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Conflitti generazionali nella mitologia

Nel documento Aqhat: i molteplici aspetti del poema mitico (pagine 115-118)

6.3 Gli altri doveri del figlio perfetto

7.1.2 Conflitti generazionali nella mitologia

L’idea di un conflitto fra il dio della tempesta Baal ed El, il “creatore delle creature”, nasce spontanea al confronto con altri miti, specialmente se pen- siamo al ciclo di Kumarbi10, teogonia della mitologia ittita. In essa vediamo

un veloce passaggio del potere, prima da Alalu (primo re degli dèi) ad Anu, poi da Anu a Kumarbi. Ma la parte più interessante viene dopo, nel conflitto fra Kumarbi e il dio della tempesta, che è stato avvicinato appunto a quello presunto della mitologia ugaritica tra El e Baal. Il dio della tempesta ittita, Tešub, è proprio figlio di Kumarbi, che lo ha concepito dopo aver evirato Anu con un morso, inghiottendo il suo sperma. Il cosiddetto canto di Ullikummi riporta il tentativo di Kumarbi di riappropriarsi del trono sottrattogli proprio da Tešub, servendosi del mostro di pietra Ullikummi, da lui stesso generato ingravidando una roccia. Lampante è l’analogia con la teogonia di Esiodo, in cui troviamo motivi analoghi. Anche Urano, infatti, viene evirato da Crono, che a sua volta viene spodestato da Zeus.

9L’Heureux 1979, p. 9. 10Cfr. Pecchioli Daddi 1990

Le somiglianze sono ancora più evidenti se prendiamo in considerazione la testimonianza di Eusebio di Cesarea sulla mitologia fenicia11, in cui dall’unione

fra Elioun e Berouth nascono Uranos e Ge, che hanno a loro volta dei figli. Ge si adira con Uranos perché la tradisce e si separa da lui. Uranos però continua ad approfittarsi di lei violentandola, così Ge medita vendetta, che porterà a termine grazie al figlio El, detto anche Kronos, che evirerà il padre. A succedere a Kronos sarà Zeus Damarous (Hadad), che regnerà con Astarte.

È evidente il pattern che regola la successione delle divinità. Al primo re degli dèi, nonché loro padre, succede il padre del dio della tempesta e poi il dio della tempesta stessa. La tentazione di individuare lo stesso schema nella mitologia ugaritica è stata così forte da far sostenere a Oldenburg l’evirazione dello stesso El, mentre Cassuto ha stravolto l’ordine delle tavolette del ciclo per provare il passaggio della regalità da El a Baal e ha ipotizzato che nella lacuna iniziale di KTU 1.5 (o in un’ipotetica tavoletta precedente) si nasconda la detronizzazione di El da parte di Mot, Yam e Baal. Kapelrud, invece, ha paragonato Yam a Ullikummi, facendo del dio del mare un agente di El, che vuole recuperare il potere perduto. Bisogna tuttavia notare che, se mai fossimo davvero di fronte a un conflitto generazionale, non c’è evidenza di un tentativo di riappropriazione del potere da parte di El, come invece accade nel caso di Kumarbi.

Inoltre, se l’identità di El e Kumarbi può essere supportata dalla tavoletta CTA 166, testo hurrita nel quale troviamo i nomi giustapposti delle due divinità (il kmrb), nella mitologia ugaritica Baal è detto bn dgn, “figlio di Dagan”, non di El. In effetti Laroche identifica Kumarbi con Dagan.

Dagan è una divinità semitica, sicuramente venerata a Ras Shamra, dove uno dei templi è stato proprio identificato come il tempio di Dagan in base

ad alcuni oggetti votivi che nominano tale divinità. Il culto di Dagan proviene probabilmente dalla Mesopotamia del terzo millennio a.C. Per gli ugaritici era un dio della tempesta straniero, che associavano alla città di Tuttul nel nord- est della Siria. Il perdurare del suo culto è attestato anche dai testi rituali e dall’onomastica, anche se Dagan non è mai attore nei miti.

Ma in certi passaggi Baal sembra annoverato tra i figli di El. In CTA 4.6.44- 46 i figli di Aṯirat sono detti “fratelli” di Baal, ma soprattutto lo stesso Baal si rivolge a El chiamandolo aby in KTU 1.17 I 23. È quindi molto difficile sciogliere questo nodo della mitologia ugaritica, anche perché le prove a favore di una parentela diretta tra El e Baal si basano su termini di forte ambiguità come i nomi di parentela. Abbiamo già notato, infatti, come essi si prestino a indicare un rapporto basato sul rango e se questo fosse il caso allora si rafforzerebbe l’idea di El come dio al di sopra di tutti gli altri, compreso Baal. Mi sembra in effetti che l’autorità di El sia tenuta in grande considerazione e che non si possa dire che Baal abbia conquistato il suo potere. Anche se le due divinità possono a volte apparire in conflitto, è evidente che non ci troviamo di fronte a una situazione eccezionale, ma anzi a un’indole piuttosto comune fra dèi afflitti da difetti umani. Quel che è certo è che Baal non è privo di autorità, ma appare possedere compiti diversi rispetto ad El. Perché, ad esempio, si rivolge al padre degli dèi per benedire Danil? Non era in grado da solo di fornire aiuto al supplicante, ma solo di fare da intermediario fra l’uomo ed El? Tale circostanza esalta la vicinanza di Baal all’umanità. Rispetto a quella del padre degli dèi la sua residenza sul monte Ṣapon, probabilmente identificato dagli ugaritici con la cima del Jebel el-Aqra12, è più vicina agli

uomini, dei quali egli propizia i raccolti, lasciandoli condannati alla siccità durante la propria mancanza. El, invece, non è un vecchio dio detronizzato, ma

controlla l’ordine del mondo dal suo centro, piuttosto distaccato dai problemi dell’umanità, sebbene non rinunci a recitare la sua parte qualora lo ritenga opportuno.

Nel documento Aqhat: i molteplici aspetti del poema mitico (pagine 115-118)