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La conduzione agricola diretta

Nel documento Cronache Economiche. N.358, Ottobre 1972 (pagine 32-35)

Emanuele Battistelli

£ Le~aziende agricole se non sono economica-mente modellate ad imprese non sono nemmeno aziende dato che, in riferimento al significato letterale corrente, queste ultime non sono che complessi di beni organizzati dall'imprenditore a fine di lucro. Per cui, a rigore, le aziende

a part Urne (a tempo parziale o libero) sarebbero

da escludere dall'inventario agricolo-aziendale della nazione, rappresentando un mezzo di retribuzione integrativa extragricola, un mezzo di occupazione del tempo libero per coloro che sono allergici all'ozio e paventano la noia e il tedio che riservano loro le giornate psicologica-mente aride e spente. Infatti al diversivo agri-colo si dedicano quelli che pur avendo un'occu-pazione diversa hanno una residenza in cam-pagna (normale o sussidiaria), e quanti anche v'individuano « una utilissima forma di assicu-razione, almeno spirituale, contro i rischi della disoccupazione, e i pericoli degli sconvolgimenti sociali, le conseguenze della decadenza senile ». Oggi un tipo di agricoltura ancillare come questa a part time, di cui si parla, è lessicolo-gicamente nuova, ma storicamente vecchia. Notava, or non è molto, il sociologo Corrado Barberis che Renzo Tramaglino — il comasco protagonista dei « Promessi Sposi » — era un operaio contadino, in quanto contemporanea-mente filatore di seta e proprietario coltivatore di un poderetto. Ciò nel 1600.

Fig. I - A g r i c o l t u r a p r e c a p i t a l i s t i c a , f a t i c o s a , i n d i s p o n e n t e . N o n o s t a n t e la s u a s c o m p a r s a è s o r t a e n o n a c c e n n a ad a r r e s t a r s i la d i s e r z i o n e

c o n t a d i n a .

Quando l'azienda agricola appartiene alla famiglia che ne ha la proprietà o la locazione, la famiglia stessa la coltiva ricorrendo, nei casi di emergenza o di ampiezza superiore alla forza lavorativa, a manodopera salariata, avventizia o fissa. Comunque, l'azienda è considerata, come la stessa impresa che la configura, coltivatrice, anzi coltivatrice diretta.

All'opposto, le aziende che appartengono a famiglie borghesi, le quali non volendole cedere in affìtto, ne affidano la coltivazione a mano-dopera salariata o a manomano-dopera associata (tale è il caso della colonia parziaria e della mezzadria), sono considerate, dal lato econo-mico e statistico, aziende capitalistiche, perché capitalistico è il loro indirizzo imprenditoriale, proteso esclusivamente a produzioni di mercato. Questo tipo di azienda — scrisse or sono 25 anni Giuseppe Medici — assai diffuso nel-l'agricoltura italiana, è poco conosciuto negli altri Paesi d'Europa, dove, se si fa astrazione dalla Francia a nord della Loira, e della peni-sola iberica (Spagna e Portogallo), prevale l'azienda familiare coltivatrice.

Il luogo economico delle aziende capitali-stiche (la cui sorveglianza e l'esecuzione di t u t t e le operazioni colturali, zootecniche, tra-sformative, sono affidate a salariati) è nei com-prensori feraci, irrigui, appoderati a maglie larghe. La cascina settentrionale e la masseria meridionale ne rappresentano la fisionomia più tipica.

A seguito della disaffezione contadina al-l'agricoltura, della depopolazione campestre, sollecitate anche da un orientamento politico inteso ad alleggerire demograficamente l'agri-coltura stessa per renderla più competitiva e più rimunerativa, il luogo economico della con-duzione diretta — che altri chiama economia diretta — si è notevolmente esteso, sovrappo-nendosi a quello della colonia parziaria, della mezzadria, e della coltivazione familiare. Per-fino le aziende abbandonate o semiabbandonate sono oggi a conduzione diretta, seppure la manodopera sia limitata a un sorvegliante di fiducia e le operazioni richieste dalla mono-coltura o dall'oligomono-coltura in atto (è da

esclu-derne la pluricoltura) siano date in appalto a ditte meccaniche contoterziste, alcune delle quali, disponendo di supercoltivatrici, esplicano simultaneamente più operazioni colturali di par-tenza, e disponendo di mietitrebbie universali, o rese tali, esplicano simultaneamente più ope-razioni colturali di arrivo.

Due sono le cause che favoriscono il dila-tarsi di questo tipo di conduzione che nacque per luoghi agrariamente felici e per ordinamenti economicamente folti e ricchi:

— l'ostracismo legale alle forme associate (colonia parziaria, mezzadria);

— la neo-mentalità del contadino in forza della quale giovani e adulti — se non tutti, per lo meno molti — non intendono più legare le proprie sorti alla campagna. Si direbbe che paventino la fossilizzazione campestre del me-stiere. Di qui l'evasione per altre occupazioni, quante volte se ne presentino loro le occasioni favorevoli. Oggi ognuno desidera diventare rapi-damente lieto e ricco.

Molto s'è parlato e scritto sull'esodo rurale, diagnosticandone le cause, pronosticandone le conseguenze. E se ne scriverà ancora, sia a pro-posito che a sprojjosito. È inevitabile.

Secondo Aldo Pagani la campagna non sod-disfa economicamente i più giovani. Prova ne sia che il 75 % di essi intende lasciarla alla prima occasione propizia. Lo stesso Autore, conside-randone le cause non economiche, afferma che un datore di lavoro è per il contadino meglio di un « padrone ».

Ma se si risale a una letteratura assai meno recente, si trovano altre spiegazioni, per lo meno psicologicamente, al fenomeno dell'esodo rurale.

Henry David Thoreau: «Non c'è nessuna dif-ferenza fra il vivere in campagna o in una prigione ».

Sidney Smith (saggista inglese del X V I I I se-colo): «Non provo alcuna a t t r a t t i v a per la vita rurale. Mi sembra quasi di vivere in una salubre tomba ».

Euripide (trageda greco): «Primo requisito per la felicità è che la nascita sia avvenuta in una città famosa ».

Antica citazione biblica: « Come può preten-dere di diventare saggio colui che spinge l'aratro ? ! ».

Ma più numerosi sono coloro di parere opposto.

Ezra Taft Benson: « L a popolazione rurale è a salvaguardia di ogni ismo, o programma sovvertitore ».

Henry A. Vallace: «Agricoltura sinonimo di limpido pensiero e giusto modo di vivere ». Rousseau: «Le città sono la fine dell'umanità ». Plinio il Vecchio: « La popolazione rurale

for-nisce gli uomini migliori, i più coraggiosi soldati, ed una classe di cittadini che è sempre l'ultima ad appoggiare piani ever-sivi ».

Fig. 2 - A g r i c o l t u r a m e c c a n i z z a t a . P e r f i n o le p i ù i n d i s p o n e n t i o p e r a z i o n i z o o t e c n i c h e c o l t u r a l i s o n o o g g i s o t t r a t t e alla m a n u a l i t à dal t r a t t o r e a c c o p

-p i a t o al c a r i c a t o r e .

Più aspra e verace è l'invettiva di Luigi Bartolini: « Il peggior pericolo che possa correre uno Stato è quello dell'esodo dei contadini dalle campagne per andare spesso a fare i Marcelli politici (spiantati) nelle popolose, super-popolate città; città che termineranno col non poter più essere controllate dai già (fin che fu possibile) occhi di Argo della (benefica) Polizia. O se t u t t i esodano per marcellineggiare nella immensa metropoli, i più dei contadini vengono nelle città a t t r a t t i dalle falene della televisione e del cinema e dalle gambe delle dive, e dai compiacenti settimanali delle inutilità borghe-soidi. Vengono nelle città magari a fare gli spaz-zaturai, magari a fare gli uscieri di infimo rango; magari a fare i pizzardoni, a fare — dicasi — qualunque mestiere ma non più quello, essi esclamano con orrore, di vangare e zappare la dura zolla. Vengono in città: faticano di più (come i pizzardoni, a battere la musica macabra che regola la circolazione stradale e batterla per ore via ore consecutive sotto o l'impervia cani-cola, oppure la gelida pioggia e il vento diac-ciato dell'inverno, ma non confesseranno mai che stavano meglio in campagna, nella libertà, nell'aria sana e libera dei roridi campi ».

Ma, a parte le accennate opinioni che potreb-bero essere giudicate soggettive, ci sarebbe

Fig. 3 - T r a t t r i c e , m a c c h i n a e m b l e m a t i c a d e l l a m o t o m e c c a n i z z a z i o n e a g r i c o l a . A l t r i v o r r e b b e c h i a m a r l a m o t o p r o p u l s o r e r i t e n e n d o l a c e n t r a l e di c o m a n d o . La s u a o d i e r n a e m o d e r n a f i s i o n o m i a t e c n i c a è q u e l l a di u n a m a c c h i n a p o l i v a l e n t e a n i m a t a d a m o t o r e e n d o t e r m i c o ( D i e s e l ) , di s o l l e -v a t o r e i d r a u l i c o a 3 p u n t i p e r l ' a c c o p p i a m e n t o a u t o m a t i c o d e g l i a t t r e z z i , di v a r i e p r e s e di f o r z a , di n u m e r o s e m a r c e , di d i s p o s i t i v i di c o m o d i t à e di c o n f o r t o c h e a f f r a n c a n o il t r a t t o r i s t a d a d a n n o s e a l t e r a z i o n i di c a r a t t e r e a n a t o m i c o e f i s i o l o g i c o , p e r c u i a n c h e gli e l e m e n t i f e m m i n i l i p o s s o n o e s s e r n e i n c a r i c a t i alla g u i d a e alla m a n o v r a . A d o n t a di c i ò p e r s i s t e la d i s a f f e z i o n e al l a v o r o c a m p e s t r e .

anche da porre l'accento su un dato esistente e su un pericolo incombente.

Il primo: nel valutare il reddito agricolo per porlo a confronto con gli altri redditi non si tiene mai conto dell'incidenza e dell'impor-tanza insieme dei prodotti gratuiti, o quasi, dell'orto, del frutteto, del vigneto, della bassa corte maggiore e minore. La spesa giornaliera per l'acquisto di f r u t t a , verdura, di prodotti avicoli, incide sensibilmente sul bilancio della famiglia operaia. Poi ci sarebbe da soppesare la varietà e l'igiene del lavoro rurale, special-mente di quello all'aperto. Ora perfino la mole-stia estiva delle mosche, delle zanzare, dei tafani, può essere validamente controllata, neu-tralizzata.

Il secondo: lo spettro, a lungo andare, della fame. È ben vero che uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse — la carestia — non visita più l'Europa da più di cento anni, da quando nel 1846 un milione di irlandesi mori di fame a seguito di un raccolto di p a t a t e distrutto dalla peronospora. È ben vero che non c'è alcuna possibilità che il suo scheletrico destriero torni a galoppare sulle nostre terre verdi, grasse, ben concimate, razionalmente coltivate, t a n t o più che il controllo delle nascite — oramai pra-ticato su vasta scala in quasi t u t t a l'Europa — elimina il pericolo d'una esplosione demografica.

Ma sono minacciate altre terre sulle quali il triste cavaliere è già passato di recente. Maurice Schumann, quando il discorso cadeva sulla penuria di viveri nei Paesi sottosviluppati, sempre domandava agli amici: « Qual è stata la più sanguinosa battaglia del 1943?» e sen-tendo rispondere « Stalingrado » subito repli-cava: «No, il mondo civile perse la sua più dolorosa battaglia nel Bengala dove, durante la carestia del 1943, perirono dieci volte più uomini di quanti, fra russi e tedeschi, caddero a Stalingrado ».

Ora, riprendendo il filo del discorso al punto in cui l'abbiamo interrotto, diremo che la con-duzione aziendale con manodopera salariata è l'ultima valida trincea riservata alla soprav-vivenza delle aziende capitalistiche. Ma affinché sia veramente valida è necessario all'impren-ditore ripiegare sull'una o sull'altra delle due seguenti condizioni e circostanze:

1) In assenza di manodopera efficiente è sufficiente affidare la conduzione aziendale a un sorvegliante di fiducia che aiuti a coordinare le operazioni campestri, alla cui esecuzione siano chiamate imprese meccaniche contoterziste. In casi del genere l'azienda deve poter disporre di un collegamento telefonico.

2) In caso di sufficiente disponibilità di manodopera dotare l'azienda di un parco mac-chine tale che riduca al minimo lo sforzo fisio-logico e psicofisio-logico dell'operatore; che affranchi l'addetto ai servizi zootecnici degli impegni più indisponenti (evacuazione degli escrementi, mungitura, ecc.).

Tanto nell'uno quanto nell'altro caso tipico l'abitazione deve essere dotata di t u t t i i ser-vizi igienici moderni, collegata a una rete di distribuzione dell'energia elettrica che, oltre alla illuminazione, alimenti la funzionalità degli apparecchi elettrodomestici: radiofonico, tele-visivo, ecc.

Sulla dimensione delle tariffe salariali — quel-le effettive sono sempre superiori a quelquel-le quel-legali o sindacali — non si discute. L'imprenditore non ha forza contrattuale e pertanto è nella condizione di dover far buon viso a cattivo gioco. Meglio sarebbe per lui potersi attenere alle tariffe legali e corrispondere in più al lavoratore una percentuale sulla produzione annua lorda vendibile che ne plachi il desiderio di lucro, ne esalti il rendimento fisico, ne acui-sca la volontà, neecciti lo spirito d'iniziativa.

Nel documento Cronache Economiche. N.358, Ottobre 1972 (pagine 32-35)

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