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Tutti moderni? Critiche e suggerimenti per la misurazione del modernismo

di John B. Stephenson

I l problema

Attuale interesse per il cambiamento sociale

Gli studiosi di scienze sociali hanno di nuovo rivolto la loro attenzione all’argo­ mento del cambiamento. Negli ultimi quindici anni, dopo un periodo di trascu- ranza, si è passati ad un attivo interesse per lo studio delle dinamiche sociali; fenomeno confermato dal crescente numero di articoli nelle riviste professio­ nali sulla natura e conseguenze del mutamento a vari livelli e in vari settori istituzionali — come politica, economia, religione — e del mutamento e trasfor­ mazione della cultura nonché dell’organizzazione sociale. Nel corpo crescente di questa letteratura, diversi tipi di cambiamento vengono denominati in ma­ niere abbastanza confuse e che spesso si somigliano molto, come: democratiz­ zazione, sviluppo, industrializzazione, urbanizzazione, secolarizzazione e mo­ dernizzazione.1

'L’accordo non è completo, ma probabilmente verrebbe ammesso da tutti che mentre i termini « sviluppo » e « industrializzazione » si usano per descrivere principalmente la crescita economica, e « urbanizzazione » si usa per descri­ vere movimenti di dispersione e di concentrazione della popolazione, il concetto di « modernizzazione » ha invece a che fare con una trasformazione della cultura e della personalità in quanto influenzata dalla cultura, piuttosto che con qualche aspetto dell’organizzazione sociale o dell’ecologia umana.2 Questo saggio vuole occuparsi della modernizzazione nel senso della cultura e della personalità, e più in particolare della misurazione del modernismo.

Misure del modernismo

Occorre chiarire anzitutto che modernizzazione e modernismo non sono la stessa cosa. L’idea di modernizzazione è che avvenga un’alterazione o un passaggio di qualcosa da uno stato più tradizionale ad uno stato più moderno, da un certo momento in poi. La serie di dottrine, valori o credenze in cui Il

Il presente articolo è stato originalmente pubblicato in American Journal of So-

ciology, v. 74, 1968, pp. 265-275, © University of Chicago, con il titolo “ Is Everyone

Going Modem? A Critique and a Suggestion for Measuring Modemism ”, ed è qui tradotto con l’autorizzazione di autore ed editore.

consiste lo stato « tradizionale » è il tradizionismo, mentre lo stato parago­ nabile, all’altra estremità del continuum — la serie di credenze e valori « mo­ derni » — è il modernismo. Questa distinzione è necessaria, perché nel discu­ tere alcune misure, presunte indicatrici di « modernizzazione », troveremo che non viene misurata la modernizzazione in sé, ma l’estensione della modernizza­ zione, cioè fino a che punto le persone hanno adottato valori ritenuti moder­ nisti. Cambiamenti nella proporzione di persone che adottano valori moderni, o cambiamenti nell’estensione in cui esse « si sono modernizzate », rappre­ sentano modernizzazione. Perciò, misurare il modernismo dovrebbe essere considerato un mezzo per valutare la modernizzazione. Qust’ultimo termine, diversamente dal primo, implica una dimensione temporale.

E’ quindi ovvia la necessità di avere indicatori sicuri e precisi del moder­ nismo; varie misure di questo genere sono reperibili in letteratura; qui ne esamineremo brevemente due.

In un recente articolo sul cambiamento culturale e lo stress nel Perù, Kellert, William Whyte e Alberti considerano gli effetti della « modernizzazione » sui sintomi dello stress per un ampio campione di peruviani rurali.3 Qui ci inte­ ressano solo le tre misure del modernismo applicate da questi ricercatori. Anzitutto, la « modernizzazione » (che in Kellert corrisponde al nostro « moder­ nismo ») si misura dal grado in cui gli individui parteggiano per gruppi del villaggio rappresentanti le « vecchie usanze » o le « idee moderne ».4 Un punto debole di questo indicatore è che non specifica il contenuto del nuovo e del vecchio costume. Tuttavia, sorgono problemi più gravi di validità per gli altri due indicatori, uno dei quali misura la modernizzazione dalla quantità dei cambiamenti nell’ottimismo o nel pessimismo circa i progressi economici del villaggio.5 Non è formulato, ma sembra esistere, l’assunto che l’individuo moderno è capace di pensare positivamente, e crede che tutto vada sempre migliorando. Il terzo indicatore pone agli interpellati la domanda se essi credono che il villaggio progredisca lentamente, non progredisca, o regredisca (senza specificare nessuna dimensione del progresso).6 Ad essere sincero, vorrei che qualcuno mi convincesse del fatto che la popolazione studiata condivideva adeguatamente con gli investigatori il significato di un termine così yanqui

(yankee) come quello di « progresso ». C’è anche la questione del rapporto

fra il progresso percepito nei villaggi ed il modernismo: si tratta di moder­ nismo per gli investigatori, per gli interpellati, per ambedue o per nessuno dei due?7

Un altro articolo, che delinea uno dei tentativi più ambiziosi compiuti finora per misurare la modernità, è quello di Smith e Inkeles, che riferiscono circa l’applicazione in diverse nazioni di oltre 119 voci, da loro concettualizzate come significative per la modernità individuale.8 La loro definizione di « mo­ derno » e « modernità », fondamentalmente accettata da chi scrive, va ben compresa prima di descrivere le scale stesse:9

... in generale stato moderno significa uno stato nazionale, carat­ terizzato da un complesso di tratti che comprendono l’urbaniz- zazione, l’alto livello di istruzione, l’industrializzazione, la mecca­ nizzazione estesa, l’alta misura di mobilità sociale e simili. Appli­ cato ad individui, moderno significa una serie di atteggiamenti, valori e modi di sentire e di agire che si presumono di un tipo prodotto da effettiva partecipazione alla società moderna, o del tipo richiesto per parteciparvi. Nella presente relazione ci occu­ piamo soltanto di modernità individuale,10

E proseguono descrivendo lo sviluppo della scala:

Passata in rassegna la letteratura e definita la nostra posizione teoretica, individuammo una trentina di argomenti, temi, aree o problemi che parvero significativi ai fini di una definizione di modernità... Nel presente articolo disgraziatamente manca lo spazio sia per definire il contenuto di una qualsiasi di tali aree di atteggiamenti o di condotta, sia per indicare perché le rite­ niamo significative.11

Si tratta davvero di un caso disgraziato perché, anche se gli autori promet­ tono di fornire spiegazioni in un loro prossimo libro, dobbiamo leggere il resto dell’articolo confidando che le aree prescelte abbiano qualche relazione logica con la definizione di modernità avanzata, oppure che si era stabilito che esse erano significativamente associate al modernismo nella mente delle persone cui la scala è stata applicata.

L’applicazione della scala e i suoi risultati portano gli autori a concludere che « esiste una dimensione fondamentale di modernità psicologica, la quale pervade la nostra serie di 119 voci relative ad atteggiamenti».12 L’attendibilità appare molto elevata, ma la questione della validità continua a preoccuparmi. Forse è discutibile non tanto la validità della scala nelle menti dei ricercatori, quanto la sua validità per le varie popolazioni e sotto-popolazioni studiate. Smith e Inkeles sono del tutto convinti di aver misurato quel che si erano proposti di misurare: « Non ci sembra che si potesse far meglio di così, entro i limiti che ci siamo imposti ».13 E’ però discutibile se si erano proposti di misurare la cosa giusta.14

Gli studi come questo di Smith e Inkeles sembrano condividere un altro assunto che appare discutibile a chi scrive: quello che tutte le culture mo­ derne abbiano un contenuto fondamentale simile, e che tutte le persone di cui si può dire che « si modernizzano » possiedano i medesimi tratti, prescin­ dendo dalla cultura cui partecipano e dal passato da cui escono. Quel che viene definito moderno per una popolazione, viene considerato indicativo di modernità per un’altra popolazione qualsiasi. Parrebbe che la ricerca di « uni­ versali del cambiamento » (in modo da raggiungere, a studi ultimati, la conclusione « tutto cambia in direzione X ») abbia influenzato le misurazioni

in modo da favorire questa scoperta. Che tutte le popolazioni del mondo real­ mente si muovano, partendo da un particolare insieme di valori verso un altro insieme particolare, dovrebbe rimanere una questione aperta, in attesa di prove empiriche o di smentita.15

Potremmo fermarci a rivedere questa posizione alla luce della tesi di Lerner, basata sui risultati di ricerche, che « il modello occidentale di modernizzazione mostra alcune componenti e sequenze aventi rilevanza globale ».16 Egli osserva che « lo stesso modello base riappare, virtualmente, in tutte le società moder­ nizzatesi, in tutti i continenti del mondo, indipendentemente da variazioni di razza, colore e religione »,17 La conclusione di Lerner sembra giustificare ampia­ mente l’assunto che i tratti di quel che è moderno e tradizionale debbono essere condivisi dal mondo intero. Eppure egli nota che non tutte le società hanno accettato nello stesso modo il messaggio della modernità, e dice del Medio Oriente: « Mancano istituzioni moderne, ma non ideologie moderne; manca un potere moderno, ma non fini moderni; ricchezze moderne, non sapienza moderna; merci moderne, non ipocrisie moderne ».18 Nell’indicare somiglianze di fondo, anche Lerner riconosce che la natura del modernismo varia secondo il contesto specifico.19

Hoselitz ha un’affermazione simile circa le variazioni nel tradizionismo e nel modernismo: « il cambiamento culturale è multilineare, non unilineare », e osserva che « realmente esistono diverse varietà di credenze e di sistemi d’atteggiamenti, che vengono cumulativamente definiti come “ tradizionali Poiché i processi di cambiamento in queste situazioni contrastanti cominciano da punti di partenza del tutto diversi, dimostrerebbero notevoli variazioni e... i risultati di questi processi possono variare assai notevolmente »P°

Definizione alternativa della modernizzazione

Si rende necessaria una definizione della modernizzazione la quale eviti l’assunto che si tratti di un processo universale di cambiamento unilineare, e i particolari contenuti di valore del tradizionismo e del modernismo siano dap­ pertutto gli stessi, di modo che misurazioni derivanti dalle definizioni non siano anch’esse basate su questo stesso infelice presupposto. A questo proposito, proponiamo le seguenti definizioni: Modernizzazione è il movimento di per­

sone o gruppi lungo una dimensione culturale, partendo da ciò che le norme culturali definiscono tradizionale e andando verso quel che le stesse norme definiscono moderno. I valori definiti tradizionali dalla cultura locale com­ prendono quel che si può chiamare tradizionismo; quelli definiti moderni formano il modernismo. Se la cultura non stabilisce differenze fra tradizio­

nismo e modernismo, allora il movimento lungo tale dimensione non può venir riconosciuto dai partecipanti, e lo studio della modernizzazione in questo

quadro culturale non ha significato. Se modernismo e tradizionismo sono veduti dalla popolazione come entità culturali diverse, allora la misurazione dei cambiamenti fra i due diventa fattibile, mediante la misurazione di cam­ biamenti nell’estensione dell’adesione al particolare contenuto di valore del tradizionismo e del modernismo, per quella popolazione.

Esempio illustrativo: lo studio di Shiloh.

L’illustrazione di un caso potrà aiutare a dimostrare come possa applicarsi la nostra definizione ad una misurazione concreta. La nostra tesi, dunque, è che, quantunque la comparabilità fra popolazioni vada perduta, le affermazioni circa cambiamenti avvenuti nella popolazione ricevono una certa credibilità empirica, e il presupposto di una universalità del modernismo e della moder­ nizzazione non è necessario. La nostra illustrazione consisterà nella costru­ zione di una vera scala Guttman di modernismo-tradizionismo per una data popolazione.

A. L ’ambiente

La popolazione studiata è una piccola comunità (più precisamente un gruppo di vicinati aventi in comune la scuola, le chiese e i negozi), nel sud dei Monti Appalachiani. Vi abitano circa 200-250 famiglie; la comunità è stata relativa­ mente (mai completamente) isolata fino agli anni ’40- e ’50, quando strade, scuole e mass media eliminarono efficacemente « la cortina dei pini », che la divideva dal resto del paese. Si aprirono ai membri della comunità nuove occupazioni nell’industria, e contemporaneamente forme di lavoro più antiche nell’agricoltura, miniere, legname, perdettero vitalità economica. Come nella massima parte della regione appalachiana, la popolazione di Shiloh è quasi totalmente bianca e nata sul posto.21

B. Lo strumento

1. La ricerca sul campo. — Fu condotta per quattro mesi a Shiloh nel­ l’estate del 1965, redigendo ampi appunti delle conversazioni, interviste e osservazioni. Fra le varie dichiarazioni fatte dagli abitanti, molti indicavano, in termini locali, che cosa significasse essere tradizionali ed essere moderni. Per esempio, alcuni informatori alludevano a certe « maniere all’antica », od osservavano che credere in certe cose era « antiquato ». Altri parlavano di cose « di nuovo genere », « nuove », « forestiere » (quest’ultimo termine usato come sinonimo di « moderno »; per esempio fu notato che un tale era adesso « por­ tato a maniere forestiere », cioè era diventato orientato verso valori venuti da oltre le montagne). Così fu possibile più tardi elencare più di cinquanta affermazioni, tolte direttamente da appunti presi sul campo, nei quali la comunità stessa definiva tradizionismo e modernismo.

Informazioni tratte dallo studio sul campo resero poi possibile concludere che era significativo studiare la modernizzazione come processo in corso a Shiloh, dato che questo tipo di cambiamento era osservato da molti interpel­ lati; per esempio, un uomo aveva notato che mentre certe persone continua­ vano a somigliare ai genitori, altre sembravano imparare idee nuove. Inoltre alcuni informatori notavano con rimpianto il fatto che molti giovani abban­ donassero le antiche usanze; altri mettevano in ridicolo le persone all’antica che non si volevano aggiornare, come invece facevano loro. Tali dichiarazioni attestano l’esistenza di un moto dal tradizionismo al modernismo; è un tipo di cambiamento significativo per la popolazione studiata.

2. L ’uso di giudici. — Nell’inverno del 1967 le 50 e più dichiarazioni ora

riferite furono sottoposte al giudizio di una commissione di sette persone, invitate a classificarle in base al loro contenuto « tradizionale » o « moderno ». Tutti questi giudici si potevano considerare « esperti » nel senso che posse­ devano esperienza diretta della popolazione appalachiana ed avevano fami­ liarità con i concetti di modernismo e tradizionismo. Tre giudici erano docenti di sociologia, e autorità riconosciute in fatto di conoscenza della regione appalachiana. Due giudici erano laureandi in sociologia, avevano vissuto e lavorato nel sud della regione e avevano una conoscenza sia personale che scientifica di quelle popolazioni. Gli altri due giudici non erano sociologi, ma persone a cui io avevo esposto lungamente i concetti di modernismo e tradi­ zionismo; vennero invitati a giudicare anzitutto perché erano vissuti tutta la vita fra popolazioni montane, e poi perché dotati di capacità naturale ad analizzare queste persone, benché privi di preparazione specifica.

I giudici furono invitati a classificare le dichiarazioni in tre gruppi: quelle indicanti un atteggiamento nettamente moderno, quelle chiaramente tradizio­ nali e un gruppo non classificabile per l’uno o l’altro punto di vista, e quindi ambiguo. Non furono condotte indagini sistematiche sui criteri di classifica­ zione dei giudici, ma talvolta vennero registrati commenti che permettevano di intenderli. Per esempio, un giudice osservò che il compito di classificare le dichiarazioni era reso difficile da riferimenti mentali ai particolari individui autori delle dichiarazioni.

Un altro notò che era difficile separare la dimensione tradizionale-moderno da una dimensione di classe sociale. Un giudice avanzò la possibilità che vi fossero vari tipi di modernismo anziché uno solo, e questo sollevò dubbi sul- l’unidimensionalità delle voci nella sua mente. Uno dei giudici non sociologi confessò di aver subito la mia influenza nel suo modo di concepire moder­ nismo e tradizionismo, ma aggiunse che le sue decisioni erano anche guidate da « stereotipi particolari », costruiti in base alla propria esperienza. Un altro sociologo disse di « essere confuso perché molte voci erano multidimensionali (il modernismo infatti è multidimensionale) ». Aveva anche provato frustra­

zione tentando di tener separato il modernismo-tradizionismo da differenze di classe sociale. Da queste osservazioni si può inferire che fra i criteri adope­ rati da questi giudici nelle classificazioni, v’erano riferimenti a individui parti­ colarmente noti, differenze di valore legate a classi sociali,22 e concetti derivati da me. (Sembra inoltre che fra i giudici sia sorto un certo disagio quando furono invitati a presumere l’unidimensionalità del modernismo presso una popolazione appalachiana).

Prima del giudizio, ogni dichiarazione fu siglata per indicare quale delle sette seguenti « aree di valore » rappresentasse: tempo, successo, lavoro, istru­ zione, orientamento verso le persone o verso gli oggetti, religione, orientamento verso i ruoli sessuali. Terminato il giudizio, le due dichiarazioni su cui era stato raggiunto il massimo accordo furono prescelte da ogni area di valore, per collocarle nello strumento finale.23 Inserendo all’ultimo momento un’altra aggiunta, la batteria totale di dichiarazioni di valore fu di quindici24 (si veda la tab. 1).

Tab. 1. A fferm azioni di valore incluse inizialmente nello strumento

Voce n. Affermazione * Risposta « moderna »

1 Una persona dovrebbe migliorare le proprie condizioni

di vita anche a costo di far debiti. Approvata

2 Una persona dovrebbe prender le difese dei suoi parenti

anche se la legge dice che hanno torto. Disapprovata 3 La vecchia scuoletta del vicinato era migliore della scuola

moderna. Disapprovata

4 C’è un conflitto fra religione e scienza. Disapprovata

5 Non c’è progresso senza cambiamenti. Approvata

6 Preferisco essere una persona che tira avanti con quel che ha: esser sempre scontenti porta solo ad avere più

problemi Disapprovata

7 Penso che le vecchie usanze vadano meglio per me. Disapprovata 8 Una persona non dovrebbe lavorare più di quel che'gli

serve per vivere. Disapprovata

9 La scuola moderna ha dato maggiori possibilità di istru­ zione per persone come me e i miei figli sotto tutti i punti

di vista. Approvata

10 Il lavoro è così importante che qualche volta è necessario

voltare le spalle a famiglia e amici. Approvata

11 La vecchia Bibbia (versione inglese del XVII secolo) è

l’unica autentica parola di Dio. Disapprovata

12 Se una donna vota, probabilmente dovrebbe votare come

suo marito. Disapprovata

13 Pianificare la propria carriera è una responsabilità tanto

importante quanto quella di allevare una famiglia. Approvata 14 Le donne dovrebbero « portare i calzoni » (o avere più

voce in capitolo) di quanto si usasse in passato. Approvata 15 Tutto sommato sono soddisfatto del mio modo di vivere. Disapprovata

* Le categorie di risposte per ogni voce erano: pienamente d’accordo: abbastanza d’ac­ cordo: abbastanza in disaccordo; completamente in disaccordo.

3. Lo strumento maggiore. — Lo schema delle interviste di cui fa parte la batteria di quindici voci modernismo-tradizionismo fu costruito anzitutto con 10 scopo di raccogliere dati per validare delle ipotesi circa modernismo, margi­ nalità e salute mentale. Le interviste duravano 30-45 minuti in media e avveni­ vano per lo più in casa dell’intervistato.

4. Il campione. — Questo Consisteva in 130 interrogati, membri di famiglie « intere », con figli conviventi. Il campione coincide quasi del tutto col numero di persone appartenenti a questa categoria, abitanti a Shiloh; la rimanente popolazione è composta di residenti più vecchi e coppie di provenienza « esterna » che si sono ritirate a Shiloh. La quota dei rifiuti, venuti in mas­ sima parte da donne, si aggirò sul 20%. Quando vennero intervistati due coniugi, l’interrogatorio venne condotto simultaneamente, in stanze diverse, dall’intervistatore assistente e da me. Soltanto in pochi casi i coniugi furono intervistati l’uno dopo l’altro dalla stessa persona.

Il campione comprende 71 uomini e 59 donne. L’occupazione dei capi fami­ glia va da professionisti, dirigenti, impiegati (20 persone), lavoratori a tempo pieno, per esempio in fabbriche (40 persone), e lavoratori stagionali, semi­ specializzati e non specializzati, come agricoltori, minatori, forestali (59 per­ sone), fino a persone non addette a lavori proficui o mantenute economica­ mente da enti assistenziali (11 persone). Sessanta intervistati potevano classi­ ficarsi « mobili verso l’alto » in quanto, in riferimento a una scala gerarchica di quattro gradini svolgevano lavori superiori a quelli paterni; 53 potevano definirsi « non mobili », secondo lo stesso criterio, e 12 erano « mobili verso 11 basso ».2S Queste cifre riflettono un cambiamento nella struttura dell’occu­ pazione della popolazione di Shiloh verificatosi con l’industrializzazione della comunità.

C. Costruzione della scala

Una scala Guttman, basata su sei delle quindici voci tradizionale-moderno fu costruita, utilizzando lo strumento detto Gradgram. 1

1. Eliminazione di voci. — Le 15 voci furono disposte in ordine decre­ scente rispetto al punteggio totale. (Le risposte tradizionali con punteggio 0, quelle moderne 3, le categorie medie rispettivamente 1 e 2). Le categorie di risposte per ogni voce vennero poi ricombinate, in modo che ogni voce era dicotomizzata per produrre un numero minore di risposte aberranti in ogni categoria, in accordo con le normali procedure della costruzione di scalo- grammi. Questa regola non si potè osservare per tre voci (n. 10, 1 e 2 della tab. 1), le quali, quindi, a questo punto furono messe da parte.

Tab. 2. La scala a sei voci tradizìonismo-modernismo

Numero della voce

( + = Risposta « moderna ») 1 2 3 4 5 6 1* + + + + + + 2 + + + + + 3 — — + + + + 4 + + + 5 — — — — + + 6 — — — — — + 7 _ _ _ _ _ Totale

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