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2.4. Soggetti e descrizione dei disegni

2.4.1. Copie di opere d’arte

2.4.1.1. Il Breviario Grimani

Come anticipato, Federico ebbe a Venezia il primo contatto con la cospicua e prestigiosa raccolta del suo committente, Giovanni Grimani. L‟opera che certamente esercitò su di lui il maggior fascino fu un prezioso codice conosciuto come Breviario Grimani, acquistato dal cardinale Domenico Grimani, zio di Giovanni, nel 1520 circa e risultato del lavoro congiunto di diverse maestranze fiamminghe nel secondo decennio del Cinquecento. Federico vi aveva facile e frequente disponibilità e poteva studiare le sue tavole attentamente: egli ne riprodusse buona parte attraverso disegni contrassegnati da una minuziosa precisione574.

L‟artista era forse entrato in contatto con l‟arte della miniatura grazie ai rapporti, avviati a partire dai primi anni Sessanta, con Giorgio Giulio Clovio, già al servizio dei Grimani e attivo presso Alessandro Farnese negli stessi anni in cui Federico e Taddeo erano impiegati nel cantiere di Caprarola. Certamente poco note a Zuccari erano fino a quel momento le scelte stilistiche degli artefici delle tavole del Breviario, provenienti da un contesto artistico, quello fiammingo, con cui egli aveva avuto scarse, per non dire nulle, occasioni di entrare in contatto. Lo studio dell‟opera in questione doveva dunque risultare carica di suggestioni, sia a livello pittorico sia a livello compositivo.

571 Occhipinti 2009, pp. 4, 9; Id. 2010, p. 1-13.

572 Ivi, p. 1.

573 Ivi, p. 9.

574 Un fondamentale contributo sulle copie zuccariane delle tavole del Breviario è costituito dal saggio di Matthias Winner (1977, pp. 295-309).

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Federico, come dimostrano gli affreschi dello scalone Grimani, e in particolare il riquadro con la Giustizia distributiva, si servì fin da subito dell‟esempio offertogli dalle miniature del Breviario, delle quali apprezzò la resa naturalistica riguardante sia il paesaggio sia le attitudini dei personaggi, spesso appartenenti al mondo agreste. Egli ne conservò un vivo ricordo, traendo da esse ispirazione anche in occasioni successive: si noti per esempio la ripresa della tavola rappresentante la Partenza per la caccia nel mese di agosto (f. 8 verso) nel sipario con la Caccia eseguito per il salone dei Cinquecento a Firenze nel 1565. Un riferimento puntuale all‟opera fiorentina e dunque anche alla miniatura si rintraccia in un disegno del British Museum, rappresentante anch‟esso una scena di caccia e probabilmente realizzato su richiesta del duca di Savoia per un‟opera teatrale575. Il foglio documenta come l‟artista si sia servito dell‟invenzione studiata a Venezia anche a molti anni di distanza576. A seconda di ciò che colpiva la sua attenzione, Zuccari poteva dedicarsi allo studio di un‟intera tavola (si badi, però, sempre priva della cornice ornamentale), dell‟illustrazione principale, del bâs de page o di alcune specifiche figure.

Va annoverata tra le copie di intere pagine quella del f. 206 recto rappresentante La torre

di Babele, conservata al Louvre (inv. n. 4535 recto, scheda n. 17) e presente in controparte

anche sul verso di un altro foglio, sempre al Louvre (inv. n. 4547 verso, scheda n. 21). Essa è molto fedele all‟originale ed è rifinita con precisione, sia per quanto riguarda le frenetiche attività di uomini e animali intorno all‟imponente edificio centrale sia per quanto riguarda il paesaggio – delineato con tratto meno marcato mano a mano che ci sia allontana verso l‟orizzonte, in modo da definire i rapporti tra i piani – sia infine sotto l‟aspetto coloristico: il disegno, realizzato perlopiù con la matita nera, presenta delle dettagli a matita rossa corrispondenti a elementi del medesimo colore nella tavola miniata, come le vesti e i tetti.

Un‟altra raffigurazione interamente copiata da Zuccari è quella del f. 44 recto, raffigurante

Augusto e la Sibilla Tiburtina: il disegno è conservato parimenti al Louvre (inv. n. 4536 recto, scheda n. 19) e anche in questo caso esiste, nel medesimo museo, una versione in

controparte (inv. n. 4535 verso, scheda n. 18). L‟artista concentra la propria attenzione su

575 Inv. n. Pp,3.196. il disegno è stato a lungo considerato uno studio preparatorio per l‟opera fiorentina del 1565 (così Winner 1977, p. 360; Gere, Pouncey 1983, n. 289), ma più di recente Acidini Luchinat ha proposto di ritenerlo una versione successiva del medesimo soggetto, elaborata in occasione della permanenza dell‟artista a Torino (1999, II, pp. 258-259).

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alcuni elementi di ascendenza tardogotica, ossia sulle architetture presenti sullo sfondo, di cui realizza con precisione i mattoni delle murature, le guglie e le finestre, e sull‟abbigliamento dei personaggi, raffigurandone attraverso la matita rossa i ricami (come nel caso dell‟imperatore e della profetessa) o la foggia dell‟armatura (come nel soldato di spalle). Una minor cura viene invece riservata alle figure in secondo piano e all‟apparizione della Vergine con il Bambino nella parte superiore, che risultano così appena abbozzate: anche in questo disegno la maggiore o minore precisione del tratto diviene funzionale alla resa della profondità.

Alla scena principale del f. 825 recto, con la Decollazione di santa Caterina d‟Alessandria, è dedicato un altro disegno del Louvre (inv. n. 4547 recto, scheda n. 20), che presenta caratteristiche simili ai due fogli poc‟anzi menzionati. Per quanto riguarda la proporzione nell‟uso delle due matite, trova largo impiego la matita nera, mentre quella rossa è limitata alle vesti dei personaggi in primo piano, ai capelli di santa Caterina e alle fonti di luce nell‟episodio in secondo piano con l‟Invocazione (il fuoco e il doppio raggio di luce divina proveniente dalla nuvola in alto a destra). Da questa tavola Zuccari trasse ampiamente ispirazione alcuni anni dopo quando si trovò ad affrontare un dipinto di analogo soggetto nella chiesa romana di Santa Caterina dei Funari (1571-1572, fig. 127). Dell‟illustrazione del Breviario riprese l‟arcaizzante compresenza di due diversi momenti della storia all‟interno di uno spazio unificato, scegliendo di rappresentare, al pari del precedente fiammingo, in primo piano la scena della Decollazione, con la santa a mani giunte prostrata in atteggiamento rassegnato davanti al suo carnefice, e in posizione defilata quella dell‟Invocazione, cronologicamente precedente. In quest‟ultimo episodio la composizione è quasi sovrapponibile: la santa è raffigurata di profilo, inginocchiata a fianco della ruota e rivolta verso Dio, il quale si manifesta attraverso un raggio di luce sfolgorante che si dipana da una nuvola e investe interamente la ruota, mandandola in fiamme (figg. 128, 129).

Come già detto, le copie delle tavole del Breviario si riferiscono talvolta a una porzione circoscritta: è questo il caso di un altro episodio delle Storie di santa Caterina, la Disputa (f. 824 verso), riprodotto in un foglio conservato a Bruxelles (inv. n. 4645, scheda n. 9), resa nota di recente577. Si tratta della più piccola tra le copie realizzate da Zuccari durante il

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periodo veneziano (106x75 mm); inoltre non se ne conoscono le vicende anteriori agli inizi del XX secolo. Tuttavia le tracce di doratura documentate nella scheda inventariale del museo possono far pensare a un montaggio di Jabach, andato perduto. Poiché è inusuale trovare tra i disegni di Zuccari un formato così ridotto, conviene pensare che esso facesse parte di un foglio più grande, ampiamente decurtato, e che la cornice dorata di Jabach sia stata in un certo momento eliminata.

Nel disegno in questione vengono rappresentati unicamente l‟imperatore a mezzo busto affiancato da un alto dignitario e da altri personaggi entro un‟edicola all‟antica. Essa è precisamente descritta, sia nei suoi elementi architettonici – i capitelli e il fregio superiore – sia nel suo aspetto coloristico e chiaroscurale. Nel Breviario infatti l‟edicola viene raffigurata in controluce, contraddistinta da un grigio intenso sul quale spiccano i colori vivaci delle vesti dei personaggi. Tale effetto è sapientemente registrato da Zuccari, pur nei limiti di un disegno dicromo, attraverso un fitto tratteggio a matita nera, più marcato nelle zone scure, cui si contrappongono i segni rossi delle vesti e dell‟incarnato dei personaggi. Questo episodio fu d‟ispirazione, sia pur in misura decisamente minore, anche per l‟altro affresco di Santa Caterina dei Funari, rappresentante lo stesso soggetto, in particolare per quanto riguarda la collocazione dell‟imperatore sotto un porticato all‟antica, anche in questo caso in controluce (figg. 130, 131).

Molti sono i casi in cui Federico riprodusse il bâs de page di una tavola, soprattutto di quelle appartenenti alla sezione iniziale del Calendario, dove il testo delle preghiere viene circondato da eleganti cornici e chiuso nella zona inferiore da raffigurazioni delle attività connesse a quello specifico periodo dell‟anno.

A Parigi si conservano due disegni, uno dei quali, realizzato nella parte inferiore di un foglio bipartito, è ispirato al f. 13 recto (Calendario del mese di dicembre), dove due uomini stanno predisponendo la cottura di un cinghiale (inv. n. 4578 recto, scheda n. 27); l‟altro, intitolato Uomo che spacca la legna, due bambini che pattinano sul ghiaccio (inv. n. 4579 recto, scheda n. 29), è copia del f. 3 recto (Calendario del mese di febbraio). La descrizione è minuziosa e, come nei casi precedentemente descritti, si ravvisa un maggior impiego della matita nera rispetto a quella rossa, che si limita ad alcuni dettagli dell‟abbigliamento e, nel secondo caso, al fuoco. Entrambi, provenienti dalle raccolte Jabach, facevano parte dei disegni acquistati da Luigi XIV nel 1671 ed entrarono a far parte delle collezioni reali come dessins du rebut, ossia „scarti‟: ciò si deve forse alle

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ridotte dimensioni delle raffigurazioni, considerate probabilmente alla stregua di meri esercizi grafici.

Al Vassar College di New York (inv. n. 2002.3.1 recto, scheda n. 49) si trova inoltre una copia del Calendario del mese di agosto (f. 9 recto), dove è raffigurato un uomo che riposa, dopo il lavoro dei campi, all‟ombra di un albero, mentre sulla destra un altro personaggio si abbevera a una fonte578.

Il disegno, passato all‟asta a Londra, Christie‟s, il 4 giugno 1995579 e successivamente a New York, presso Sotheby‟s, il 5 gennaio 2002580, proviene dalla collezione Jabach e fu in seguito acquistato da Pierre Crozat. È stato infatti possibile identificarlo581 con il disegno n. 159, portfolio 3, dell‟inventario Jabach del 1695-1596, così descritto: “de Tadeo Zucchero/ Un laboureur endormi auprès d‟une fontaine/ a la sanguigne et pierre noire/ sur papier blanc, long de 8 ½ et aut de 6 2/3 pouces, 1 livre 10 sols”582.

La raffigurazione fu punto di partenza per altre invenzioni che l‟artista elaborò già durante il suo primo soggiorno veneziano e, presumibilmente, quando lavorava a palazzo Grimani: infatti da esso pare abbia tratto ispirazione nell‟elaborazione di altri due disegni, tematicamente correlati alla decorazione dello scalone, forse preparatori per scomparti non realizzati nel medesimo luogo o in un‟altra rampa583. Il primo, al Louvre, è un‟allegoria della giustizia terrena che premia gli oziosi a discapito dei virtuosi584: il contadino che si abbevera alla fonte richiama tematicamente e iconograficamente il personaggio che beve l‟acqua di una fontana presente nella tavola del Breviario585. Maggiore corrispondenza si rintraccia tra quest‟ultima e il secondo disegno, conservato presso il Fogg Art Museum di Cambridge, dove l‟agricoltore addormentato in primo piano è quasi una citazione del personaggio raffigurato al centro586.

Come riferito da James Mundy587, sul verso del foglio del Vassar College si osserva la rappresentazione di un pastore con il suo gregge di capre: si tratta della controprova di una

578 Sul disegno si veda da ultimo Mundy 2005, pp. 178-180.

579 Lotto n. 19. 580 Lotto n. 10. 581 Damian 2001-2002, pp. 19-20; Py 2007, p. 24. 582 Ead. 2001, p. 227, n. 948. 583 Acidini Luchinat 1998, I, pp. 229-230. 584 Inv. n. 12375. Cfr. 1.2.1. 585 Cfr. Damian 2001-2002, p. 21. 586 Cfr. 1.2.1. 587 Mundy 2005, p. 180.

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perduta copia parziale del f. 5 recto del Breviario (Calendario del mese di aprile, scheda n. 50)588.

Federico dedicò particolare attenzione al bâs de page del f. 449 verso, dedicato alla scena con Battaglia dei vivi e dei morti cui, prima di lui, si era ispirato il miniaturista Giorgio Giulio Clovio, riproducendolo in una tavola del Libro d‟Ore Stuart de Rothesay589. La copia zuccariana della raffigurazione si trova in due diversi fogli: la parte sinistra, in cui due scheletri affrontano due cavalieri, uno dei quali a terra morente, si trova in un disegno conservato al Kupferstichkabinett di Berlino (inv. n. 621, scheda n. 2). Esso è stato identificato con un esemplare di proprietà Jabach, corrispondente al n. 160 del portfolio 3 e erroneamente attribuito a Taddeo: “dudit [Taddeo Zuccari]/ duex mores combattant deux gentilhommes à cheval/ a la sanguigne et pierre noire/ sur papier blanc, long de 8 ½ et aut de 6 ¾ pouces, 2 livres 10 sols”590.

La parte destra della medesima illustrazione, con un cavaliere attaccato da un altro scheletro armato di lancia, si trova invece in un foglio al Louvre (inv. n. 4570 recto, scheda n. 22). Penso si debba escludere che quest‟ultimo e il disegno di Berlino fossero originariamente realizzati l‟uno a fianco all‟altro in un unico foglio: infatti nella pagina miniata la figura del cane bianco al centro si sovrappone parzialmente al cavallo a terra, mentre nei disegni di Zuccari i due animali sono realizzati singolarmente: se si fosse trattato di un unico disegno, nell‟uno si sarebbero ritrovati alcuni tratti corrispondenti al cane, nell‟altro alcuni del cavallo.

Anche questo esemplare proviene dalle collezioni di Jabach, ma venne venduto al re di Francia nel 1671 con l‟attribuzione ad Albrecht Dürer. Risulta difficile comprendere i motivi per cui Jabach abbia riferito i due disegni appena menzionati, innegabilmente affini, a due autori diversi. Forse Jabach sperava di ottenere dal sovrano un ricavo maggiore vendendogli un disegno del maestro tedesco piuttosto che un‟opera di Zuccari. Infatti dalla lettura dell‟inventario del 1695-1696 si evince come i disegni del primo fossero valutati di più rispetto a quelli del secondo.

Federico Zuccari talvolta limitava il suo studio a singole figure, come nel caso della parte superiore del già citato foglio del Louvre con la copia parziale del Calendario del mese di

588 Ringrazio sentitamente James Mundy per questa informazione.

589 Londra, The British Library, ms. Add. 20927, f. 119v.

590 Py 2001, p. 227, n. 949. L‟identificazione della voce inventariale con il disegno berlinese si trova in Ead. 2007, p. 24, n. 949.