Prima di addentrarsi nella lettura dei due racconti, è importante soffermarsi su alcuni elementi che all’interno dei testi assumono una carica simbolica; conoscere alcuni concetti impliciti prima della lettura può aiutare a comprendere meglio questi criptici racconti.
Un primo elemento si trova in Il ragazzo che amava riflettere: si tratta del weiqi. Come spiegato nella nota a piè di pagina inserita nella traduzione, il weiqi è il gioco della dama cinese verso il quale il protagonista del racconto sembra non provare alcun interesse; il maestro di weiqi incaricato dalla zia di insegnare le regole del gioco al ragazzo infatti rinuncia alla missione dopo i primi incontri spiegando alla zia che "Negli occhi di questo ragazzo non c'è una scacchiera, c'è il mondo intero"95. Quando la zia si reca dal nipote a chiedergli spiegazioni su questa risposta del maestro, Zhong Dafu risponde che ognuno ha le proprie ambizioni e che non c’è alcun bisogno di preoccuparsi delle sue.
Questo episodio così lineare all’interno del racconto pare non celare alcun significato nascosto; al contrario occorre considerare la carica simbolica ricoperta dal
weiqi per l’autrice:
In ancient China, playing musical instruments and chess and practising calligraphy and painting (qin – qi – shu – hua) are the four basic skills of men of letters. Can Xue uses the weiqi set as a metaphor for her own writing by way of analogy.96
95 Si veda p. 47 di questa tesi. 96 Li (1994), p. 17.
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Alla luce del fatto che il weiqi rappresenti per l’autrice il suo stesso scrivere, si è riflettuto su quale potesse essere il reale significato del disinteresse mostrato dal protagonista nei confronti degli insegnamenti impartiti dal maestro di weiqi. Dopo un’attenta analisi personale, la risposta più fondata sembra la seguente: il maestro di weiqi rappresenta tutti quegli intellettuali avanguardisti che hanno screditato l’autrice nel corso degli anni, non accettando il fatto che una donna potesse rientrare nella categoria degli autori d’avanguardia e che potesse scrivere seguendo uno stile personale ancora più innovativo e peculiare del loro97. Secondo questi critici letterari, il classico stile femminile doveva essere grazioso, emotivo, leggiadro; praticamente nulla di più diverso dallo stile di Can Xue, il quale si caratterizza per il suo essere confusionario, estremo, illogico.
Seguendo questo personale ragionamento, i critici letterari si identificano nel maestro che vuole insegnare a Zhong Dafu le rigide regole di un gioco verso il quale quest’ultimo non prova particolare interesse, in quanto la sua visione va oltre la scacchiera sulla quale il maestro vorrebbe che il ragazzo si concentrasse. Il maestro tenta di impartirgli queste lezioni ma alla fine si ritrova costretto a rinunciare; gli occhi del ragazzo non guardano la scacchiera, bensì spaziano verso “il mondo intero”, che metaforicamente parlando indica qualcosa di molto più ampio delle limitanti regole stilistiche imposte dai critici letterari.
Il fatto che il maestro di weiqi abbia rinunciato ad impartire insegnamenti a Zhong Dafu può coincidere con la maggiore attenzione dedicata all’autrice dopo che alcuni lavori di quest’ultima sono stati pubblicati all’estero, specificamente negli Stati Uniti ed in Giappone98. In un episodio contenuto nel racconto si verifica il seguente dialogo tra la zia ed il maestro di weiqi:
“Pensate che questo ragazzo sia sulla strada giusta?”, chiese la zia. “Ha già conquistato alcune persone di queste parti. Te l’ho già detto tempo fa, negli occhi di tuo nipote c’è il mondo intero […]”99
97 Si rimanda al paragrafo 1.5.3 di questa tesi per un approfondimento sull’argomento. 98 Griffith (2015).
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In base al ragionamento condotto sulla questione, il fatto che si dica che Zhong Dafu abbia “già conquistato alcune persone di queste parti” può rimandare al successo ottenuto da Can Xue a livello mondiale. “Queste parti” nel contesto del racconto si identificano in una città immaginaria, priva di coordinate geografiche, di conseguenza non necessariamente cinese; potrebbe trattarsi di qualunque luogo sulla superficie terrestre e il fatto che nel testo si specifichi che il maestro di weiqi non risiede nella stessa città in cui vivono Zhong Dafu e la zia rafforza l’ipotesi che esso rappresenti quei critici letterari cinesi troppo legati alla tradizione.
Un altro elemento degno di nota è il rapporto tra il protagonista de Il tormento di
Luer e sua madre. La figura della madre nel racconto è tutt’altro che positiva: si tratta di
una donna per nulla amorevole, che rimprovera duramente il figlio mentre svolge le mansioni da lei assegnategli e lo insulta anche quando non c’è alcun motivo apparente.
Questo comportamento è un tratto ricorrente nella figura della madre nell’opera di Can Xue; Rong Cai offre una definizione della piuttosto mirata di questa figura materna: “In the stories, the mother as a representative authority figure is crazy, bad-tempered, and forever issuing orders to the children”100. Il motivo per cui la madre ha queste caratteristiche, secondo Rong Cai, risiede nel significato attribuito al termine “madre” durante il periodo comunista:
The word “mother” not only brings to the Chinese reader’s mind the notion of the motherland but also that of the Communist Party and its “great helmsman” Mao Zedong. Year after year the people were told to be grateful to Chairman Mao and the Party (constantly referred to as the mother of the people) for saving them from the miseries of the old China, for giving them a new life as masters of their own country. Against the political image of the mother, Can Xue’s presentation of a querulous, vicious, domineering matriarch is a vigorous and subversive
100 Cai (1997), p. 56.
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demythification of the Party and Mao Zedong.101
Ci sarebbe dunque una visione allegoricamente politica dietro la figura della madre dispotica di Luer; come Mao Zedong dava continuamente direttive al popolo, anche la madre di Luer dà un ordine dopo l’altro al figlio senza preoccuparsi realmente di come stia e senza notare il tormento costante che si porta dentro, altro elemento ricorrente nei personaggi rurali di Can Xue, i quali sembrano “obsessed by anxieties which are aggravated both by family problems and the severe conditions of daily life”102
Un’altra interpretazione dell’avversione di Can Xue nei confronti della figura materna dipende dalla concezione del ruolo di madre nella cultura tradizionale cinese. “In traditional China, the only legitimate social function for a Chinese woman was to give birth to male-descendants, and motherhood was the only respectable identity for women”103: secondo questa visione, le donne non hanno altro scopo nella vita se non quello di mettere al mondo figli maschi; per il fatto che portano in grembo il figlio maschio del loro marito, si ritrovano quindi ridotte ad essere nient’altro che uno specchio per l’ego maschile. Al fine di opporsi a questa visione degradante e maschilista della donna, le madri descritte da Can Xue sono tutt’altro che materne.
Un terzo ed ultimo elemento degno di nota è lo specchio ne Il ragazzo che amava
riflettere. Il protagonista del racconto possiede uno specchio appeso sopra il lavandino
nella stanza da bagno; questo non è tuttavia uno specchio comune, poiché riflette qualunque oggetto tranne lo stesso Zhong Dafu:
Sopra il lavandino c'era uno specchio, ma su di esso non vi era riflessa l'immagine di Zhong Dafu. Sin dal momento in cui aveva acquistato lo specchio in un mercatino dell'usato e l'aveva appeso a quella parete, Zhong Dafu aveva notato questa stranezza. Ma la porta alle sue spalle, l'appendiabiti fissato alla porta, l'accappatoio appeso
101 Ibidem.
102 Bosha (1997), p. 24. 103 Lu (1995), p. 97.
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all'appendiabiti, tutto in quel momento era riflesso sullo specchio, sebbene fosse molto scuro.104
Lo specchio di Zhong Dafu è uno specchio perfettamente funzionante: non è rotto e riflette tutto ciò che dovrebbe essere coperto dal corpo del protagonista. Per quale motivo allora Zhong Dafu non vi si vede riflesso? In un’intervista, Can Xue dice che “the characters not only see themselves in the mirrors, they also see how they look at themselves—one sees one’s seeing”105. Poiché i personaggi di Can Xue non vedono solamente il loro mero riflesso sullo specchio ma vedono anche il modo in cui si vedono, quindi la considerazione di sé stessi, si giunge alla conclusione che Zhong Dafu si ritenga una persona invisibile, irrilevante: quando si trova davanti allo specchio infatti non si vede riflesso, perciò si può dire che il protagonista del racconto consideri sé stesso come una persona insignificante, di nessun conto.
Tuttavia proseguendo nella lettura del racconto si giunge ad una svolta:
Zhong Dafu, entrando in bagno, sobbalzò: sullo specchio appeso alla parete era improvvisamente apparso un uomo. Ovviamente si trattava di lui stesso. Non era abituato a vedersi riflesso sullo specchio, era da così tanto tempo che vi vedeva sempre e solo quell’appendiabiti; questa volta però non c’era l’appendiabiti, era coperto dalla sua stessa testa.106
Il ragazzo ora si vede riflesso sulla superficie dello specchio, per la prima volta dal momento in cui lo aveva acquistato in un mercatino dell’usato; il motivo per cui si verifica eal seguente passaggio:
In altre parole, per la prima volta era lui ad essere l’elemento su cui si focalizzava l’attenzione delle persone del posto.107
104 Si veda p. 48 di questa tesi. 105 Griffith (2010), p. 8. 106 Si veda p. 56 di questa tesi. 107 Si veda p. 57 di questa tesi.
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Zhong Dafu si riferisce probabilmente al fatto che è convinto di essere ricercato dalla polizia per aver ucciso il vagabondo che aveva spinto a terra molto tempo addietro. Poiché non aveva alcuna relazione sociale, il protagonista del racconto era sempre risultato invisibile agli occhi della comunità in cui viveva; ciò lo aveva reso invisibile anche ai suoi stessi occhi. Ma ora sentiva di aver assunto un’importanza nuova, in quanto pensava di avere qualcuno sulle sue tracce e che la comunità fosse scossa dall’anomala presenza di auto della polizia causata proprio da lui. Assumendo davanti ai propri occhi una certa rilevanza, per Zhong Dafu cambia il modo di vedere la propria persona e di conseguenza si verifica una svolta anche riguardo alla condizione dello specchio.
On most occasions, mirrors in Can Xue’s fiction are used for their metaphysical significance, how they mediate between the real and the unreal, being and non-being. […] Can Xue is suspicious of the truth of the reflected object in the mirror. Since there is no absolute reality, any claim to represent an objective reality is only an illusion. The uncertain nature of human existence makes Can Xue believe that reality is made of mirror images. Because of this, she is more interested in how mirrors can reshape our normal vision of reality and how they may enable us to reach beyond ourselves for new interpretive possibilities.108
Lo specchio non è quindi un oggetto che riflette meramente la realtà che vi si affaccia, ma è piuttosto uno strumento di esplorazione interiore per i personaggi dei testi di Can Xue; ne consegue che tutto è soggettivo, il reale non è assoluto, e nessuno può definire con certezza il confine tra realtà e illusione.
108 Chen (1997), p. 368.
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