Torniamo ora al quesito o problema posto in precedenza: quali sono le con dizioni di un processo di crescita sostenuta, che lo contrappongono alle situa zioni di crisi o di stagnazione? L’analisi che precede indica che queste condi zioni non sono correlate soltanto ad alcuni degli indici socio-demografici o strut turali della modernizzazione.
Anche se, com’è ovvio, un minimo di crescita di questi indici alTinterno di una società può esser considerato condizione necessaria per la nascita di qual siasi struttura moderna, la loro ulteriore estensione non garantisce necessaria mente l’espansione continuativa del processo di modernizzazione, la creazione di una struttura politica o sociale vitale suscettibile di crescita sostenuta, ed in grado di far fronte ai nuovi problemi sociali, economici e politici.23
E’ scontato che nessuna modernizzazione è possibile senza un minimo di mobilizzazione sociale e di differenziazione strutturale. Non si può concepire un’economia moderna senza la formazione di mercati, forze di lavoro, capitali, né una domanda di prodotti industriali senza un certo grado di urbanizzazione. Analogamente, è difficile concepire un sistema politico moderno senza un certo centralismo amministrativo e senza la tendenza da parte di gruppi e strati sociali più ampi a partecipare al processo politico, e da parte del potere a influenzare o controllare questa partecipazione. Anche la diffusione dei mo delli dell’universalismo e dell’achievement, e di una crescente specializzazione, in settori strategici della struttura sociale — in particolare nella sfera della stratificazione sociale e del sistema giuridico — rappresentano una condizione preliminare decisiva per ogni processo di modernizzazione.
Ma al di là di queste condizioni minimali il quadro è certo molto più com plesso. In molti casi — quali diversi paesi dell’Europa centrale ed orientale, dell’America Latina e dell’Asia — si è stabilita, a determinati livelli, una corre
lazione negativa tra un elevato grado di espansione di vari indici socio-demo grafici, come il tasso di alfabetismo, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, dell’istruzione scolastica o dell’urbanizzazione, e la capacità delle istituzioni di far fronte allo sviluppo.
Si è così dimostrato erroneo il presupposto implicito riscontrabile in molti studi sull’argomento, secondo cui quanto meno una società è tradizionale, tanto più è capace di sviluppo continuativo. I vari indici socio-demografici o strut turali della modernizzazione illustrano esclusivamente la misura dell’indeboli mento o della disintegrazione delle società o comunità tradizionali e chiuse; cioè la misura dell’estinzione (per parafrasare il titolo del libro di Dan Lerner) della società tradizionale.24 Ma di per sé essi non indicano in quale misura possa svilupparsi una nuova, vitale, moderna società capace di una crescita ininterrotta, né quale tipo di società precisamente si svilupperà, quali ne saranno i precisi contorni istituzionali.
Analogo è il quadro relativo alle varie strutture inerenti alla modernizza zione. I tipi di differenziazione strutturale che si sono prodotti a seguito dei processi di modernizzazione non sono certo stati sempre quegli stessi predo minanti in occidente nel corso delle fasi iniziali della sua modernizzazione. Essi, cioè, non hanno sempre assunto l’aspetto di una crescita continua di collettività diverse, con funzioni specializzate nei campi economico, politico e culturale, di una espansione apparentemente continua dei modelli universa listi e di achievement in tutte queste sfere istituzionali, e di un concomitante declino delle relazioni particolaristiche in tutti i settori della vita.
Anche l’interrelazione tra lo sviluppo economico e quello politico si è dimo strata alquanto complicata e paradossale. Contrariamente al presupposto piut tosto ingenuo che impronta gli scritti più lontani nel tempo, secondo cui i due elementi sono sempre concomitanti e si rafforzano a vicenda, l’esperienza più recente dimostra che, almeno nelle fasi più avanzate della modernizzazione, essi possono talvolta contrapporsi. La contraddizione principale sta nel fatto che una crescente modernizzazione in campo politico crea domande e pressioni rivolte ad ottenere diversi vantaggi che possono compromettere lo sviluppo economico, mentre un rapido sviluppo economico può rafforzare il potere di vari gruppi tradizionali o neotradizionali contrari alla struttura politica moderna.
La stessa spiegazione dell’arresto dello sviluppo in termini di intensificazione dei conflitti o di depressione economica si è dimostrata inadeguata. Certo, è vero che determinati conflitti si sono prodotti in determinati paesi, la cui direzione politica è stata incapace di farvi fronte. Ma perché questo accadeva? Di importanza fondamentale, non è tanto la semplice presenza di conflitti o di condizioni economiche sfavorevoli; probabilmente dei conflitti o dei pro blemi economici, di dimensioni apparentemente allarmanti, sono di fatto al l’inizio esistiti, e sono stati almeno in parte risolti in altri paesi moderni o in
fase di modernizzazione. Quello, dunque, che è davvero di importanza decisiva è il fatto che in quelle determinate situazioni questi conflitti non sono stati risolti o regolamentati, e che proprio per questo essi si sono trasformati in una serie di circoli viziosi che hanno minato la stessa stabilità e continuità delle strutture moderne emergenti.
Interrelazioni tra élites e strati sociali più vasti
Possiamo allora cercare le spiegazioni delle condizioni di crisi del processo mediante l’analisi di qualche altra variabile tra quelle da noi usate nella analisi dei modelli di modernizzazione, cioè gli orientamenti modernizzatori delle diverse élites, i rapporti tra i gruppi innovatori e gli strati sociali più ampi e i contesti istituzionali entro cui essi operano, la sequenza temporale della moder nizzazione.
L’importanza di tali interrelazioni è inerente allo stesso processo di moder nizzazione, il quale dipende non solo dall’impulso impresso dalle élites che si sono poste obiettivi di modernizzazione, ma anche dalla misura in cui i prin cipali tipi di risorse necessarie al funzionamento e alla conservazione delle istituzioni, delle organizzazioni e delle attività moderne sono prodotti dai diversi strati sociali; dalla misura in cui questi strati sono in grado di regolare i problemi connessi allo sviluppo dei processi di differenziazione tramite i quali vengono create quelle risorse; e dalla misura in cui essi sono in grado di fornire le risorse alle varie élites modernizzatrici. I rapporti tra questi processi di auto-modernizzazione di gruppi e strati diversi e quelli tra gli impulsi di modernizzazione dei vari gruppi di élite, com’è inevitabile, influen zano notevolmente la formazione della domanda politica da parte dei vari strati sociali, la dimensione delle risorse da essi create, e il grado di consape volezza politica di strati sociali ed élites insieme, cioè la loro reciproca perce zione dei problemi chiave della modernizzazione e la capacità delle élites di risolverli.
Tra gli aspetti di questa interrelazione fra le diverse élites e la struttura sociale più ampia, i più importanti dal punto di vista di una crescita sostenuta sembrano essere in primo luogo il livello generale di sviluppo della moderniz zazione interna ai diversi strati sociali che partecipano al processo, ed il livello globale delle risorse da essi prodotte in questo processo. In secondo luogo, vi è la misura in cui i vari strati sono in grado di elaborare dei meccanismi regolatori autonomi e di fornire risorse al processo di modernizzazione. In terzo luogo, la misura della compatibilità o affinità tra le élites modernizzatrici e i principali strati sociali. In quarto luogo, infine, la interrelazione tra diversi gruppi di élite, in particolare il grado di armonia o di dissociazione tra le
élites più tecniche, professionali e amministrative da una parte, e quelle più genericamente promotrici della coesione, politiche e culturali, dall’altra.
Nella misura in cui esiste una certa affinità, sia pure passiva, tra l’élite o le élites modernizzatrici ed i gruppi e strati più numerosi, e tra le stesse élites modernizzatrici principali, il processo di modernizzazione politica è regolare, con relativamente scarsi episodi di protesta di vasta portata.
Analogamente, quanto più forti e internamente uniti sono i principali strati sociali, e quanto più capaci di partecipare al processo di modernizzazione in varie sfere istituzionali, tanto maggiore è l’entità delle risorse che essi sono in grado di porre a disposizione delle istituzioni e organizzazioni moderne. Tanto maggiore è anche la loro capacità di regolamentare, tramite meccanismi autonomi, alcuni dei problemi connessi alla crescente differenziazione e moder nizzazione, di articolare domande politiche realistiche, e di influenzare la for mulazione dei principali obiettivi politici — e delle linee da seguire per conse guirli — da parte delle élites.
In termini più generali, pare che il progresso relativamente continuo e l’istitu zionalizzazione del processo di modernizzazione in generale, e di quella politica in particolare, tendano ad esser più sensibili in correlazione alla forza ed alla coesione delle élites modernizzatrici, ed alla loro capacità di mobilitare un sostegno adeguato da parte dei diversi strati sociali, senza al tempo stesso far sorgere nuove divisioni all’interno della società e senza mettere in forse la coesione degli strati principali.
Finché permangono queste condizioni, in qualsiasi società moderna o in corso di modernizzazione, si sviluppano sia quelle che sono state definite prima, in termini durkheimiani, le strutture « contrattuali » e « precontrattuali », sia diverse élites che, pur differenziate dal fatto di dedicarsi alle sfere contrattuali (amministrative, tecniche, economiche) o a quelle precontrattuali (culturali, politiche, professionali), non si dissociano in misura eccessiva e non divengono antagoniste.
Quali sono tuttavia le condizioni che facilitano la formazione di caratteri stiche del genere nelle diverse élites e strati e lo sviluppo delle interrelazioni tra loro?
L’analisi prima svolta della modernizzazione continua da un lato, e dall’altro delle situazioni di crisi del processo, dimostra che il successo nell’assorbire i potenziali orientamenti alla protesta dipende in larghissima misura — e ne è al tempo stesso il risultato — dallo sviluppo di una struttura istituzionale rela tivamente flessibile; flessibilità che si rivela soprattutto nell’accomunare inte ressi relativamente differenziati, nella coesistenza entro strutture in parte comuni di orientamenti sociali e politici estremamente diversi, e nella produzione di livelli differenziati del consenso e di regole procedurali per la soluzione dei conflitti. Una struttura istituzionale flessibile di questo genere può anche svol gere funzioni molto importanti nella socializzazione dei nuovi gruppi che
vengono costantemente inseriti nelle istituzioni politiche centrali, nel rafforza mento e mantenimento di orientamenti positivi verso la modernizzazione tra i diversi gruppi, talvolta anche facilitandone la formazione.
L a flessibilità strutturale nel campo politico
Ci occuperemo degli aspetti principali di questa flessibilità in due delle sfere principali dell’ordine sociale, quella politica e quella dell’organizzazione sociale in senso più ampio.
Nella sfera politica, l’esistenza e lo sviluppo di essa dipende da determinate combinazioni tra gli aspetti innovativi e quelli più conservatori delle istituzioni politiche.25
I vari studi di casi che sono stati esaminati ci portano a concludere che, sebbene l’impulso al mutamento e all’innovazione politica possa esser localiz zato in qualunque genere di organismo o istituzione politica, alcuni tipi di organismi si prestano in modo particolare a divenire punto di forza dell’inno vazione e dell’istituzionalizzazione del mutamento politico. Un primo prota gonista dell’innovazione è il partito politico, in particolare quei partiti che sono sorti da un movimento collettivo ed al cui interno trovano integrazione diversi gruppi d’interesse, attraverso le iniziative di una dirigenza o élite poli tica centrale. I leaders di tali partiti sono spesso impegnati a perseguire obiettivi di mutamento, e devono tentare di mobilitare un ampio consenso, integrando gruppi di interesse diversi e l’opinione pubblica in senso lato per garantire la massima dimensione di quel consenso.
Un altro impulso al mutamento e all’innovazione politica può provenire da una leadership indipendente e dalla pubblica opinione, disposte secondo una linea che va da una dirigenza politica relativamente organizzata, da élites sociali, politiche, professionali, fino a diversi tipi di opinione pubblica più diffusa.
Una leadership del genere può esistere in qualsiasi forma di organizzazione politica, ma di fatto almeno una parte delle sue iniziative e spinte innovative si è rivolta ai partiti e alle istituzioni rappresentativo-legislative.
Le altre principali organizzazioni e istituzioni politiche — l’esecutivo e la burocrazia — tendono di solito ad esser più conservatrici, salvo i casi in cui esse sono strettamente legate ai partiti o alla leadership (che in talune fasi del processo di modernizzazione può sorgere appunto dal più tradizionale potere esecutivo), vale a dire che si prestano assai meno ad essere terreno fecondo d’innovazione politica, anche se, qualora siano collegate alla leadership che si è detto, possono facilmente dar prova di considerevole attività innovatrice.
Tuttavia, l’istituzionalizzazione e l’assorbimento di tali mutamenti ed inno vazioni dipendono in larga misura dal grado di stretta connessione che si
stabilisce tra gruppi e organizzazioni innovatrici e l’esecutivo e la burocrazia, e dalla capacità dei primi di dar vita ad idonee strutture e di operare aH’interno di queste.
La burocrazia e l’esecutivo forniscono una parte delle strutture indispensabili per la prestazione di servizi amministrativi ai diversi gruppi e strati della popolazione, per la regolamentazione del processo politico e per la conserva zione delle strutture politiche. Inoltre l’esecutivo, il quale di solito funge da simbolo della comunità politica, gioca un ruolo assai importante nell’assicurare la continuità del sistema politico.
Perciò la possibilità di talune forme di permanente istituzionalizzazione del l’innovazione politica e di assorbimento dei mutamenti nelle domande e nelle organizzazioni politiche, che rappresenta, come abbiamo visto, la prova decisiva del processo di modernizzazione politica, dipende largamente dalla misura in cui queste strutture funzionano in maniera stabile ed è possibile conseguire un permanente e vitale modus vivendi tra di esse e le organizzazioni ed istituzioni più innovatrici.
Il conseguimento di tale modus vivendi dipende in buona misura a sua volta dalla integrazione dei diversi tipi di gruppi d’interesse e movimenti collettivi nel più ampio quadro dei diversi partiti o gruppi di funzione analoga. D’altra parte, è lo stesso raggiungimento di un modus vivendi tra le diverse istituzioni politiche al fine di una integrazione degli interessi e dei movimenti collettivi nel quadro dei partiti politici o di organismi parapartitici.
Una siffatta flessibilità e capacità di integrazione non è necessariamente legata ad un unico tipo di struttura o di organizzazione, ed anzi può ritro varsi, come abbiamo visto, in molti tipi diversi di assetti strutturali, quali i regimi mono- e multi-partitici e le organizzazioni di piccole dimensioni e di grandi dimensioni (burocratiche). Il carattere concreto dell’integrazione e sussunzione di interessi ed esigenze diverse in alcuni princìpi operativi generali varia profondamente a seconda dei diversi tipi di regime e dei diversi livelli del loro sviluppo; ma una certa misura d’integrazione di interessi ed attività politiche diverse e di organizzazione nel quadro di attività partitiche, costi tuisce un prerequisito fondamentale per l’istituzionalizzazione di qualsiasi sistema politico moderno.
Rigidità e flessibilità dei sistemi di status
La formazione di una struttura istituzionale moderna, che facilita la nascita di strati sociali solidali e positivamente orientati alla modernizzazione, dipende non soltanto dalla cristallizzazione di talune caratteristiche della struttura poli tica, ma anche dal conseguimento di una certa flessibilità in seno alla più ampia struttura sociale; in particolare in quegli aspetti di essa che fungono da mecca
nismi di collegamento tra le istituzioni centrali della società — il centro mo derno che si va delineando — e i più vasti strati sociali, ossia la periferia. L assorbimento permanente del mutamento comporta necessariamente lo svi luppo di processi sociali che tendono da un lato a rompere qualsiasi assetto di gruppi sociali o struttura di potere fissi, congelati, fondati sull’ascrizione (attribuzione a priori) di ruoli; mentre d’altro canto facilitano una continua ristrutturazione della distribuzione del potere, della ricchezza e del prestigio, e il riassetto di gruppi e ruoli sociali diversi nell’ambito di contesti istituzionali comuni.26
Di particolare importanza è la misura in cui il sistema di status sociali diviene flessibile; una flessibilità resa evidente dall’autonomia e dalla reciproca aper tura delle varie élites e gruppi sociali rispetto ai loro simboli di status.
L esempio forse più evidente di tale autonomia e di tali orientamenti di status lo si trova tra parecchi gruppi protestanti, i quali furono tra gli iniziatori del processo di modernizzazione in Europa occidentale.27 Essi dimostravano di possedere due caratteristiche o orientamenti combinati: in primo luogo, la loro apertura verso la struttura sociale nel suo complesso, radicata nel loro orientamento « verso questo mondo », che non si limitava alla sfera econo mica, ma veniva a proiettarsi gradualmente in esigenze di più ampia parteci pazione politica e di nuove e più estese strutture e regole politiche; in secondo luogo questi gruppi erano caratterizzati da una certa autonomia ed auto-suffi cienza dal punto di vista degli orientamenti di status.
Alcune componenti di tali tipi di autonomia sono reperibili, in forme diverse, in molte altre società.
Questa relativa autonomia e flessibilità negli orientamenti di status tende ad influenzare profondamente i rapporti tra i diversi gruppi e strati sociali. Essa può consentire il formarsi di nuovi criteri di status e di nuovi gruppi senza compromettere gravemente la coesione dei gruppi meno recenti; e può facilitare il formarsi di nuove élites disposte ad apprendere nuovi ruoli moderni nelle sfere economica, organizzativa e politica.
Queste nuove élites (oppure i membri della precedente che hanno appreso nuovi compiti e modelli di comportamento) riescono sovente ad acquisire un ruolo stabilito nella struttura sociale, sulla base di un qualche modus vivendi con le élites precedenti. I nuovi criteri di status (vale a dire di realizzazione e specializzazione in campo economico, di partecipazione in un partito politico o in un movimento giovanile) si sovrappongono a gran parte dei vecchi, tradi zionali criteri senza creare dei gruppi chiusi costituiti sulla base di un unico criterio; in questo modo è possibile la formazione quasi continua di organiz zazioni diverse entro una struttura sostanzialmente comune.
In molti casi i nuovi gruppi hanno non soltanto accesso alle posizioni sociali preesistenti, ma emergono anche nuovi tipi o simboli di ricchezza, di potere e di prestigio e nuovi canali di accesso alle principali posizioni sociali, mentre
la posizione relativa dei diversi gruppi rispetto al complesso di essi può subire mutamenti continui.28
Le configurazioni strutturali concrete della flessibilità di status sono nume rose, e non si limitano certo ad un unico tipo come quello elaborato nelle società occidentali. Ad esempio, la situazione del Giappone, dove si è rilevata la continua nascita di nuove formazioni particolaristiche — corporazioni econo miche, cricche o gruppi di vicinato — , ossia quasi una segmentazione, di pari passo con una certa differenziazione tra i settori professionale, politico e comu nitario; oppure i tentativi di spezzare le tendenze all’ascrizione di status da parte degli scaglioni superiori della società russa — sono entrambe manife stazioni interessanti di diverse evoluzioni concrete sul piano strutturale della flessibilità di status.29
Ma 1’esistenza di questa apertura e flessibilità di status non è garantita ad alcun livello di differenziazione e modernizzazione sociale; né è garantita dalla pura e semplice diffusione della mobilità sociale. Come abbiamo visto sopra, tendenze contrarie alla chiusura particolaristico-ascrittiva ed al congelamento dei diversi gruppi ed organizzazioni possono insorgere a qualsiasi livello di complessità o di differenziazione. La diffusione della mobilità e della diffe renziazione sociale è naturalmente una condizione necessaria per il processo di modernizzazione, ma è la misura in cui tale diffusione promuove l’apertura e la flessibilità di status che crea le condizioni sufficienti per uno sviluppo continuativo e senza arresti.
Sia la flessibilità di status che l’opposta tendenza al congelamento in termini ascrittivi degli assetti strutturali sono individuabili in tutte le sfere dell’orga nizzazione sociale — nei partiti politici, nelle organizzazioni sindacali, nelle diverse aree e canali della mobilità sociale — e non sono necessariamente colle gate ad uno specifico modello strutturale o ad una fase dello sviluppo. Esse possono ritrovarsi parimenti all’interno di gruppi o strati sociali analoghi, siano essi di alta aristocrazia, o di classe media come gli imprenditori, i gruppi professionali, o le organizzazioni dei lavoratori.
La formazione della flessibilità di status è strettamente correlata al sostan ziale predominio esercitato nelle società moderne dai modelli universalistici anziché da quelli particolaristici in seno ai diversi gruppi, e specialmente nella regolamentazione dei rapporti tra di essi.
In seno a qualsiasi gruppo, comunità o organizzazione che si evolve nella