Commento traduttologico ai raccont
4.7 Le microstrategie traduttive
4.7.2 Fattori lessical
4.7.2.1 I nomi propri di persona
I nomi propri di persona nella lingua cinese possono rivelarsi un problema per il traduttore: infatti sono spesso dotati di una carica semantica che non trova un corrispondente in italiano.
In generale, quando ci si trova a dover tradurre un nome proprio di persona da una lingua ad un’altra, è possibile ricorrere a quattro soluzioni:
La transposition des noms propres se réalise selon quatre procédés : l'emprunt consiste à importer le mot étranger sans en changer la structure graphique; la translittération est la représentation – en
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principe, lettre par lettre – des signes d'un système d'écriture étranger à travers les signes appartenant à un autre système ; la transcription est une adaptation où les éléments d'une langue, sons ou signes, indépendamment de leur écriture originelle, sont représentés dans un autre système de lettres ou de signes phoniques (dans le cas de transcription en lettres latines on parle plus précisément de romanisation); la traduction, par contre, est le transfert du sens du signe étranger dans la langue cible, et peut se réaliser à travers le calque (traduction littérale) ou l'adaptation (appropriation linguistique au niveau phonétique ou sémantique). Dans le cas des caractères chinois, bien évidemment, l'emprunt et la translittération sont exclus a priori en raison de l'hétérogénéité du système d'écriture chinois et de l'alphabet latin, empêchant à la fois la conservation de la forme graphique originale et sa représentation «lettre par lettre ».130
Rimangono quindi il metodo della trascrizione fonetica e quello della traduzione. Nel caso in cui il nome proprio oggetto di analisi sia una metafora per descrivere un determinato aspetto della persona che lo porta, allora la soluzione giusta potrebbe essere la traduzione; questa soluzione dovrebbe essere adottata però solo nel caso in cui la componente semantica del nome abbia una effettiva rilevanza all’interno del testo, in caso contrario il nome non dovrebbe essere tradotto, ma conservato.
I nomi dei personaggi dei racconti tradotti in questa tesi non sono connotati da una carica semantica significativa, di conseguenza è stato adottato il metodo della trascrizione fonetica: Zhong Dafu 钟大福, Qimei 齐妹, Luer 鹿二, Xibao 喜宝, Xiaoqi 小齐 e Meihua 梅花 hanno mantenuto i rispettivi nomi nel metatesto.
Due casi particolari riguardano i nomi di due personaggi contenuti nel racconto
Luer de xinshi, ossia la zia Hua ed il signor Gu. In Cina vi è l’usanza di legare al nome
proprio di una persona un elemento aggiuntivo che lo determini e che permette a volte di identificare il grado di familiarità esistente tra la persona e chi si relaziona con questa. È
130 Magagnin (2009), pp. 62-63.
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il caso dei due nomi sopracitati: al carattere Hua 花, che rappresenta il nome proprio della persona in questione, è stato affiancato il carattere shen 婶, il cui significato letterale è “moglie del fratello più giovane del padre”. Questo carattere tuttavia non ha solo questo significato letterale: è possibile infatti utilizzare shen 婶 come appellativo per rivolgersi ad una donna che abbia all’incirca la stessa età della propria madre, come fa il ragazzino protagonista del racconto quando si rivolge alla signora Hua (madre adottiva dell’amico Xiaoqi) con l’appellativo “zia”. Quest’usanza è diffusa anche nella cultura d’arrivo del testo: spesso i genitori, parlando ai loro figli piccoli di un conoscente esterno alla famiglia, si riferiscono a quest’ultimo con l’appellativo “zio” o “zia” per far sì che il bambino prenda familiarità con esso; nel metatesto l’elemento è stato mantenuto senza apportare alcuna modifica, in quanto non rappresenta un elemento straniante nel processo di lettura. Il caso del signor Gu è diverso da quello descritto nel paragrafo precedente: il nome proprio Gu 顾 è seguito dal sostantivo laoban 老 板 , il cui significato letterale è “negoziante, padrone, proprietario” 131 . Accostando al nome proprio di questo personaggio una qualsiasi tra le definizioni date dal dizionario, si ottiene un effetto straniante, in quanto nella lingua italiana non ci si rivolge ad un proprietario di un negozio utilizzando, a titolo di esempio, l’appellativo “proprietario” ma si utilizza il più universale “signor” seguito dal nome proprio della persona in questione. Si è preferito quindi adottare la soluzione “signor Gu”, tralasciando il fatto che si tratti proprio del proprietario del negozio dal quale esso sta uscendo accompagnato dal padre del giovane protagonista del racconto: il contesto è sufficiente a specificare il ruolo del signor Gu all’interno della vicenda, di conseguenza l’omissione del significato letterale di laoban 老板 non diventa causa di incomprensioni per il lettore.
È interessante notare come anche nel racconto Ai sisuo de nanzi sia presente il termine laoban 老 板 , riferito al protagonista Zhong Dafu. In un episodio infatti il pescivendolo del mercato dove si reca Zhong Dafu a fare spese si rivolge a quest’ultimo
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chiamandolo Zhong laoban 钟老板; per tradurre propriamente questo appellativo, si è fatto ricorso alla stessa strategia adottata nel caso del signor Gu:
“钟老板,买条鱼回去吃吧,你看这条草鱼多么漂亮。” “Signor Zhong, compri un pesce e torni a casa a mangiarlo, guardi quant’è bella questa carpa erbivora!”
Nonostante la strategia traduttiva adottata sia la stessa, questo caso è leggermente diverso da quello del signor Gu: infatti mentre il signor Gu è effettivamente il proprietario di un esercizio commerciale, fatto che giustifica l’utilizzo del termine laoban 老板, Zhong Dafu è disoccupato. Nel caso del protagonista di Ai sisuo de nanzi, il termine che letteralmente significa “negoziante, padrone, proprietario” viene utilizzato con la stessa accezione dei termini “capo” o “dottore” frequenti nella lingua parlata italiana. “[…] Specialmente nell’uso meridionale, allo sconosciuto (a condizione che abbia un aspetto non plebeo) si dà del dottore anche se nulla si sa del suo titolo di studio effettivo. Da ciò deriva l’ironico motto popolare secondo cui “in Italia siamo tutti dottori”: il corrispettivo di questa usanza nella cultura cinese può prevedere l’utilizzo del termine laoban 老板, il quale è stato tradotto con “Signor (Zhong)” perché la scelta di utilizzare uno tra gli appellativi “capo” o “dottore” sarebbe risultata eccessivamente colloquiale e poco adatta al contesto.
La traduzione applicata in questi casi è detta “traduzione parziale”: è stato tradotto infatti solamente il nome comune che accompagna il nome proprio.