di Joseph R. Gusfield
Molti anni fa, mentre viaggiavo sul rapido da Tokyo a Kyoto, ebbi occasione di notare un fatto che si potrebbe considerare come espressione simbolica di uno sviluppo in via di transizione. Il viaggiatore giapponese che mi sedeva di fronte si era messo in libertà durante un sonnellino, slacciandosi le scarpe e tirandosi via i calzini a metà. Mezzo dentro e mezzo fuori sia dalle scarpe che dalle calze, con il suo atteggiamento sembrava che volesse dichiarare una accettazione parziale del mondo occidentale, del resto evidente anche nel suo abbigliamento. Ci si poteva chiedere quale sarebbe stato il suo passo succes sivo: tornare del tutto alle calze e scarpe, o lasciarle del tutto in favore di sandali e piedi nudi.
Questo piccolo esempio è stato scelto perché mette in rilievo un certo tipo di concezione del cambiamento in corso nelle nuove nazioni contemporanee e nelle società in via di crescita economica, la concezione cioè che implica un movimento lineare da un passato tradizionale ad un futuro modernizzato.1 Uno degli assunti significativi in questo modello di cambiamento è che le istituzioni e i valori esistenti, il contenuto della tradizione, siano di impedi mento ai cambiamenti ed ostacoli alla modernizzazione: è proprio di questo assunto che vogliamo occuparci nel presente saggio. Vorremmo richiamare l’attenzione sulle molteplici variazioni nel rapporto fra forme tradizionali e nuove istituzioni e valori, variazioni che spesso vengono negate o nascoste dalla polarità del modello di cambiamento sociale « tradizionale-moderno »; di più, vogliamo esplorare gli usi di tradizione e modernità come ideologie esplicite operanti nel contesto politico delle nuove nazioni. Il materiale di cui ci serviremo proviene in gran parte dall’India moderna, ma faremo riferi mento anche ad altri paesi asiatici ed africani.
Gli scienziati sociali hanno esteso a differenti settori della vita di una nazione i concetti di sviluppo economico e modernizzazione economica: si sente oggi discutere di sviluppo nelle comunicazioni, sviluppo dell’educazione, e ancor più di frequente di sviluppo politico.2 Questi concetti sono a volte usati per Il
Il presente articolo è stato originalmente pubblicato in American Journal of
Sociology, voi. 72, 1967, pp. 351-362, © University of Chicago Press, con il titolo
“ Tradition and Modemity: Misplaced Polarities in thè Study of Social Change”, ed è qui tradotto con l’autorizzazione di autore ed editore.
porre in relazione specifiche istituzioni con la crescita e lo sviluppo econo mici, in quanto queste possono avere una influenza sullo sviluppo, oppure risentirne gli effetti, ma sono anche utilizzati come concetti indipendenti. Alcuni autori hanno considerato la modernizzazione politica come il quadro di riferimento necessario per raggiungere e rendere operativa l’idea di nazione; altri hanno visto certe istituzioni e certi valori politici come aventi un valore intrinseco e come legittime direzioni verso il cambiamento.3 Al tempo stesso che il concetto di sviluppo diventava più esteso e generalizzato, un numero notevole di studi specifici (molti dei quali discuteremo qui) ci hanno fatto comprendere quanto vasta sia la gamma di possibilità di cambiamento o di continuità, come pure di possibili risultati. E a loro volta, questi studi ci hanno condotto ad apprezzare in modo più critico le molte possibili interrelazioni fra gli aspetti vecchi e nuovi della vita sociale, economica e politica. Il punto di vista che considera tradizione e innovazione come necessariamente in conflitto comincia a sembrarci eccessivamente astratto ed irreale.
Nello studio della crescita economica, cominciamo a renderci conto che la concezione di Weber di un comportamento economico tradizionale, da opporsi ad un comportamento economico razionale, è una notevole distorsione della realtà di molte situazioni concrete. Nello studio di alternative e possibilità poli tiche, ci siamo resi conto dell’effetto reificante delle teorie unilineari, che sembrano considerare le forme politiche anglo-americane come inevitabili, oppure come risultati di processi politici necessariamente superiori, nelle nazioni nuove. Le teorie funzionali dello sviluppo politico ed economico appaiono ora meno valide.4 Se si pone l’accento su ciò che Shils chiama il problema del consenso a livello macrosociologico, si giunge a chiedersi come le strutture e i valori pre-esistenti possano fornire la base per una identifica zione ed un impegno a quadri di riferimento sociali più vasti che non i gruppi settoriali e i legami e gli obblighi primari.5 I simboli e le forme di leadership tradizionali possono essere parti vitali delle basi di valori che sostengono le strutture modernizzanti.
Nel nostro esame dei concetti di tradizione e modernità, discuteremo le ipotesi di un conflitto tra di essi. Queste ipotesi sono incongrue con quanto abbiamo appreso da recenti studi, che rivelano una vasta gamma di alterna tive possibili, e dimostrano che la « tradizione » è un fenomeno più specifico e più ambiguo di quanto non si creda di solito.
A rbitrarietà dell’ ipotesi di una polarità fra tradizione e modernità
La teoria lineare del cambiamento, nell’ipotizzare che i nuovi processi politici ed economici si trovino di fronte ad una realtà immutevole ed uniforme di procedure istituzionali e di valori culturali, apporta una notevole distorsione
alla storia e alla varietà delle diverse civiltà. Esamineremo qui di seguito sette ipotesi di questa teoria e indicheremo le difficoltà che si incontrano nell’utilizzarla.
Primo assunto arbitrario: le società in via di sviluppo sono state società statiche
E’ un errore supporre che una società tradizionale sia esistita da sempre nella sua forma attuale, o che il suo passato recente rappresenti una situa zione immutata. Quella che oggi consideriamo e indichiamo come « società tradizionale » è spesso essa stessa il prodotto di un cambiamento. In India, le conquiste da parte di potenze straniere e l’insorgere di movimenti sociali e culturali influenzarono profondamente il carattere della vita familiare, le pra tiche e credenze religiose e la struttura sociale per molti secoli.6 La cultura islamica ha fornito alternative valide alla casta e ai raggruppamenti politici. Immenso è stato l’effetto della cultura e delle istituzioni inglesi.7 Lo stesso sistema delle caste non è mai stato un sistema fisso e invariante.8
La concezione dell’India come di una società non industriale e agricola, che si è aperta soltanto ora all’industrializzazione, deve essere anch’essa riveduta. Il declino delle industrie locali indiane alla fine del XVIII e all’inizio del XIX secolo fu una conseguenza del protezionismo dei manifatturieri tessili inglesi, che allora si trovavano alla testa della rivoluzione industriale del loro paese. Lo spostamento di artigiani sia rurali che urbani verso la terra fu un fattore importante nella formazione di una sovrappopolazione agricola; anche il sistema di proprietà fondiaria che esisteva poco prima che l’India raggiungesse l’indipendenza era il prodotto di cambiamenti relativamente re centi.9 Parlare della struttura feudale tradizionale dell’India significa confon dere la storia recente con quella passata. La tradizione è stata aperta al cambiamento molto prima del suo attuale scontro con l’Occidente e con un tipo di cambiamento finalizzato e pianificato.
Secondo assunto arbitrario: la cultura tradizionale è un corpo coerente di norme e di valori
Nell’elaborare la distinzione e interazione fra la « grande tradizione » dei centri urbani e quella « minore » delle comunità di villaggio, gli antropologi hanno richiamato la nostra attenzione sulla varietà e sull’esistenza di alternative in ciò che si riteneva un corpo uniforme di regole e di valori. Dobbiamo evitare di accettare le versioni scritte e intellettualizzate di una cultura semplicemente come l’espressione colta di un insieme comune di credenze e di modelli di comportamento. La distinzione fra religione « popolare » e religione delle élites colte già da molto tempo ci ha imposto di riconoscere 'a difficoltà di caratte rizzare la « religione » di una società.10
contraddizioni e opposizioni: il Discorso della Montagna e La ricchezza delle
nazioni fanno parte ambedue della cultura occidentale. Sia cattolicesimo che
protestantesimo sono religioni cristiane, e perfino nella stessa Chiesa di Pietro diversi ordini monastici hanno espresso valori diversi. Gli insegnamenti filo sofici e religiosi dell’induismo possono accordarsi con un notevole numero di diversi orientamenti verso la vita. Ad esempio la dottrina dei quattro askrames, considera buona una vita in cui gli uomini perseguiscono valori diversi in stadi differenti del ciclo vitale.11
La ragione per cui queste differenze sono importanti è che esse ci offrono principi atti a legittimare un vasto insieme di forme alternative di comporta mento. Questa tesi è stata sostenuta in modo assai convincente nella recente discussione sullo sviluppo economico e i valori culturali in India.12 Né il com portamento dettato dalla religione popolare, né gli insegnamenti delle sacre scritture sono completamente privi di basi morali per motivazioni materia listiche, o per il perseguimento razionale e disciplinato dell’acquisizione di ricchezze. Non è un obbligo per nessuno di essere un sadhu (un uomo santo) sempre e in ogni circostanza.
Terzo assunto arbitrario: la società tradizionale ha una struttura sociale omogenea
Come altre società, la società indiana ha istituzionalizzato diversi stili di vita per diversi gruppi, sia all’interno che all’esterno del sistema delle caste. Questo tipo di divisione del lavoro rende possibile a specifici gruppi (della comunità o di status) di essere i portatori di tradizioni che differiscono dalle correnti principali, ma che d altro canto permettono lo svolgersi di importanti funzioni sociali. Anche Weber si riferiva ad un’etica « protestante », ma le sette specifiche portatrici di tale etica non erano affatto caratteristiche di tutti i gruppi protestanti.13 Il ruolo delle popolazioni paria e straniere è spesso stato considerato come fonte di crescita economica, innovazione, e comporta mento imprenditoriale.14 Gli ebrei in Europa, i musulmani in Africa Occiden tale, i cinesi in Indonesia, e gli indiani in Africa Orientale sono esempi di gruppi che in ragione della loro marginalità furono in grado di assumere il comporta mento impersonale richiesto dal mercato, e di restare estranei alle abitudini di consumo legate allo status in vigore presso le popolazioni locali. In India, i Parsi e i Jaina sono stati sia efficaci portatori di innovazioni economiche che responsabili dello sviluppo di una produzione industriale su larga scala.
Le generalizzazioni sul carattere anti-economico delle tradizioni induistiche non tengono alcun conto delle particolari posizioni di gruppi specifici, che sono eticamente in grado di adottare una logica e una prassi coerenti ad una crescita e ad un cambiamento economico. All’interno del sistema delle caste induistiche, gli intoccabili hanno potuto dedicarsi ad occupazioni tabù, ma
necessarie all’economia. Altre caste hanno sviluppato tradizioni nel campo del commercio e degli affari, che, benché disprezzate nella « tradizione » indui stica, sono ammesse e perfino obbligatorie per i Marwari, per i Chettiar e per i Baniya. Appunto questa legittimazione all’interno della struttura esistente permette che essi accettino e mettano in pratica un comportamento economico innovativo.
Quarto assunto arbitrario: le tradizioni antiche vengono rimosse dai cambia menti innovativi
La capacità delle culture e strutture vecchie e nuove di coesistere senza conflitti e anche con reciproci adattamenti è uno dei fenomeni frequenti nel cambiamento sociale: l’antico non è necessariamente sostituito dal nuovo. L’accettazione di un nuovo prodotto, di una nuova religione, di un nuovo modo di prender decisioni non conduce necessariamente alla scomparsa della forma più antica: spesso le nuove forme non fanno che aumentare il numero delle alternative possibili. Magia e medicina possono esistere l’una accanto all’altra, usate alternativamente dalle stesse persone. Il sincretismo di elementi fra loro incoerenti è stato notato già da molto tempo per quanto riguarda l ’accettazione di usi e credenze religiose. Nei paesi americani di lingua spagnola paganesimo e cattolicesimo hanno spesso raggiunto una reciproca tolleranza in una nuova forma di ritualismo che presenta elementi tratti da ciascuno di essi.15 La « grande tradizione » del mondo urbano in India non ha in nessun modo soppresso la tradizione « minore » del villaggio quando è venuta in contatto con essa; l’interazione ha condotto ad una fusione e interpenetrazione.16 Ci rendiamo oggi sempre più conto del fatto che i risultati dell’incontro fra processi di modernizzazione e forme tradizionali è spesso una commistione in cui ciascun elemento deriva un certo appoggio dall’altro, anziché uno scontro fra elementi opposti.
Quinto assunto arbitrario: le forme tradizionali e quelle moderne sono sempre in conflitto
L’astrazione per cui la società « tradizionale » è un modello distinto, indi- pendente da una realtà storica e culturale particolare, ignora la diversità di contenuto delle tradizioni specifiche che influenza l’accettazione, il rifiuto o la fusione delle forme modernistiche. Il Giappone è molto diverso dalle società occidentali rispetto al modo in cui il « feudalesimo » e lo sviluppo industriale si sono compenetrati per promuovere la crescita economica.17 La dedizione all’imperatore e alla famiglia, un orientamento collettivistico, e un notevole grado di immobilità verticale sono stati fattori che hanno sostenuto il cambia mento sociale ed economico nel contesto giapponese, mentre sembra invece che siano stati di ostacolo nella cultura individualistica dell’Occidente. In
questo contesto, la dedizione completa del lavoratore ad uno specifico datore di lavoro ha operato nella direzione di promuovere la crescita economica, mentre un processo simile è apparso come un freno ad essa nell’Occidente.18 Le strutture tradizionali possono mettere a disposizione delle capacità parti colari, e i valori tradizionali offrire fonti di legittimazione che possono essere utilizzate per perseguire nuovi fini mediante processi nuovi. In una città indo nesiana, Geertz trovò le spinte di espansione economica in buona parte fra i
prijaji, il gruppo musulmano che rappresenta una nuova forza religiosa, ma
anche una nuova forza nel campo degli affari. In un’altra città la fonte del l’innovazione economica e dell’espansione degli affari era la nobiltà tradizio nale. I prijaji potevano basarsi sulle caratteristiche del modo di commerciare del bazaar e sulle strette reti di rapporti sociali di un gruppo paria, ma ne erano anche ostacolati. La nobiltà tradizionale, invece, si trovava nelle condi zioni migliori per formare una classe di uomini d’affari in base alle reti di rapporti assai vaste e alla forza della sua autorità che poggiava su una base tradizionale.19
Gli antropologi hanno sostenuto la stessa tesi in rapporto ai problemi di cambiamento culturale selettivo. Una cultura tradizionale può possedere valori che sono più chiaramente congrui con la modernizzazione che non un’altra; una data cultura può essere più tenacemente attaccata ai propri modi di vita tradizionali che non un’altra. Lo studio di Ottenberg sulle tribù dell’Africa Occidentale ha dimostrato che alcune di esse erano molto più in grado di accettare e utilizzare la cultura inglese in Nigeria che non altre. Il sistema di associazionismo volontario degli Ibo, unito al valore dato all’individualismo e al successo, li rendeva molto adatti al tipo di possibilità offerte dal colonia lismo britannico, e alle sue richieste. In contrasto ad essi, i Masai dell’Africa Orientale sono un noto caso di resistenza culturale al cambiamento, e com battono tenacemente per mantenere il loro modo di vita esistente, scendendo a pochissimi compromessi.20
Sesto assunto arbitrario: tradizione e modernità sono due sistemi che si esclu dono a vicenda
Ogni data istituzione o sistema culturale contiene vari aspetti e dimensioni, e ciascuna dimensione non si comporta allo stesso modo in reazione a nuove influenze che si manifestino nella società. Tradizione e modernità sono spesso sistemi che si rafforzano a vicenda, anziché sistemi in conflitto.
Le prime teorie sulla crescita economica consideravano i sistemi della fami glia estesa e la struttura di casta come ostacoli.21 Oggi, invece, riconosciamo che si tratta di correlazioni complesse, che possono variare da un contesto all’altro.
crescita economica, in quanto non si è tenuto conto di un suo doppio aspetto: il suo ruolo nella divisione del lavoro e nella mobilità di casta da un lato, che fa da contrappeso all’indubbia tendenza a stabilire esigenze relative allo status tali da costituire un limite al desiderio di accumulare capitale.22 Non si può dire che nella vita indiana siano nuovi i tentativi da parte delle caste di farsi più mobili, di migliorare la propria posizione sia materiale che rituale. L’ampliarsi dell’ambito di influenza delle caste regionali, lo sviluppo di associazioni di casta, e l’importanza delle caste nella vita politica non costi tuiscono di per sé un impedimento alla crescita economica.23 Esse infatti ren dono possibili operazioni di credito, la promozione di certi tipi di occupa zione e addestramento, e rendono disponibile un’influenza politica sulla base di legami settoriali e tradizionali. Ciò vale ad introdurre un elemento di fiducia o di obblighi reciproci in un contesto economico in cui sospetto e mancanza di fiducia sono altrimenti la regola nei rapporti fra persone che non abbiano altri legami se non quelli puramente « economici ».
Diversi studi sull’effetto dell’industrializzazione sulla vita familiare in società pre-industriali e primitive indicano anch’essi la compatibilità di forme di famiglia estesa con l’industrializzazione.24 Nel contesto della crescita econo mica dell’India, le grandi famiglie estese dei Tata, Birla e Dalmia sono fra gli esempi più significativi di una grande organizzazione industriale basata e appoggiata su unità familiari tradizionali. Lo studio di Berna sull’imprendi torialità in Madras ci fornisce ulteriori informazioni in merito alla famiglia estesa come fonte importante di risparmio ed accumulazione di capitale, per quanto riguarda il piccolo commercio.25
Il ruolo dei valori tradizionali nella forma di legami settoriali e di princìpi di autorità legittima ha una grande importanza se vogliamo veramente renderci conto delle reali possibilità del costituirsi di gruppi politici stabili ed unitari a livello nazionale. I processi politici contemporanei in India utilizzano comu nità di casta, di villaggio e comunità religiose come gruppi settoriali di base, mediante i quali l’individuo e la famiglia vengono attratti nell’orbita delle istituzioni politiche moderne. I legami primari di parentela e di clan sembrano fondersi nelle strutture centralizzate della politica nazionale partecipativa.26 Il contenuto di buona parte della politica moderna indiana è esso stesso tratto dalle lotte già in corso fra gruppi religiosi, di casta, regionali ed econo mici. Cominciamo ora a renderci conto che nella politica indiana i conflitti che ci appaiono come ideologici ed economici, sono in effetti provocati e soste nuti dalle lotte per una posizione sociale ed economica fra i vari gruppi di casta.27
E’ essenziale avere un quadro dei conflitti preesistenti e tradizionali nel contesto delle nuove istituzioni se si vuole comprendere il cambiamento nel campo dell’istruzione in India. Coloro che la criticano spesso tendono a sotto- lineare il desiderio intenso di studi umanistici sia di educatori che di studenti,
contrapponendolo alle presunte necessità di formazione tecnica e agricola per uno sviluppo economico, senza vedere che in effetti il perno di una politica di egalitarismo è tuttora la ricerca di uno status in termini tradizionali. Certi gruppi che nel passato erano rimasti al di fuori delle strutture educative, le utilizzano oggi per conquistare uno status più elevato oltre che un’occupa zione. Si tratta di un fenomeno di grande importanza per una nazione che cerca di fondere gruppi precedentemente isolati in una identità nazionale.28
Settimo assunto arbitrario: i processi di modernizzazione indeboliscono le tradizioni
Questo breve discorso sull’istruzione in India indica che le nuove istituzioni e i nuovi valori possono fondersi e compenetrarsi con quelli antichi, come spesso infatti avviene. M. N. Srinivas ha dimostrato, nell’importante studio sulla mobilità di casta, che mentre ai livelli sociali più elevati sembra sia in corso una « occidentalizzazione » nello stile della vita, quando al livello medio e inferiore si ricerca una certa mobilità, la strada seguita è quella di diventare più devoti all’Induismo, di seguire uno stile di vita più « brami- nico », e in genere di « sanscritizzare » il comportamento.29 La fluidità intro dotta dalla competizione politica successivamente all’indipendenza e la stessa