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Un confronto tra gli studi di caso

Nel documento Il lavoro nella New Economy (pagine 140-146)

IL LAVORO NELLA INTERNET ECONOMY: GLI STUDI DI CASO

7. Un confronto tra gli studi di caso

Di seguito si propone una tavola sinottica delle principali caratteristiche delle aziende internet oggetto degli studi di caso. Gli studi di caso sono raggruppati in base alle cinque specializzazioni funzionali prese in analisi e, per ogni area, vengono sintetizzate le principali caratteristiche in termini di mercato e di organizzazione/regolazione del lavoro.

E-learning Banca Virtuale Editoria on-line E-commerce Web-agency Attività Si tratta di società di servizi.

Attività offerte: consulenza,

magazine o siti di news on line, sezioni informative di famiglie con figli e un buon reddito

Si tratta di società inserite in gruppi più ampi. Hanno per uffici (no open space né telelavoro). Comunicazione in remoto anche tra vicini di scrivania.

Orario di pagati nel caso di picchi di lavoro. (40 per gli operativi, 50 per l’amministrazione), solo gli addetti, per età, sesso e titolo di studio, sono strettamente

Età media inferiore ai 30 anni.

Prevalenza di uomini

Mercato interno del lavoro Passaparola

Contratti di

Turn-over Basso Forte Basso Forte all’interno, ridotto

verso l’esterno. Flessibilità

Bancario e, in pochi casi, del commercio

Giornalisti oppure della grafica.

Commercio Prevalenza commercio e

metalmeccanico

Retribuzione Dipende dalle politiche del

Formazione Prevale la formazione on the job. Formazione specifica solo per sviluppatori e tecnici.

Formazione on the job e corsi su tematiche tradizionali,

Assente Assente Esiste la Federazione

Nazionale della Stampa Italiana, ma i lavoratori iscritti sono in prevalenza provenienti dalla carta stampata.

Assente Presente solo dal 2001 in

poche aziende di grandi per i servizi e i contenuti multimediali di Assinform.

La tabella evidenzia chiaramente alcuni processi comuni a tutte le aziende del settore, indipendentemente dalla specializzazione di mercato.

1. Le aziende che hanno superato la crisi di settore e continuano a operare sul mercato, nonostante i ridimensionamenti di personale e la ri-organizzazione dei processi, sono quelle che hanno integrato un business tradizionale all’on-line puro. Si tratta di aziende internet appartenenti a grandi gruppi con un mercato stabile (es. banche, distribuzione commerciale ecc.), oppure di aziende che propongono il canale tecnologico come uno degli strumenti necessari per raggiungere obiettivi di più ampia portata (es. utilizzo di internet per l’ampliamento e la differenziazione della campagna pubblicitaria; creazione di una intranet all’interno di un programma più ampio di ripensamento dei flussi di comunicazione aziendali ecc.). Per offrire al cliente un servizio integrato, non è necessario che l’azienda internet acquisisca le competenze necessarie per gestire tutto il processo, ma è più funzionale una forte specializzazione aziendale, accompagnata da un processo di integrazione tra aziende che offrono al cliente servizi complementari (sul modello dei tradizionali studi professionali).

2. L’organizzazione del lavoro segue una logica per progetti e le attività non core vengono affidate a società esterne attraverso processi di outsourcing. Questa netta distinzione tra attività centrali e periferiche implica un’analoga segmentazione tra lavoratori centrali e periferici. A partire da questa duplice distinzione tra attività/lavoratori centrali/periferici, è possibile costruire una tipologia contrattuale: i lavoratori centrali che si occupano di attività core vengono prevalentemente assunti con contratto a tempo indeterminato e sono oggetto di attente politiche di retention, mentre alle altre tipologie di lavoratori vengono applicati contratti temporanei.

3. Per quanto riguarda le caratteristiche degli addetti, le start-up internet nate con il boom del 2000 erano composte prevalentemente da uomini, giovani, con elevato titolo di studio. A questa tipologia di lavoratori, nelle aziende internet sopravvissute alla crisi, si affiancano figure tradizionali, con una maggiore anzianità professionale, che si occupano dell’integrazione degli aspetti tecnologici con gli altri processi aziendali.

4. Con lo sboom del settore internet, è entrata in crisi anche la cultura del lavoro caratteristica del settore, con immediate ricadute sull’organizzazione e la regolazione del lavoro: gli open-space sono stati affiancati da uffici; sono stati eliminati gli straordinari; si è ridotto il turn-over; è stata rivalutata l’importanza della formazione; sono scomparse le stock option e i lauti premi di produzione degli anni precedenti. Questo ritorno verso modalità tradizionali di organizzazione del lavoro rappresenta un’ulteriore fase di eccesso di internet:

nel 2000 veniva rifiutato tutto ciò che veniva percepito come old economy, oggi, dopo la crisi di internet, viene rifiutato tutto ciò che ricorda la new economy. Probabilmente, solo una volta raggiunto il break even, queste aziende saranno in grado di valutare quali delle sperimentazioni messe in atto negli ultimi anni siano effettivamente funzionali all’organizzazione e alla regolazione del lavoro.

5. Un ultimo punto critico rappresenta la tutela e la rappresentanza sia delle imprese che dei lavoratori. In questo quadro di continuo mutamento, le organizzazioni tradizionalmente deputate alla rappresentanza degli interessi non sembrano in grado di comprendere e rispondere alle esigenze dei professionisti impegnati nel settore delle nuove tecnologie. Le imprese lamentano l’assenza di un ruolo delle istituzioni nel promuovere le nuove attività produttive e commerciali nate con internet. In particolare, criticano la mancanza di informazioni e di supporti alle piccole imprese per la partecipazione ai bandi di finanziamento delle attività di innovazione tecnologica. D’altro canto, la rappresentanza collettiva dei lavoratori, seppure in aumento negli ultimi mesi, è minoritaria rispetto agli altri settori. A queste critiche, le parti sociali hanno recentemente risposto avanzando dei progetti specifici per il settore, tra cui si segnala la volontà di definire un contratto collettivo nazionale per la net economy. Queste iniziative, però, sono ancora ferme ad uno stadio embrionale e la loro possibilità di successo è strettamente vincolata alla capacità delle parti sociali di dare una risposta collettiva e duratura alle esigenze espresse da questo settore, che si caratterizzano per la loro estrema frammentarietà e variabilità.

Nel documento Il lavoro nella New Economy (pagine 140-146)