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Confronto Narcisismo Vs Empatia nei profili di Facebook

COMUNICAZIONE EMPATICA DEGLI ADOLESCENTI SU FACEBOOK

2.18 L’empatia nel web e su Facebook

2.21.4 Confronto Narcisismo Vs Empatia nei profili di Facebook

Al fine di verificare l’esistenza di una relazione significativa tra narcisismo ed empatia su Facebook è stata condotta una analisi di correlazione punto biseriale di Pearson. Tale analisi ha evidenziato la presenza di una relazione significativa e positiva tra il livello empatico presentato dal profilo Facebook e il profilo narcisistico definito da Carpenter e (r=.28, p<.05) e il Modello Sperimentale (r=.36, p<.01) (Tabella 39) (cfr. Studio 2). In altre parole, i soggetti che presentano tratti di maggior narcisismo, elicitano un numero significativamente maggiore di commenti empatici da parte dei propri amici.

Tabella 39. Correlazioni tra livello empatico del profilo e modelli di narcisismo

Modelli Empatia_Profilo

(Chi_Square)

N di Carpenter .28; p < .005

Modello Sperimentale (Comma+ Fisico + Sesso_A) .36; p < .001

2.22 Conclusioni

I risultati del presente studio offrono interessanti spunti di riflessione riguardo alle dinamiche psicologiche ed emotive che contraddistinguono l’attività di un gruppo di adolescenti su Facebook.

In particolare, il primo obiettivo si proponeva la messa a punto di una metrica valida per la misurazione del livello empatico di un profilo, inteso come il grado di accordo emotivo tra post affettivamente connotati ed i commenti da esso elicitati. In relazione a ciò sono stati individuati dei modelli di metriche robuste che hanno permesso in un secondo tempo di stimare il contenuto emotivo caratteristico dei post e dei relativi commenti pubblicati su Facebook.

Più nel dettaglio, per poter arrivare all’individuazione di tali modelli, è stato necessario una selezione, da parte di giudici esperti, di post che fossero

159 chiaramente connotati da un punto di vista emotivo in senso positivo e negativo e di post che, al contrario, fossero totalmente privi di una qualsivoglia connotazione emotiva. Il confronto tra queste diverse tipologie di post ha fatto emergere una significativa differenza in relazione ad alcuni indicatori quantitativi del livello empatico presente su Facebook. A questo proposito, è emerso infatti come i post emotivamente connotati siano capaci di elicitare una maggior risposta empatica da parte degli amici, espressa in termini di un maggior numero di Mi piace, di commenti e di emoticons rilevati in risposta a tali post rispetto ai post privi di una connotazione emotiva.

Per quanto riguarda le metriche di misurazione del livello emozionale dei post emerge come le categorie di LIWC che meglio consentono di individuare un mood positivo siano i sentimenti e le emozioni positive, termini che fanno riferimento alla propria famiglia ed infine frasi che finiscono con il punto interrogativo.

Non stupisce il fatto che rientrino nel modello due categorie legate all’utilizzo di termini inerenti proprio ai processi affettivi ed emotivi positivi, ovvero i sentimenti e le emozioni positive. Risulta interessante notare come i vocaboli inerenti i membri della famiglia costituiscano una categoria capace di discriminare fortemente i post positivamente connotati. Questo risultato sembra indicare come, nonostante durante l’adolescenza le relazioni con il gruppo dei pari assumono una centralità sempre maggiore, le relazioni con la famiglia nucleare (genitori e fratria) continuino a rivestire una notevole importanza, tanto da risultare un punto di riferimento affettivamente positivo per gli adolescenti.

Le categorie di LIWC che meglio discriminano un mood negativo sono invece le emozioni negative, le parolacce, la rabbia, la tristezza e l’utilizzo dei verbi coniugati al pronome personale “Loro”. Anche in questo caso, non stupisce il fatto che rientrino nel modello categorie legate all’utilizzo di termini inerenti proprio ai processi affettivi ed emotivi negativi, come le emozioni negative, la tristezza e la rabbia. È inoltre interessante sottolineare come l’utilizzo delle parolacce, che in generale risulta piuttosto diffuso nel linguaggio adolescenziale, costituisca una

160 categoria cruciale quando si vuole esprimere un’emozione negativa. Infine il fatto che quando si parla di emozioni negative si utilizzi un maggior numero di verbi coniugati al pronome personale “Loro”, potrebbe indicare la difficoltà degli adolescenti a riconoscere come proprie emozioni così poco desiderabili come quelle legate a sentimenti di tristezza, rabbia o paura che più facilmente vengono invece proiettate sugli altri.

Grazie a questi modelli è stato quindi possibile classificare e analizzare oltre i 14.000 post con relativi commenti. Tra tutti i post analizzati, il 55.2% è risultato emotivamente connotato. Per quanto riguarda invece i set di commenti corrispondenti ai post emotivi, solo il 30.2% è risultato caratterizzato da una connotazione emotiva positiva o negativa.

Una volta selezionato il campione finale dei post, è stato quindi verificato il grado di coerenza tra il mood dei post e quello dei relativi commenti o in altri termini il livello di empatia di ogni profilo Facebook. I risultati hanno evidenziato la presenza, in relazione al campione totale, di una relazione significativa tra mood dei post e mood dei commenti ad essi relativi.

Per quanto riguarda i singoli profili, solo il 16% di questi possono essere considerati ad alto livello empatico in quanto caratterizzati da post e commenti emotivamente coerenti. Nell’84% dei profili ci troviamo invece in presenza di un basso livello empatico tra post e commenti che risultano emotivamente incoerenti. I profili molto empatici sono quindi più rari di quelli meno empatici che rappresentano la maggioranza dei casi.

Il fatto che nella maggioranza dei profili si rilevi un’incoerenza tra il mood dei post e quello dei commenti potrebbe in parte essere dovuto al fatto che spesso in presenza di un post negativo gli adolescenti rispondono con un post positivo, poiché entrare in empatia con un’emozione di tristezza, paura o rabbia può talvolta elicitare un commento positivo finalizzato a sostenere emotivamente un amico in difficoltà. Ad esempio in risposta al post “Non ho parole, solo lacrime. È sempre così. Sono un danno.” molti amici hanno commentato dicendo “Amore”; “Ti meriti di

161 meglio!”, “Ci penso io amore mio”, ovvero utilizzando termini che esprimono tenerezza ed affetto nei confronti del titolare del post.

Il confronto tra queste diverse tipologie di post (positivi e negativi) non ha fatto emergere differenze significative in relazione agli indicatori quantitativi del livello empatico presente su Facebook, quali il numero di Mi piace e di commenti rilevati in risposta a tali post. L’unica differenza significativa riscontrata è relativa alla maggiore probabilità dei post negativi di ricevere un commento negativo.

Il confronto tra post carichi emotivamente e post neutri ha invece fatto registrare differenze significative: i post caratterizzati da un mood affettivo ricevono infatti più “Mi piace”, più commenti e più commenti carichi affettivamente rispetto ai post privi di una connotazione emotiva. Tale dato sembra quindi suggerire come gli amici tendano a dare una risposta significativamente più empatica in presenza di post emotivamente salienti, indipendentemente dal qualità specifica del loro contenuto emotivo sia esso positivo o negativo.

Infine, un ultimo risultato molto interessante è quello relativo alla presenza di una relazione significativa tra il livello empatico del profilo e i tratti di narcisismo del suo titolare. Più in particolare, è stato evidenziato come gli utenti con tratti maggiormente narcisistici siano quelli che hanno il profilo a contenuto più empatico, dove cioè si può riscontrare maggiore coerenza emotiva. Le manifestazioni emozionali di natura sia positiva che negativa di questi soggetti potrebbero quindi essere funzionali al bisogno narcisistico di ricevere attenzioni da parte dei pari (come per esempio ricevere un numero maggiore di Mi piace e commenti). La presenza di una correlazione significativa tra livello empatico del profilo e il Modello di Carpenter e il Modello Sperimentale confermerebbe questa ipotesi.

Il presente studio sembra quindi offrire un significativo contributo per l’approfondimento delle modalità attraverso cui i contenuti emotivi sono presentati e condivisi all’interno di una piattaforma mediatica così potente come Facebook.

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CAPITOLO 3

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE