la permanenza in casa, la progettazione di percorsi veri di formazione, scuola e lavoro.