• Non ci sono risultati.

L’entrata in scena di Baal ed El

Il rituale di Danil si ripete, apparentemente uguale a se stesso, per sette giorni. La scelta del numero sette è dovuta al suo valore simbolico nel Vi- cino Oriente antico, che lo considera come numero perfettamente compiuto. È quindi normale che il rituale abbia effetto al settimo giorno. In ogni caso, il fatto che una pratica del genere potesse protrarsi per più giorni non deve sorprenderci. Nel rito di Paškuwatti, già citato sopra (vedi p. 61), se il pazien-

te riceve la teofania divina in sogno, allora fa un’offerta votiva, altrimenti il rituale continua, anzi si ripete fino all’ottenimento del dialogo con la divinità. Al settimo giorno Danil ha finalmente raggiunto il suo scopo, portando Baal a intervenire per risolvere la sua triste condizione:

b šbʿ ymm

[w ]yqrb bʿl b ḥnth11

Allora al settimo giorno

si avvicinò Baal nella sua misericordia.

Baal si avvicina, come vediamo dall’imperfetto corto yqrb /yaqrub/, ma a chi? Dato il rito che abbiamo visto compiuto da Danil, si potrebbe pensare che Baal stia facendo la sua apparizione di fronte al supplicante, ma il seguito del testo è spiazzante: Baal sembra infatti rivolgersi al capo del pantheon, El, per chiedere il suo aiuto.

Qui si trova un punto corrotto della tavoletta, assai controverso e frutto delle più diverse interpretazioni. Nella più recente versione di KTU12, utilizza-

ta in questa sede, troviamo aby[[x]]n. Per molto tempo ha prevalso la lettura

11KTU 1.17 I 15-16.

Il sostantivo ḥnt è stato collegato alla radice Ḥ-N-N = “mostrare compassione”, che ritroviamo nell’ebraico ןַנ ֶח, nel verbo arabo ﱠنَﺣ, nonché nel sostantivo corrispondente, ﺔﱠﻧَﺣ, e nell’accadico enēnu, “implorare pietà”. Dietrich e Loretz traducono ḥnt come un sostantivo: “compassione”, Pardee lo considera invece un infinito G, per cui Baal si avvicina “avendo compassione di…”. È interessante notare le sfumature di significato che la radice assume nell’uso. Si veda a proposito la tavoletta KTU 2.15, una lettera di un certo Gnryn all’amico Mlktyn, al quale chiede di intercedere per lui presso il re:

ḥnny lpn mlk, “intercede for me before the king”. In effetti qui Baal si sta avvicinando

misericordioso proprio per intercedere presso El a favore di Danil. Cfr. Watts 1989, pp. 443-449.

abyn a*t*, che proverebbe che qui Baal si stia rivolgendo direttamente a Danil:

“Tu sei miserabile13, Danil”. Tuttavia rendono debole questa interpretazione

sia il fatto che Baal si rivolga subito dopo direttamente a El sia la mancanza di sufficienti basi epigrafiche, dato che non c’è lo spazio sufficiente per poter leggere ben due segni (a*t*) sul margine della tavoletta14. Mazzini, leggendo,

abynt, propone il confronto con l’ebraico mishnico abyōnūt, per cui in ugari-

tico si susseguirebbero due suffissi nominali, -ān e -ūt. Tuttavia non esistono in ugaritico attestazioni dell’uso di questi due suffissi all’interno della mede- sima parola. Dietrich e Loretz, infine, in un articolo del 200815, analizzano il

termine come un predicato nominale, parallelo ad anḫ. Abbiamo conferma da Tropper, che, nella più recente edizione della sua grammatica16, lo annovera

fra gli esempi di aggettivi con suffissi e ricostruisce abyn-n, con la particella enclitica -n = /-(Vn)na/, che serve a dar enfasi alla parola.

Baal parla quindi direttamente a El, mostrandogli quanto pio e sfortunato sia Danil e chiedendo al padre degli dèi di concedergli una discendenza. Questo non esclude però la teofania in sogno, come afferma invece Husser, per cui la scena sarebbe da considerarsi quella di un concilio divino invisibile a Danil. Secondo lui il confine non netto tra sonno e veglia, la mancanza cioè di un luogo specifico del poema in cui si narri il risveglio di Danil in seguito all’apparizione divina, sarebbe un ulteriore elemento per escludere il rito di incubazione. Lo stesso vale per la lunghezza, a suo parere spropositata, della lista dei doveri del figlio (che però, come vedremo, potrebbe essere una composizione autonoma):

13Cfr. ebraicoןֹוי ְב ֶא

14“As one may observe in the photograph published by Ch. Virolleaud there is not sufficient

space to allow reading both the signs a and t (since the word is on the margin of the column), nor is there a trace of the commonly used Worttrennung in this tablet (a fact that would exclude the presence of two separate words” (Mazzini 1996, p. 486).

15Dietrich 2008 16Tropper 2012

“There is no known message dream in the ancient Near East whose story-line is so complex”17.

Ma non bisogna dimenticare che ci troviamo davanti a un’opera letteraria, dove i confini stretti della definizione canonica di rito di incubazione non si possono applicare integralmente. Non è possibile escludere l’apparizione delle divinità a Danil. Ci troviamo davanti a quello che può essere considerato un concilio divino, ma “Danil verfolgt di Fürsprache Baals vor El in der Rolle eines Zuhörers, der sich gemäß den folgenden Ausführungen über di Segnung Els über alle Maße freut”18.

La lacuna tra prima e seconda colonna purtroppo non ci permette di capire se in seguito Baal si rivolga direttamente al postulante. All’inizio della seconda colonna vediamo infatti ripetersi la lista dei doveri del figlio, stavolta con suffissi di seconda persona singolare, per cui è plausibile che il discorso del dio della tempesta sia questa volta indirizzato proprio a Danil, per renderlo partecipe del favore di El.

Il testo mancante potrebbe contenere il risveglio dal sonno rivelatore e la narrazione del concepimento di Aqhat, ma si tratta solo di speculazioni.