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Sviluppo di un’identità di genere in Palestina

PARTE III Genere e Sviluppo in Medio Oriente e Nord Africa: un quadro

12. Genere e Sviluppo in Palestina

12.1 Sviluppo di un’identità di genere in Palestina

Gli studi di genere garantiscono prospettive d’analisi ben definite sulle interazioni tra la tradizionale struttura di potere basata sulla fedeltà tribale e le modalità di gestione del potere politico all’interno dell’Autorità Palestinese, analizzandone la natura patriarcale. Caratteristiche quali il “padronaggio” e le “fedeltà acquisite”, che possono esser individuate anche all’interno di democrazie liberali, sono maggiormente riscontrabili in una società in transizione, all’interno della quale “il concetto dell’individualismo è già ampiamente tipico dell’istituzione della famiglia” e che di conseguenza contribuiscono al rafforzamento di un modello in cui il patriarcato si consolida a scapito dell’uguaglianza di genere”(Abdo, 1999).

Un simile stato di cose ha storicamente contribuito ad arrestare la possibilità di accesso delle donne all’interno dello spazio pubblico, nonostante sia stato a più riprese sottolineato il ruolo rivestito dalle donne all’interno delle mobilitazioni nazionaliste.

Le prime informazioni riguardanti attività politiche condotte da gruppi di donne palestinesi risalgono al tardo Ottocento: nel 1893, una rappresentanza femminile ha condotto un’azione di protesta presso Afula, in uno dei primi insediamenti della regione. Nel corso del Novecento, le donne hanno rivestito a più riprese un ruolo di consistente rilievo politico all’interno dell’attivismo nazionalista palestinese. In seguito alla Dichiarazione Balfour del 1917, le donne delle aree urbane della Palestina hanno preso parte alle manifestazioni contro il decreto inglese. Cortei composti da sole donne hanno rappresentato uno dei primi fondamentali momenti di mobilitazione femminile nella regione Mediorientale.

Foto di un gruppo di donne palestinesi in protesta contro la decisione britannica di favorire l’insediamento ebraico a Jaffa, 193094

94 Foto tratta da https://canadatalksisraelpalestine.ca/2017/11/02/palestinian-women- have-been-opposing-the-balfour-declaration-for-a-long-time/

A partire dagli anni seguenti, è stato possibile registrar la presenza di donne all’interno delle delegazioni palestinesi che hanno incontrato l’Alto Commissario britannico (Gluck, 1995). Nel 1920, un gruppo di ventinove donne provenienti dalla Palestina settentrionale ha indirizzato all’Alto Commissario una lettera di protesta contro l’avvio del Mandato Balfour, scrivendo che “Noi donne Musulmane e Cristiane protestiamo vigorosamente in rappresentanza delle altre donne della Palestina”95

Nel 1921, in tale contesto un gruppo di donne benestanti e provenienti dall’alta società palestinese delle aree urbane, ha dato vita a un’Unione delle Donne della Palestina. Tradizionalmente relegate alla partecipazione e organizzazione di attività di beneficienza, le donne dell’Unione riuscirono a darsi una forma organizzativa, muovendosi tra i villaggi delle aree rurali per coinvolgere altre donne all’interno del movimento, organizzando dimostrazioni in alcuni dei più importanti luoghi sacri cristiani e musulmani, quali il Sacro Sepolcro e la Cupola della Roccia (Peteet 1991, 48-52). Indirizzata principalmente a garantire una maggior rappresentatività delle donne palestinesi all’interno delle proteste anti- sioniste, l’azione dell’Unione non è giunta a creare collegamenti più stabili e diretti tra l’attivismo nazionalista e le rivendicazioni contro la subordinazione femminile96.

Una chiara cesura fu segnata dagli avvenimenti del 1929 quando, a seguito degli incidenti tra manifestanti palestinesi e forze armate britanniche presso il Muro del Pianto durante dei quali persero la vita 133 ebrei e circa 120 arabi, le forze armate britanniche avviarono un’azione di repressione energica che condusse all’arresto di centinaia di uomini palestinese e

95 Lettera all’Amministratore, O.E.T.A, da Arab Women in the North, 23 March 1920, Israel State Archives, RG 2 30/1

all’esecuzione di 3 di loro. Fu in tale fase che la ribellione palestinese conobbe un forte incremento di intensità e fu possibile riscontrare una moltiplicazione dei tentativi di rafforzare l’organizzazione politica del movimento nazionalista97.

La morte di 9 donne palestinesi negli scontri comportò un incremento dello sforzo per la partecipazione femminile all’interno delle azioni di protesta. In risposta alle sollecitazioni da parte dell’Esecutivo Arabo, al tempo guida del movimento nazionalista, le donne membro di organizzazioni di beneficienza attive da vari decenni nel territorio, con il ruolo di fornire supporto socio-economico alle aree depresse della regione vennero a raccolta per organizzare il 26 ottobre 1929 a Gerusalemme il Congresso delle Donne Arabe della Palestina, cui presero parte oltre 200 donne da tutti i territori98.

Il Congresso ha rappresentato uno dei primi e più importanti momenti di mobilitazione di genere, in cui si discusse il problema della nazione palestinese e si garantì “totale supporto a tutte le risoluzioni, decisioni e richieste dell’Esecutivo arabo”99. A margine del Congresso, le partecipanti hanno eletto un Comitato Esecutivo delle Donne Arabe (AWE), incaricato di porre in atto le risoluzioni del Congresso. Si è trattato di uno dei primi momenti in cui alle istanze politiche e nazionaliste si è associato con chiarezza l’intento di incrementare la portata della partecipazione femminile all’interno del movimento nazionalista palestinese.

97 Yehoshua Porath, The Emergence of the Palestinian National Movement, 1928-1929 (London: Frank Cass, 1974), pp. 258-73

98 Ellen Fleischmann, "The Nation and Its 'New' Women: Feminism, Nationalism, Colonialism, and the Palestinian Women's Movement" (Ph.D. diss., Georgetown University, 1996), chap. 4

99 Matiel Mogannam, The Arab Woman and the Palestine Problem (London: Herbert Joseph, 1937), pp. 70-75

Quanto avvenuto a Gerusalemme rappresentò il primo momento di presa di coscienza da parte delle donne della Palestina, con una notevole opera di pianificazione e la definizione di una serie di linee d’azione particolarmente complesse, basate su un livello di pianificazione che non ha precedenti nel movimento. Nonostante le risoluzioni del Comitato siano principalmente focalizzate sul discorso politico, è possibile notare come il “movimento abbia posto con chiarezza i discorsi di genere in prima linea nello stabilire le linee guida del movimento di presa di coscienza politica” (Fleischmann, 2000). Tra i principali obiettivi del congresso va infatti menzionata l’ambizione di agire come sprone perché tutte le donne della Palestina organizzassero il loro movimento, dando vita a un risveglio (nahda) delle donne arabe, creando linee di contatto con le organizzazioni attive in Egitto, Siria e Iraq e giungendo a una concreta unificazione su base nazionale.

Nel Congresso dell’ottobre 1929 nacque l’Associazione delle Donne Arabe, il cui obiettivo conclamato era quello di elevare la posizione della donna tramite uno sviluppo economico e uno sviluppo educativo, “fornendo assistenza alle istituzioni nazionali tramite il supporto di ogni impresa che desse beneficio politico, sociale ed economico al Paese” (Fleischmann, 2000). La presenza di una consapevolezza di genere all’interno di tali movimenti e rivendicazioni è stata frequentemente sottovalutata e ritenuta inconsistente, per porre in evidenza il fatto che le organizzazioni attive in tale ambito fossero principalmente attive nel gestire azioni di beneficienza, senza aver chiari intenti di porre in discussione equilibri di genere. Occorre però porre in evidenza, ai fini del nostro discorso, come le donne “avessero esplicitamente concepito il movimento in termini politici, pur non considerando sé stesse come ausiliarie del movimento nazionalista”: il costante riferimento al loro essere “Movimento delle Donne” è chiaro segno di rivendicazione di una posizione politica (Fleischmann, 2000).

A margine del congresso, l’AWE ha organizzato un ulteriore meeting per dare concretezza alla propria intenzione di diffondere gli stimoli del

meeting tenutosi, mettendo in chiaro come l’AWA andasse costituita in tutti i territori palestinesi e dando all’organizzazione costituita a Gerusalemme il ruolo di sede operativa, destinata a indicare le direzioni da seguire a tutto il movimento.

Ai fini della presente ricerca, può essere rilevante tracciare alcuni dati generali destinati a rivelare alcuni caratteri del movimento e delle sue modalità organizzative. Come già anticipato, il movimento è stato principalmente costituito da donne delle classi superiori, le èlites della Regione, in grado di unirsi sulla base di un generale senso di responsabilità sociale. Il movimento ha avuto sin da principio un carattere antisettario, con partecipazione sia cristiana e musulmana. Una simile rappresentazione ha fatto sì che il movimento nazionalista femminile si distinguesse dall’omologo movimento maschile, danneggiato dalle divisioni interne e dalle difficoltà nel raggiungere un livello di rappresentanza generale, dalle dispute settarie e tribali.

Nel 1965, in seno all'OLP, venne istituita l'Unione Generale delle Donne Palestinesi, corpo politico composto da donne delle classi medio-elevate, con forte connotazione nazionalista e ridotta attenzione a tematiche di genere.

11.2 Evoluzione del ruolo della donna palestinese nell’Autorità