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La trattazione del tema dell’earning management, oggetto dell’elaborato, parte dall’essenza della comunicazione aziendale posta in essere dalle società. Essa può avere ad oggetto diversi aspetti: la comunicazione aziendale di natura commerciale, che si identifica con quella rivolta a clienti finali con lo scopo di pubblicizzare i propri prodotti; la comunicazione di natura istituzionale, rivolta ad un pubblico eterogeneo (interno all’azienda ed esterno ad essa) ed avente l’obiettivo di ottenere maggiore consenso e fiducia; la comunicazione di tipo gestionale, che si rivolge a soggetti coinvolti nella gestione dell’impresa con lo scopo di accrescerne la coordinazione e la collaborazione; la comunicazione economico – finanziaria, rivolta a tutti gli interlocutori - o solo ad alcuni di essi- con lo scopo sia di assolvere agli obblighi informativi, sia di soddisfare esigenze informative ulteriori espresse dai vari soggetti portatori di interesse.

Focus di tale elaborato è la comunicazione economico – finanziaria ed il suo principale strumento ossia il bilancio d’esercizio, il quale rappresenta quel documento con cui si fotografa la situazione patrimoniale e finanziaria di un’impresa nonché il risultato economico dell’esercizio. Snocciolato nella forma e nelle norme che ne disciplinano la redazione, appare evidente come questo non sia un mero risultato matematico ma la conseguenza di un’interpretazione che lo possa rendere surrettiziamente legato agli scopi e alle finalità che si vuole raggiungere. E’, come suggerito da Amaduzzi, un “sistema di simboli che vanno interpretati”. Il management aziendale, chiamato a dare la propria interpretazione delle dinamiche economico-finanziarie dell’impresa e a trasformarle in numeri, può mettere in atto pratiche tali da rendere le informazioni veicolate al mercato poco veritiere.

In particolare, prende il nome di impression management (IM) la pratica di ricorrere a rappresentazioni non veritiere, falsate, degli accadimenti ricorrendo, ad esempio, a slogan, figure o grafici, surrettizi.

L’earning management (EM) è, invece, il termine usato per indicare le forme di manipolazione di bilancio d'esercizio, rese possibili ricorrendo alla discrezionalità valutativa e tese a soddisfare scopi ben precisi.

Mentre l’IM si serve delle formalità delle rappresentazioni concesse per esprimere condizioni o risultati raggiunti l’EM, invece, non è manipolazione formale ma materiale, pertanto considerata più grave.

Lo scopo è tuttavia il medesimo, ossia quello di veicolare le considerazioni degli stakeolders verso risultati diversi da quelli realmente realizzati. L’impression management e l’earning management possono convivere oppure no, sancendo una falsificazione della gestione più o meno intensa.

L’earnings management può essere distinto in due grandi categorie: quelle di real earnings management e quelle di disclosure earnings management.

Le politiche di real earnings management sono azioni che vengono poste in essere, o durante l'esercizio o in sede di scritture di assestamento, ed hanno lo scopo di fuorviare gli stakeholder, simulando il raggiungimento di obiettivi tramite la normale gestione dell'attività aziendale. Con tali pratiche non si agisce solo sulla rappresentazione della performance aziendale, ma la si ‘modifica’ incidendo sui flussi di cassa prodotti. Diversamente, le politiche di disclosure earnings management dipendono dalla discrezionalità intrinseca nella redazione del bilancio e hanno effetti solo sulla rappresentazione delle performance. Esse si realizzano tramite manovre contabili sia contestualmente alla registrazione in partita doppia sia all’atto della redazione del bilancio di esercizio. Le politiche di disclosure earnings management sono dirette al raggiungimento di obiettivi manipolativi. Se, queste, avvengono negli spazi di discrezionalità concessi dalla normativa e dai principi contabili, si parla di "earnings management within GAAP", contrariamente si parla di "earnings management against GAAP".

Le politiche di disclosure earnings management possono, a loro volta, essere distinte in due categorie: di classification shifting e di accrual earnings management.

Le prime si attuano principalmente manipolando il conto economico e ineriscono allo spostamento di alcuni proventi e oneri dalla sezione delle componenti ordinarie di reddito a quella che contiene le poste non ordinarie e viceversa. Quest’operazione spesso viene messa in atto in concomitanza di operazioni straordinarie, ristrutturazioni aziendali o fusioni. Le politiche di accrual earnings management si basano, invece, sulla presenza di

margini di discrezionalità nella valutazione degli accrual. Tecnicamente, il management fissa un livello di ‘reddito target’ che s’intende raggiungere, se esso nella sua effettività risulta essere superiore, attraverso l'anticipazione di costi o il differimento di ricavi, lo si riduce, viceversa, se è inferiore lo si aumenterà tramite il differimento di costi e l'anticipazione di ricavi (agendo sui valori stimati e congetturati). Va da sé che tali politiche generano effetti sui redditi futuri di segno opposto provocando il cosiddetto accruals reverse.

Esistono quattro forme di accrual earnings management che si differenziano tra loro in base agli scopi perseguiti. La prima di queste forme consiste nelle politiche di income smoothing, con le quali si tende a mantenere un tasso di crescita degli earnings costante nel tempo offendo la percezione di una bassa rischiosità (crescite eccessive ed improvvise attirerebbero l'attenzione di alcuni stakeholder, come azionisti o dipendenti, che potrebbero richiedere remunerazioni e compensi più elevati). Si possono realizzare, poi, politiche d’income maximization, attraverso le quali si cerca la massimizzazione del risultato economico corrente o viceversa politiche di income minimization. In questo caso si creano delle ‘cookie jar reserve’, ovvero delle riserve di utili da cui attingere in periodi in cui le performance risultano meno profittevoli. Possono essere messe in atto, infine, politiche di big bath che consistono nel ridurre il risultato economico che risulta già di per sé negativo, ovvero inferiore alle attese di mercato. Si tratta di una politica che può convenire quando, in un clima economico di perdite diffuse, ci si può attendere che la reazione del mercato non sia eccessiva e si pongono le basi per creare condizioni favorevoli al miglioramento delle performance future.

A seguito, quindi, dell’analisi del fenomeno dell’earnings management, per dare applicazione concreta alla tematica in oggetto, ci siamo focalizzati sugli incentivi più strettamente manageriali che riguardano i compensi dovuti ad amministratori/dipendenti. Abbiamo analizzato il sistema retributivo in Italia focalizzandoci sui sistemi di incentivazione.

Come abbiamo analizzato la retribuzione è composta da una parte fissa e una parte variabile connessa per lo più agli obiettivi preposti dall’azienda in sede di redazione del budget.

Abbiamo visto come le politiche di EM influenzano il sistema di incentivazione basato su obiettivi di budget e dato una possibile soluzione a questo, ovvero siamo andati a definire un sistema di pay-performance lineare non collegato ad obiettivi di budget. Abbiamo notato come il sistema lineare scoraggia la manipolazione in quanto il bonus erogato non varia in base a dove viene fissato l’obiettivo di budget.

Infine abbiamo analizzato due politiche di retribuzione, Chrysler e FCA, abbiamo ipotizzato diversi scenari e abbiamo visto come una politica è più incentivante dell’altra rispetto alle manipolazioni.

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