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L’apertura può far sì che gli studenti si vedano come attivamente impegnati a costruire il loro apprendimento e non come destinatari dell’apprendimento deciso da qualcun altro.

Audrey Watters

In questo capitolo presentiamo quattro concetti che è importante conoscere in profondità per comprendere lo stato dell’arte e gli sviluppi del movimento open in ambito educativo. Inizieremo dalle Open Educational Resources (OER), che possiamo considerare come il cuore dell’Open Education, tanto che come vedremo nel capitolo 3 il movimento OER si sovrappone spesso allo stesso movimento Open Education. Passeremo poi alle licenze aperte, gli strumenti legali che rendono possibile l’esistenza stessa delle OER, che è importante conoscere e saper applicare.

Presenteremo in seguito le caratteristiche delle Open Educational Practices (OEP), che rappresentano un passo ulteriore rispetto alle risorse aperte verso l’adozione di strategie open nell’insegnamento, soffermandoci su alcuni esempi di progettazione, insegnamento e valutazione aperta. Infine ci occuperemo dei Massive Open Online Courses (MOOC), illustrandone le criticità così come la ventata di innovazione di sistema che hanno portato nel movimento Open Education.

2.1 Open Educational Resources

Come abbiamo visto in precedenza, l’idea che ha dato origine al movimento Open Education è quella di poter migliorare l’accesso così come la qualità delle esperienze di apprendimento attraverso l’utilizzo di risorse educative aperte, definite spesso anche al di fuori del mondo anglofono con l’espressione Open Educational Resources o l’acronimo OER. Il termine Open Educational Resources (OER) descrive una qualsiasi risorsa educativa che è resa disponibile ad altri con una licenza aperta, ossia con una licenza che consenta a chiunque di usarla, adattarla e ridistribuirla. Le OER possono includere qualsiasi tipo di risorsa, da singoli componenti come una foto, un’icona, un’animazione, un podcast, un testo o un video, fino a libri di testo,

i già citati OpenTextbooks, e corsi completi, nel qual caso si parla di OpenCourseWare (OCW). Quando parliamo di risorse educative ci riferiamo a materiali che abbiano una rilevanza educativa, e quindi sia a risorse progettate per l’insegnamento e l’auto-apprendimento sia a materiali creati per altri scopi1. Per intenderci, un video sulla prima guerra mondiale prodotto da un appassionato e caricato su YouTube con una licenza aperta, se mostrato in una classe o utilizzato all’interno di un corso online può considerarsi a tutti gli effetti una OER. Infine, è importante ricordare che, per quanto le OER vengano principalmente messe a disposizione online, si parla di OER anche nel caso di risorse cartacee, in DVD o in qualsiasi altro formato.

L’importante non è il tipo di risorsa, l’obiettivo per cui è stata creata, o il formato nella quale viene riprodotta: quello che conta per definire una OER è la licenza d’uso, che deve permettere a chiunque di usarla, adattarla e ridistribuirla.

Anche se il progetto OpenCourseWare del MIT del 2001, che abbiamo menzionato nell’introduzione, è spesso citato come la prima iniziativa OER, il termine Open Educational Resources venne coniato nel 2002, durante un Forum dell’UNESCO che aveva l’obiettivo di valutare l’impatto proprio del progetto OpenCourseWare. In questa prima definizione di OER ci si focalizza sulla “disponibilità in maniera aperta di risorse educative, resa possibile dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per la consultazione, l’utilizzo e il riuso da parte di una comunità di utenti a fini non commerciali (UNESCO 2002, pag. 24). Questa prima definizione contiene tutti gli elementi fondanti del concetto di OER: l’idea di apertura, mirata a garantire il più ampio accesso possibile a una data risorsa, il supporto delle ICT, la possibilità di uso e di riadattamento, e l’enfasi sugli scopi non commerciali, in contrapposizione con il modello economico basato sull’editoria commerciale (Fini 2012). A partire da questa definizione, negli anni seguenti sono state sviluppate diverse dichiarazioni e linee guida per supportare la diffusione delle OER, tra cui le Dichiarazioni di Cape Town (2007) e Dakar (2009) e le Linee guida sulle OER del Commonwealth of Learning del 2011. Le OER hanno riscosso talmente tanto interesse che l’UNESCO ha appositamente creato e tradotto in molte lingue un logo per rafforzare l’identità comune della comunità internazionale di attivisti e ricercatori che si occupano di OER.

1 Meritano una menzione le OER GLAM, acronimo di Galleries Libraries Archives and Museums, sottoinsieme del mondo OER che sta crescendo in termini di risorse disponibili e di attenzione politica. Le biblioteche, I musei, gli archivi stanno infatti riconoscendo il valore delle OER, e sempre di più rilasciano i propri contenuti con licenze aperte, spesso con esplicito scopo educativo. Ad esempio, lo Smithsonian Institute ha recentemente rilasciato quasi tre milioni delle proprie immagini con licenze aperte.

Figura 3: Logo OER in Italiano. Autore: Mello. Licenza: CCBY 3.0.

Dieci anni dopo la creazione del concetto di OER, sempre l’UNESCO ne dà un’altra definizione, in occasione del Primo Congresso Mondiale per le OER organizzato a Parigi nel 2012. Qui le OER vengono definite come:

Materiali didattici, di apprendimento e di ricerca su qualsiasi supporto, digitale o di altro tipo, che risiedono nel pubblico dominio o sono stati rilasciati con una licenza aperta che consente accesso, uso, adattamento e ridistribuzione da parte di terzi senza restrizioni o limiti. Le licenze aperte sono costruite nel quadro esistente dei diritti di proprietà intellettuale come definito dalle convenzioni internazionali pertinenti e rispettano la paternità dell’opera (UNESCO 2012, pag. 1).

Vale la pena sottolineare che due caratteristiche presenti nella definizione originale del 2002, gli scopi non commerciali e il supporto delle ICT, sono scomparse in questa definizione, che abbraccia l’idea che qualsiasi scopo, commerciale e non commerciale, e qualsiasi supporto, digitale ed analogico, possano rientrare nel concetto di OER.

Vediamo ora in dettaglio quali sono le caratteristiche che rendono una risorsa un’OER. La classificazione più diffusa a livello globale è quella basata sul Framework delle 5R del 2014 di David Wiley, che sostiene che per essere considerata un’OER, una risorsa deve essere o di dominio pubblico o rilasciata con una licenza che consenta a chiunque di fare cinque cose (Wiley 2014):

1. Retain: conservare e possedere una copia della risorsa, ad esempio,