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Il “concorso” per la sala dell’Albergo nella Scuola di San Rocco

1.2. Per la prima volta a Venezia (1563-1565)

1.2.5. Il “concorso” per la sala dell’Albergo nella Scuola di San Rocco

Nel 1564 può essere situata anche la prima sconfitta in ambito veneziano, che verosimilmente spianò la strada all‟antipatia nei confronti di quello che sarebbe stato il suo più grande antagonista in ambito lagunare, Jacopo Robusti detto il Tintoretto. Secondo il Vasari, infatti, Federico partecipò a un concorso per inviti che coinvolse anche Paolo Veronese, Giuseppe Porta Salviati e, per l‟appunto, Jacopo Tintoretto, per la realizzazione di una tela ovale destinata al soffitto della sala dell‟Albergo nella Scuola Grande di San Rocco e rappresentante la Gloria del santo: “… E non ha molto che, avendo egli [il Tintoretto] fatto nella scuola di san Rocco a olio in un gran quadro di tele la passione di Cristo, si risolveranno gli uomini di quella compagni[a] di fare di sopra dipignere nel palco qualche cosa magnifica ed onorata, e perciò di allogare quell‟opera a quello de‟pittori che erano in Vinezia, il quale facesse migliore e più bel disegno. Chiamati adunque Josef Salviati e Federigo Zucchero, che allora era in Vinetia, Paolo da Verona e Jacopo Tintoretto, ordinarono che ciascuno di loro facesse un disegno, promettendo a colui l‟opera che in quello meglio si portasse”260.

Per la verità i documenti noti non parlano di un concorso vero e proprio e, benchè in essi si riporti l‟intenzione da parte della committenza di coinvolgere tre o quattro pittori, i loro nomi non vengono menzionati: la delibera del 31 maggio riporta unicamente la decisione dei confratelli di “far depenzer e dorar a zio sidia prinzipio a questa bona hopera el louatto posto in mezo della sofitta del nostro al albergo della schuolla”, per la quale, appunto, si decise di “far elizion de 3 houer 4 maistri pittori i piu zelentti sittroua in venezia como alloro il meglio parera et el simele de doratori i qualli auera aportar alla schuola quel desegnio houer sugietto che aloro parera far sopra ditto louato”261. Non v‟è a mio avviso ragione di dubitare delle parole dello storiografo aretino; tuttavia se effettivamente Zuccari, al pari di Veronese e di Salviati, si impegnò nell‟elaborare un progetto per l‟ovale della Scuola di San Rocco, a poco servirono le sue fatiche, in quanto Tintoretto, intenzionato a sbaragliare gli avversari, realizzò in pochissimo tempo non già un progetto, quanto il quadro definitivo, che pose nel luogo a esso destinato facendone dono, secondo una prassi frequentemente adottata dal Robusti, ai confratelli (fig. 55).

260 Vasari 1568, ed. 2013, p. 1120.

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Così infatti prosegue il suo racconto Vasari: “Mentre adunque gli altri [Salviati, Zuccari e Veronese] attendevano a fare con ogni diligenza i loro disegni, il Tintoretto tolta la misura della grandezza che aveva ad essere l‟opera, e tirata una gran tela, la dipinse senza che altro se ne sapesse con la solita sua prestezza, e la pose dove aveva da stare. Onde raguatasi una mattina la compagnia per vedere i detti disegni e risolversi, trovarono il Tintoretto avere finito l‟opera del tutto e postarla al luogo suo. Perché adirandosi con esso lui, e dicendo che avevano chiesti disegni e non datogli a far l‟opera, rispose loro che quello era il suo modo di disegnare, che non sapeva fare altimenti, e che i disegni e modelli dell‟opere dovevano essere a quel modo per non ingannare nessuno; e finalmente se non volevano pagargli l‟opera e le sue fatiche, che la donava loro; e così dicendo, ancorchè avesse molte contrarietà, fece tanto che l‟opera è ancora nel medesimo luogo”262.

La precisione del racconto vasariano farebbe pensare alla registrazione fedele del racconto di qualcuno che aveva vissuto in prima persona l‟episodio, forse Federico stesso, che ebbe modo di conoscere personalmente Vasari immediatamente dopo il suo primo soggiorno veneziano, nel 1565, quando cioè il ricordo dell‟avvenimento era ancora vivo. Non si può essere sicuri che le cose siano andate proprio come racconta lo storiografo aretino, ma bisogna tener conto che Federico Zuccari, nelle postille annotate sull‟esemplare delle Vite in suo possesso, non lo contraddisse.

In ogni caso la conferma che il Robusti abbia donato la sua opera alla Scuola viene offerta da un atto della Scuola, datato 22 giugno 1564: “In questo giorno messer jacomo Tenttoretto pittor feze un prexentte de uno quadro depentto qual sono meso de sopra inlalbergo nel louatto de mezo e feze ditta donazion prexentte la sotto schritta bancha e zonta e senza premio alchuno et piu si hoferise finirlo come bixognia; et chiusi sotto schriuera di suamano esser contentto. Io iacomo tentoreto pitor contento et prrometo ut supra”263.

A questo punto i confratelli non poterono che accettare il dono e dichiarare annullato il concorso, come evidenziano due delibere del 25 e del 29 giugno264.

Dalla lettura dei documenti, si evince come, almeno in un primo momento, i confratelli non abbiano accantonato la possibilità di sostituire il dipinto del Tintoretto con un‟opera migliore. Così recita infatti l‟atto del 29 giugno: “intimazione dei Sindici al Capitolo di

262 Vasari 1568, ed. 2013, pp. 1120-1121.

263 Tintoretto svelato 2010, p. 192, doc. n. 17.

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lasciare il dipinto dove si trova, a patto che il Capitolo stesso non ne trovi un altro più eccellente”265.

La storia ha però sancito la definitiva vittoria di Tintoretto, compromettendo un potenziale rapporto di stima tra costui e Federico. A costui non sarebbe mancata occasione in futuro per screditare e attaccare il rivale, anche dopo la sua morte266.

Al „concorso‟ per il soffitto della sala dell‟Albergo si può collegare un disegno zuccariano conservato al British Museum di Londra rappresentante la Gloria di San Rocco (fig. 56)267: tale disegno, realizzato a inchiostro con lumeggiature a biacca su carta azzurra, è di un formato ovale, lo stesso dello scomparto preposto a ospitare il dipinto richiesto dai committenti. Federico raffigurò il santo vestito da pellegrino, con lo sguardo estatico rivolto al Padre Eterno che si cala dall‟alto in un‟aura di luce sfolgorante. Angioletti svolazzano intorno al santo e sorreggono la vaporosa nube su cui è assiso, mentre ai lati altri angeli nerboruti assistono alla glorificazione di san Rocco assumendo le pose più varie; tra essi il robusto angelo sulla sinistra non può non far pensare al personaggio che avanza con le braccia spalancate nella Resurrezione di Lazzaro, poc‟anzi dipinta sulla parete della cappella Grimani. Diversa la soluzione adottata da Tintoretto, che conferì al santo maggiore monumentalità e decise di mettere in scena un‟atmosfera di intima vicinanza tra quest‟ultimo e Dio, che sembra quasi sussurrargli all‟orecchio. Al di là di alcune differenze, il confronto tra il dipinto del Robusti, la copia del progetto di Veronese dell‟Isabella Stewart Gardner Museum di Boston268 e il disegno di Federico induce a pensare269 che, a dispetto delle generiche informazioni rintracciabili nei documenti, il consiglio della Scuola avesse fornito indicazioni abbastanza puntuali sulle scelte iconografiche da adottare, in particolare a proposito della posizione e della posa del santo, degli angeli e del Padre Eterno.

Un altro disegno zuccariano, ugualmente conservato al British Museum e rappresentante

San Rocco che soccorre gli appestati (fig. 57), ha attinenza con la commissione per la

265 Ivi, p. 192, doc. n. 19.

266 Si vedano qui 1.4 e 1.5.1.

267 Inv. n. 1946,0713.80, cfr. Popham 1935, p. 17, n. 26; Gere, Pouncey 1983, pp. 184-185, n. 288, pl. 277; Acidini Luchinat 1998, I, pp. 236, 238, fig. 23 e p. 261, nota 75; cfr. anche la scheda nel database on-line del British Museum

(http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=715092& partId=1&page=3&searchText=federico+zuccaro&images=&people=&place=&from=&fromDate=&to=&to Date=&object=&subject=&matcult=&technique=&school=&material=&ethname=&ware=&escape=&muse umno=&bibliography=&citation=&peoA=&plaA=&termA=&sortBy=&view=).

268 Cfr. Cocke 1984, p. 338, n. 161; Rearick 2004, p. 36, fig. 14; Fumo 2010, p. 33.

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Scuola di San Rocco, sia per il soggetto sia per la forma ovale270. A ragione Acidini Luchinat271 vi riconosce il progetto per un altro dipinto, destinato forse a un diverso ambiente della scuola e realizzato in risposta alla salda volontà dell‟artista di aggiudicarsi almeno un incarico per un così importante committente. Si potrebbe anche proporre, pur con le dovute cautele, che in un primo momento non fosse precisato il soggetto del dipinto per la sala dell‟Albergo e che questo disegno si presenti dunque come preliminare ideazione.

Ritengo infine improbabile che i due disegni di Düsseldorf272 e di Berlino273, già citati a proposito della commissione per la famiglia Pellegrini e rappresentanti presumibilmente un

San Rocco (cfr. figg. 51, 52), siano connessi alla sala dell‟Albergo, dal momento che il

modo in cui il santo viene rappresentato escluderebbe il suo inserimento in un dipinto ovale da soffitto.

Il fallimento dell‟incarico per la Gloria di san Rocco, come si diceva, rappresentò di fatto la prima vera sconfitta per Federico in ambito lagunare, dove la fortuna in un primo momento sembrava essere dalla sua parte. Tale fallimento dovette fargli progressivamente realizzare quanto difficile fosse accedere a una committenza pubblica, cosa di cui si sarebbe convinto definitivamente con un‟altra sconfitta, ottenuta più o meno nello stesso periodo, ossia quella inerente il Paradiso di palazzo Ducale.