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Commento traduttologico ai raccont

4.7 Le microstrategie traduttive

4.7.1 Fattori linguistici: il livello della parola

La parola è un fattore linguistico fondamentale all’interno di un testo: esercita un’influenza cruciale sul processo traduttivo e le differenze interlinguistiche rappresentano in genere una delle parti più cospicue tra le difficoltà traduttive.

I due testi tradotti non sono particolarmente difficili dal punto di vista lessicale: si tratta di un linguaggio di tipo letterario, le cui espressioni appartengono per lo più alla lingua comune ed alla lingua parlata, come dimostra la presenza di molti frammenti di dialogo. Non vi è la presenza di lessico specifico, settoriale o microlingua, ma questa iniziale apparente semplicità nasconde nella realtà diverse problematiche relative a diversi fattori: nei paragrafi seguenti saranno esaminate singolarmente con attenzione.

4.7.1.1 Fattori fonologici: onomatopee e interiezioni Onomatopee

La lingua cinese fa spesso uso di onomatopee, le quali presentano problemi di notevole intensità per la traduzione. L’onomatopea è la trascrizione di un suono secondo il modo in cui viene percepito; visti i diversi sistemi linguistici, un’onomatopea di una determinata cultura può essere completamente diversa dall’onomatopea che rappresenta lo stesso suono in una cultura diversa. Essendo la cultura cinese molto diversa da quella occidentale, molte delle onomatopee presenti nella lingua cinese non possono essere tradotte semplicemente tramite traslitterazione ma richiedono il ricorso a diverse strategie.

In Ai sisuo de nanzi si trova un’onomatopea che si è rivelata particolarmente problematica in fase di traduzione:

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他的胡须很硬,刮起来“嚓、嚓、嚓”地响,令他想起雪夜天 空下的那些冰碴。

La sua barba era alquanto ispida, mentre si radeva produceva un suono simile a "zzzik, zzzik, zzzik", il quale gli riportava alla mente quelle schegge di ghiaccio che cadevano dal cielo durante le notti nevose.

In questo episodio il protagonista del racconto si sta radendo il viso; il passare del rasoio sulla sua barba ispida produce un suono che nel prototesto è stato espresso con l’onomatopea cha, la quale non ha però corrispondenza nella lingua italiana. L’onomatopea cha avrebbe inoltre una valenza diversa nella cultura di arrivo: questo suono non viene colto come un suono “freddo”, di conseguenza viene a mancare soprattutto il secondo significato dell’onomatopea, ossia il suono emesso da “quelle schegge di ghiaccio che cadevano dal cielo durante le notti nevose”. La strategia adottata in questo caso consiste nell’individuare un’onomatopea nella lingua d’arrivo che possa rimandare allo stesso suono immaginato nella lingua di partenza; dopo una lunga ponderazione, si è giunti al suono zzzik, un suono recepito come “freddo” che può portare alla mente del lettore italiano sia il passaggio di un rasoio su una barba ispida sia il cadere di pezzetti di ghiaccio dal cielo.

Troviamo quattro onomatopee nel racconto Luer de xinshi, per le quali è stata adottata una strategia diversa rispetto a quella adottata nell’esempio precedente: in questi casi le onomatopee, rispettivamente bo, wengwengweng, ziya e putong, sono state omesse. La prima onomatopea, rappresentata dal suono bo, indica nella lingua cinese il suono di un rimbalzo su una superficie; nella lingua di arrivo l’onomatopea corrispondente è

boeing, la quale, pur essendo relativamente vicina all’onomatopea del prototesto, avrebbe

dato al passaggio un’accezione comica che sarebbe risultata fuori luogo. Il problema traduttologico si è quindi risolto in questo modo:

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Luer aveva persino sentito un suono simile ad un tonfo soffocato, forse era stato il tocco della ragazza sul tappeto invisibile.

La seconda onomatopea, rappresentata nella lingua cinese dal suono

wengwengweng, indica un ronzio fastidioso che, nel caso di questo passaggio testuale,

invade la testa del giovane protagonista in un momento di confusione. L’onomatopea che nella lingua italiana esprime un ronzio è rappresentata dal suono bzzz; nonostante esista un’onomatopea corrispondente nella lingua di arrivo, si è tuttavia preferito utilizzare il termine “ronzio” al fine di esprimere il significato della stessa senza dover spezzare la frase per inserire il suono tra virgolette, soluzione che avrebbe portato ad una scarsa leggibilità del passaggio. Ecco quindi il risultato:

他在路上碰见花婶,花婶“嗡嗡嗡,嗡嗡嗡”地对他说了一大 通,他只听清一句:“快去,有好事情等着你!”

Lungo la strada si imbatté nella zia Hua, la quale gli fece un lungo discorso che fu coperto dal ronzio nella testa di Luer, il quale capì in modo chiaro solamente una frase: “Corri, c’è una cosa buona che ti aspetta!”.

La terza onomatopea, ziya, indica il cigolio di una porta che, in questo caso, si apre; anche in questo caso si è preferito sostituire l’onomatopea con il sostantivo “cigolio” al fine di rendere la lettura più scorrevole.

他听见合作商店的大门“吱呀”一声开了,[…]

Udì il cigolio della porta della cooperativa che si stava aprendo, […]

La quarta onomatopea, putong, indica un tonfo; nel caso di questo passaggio testuale, è il suono provocato dalla caduta a terra del protagonista. Anche in questo caso la strategia adottata consiste nel sostituire l’onomatopea con un’espressione che favorisca la scorrevolezza della lettura, perciò il problema è stato risolto in questo modo:

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鹿二爬起来想跑,有人扯住了他的脚,他扑通一声又跌倒了。 Luer si rialzò per scappare, ma qualcuno gli afferrò il piede e lui cadde di nuovo a terra con un tonfo.

Interiezioni

Una categoria a parte è quella delle interiezioni, che hanno la funzione di esprimere un particolare atteggiamento emotivo del parlante. Nei testi vi è una forte presenza del discorso diretto, di conseguenza si nota una marcata ricorrenza all’uso di queste particelle. La strategia adottata in merito alle interiezioni consiste nel cercare di mantenerle ricorrendo alle forme equivalenti nella lingua di arrivo.

Nel seguente caso, l’interiezione haha ha trovato una perfetta corrispondenza con l’interiezione italiana haha, ad indicare una risata:

“你是犯人当中的楷模,哈哈。” “Sei proprio un criminale modello, haha”.

L’interiezione hng, che esprime una disapprovazione o un sospetto, ha trovato corrispondenza nell’italiano uhm:

“哼,谁去管那种事,那一点都不好玩。”

“Uhm… Non ne voglio sapere nulla, quella cosa non è affatto divertente”.

Nel seguente caso il cinese ng, che esprime consenso, corrisponde all’italiano mmh; si è preferito tuttavia l’utilizzo dell’avverbio “Sì” al posto dell’interiezione corrispondente italiana, in quanto considerato più adatto al contesto:

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“Sì, ho sentito”, disse Xiaoqi evitando il suo sguardo infervorato.

“你见过她的表演了?” “嗯。”

“L’hai vista fare questa cosa?”. “Sì”.

L’interiezione che esprime il silenzio, in cinese xu, in italiano corrisponde a shh: “婶婶?”

“嘘!” “Zia?”. “Shh”.

Un’esclamazione che esprime sorpresa o dolore, in cinese ai, trova la sua corrispondenza italiana in ahi:

唉,没办法。 Ah, niente da fare!

Nel seguente caso l’interiezione è stata omessa, in quanto non risulta strettamente necessaria nel metatesto. L’intero passaggio è costellato da punti di esclamazione che esprimono l’entusiasmo del protagonista nello spiegare al padre l’acrobazia che aveva visto fare dall’amica Meihua, di conseguenza un’esclamazione che esprime entusiasmo come ha diventa superflua: il punto esclamativo alla fine della frase è sufficiente per esprimere lo stato d’animo del protagonista.

“[…] 哈,是梅花表演给我看的! […]” “[…] È stata Meihua a mostrarmela! […]”

96 nell’interiezione italiana ahi:

他忍不住“啊呀”了一声。 Non riuscì a trattenere un “ahi!”.

Con una traduzione simile all’interiezione dell’esempio precedente, aiai è un’espressione che esprime tristezza, debolezza, rammarico o delusione. È stata tradotta nel metatesto con due ahi separati da una virgola:

可是像他这样一个废物又能跑到哪里去?唉唉。 Ma dove poteva scappare una nullità come lui? Ahi, ahi.

L’interiezione cinese yi, che esprime sorpresa, ha trovato corrispondenza nell’italiana eh seguito, come nel prototesto, da un punto interrogativo:

“咦?怪了,你怎么知道我想看什么?”

“Eh? Che strano, come fai a sapere cosa vorrei vedere?”.