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PARTE I Studi di genere e applicazione alle politiche di cooperazione per lo

4. Il consolidamento del dialogo

4.2. La conferenza di Nairobi

A conclusione del Decennio Internazionale per la Donna venne convocata la terza Conferenza internazionale delle donne a Nairobi dal 15 al 26 luglio 1985. Con 15.000 rappresentanti di organizzazioni non governative che partecipavano al parallelo Forum delle ONG, molti si riferirono a questa Conferenza come alla "nascita del femminismo globale" in quanto, come esposto precedentemente, la Conferenza fu caratterizzata dal superamento delle tensioni e dal dialogo tra posizioni composite.

In questa occasione il movimento mondiale delle donne cambiò, così come la comprensione del nesso che aveva con dibattito sullo sviluppo. Si realizzò un ampliamento della conoscenza che includeva i valori femministi delle realtà del Sud Globale; dal 1985 si attivarono molti network49 regionali di donne accademiche e ricercatrici e la conferenza di Nairobi offrì una base per la condivisione delle loro informazioni e favorì la nascita di piattaforme permanenti. Il debutto del DAWN alla Conferenza fu molto incisivo; al Forum delle ONG presentarono il modello di sviluppo alternativo in relazione alle tre sezioni del loro documento per Nairobi:

1. “Gender and Class in Development Experience, sulle iniziative dal basso;

2. “Systemic Crisis, Reproduction Failures”, sull’impatto delle politiche macroeconomiche;

3. “Alternative Visions, Strategies and Methods” sul percorso da intraprendere.

“We had to listen to those whom we wanted to assist and to understand how they wanted us to work with them, not for them50” sostenne una funzionaria dello USAID. Ponendo l’esperienza di sviluppo delle donne nel contesto coloniale e neo-coloniale e nelle politiche macroeconomiche da essi derivanti, si definiva un quadro analitico che cambiava i termini del dibattito sulla questione femminile, offrendo al movimento globale delle donne uno strumento per sviluppare diverse prospettive su tutte le

49Questi includevano l’Association of African Women for Research and Development.

questioni dello sviluppo, dall’ambiente ai diritti uomini, dalla popolazione alla povertà51.

Un altro significativo passo fu compiuto nel dibattito su pace e sicurezza. Il forum delle ONG divenne lo spazio per un confronto anche tra donne sovietiche e americane, palestinesi e israeliane, iraniane e irachene. Vennero indagati i nessi tra assenza di conflitto e sviluppo ed elaborata una nuova definizione di pace: “Peace includes not only the absence of war, violence and hostilities at the national and international levels but also enjoyment of economic and social justice, equality and the entire range of human rights and fundamental freedoms within society.”52 Da Nairobi venne approfondito il tema del conflitto come esperienza differenziata secondo il genere. Le Nazioni Unite presero atto dell’impatto dei conflitti armati sulle donne come madri e come persone responsabili dell’accudimento di altre persone e i movimenti di donne per la pace promossero il dibattito sulle donne rifugiate, donne obiettivi di guerra come vittime di stupri.

I dati rivelati in occasione della Conferenza resero chiaro che l’azione iniziata a Città del Messico non poteva considerarsi conclusa con la Conferenza di Nairobi: solo una minima parte della popolazione femminile mondiale, localizzata specialmente nei Paesi occidentali, aveva beneficiato delle misure elaborate e attuate all’interno del Decennio per la Donna. I miglioramenti intervenuti nella situazione femminile nelle nazioni in via di sviluppo potevano essere considerati, nella migliore delle ipotesi, marginali. In breve, gli obiettivi stabiliti per la seconda metà del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne, non erano stati raggiunti.

51 Antrobus, “A Caribbean Journey: Defending Feminist Politics.” In Developing Power, edited by Arvonne S. Fraser and Irene Tinker. New York: Feminist Press, 2004

Alla Conferenza di Nairobi venne di conseguenza attribuito il mandato di esplorare nuove vie per superare gli ostacoli che si frapponevano al raggiungimento degli obiettivi del decennio — uguaglianza, sviluppo e pace. In particolare, la Conferenza individuò alcune aree critiche che richiedevano l’immediato impegno della comunità internazionale quali povertà, apartheid, conflitti armati, violenza familiare ed emarginazione. Per tale motivo venne adottato un documento intitolato Strategie future d’azione di Nairobi53 (Nairobi Forward-looking Strategies to the Year 2000, NFLS) al fine di realizzare entro l’anno 2000 gli obiettivi posti all’inizio del Decennio Internazionale.

L’azione delle NFLS si articolava in tre aree specifiche, ossia l’elaborazione di appropriati strumenti legislativi, l'uguaglianza nella partecipazione sociale e l'uguaglianza nel processo politico e decisionale. Il cuore del documento era rappresentato da una serie di misure per raggiungere l’uguaglianza a livello nazionale. A tale proposito, i governi dovevano stabilire le proprie priorità, basate sulle proprie politiche di sviluppo e sulle risorse disponibili. Sostenendo il punto di vista secondo il quale qualunque tema era un tema femminile, le misure raccomandate dalle Strategie Orientate al Futuro di Nairobi coprivano un’ampia varietà di soggetti, dall’occupazione alla sanità; dall’istruzione ai servizi sociali; dall’industria alla scienza; dalle comunicazioni all’ambiente. In aggiunta, venivano proposte delle linee guida per le misure nazionali volte a promuovere la partecipazione femminile agli sforzi per promuovere la pace, come pure per assistere le donne in situazioni di particolare difficoltà.

La partecipazione femminile all’assunzione di decisioni e alla gestione di tutti gli affari umani veniva riconosciuta non soltanto come un diritto ma anche come una necessità sociale e politica che avrebbe dovuto essere

incorporata in tutte le istituzioni della società. Conseguentemente, la Conferenza di Nairobi invitava i governi a delegare le responsabilità per le questioni femminili a tutti gli uffici e programmi istituzionali. Inoltre, a seguito della Conferenza, l’Assemblea Generale chiese alle Nazioni Unite di istituire, laddove non esistessero già, dei focal points sulla questione femminile in tutte le aree di lavoro dell’Organizzazione. Il concetto di uguaglianza venne quindi inteso non solo come assenza di discriminazione, ma in senso più ampio come la possibilità di realizzare e godere dei propri diritti e di partecipare, al pieno delle proprie capacità e aspettative, al progresso sociale. In tale accezione, l’uguaglianza non viene considerata solo come un fine ma come un mezzo per la creazione di una società più giusta.

PARTE II Gender And Development: concetti e misure