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RIPENSARE IL CARCERE MINORILE
Il trasferimento effettuato nel febbraio del 2009 del Carcere minorile, del Centro di Prima Accoglienza, della Comunità ministeriale nel complesso ristrutturato di via del Pratello 34 a Bologna ha consentito di superare una situazione, da anni definita “provvisoria”, del vecchio edificio, in progressivo stato di degrado. Questo per anni è stato considerato l’intervento necessario e risolutivo per la questione minorile detentiva. Il nuovo edificio ha la possibilità di ospitare sino a 48 minorenni, e doveva far fronte all'arrivo di giovani detenuti dall'Istituto penale “Cesare Beccaria” di Milano, coinvolto in un analogo progetto di ristrutturazione. Il nuovo complesso ha solo in parte risolto il problema del sovraffollamento e della non adeguata collocazione nell'Istituto Penale minorile dei ragazzi, anche se forse sarebbe stato più opportuna la previsione di stanze per l'accoglienza di due minori, e non di quattro, come è attualmente. Oggi i minori presenti sono ventidue, tra detenuti in custodia cautelare e definitivi. Il trasferimento ha migliorato in parte la qualità dei servizi e la condizione lavorativa di tutti gli operatori, anche se la ristrutturazione non è ancora del tutto terminata (vedi l'area cortiliva) e resta ancora fatiscente la struttura che ospita la Procura e il Tribunale dei Minori.
Permangono tutti gli interrogativi, che andrebbero risolti, sul dispendio di risorse e di energie per la ristrutturazione del nuovo edificio, sulla mancata destinazione per molto tempo di spazi e sulla carenza di interventi personalizzati per un numero limitato di minori ( all’incirca la media delle presenze è di circa 20 persone ), per i quali diventa incomprensibile come non sia possibile una
reale presa in carico e un progetto che li accompagni dal dentro al fuori sino al reinserimento in
ambito familiare e sociale, stranieri compresi ( la cui presenza al nord è notoriamente più sensibile ).
E’ però evidente che ogni sforzo dovrà essere rivolto alla prevenzione di situazioni di disagio minorile, per evitare che aumenti la carcerizzazione dei ragazzi ed anzi il tema fondamentale da porsi è quello della attuale necessità che nel nostro paese continui ad esistere il carcere per i minori. L’area penale detentiva va dagli anni settanta in avanti diminuendo, con una tendenza contraria a quello che avviene nella penalità ordinaria, dominata da un crescente processo di carcerizzazione come risposta prevalente all’insicurezza sociale. La tragica storia del sovraffollamento carcerario è ormai entrata nella comune conoscenza. Per i minori il numero oggi in tutto il territorio nazionale è di circa 500 ristretti, a fronte di altre realtà europee che incarcerano migliaia di minori. La nostra storia giuridica nel campo minorile è una storia di civiltà, e da tempo non si levano neppure più le grida di coloro i quali volevano abbassare la soglia dell’imputabilità da 14 a 12 anni.
E’ vero che la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, mentre esclude la pena dell’ergastolo per i minori, non esclude il carcere, sia pure come risposta del tutto residuale .
Ma le convenzioni, anche le più avanzate, sono il risultato spesso di mediazioni e, in ogni caso, l’esperienza di questo Paese, porta a ritenere superata per i minori autori di reato la necessità del carcere, istituzione fortemente stigmatizzante e alienante soprattutto per i più giovani.
“I ragazzi del Pratello” indica, al di là delle offerte da parte del territorio di incontro e di iniziative,
un dato di emarginazione che fa parte del comune sentire, ed è difficilmente superabile, in contraddizione con l’offerta trattamentale rivolta ad un luogo che ha solo quella valenza negativa. Le risorse, infinite, destinate alla gestione di penitenziari, compreso il personale di polizia penitenziaria spesso non adeguatamente formato per la realtà minorile, potrebbero essere più adeguatamente utilizzate per forme di custodia e controllo come le comunità, la permanenza in casa, la progettazione di percorsi veri di formazione, scuola e lavoro.
In termini di sicurezza, non pare che la collettività possa subire un danno, anzi, dall’effettivo recupero/educazione/rieducazione dei minori trarrebbe un vantaggio in termini di abbassamento della recidiva e riduzione della spesa.
L’istituzione totale, anche la più piccola o quella che si considera meno a rischio, può generare mostri ed eventi mostruosi, anche solo nell’immaginario, se non nella realtà, qualora fossero appurati i gravi fatti di cui si è appreso dalla stampa locale con riferimento all’istituto penale minorile di Bologna.
Del resto molti passi in avanti sono stati fatti con la riforma del 1988 (DPR 22.11.1988 n. 448)* che, introducendo il “giusto processo” nel processo penale minorile, ha differenziato in modo significativo l’aspetto custodiale per i minori, riducendo il carcere a extrema ratio, pur non abolendolo, e introducendo due istituti, il proscioglimento per irrilevanza del fatto (art. 27) e la
messa alla prova (art. 28) che, al di là della necessità di una più intensa applicazione soprattutto
del secondo, hanno ridotto l’intervento penale sui minori e, nel caso della messa alla prova, anche del ricorso al carcere, anche per reati gravi.
Tanto è vero che sia il ministro Alfano, nella penultima legislatura, che l’attuale ministro di giustizia Severino, hanno proposto, ancora senza esito, l’inserimento dell’istituto della messa alla prova anche nell’ordinamento degli adulti, come strumento di recupero/reinserimento e al contempo di deflazione del sovraffollamento .
Ma la riforma del 1988, pur all’avanguardia rispetto al trattamento degli imputati minorenni nel resto d’ Europa, non ha portato ad un diverso sistema sanzionatorio, che ha ancora come termine di confronto e di commisurazione la reclusione, né un diverso e specifico ordinamento
penitenziario per i minori autori di reato, ai quali si continua ad applicare quello dei
maggiorenni ex art. 79 L. 354/75 e succ. modifiche. Dunque, è ora di intervenire in modo sostanziale in questa materia, e di evitare, perché è possibile , il carcere ai minori. * D.P.R. n. 448 del 22 settembre 1988 e successive modificazioni ‐ Disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni IL CENTRO DI GIUSTIZIA MINORILE PER L'EMILIA‐ROMAGNA (CGM) http://www.cgmbologna.it/ L'ISTITUTO PENALE MINORILE DEL PRATELLO (IPM) La Garante ha più volte visitato l’istituto, incontrando il dirigente del CGM, i direttori che si sono avvicendati dopo l’inizio dell’inchiesta giudiziaria e amministrativa per presunti fatti illeciti commessi nell’anno 2010 all’interno dell’istituto minorile, che vedrebbe coinvolti dirigenti, educatori, operatori di polizia penitenziaria e minori ed ha fatta propria la necessità più pressante, avvertita dal personale e dalla dirigenza dell'istituto, affinché fosse dato un assetto definitivo alla dirigenza dell'Ipm, tanto più necessaria dopo l'inizio di un periodo di significativo rinnovamento a seguito dell'ispezione ministeriale del novembre 2011. Al momento la situazione sembra trovare un suo assestamento con la nomina del nuovo Direttore e del nuovo Comandante di polizia. In occasione delle visite ha avuto modo di verificare ed evidenziare come la mancata conclusione dei lavori di ristrutturazione dell’istituto penale minorile, dopo oltre un decennio dall’inizio lavori, soprattutto nelle aree comuni cortilive ingombre di container e materiali depositati, preclude ai ragazzi la fruizione degli spazi esterni, con forte compromissione del diritto allo sport, al gioco ed alle altre attività ludiche o formative possibili all'esterno. Non è ancora stato attivato il servizio di cucina interna per cui la ditta, vincitrice del bando per la preparazione pasti all’interno dell’istituto, non è ancora in grado di preparare i pasti, che al
momento vengono assicurati da un catering, sia per i minori dell’IPM che della Comunità ministeriale.
L’ultima relazione dell’ASL, a cui è deputata la vigilanza al CGM, relativa al secondo semestre 2012
evidenzia l’inagibilità del secondo piano dell’IPM, per un danneggiamento del tetto conseguenza del sisma del maggio 2012,conseguenza ne è che tutte le celle al primo piano sono occupate, comprese le due celle singole deputate all’isolamento in caso di malattie infettive; nel cortile, pur essendo stato rimosso parte del materiale edile e di risulta del cantiere, permangono ancora residui, motivo per cui l’area esterna non è ancora completamente fruibile per le attività dei ragazzi; nelle parti basse delle pareti di celle, corridoi e spazi comuni l’intonaco è deteriorato e se ne prescrive il ripristino oltre che la verniciatura.
Anche il problema del sovraffollamento si sta riproponendo, in IPM spesso viene superata la presenza regolamentare di 22 detenuti, tutti sull’unico piano agibile, in stanze per quattro persone. Il piano superiore non può essere utilizzato per carenza di personale. (oltre i dati ufficiali dal Dipartimento giustizia minorile).
E qui si propone il tema del personale sia dell’area tecnica (solo 1 coordinatore e 2 educatori part‐ time alla data della visita, fatta congiuntamente al Garante dell’infanzia, del 3 ottobre 2012) e degli agenti di polizia penitenziaria che alla stessa data erano 24, in difetto rispetto alla pianto organica, ma comunque evidentemente squilibrato rispetto all’approccio educativo.
Oltre alla necessità di avere personale in numero adeguato si pone anche il tema della formazione specifica degli agenti di polizia penitenziaria, idonea a trattare i temi della detenzione minorile. Le criticità rilevate, strutturali e non, e l’aspetto di “cancerizzazione” respirato tra le mura dell’istituto, in contrasto con le finalità sancite dal nuovo processo penale minorile ha portato, sono state rappresentate dai Garanti al nuovo Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile, Caterina Chinnici, il 12 novembre scorso.
Scopo dell'incontro è stato una valutazione comune degli istituti e dei servizi facenti capo al Centro Giustizia minorile di Bologna, perché possano garantire a tutti i minori dell'area penale, tanto interna quanto esterna, il rispetto dei diritti previsti dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo e dagli altri strumenti internazionali in materia di minorenni privati della libertà.
Le attività svolte all’interno dell’ Istituto, tenendo conto delle caratteristiche e delle esigenze di ciascun ragazzo, sono la scuola, a cura dell’istituto comprensivo I° di Bologna, che svolge lezioni regolari per la scuola media, a cui si affianca un insegnante di alfabetizzazione; due corsi di
formazione professionale, uno del settore ristorazione, gestito da FOMAL, e uno del settore edile,
gestito dall’ente IIPLE, corsi finanziati dalla Provincia; attività culturali e socio‐ricreative, realizzate con UISP, con un laboratorio espressivo, laboratorio video, attività di arte‐terapia, attività sportive; un laboratorio musicale gestito dalla scuola popolare di musica Ivan Illich; il laboratorio
di fotografia; la giocoleria; le attività di animazione realizzata dai volontari dell’associazione Uva
passa e l’attività teatrale della cooperativa sociale Teatro del Pratello, convenzionata con il Comune di Bologna, la Provincia, il CGM, l’Istituzione Minguzzi, l’Asp Irides per la realizzazione del
Centro teatrale interculturale adolescenti. La cooperativa svolge attività di teatro sociale rivolte
alle nuove generazioni, dentro e fuori il carcere del Pratello, con finalità educativa, formative e culturali. Il Teatro del Pratello, diretto dal maestro Paolo Billi, organizza, con cadenza annuale, spettacoli teatrali all’interno dell’istituto e della comunità con la compagnia del Pratello, composta da ragazzi sia delle residenze del CGM che da studenti degli Istituti superiori e Università; laboratori propedeutici per la costruzione dello spettacolo come scenotecnica, laboratori di teatro‐scrittura, movimento e video; corsi di teatro, lettura e scrittura presso gli istituti superiori
con il progetto Dialoghi; progetti culturali estivi; progetti di teatro civile; progetti speciali in collaborazione con altri istituzioni culturali della città.
Considerata la netta preponderanza di popolazione straniera ristretta nelle residenze del CGM, si evidenzia l’ ulteriore necessità di percorsi formativi, per evitare il rischio di vivere condizioni di marginalità e illegalità appena usciti, oltre alla necessità di una “presa in carico” dei minori soprattutto stranieri non accompagnati.
E’ stata sollecitata insieme al garante dei minori e degli adolescenti una apposita convenzione
sull’assistenza sanitaria per i minori, superando l’ambiguità del protocollo del 98 che accumunava
gli interventi per gli adulti a quelli per i minori (sono in corso i lavori per la definizione di un protocollo d’intesa tra l’assessorato regionale alla salute e il centro di giustizia minorile per la definizione di forme di collaborazione tra l’ordinamento sanitario e il sistema della giustizia minorile per l’erogazione dell’assistenza sanitaria dei minorenni e dei giovani adulti in carico ai
servizi del CGM).
La garante ha promosso, coinvolgendo il garante dell’infanzia, con il quale sul tema si è instaurato un reciproco scambio e una proficua collaborazione, il progetto “Liberiamo i diritti, impariamo a
conoscere i nostri doveri”, proposto dall’associazione U.V.a.P.Ass.a e che vede come protagonisti i
ragazzi ristretti all’IPM e gli ospiti della Comunità ministeriale. Una serie di incontri tematici alla presenza di esperti, preceduti da attività ludico – formative sui temi del lavoro, del diritto di cittadinanza e permanenza sul territorio, dei diritti e doveri dei minori nella convenzione ONU, dei diritti dei minori oggetto di procedimento penale (si veda oltre nella sezione progetti).