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Confronto tra la Cronica de Apolonio o Pantheon (P) e la Confisyón del Amante (CA).

RITORNO A CIRENE: REGNO DI APOLLONIO FINO ALLA MORTE

2.3 Confronto tra la Cronica de Apolonio o Pantheon (P) e la Confisyón del Amante (CA).

La Cronica de Apolonio o Pantheon, opera citata come fonte di riferimento nell’introduzione della Confisyón del Amante, è stata scritta da Goffredo da Viterbo (1125-1192), cappellano e notaio degli imperatori Corrado III, Federico I ed Enrico VI e vescovo di Viterbo dal 1184. Divenne famoso come scrittore grazie alla produzione di una serie di opere di carattere enciclopedico: lo Speculum regum, un’enciclopedia storica versificata dal diluvio universale ai tempi di Pipino, scritta intorno al 1180; poi la Memoria Seculorum, della fine del XII secolo e il Pantheon, composte tra il 1186 e il 1191 con un’alternanza tra prosa e versi, divisa in 33 particulae.56

Il primo riferimento alla storia di Apollonio all’interno della produzione letteraria di Goffredo si trova nella Memoria Seculorum, ma assai più importante, nella diffusione della vicenda in epoca medievale, è il Pantheon, (d’ora in poi P) l’unica opera storiografica a noi pervenuta che trasmetta una redazione della storia di una certa lunghezza, con il titolo Cronica de Apolonio.

La storia del re di Tiro narrata in P, almeno nelle sequenze principali, non si discosta troppo da quella trasmessa da HART (nella versione RC)57 anche se un’analisi dettagliata permette di evidenziare fra i due testi alcune variazioni che, pur non modificando nella sostanza la struttura del racconto, dimostrano l’estremo eclettismo che caratterizza la ricezione di questa vicenda.

La sequenza che in P presenta il maggior numero di modifiche rispetto ad HART è quella incentrata sulla vicenda di Tarsia che, dopo essere sfuggita al tentativo di uccisione progettato da Stranguillione e Dionisia con la complicità di Teofilo, viene dapprima rapita dai pirati e infine condotta in un postribolo a Mitilene. Queste vicende sono sottoposte da Goffredo ad un processo di espansione volto ad offrire un ritratto moralmente edificante non solo del protagonista principale, ma

56 La Cronica de Apolonio è inserita nella particula XVII intitolata Imperium transfertur ad Francos e comprendendo fra l’altro rielaborazioni dell’Epistola Alexandri ad Aristotelem, della Collatio Alexandri cum Dindimo rege Bragmanorum, dell’epistolario fra gli stessi Alessandro e Didimo, e appunto la versificata Cronica de Apolonio composta in terzine costituite da due esametri spesso rimati seguita da un pentametro. La Cronica è edita da Singer (n.6), pp. 150-177. 57 Cfr. Archibald 1991, App. I, p. 185. La redazione RC è basata su un gruppo di manoscritti contenenti elementi delle due principali redazioni dell’opera.

32 anche della sua famiglia. Da questo punto di vista, sembra rilevante l’inserimento in P di un drammatico monologo, assente in tutte le altre redazioni medievali della vicenda, in cui Tarsia implora i pirati che l’hanno rapita di rispettare la sua verginità (stanze 122-125)58:

Dicit eis: «Curate mei misere misereri, / turpi bus obsequiis ne me jubeatis haberi; / sepe meis manibus questus honestus erit». / Me peto vobiscum sub virginitate tueri; / arti bus justis scio justa mereri, / sepe meis manibus questus honestus erit.59

La storia di Apollonio narrata in P ha conosciuto ampia fama, soprattutto anche attraverso uno dei più importanti rifacimenti tardo-medievali delle peripezie del re di Tiro, contenuto all’interno dell’VIII e ultimo libro della Confessio Amantis di John Gower del 1390. Il rapporto tra le due opere è chiaro nei seguenti versi: «Of a Cronique in daies gon, / The which is cleped Pantheon, / In loves cause I rede thus…» [«In una Cronaca dei tempi andati, / che s’intitola Pantheon, / a proposito »], anche se l’autore inglese attinse probabilmente anche da altre versioni della storia di Apollonio, come conferma l’inserimento di alcuni particolari che non trovano riscontro nel testo di Goffredo.

Il contesto storico in cui si svolgono le peripezie di Apollonio è anticipato da Goffredo nell’incipit della sua opera in prosa in cui Goffredo definisce Antioco re seleucide (unico autore a chiamarlo Seleuco):

His temporibus Apollonius, rex Tyri et Sidonis, ab Antiocho junior Seleuco rege, a regno Tyri et Sidonis fugatur: qui navigio fugiens mira pericula patitur, sicut in subsequentibus versifice exponemus. 60

[A quel tempo Apollonio, re di Tiro e di Sidone61, fu cacciato dal suo regno di Tiro e di Sidone, dal re seleucide Antioco il giovane: fuggendo con la nave egli sopportò incredibili pericoli, come sarà raccontato nei versi che seguono.]

58

Cfr. Moretti 2000-2001, pp. 22-23.

59 Cfr. Archibald 1991, App. I, p. 186. Anche nella redazione francese di Vienna la verginità di Tarsia, durante il viaggio verso Mitilene, è insidiata dai Saraceni che arrivano a battersi tra di loro per il possesso della giovane.

60

Cfr. Pittaluga 2004, p. 508.

61 L’aggiunta di Sidone è dovuta a una reminiscenza biblica e questa indicazione la si ritrova anche nel cod. Paris. Lat. 8503, un manoscritto francese del XIV secolo in cui Apollonio è anche chiamato re di Tiro e Sidone; cfr. Meyer 1981.

33 Anche se CA non si discosta in maniera eccessiva da P, almeno per le sequenze principali, si riscontrano delle differenze di tipo qualitativo tra una versione e l’altra.

Sia P che CA iniziano con l’episodio incestuoso ed in entrambi i testi l’azione scellerata non viene descritta con dovizia di particolari,62 anche perché il testo dell’enigma incestuoso è assente in due della tre redazioni della Cronica a noi pervenute.63

L’Apollonio di Goffredo è presentato come un modello di principe saggio e colto: è infatti esperto in diritto, predoctus grammate legis, è un lector, un saggio che sa legere, cioè spiegare come un maestro il senso riposto dei testi, il significato figurale e oscuro dell’enigma (Antiochi regis scelerum problemata legit), pur sapendo di rischiare così di perdere la vita (nam dolet Antiochus patulo problemate lecto, / et parat ut pereat, qui modo lector erat). Apollonio risulta predoctus nelle arti del trivio e predoctior nelle attività ginniche e sportive durante la partita a palla con il re Archestrate, ed è un vero maestro paragonabile ad Orfeo64 nell’ars della musica e del canto.65 E ancora Apollonio si sa mostrare principe generoso quando distribuisce gratuitamente il grano al popolo di Tarso,

62 Cfr. Archibald 1991: «Filia Seleuci regis stat declore / matreque defuncta pater arsit in eius amore: / res habet effectum, pressa puella dolet». Il primo esametro introduce il soggetto della passione del re, il secondo fornisce il contesto in cui matura il progetto di Antioco, il pentametro si riferisce all’azione incestuosa.

63

Nell’edizione C del Pantheon, Goffredo riporta una prima versione del racconto di Apollonio che riprende e rimaneggia nelle redazioni posteriori D ed E. Prima di tutto notiamo che la forma che Goffredo ha dato ala narrazione nella redazione C del Pantheon, è diversa. Egli intitola il suo racconto: De Apollonio rege Tyri et Sidonis et de eius infortuniis ataque fortunis, e lo situa verso la fine delle guerre puniche. Poi riproduce in seguito i tratti principali di HART che però ridimensiona. Così, con meno dettagli della sua fonte, racconta per cominciare come il re Antioco Seleuco s’invaghisce di sua figlia e la costringe a relazioni incestuose. Goffredo sopprime la scena di HART in cui la ragazza confessa alla sua balia l’infamia che ha appena subito e il suo desiderio di morire, e quella in cui la balia spaventata le consiglia di non opporsi alla volontà paterna. L’autore del Pantheon aggiunge che il crimine resta celato, sempre seguendo la sua fonte, e dato che la ragazza è molto bella, non tarda a ricevere proposte di matrimonio da numerosi pretendenti. Allora il re cerca uno stratagemma per trattenere la ragazza con sé ed annuncia che darà in sposa sua figlia solo a colui che sarà in grado di risolvere l’enigma da lui proposto. Quest’ultimo, secondo Goffredo, è affisso alla porta del palazzo reale; cfr. Meyer 1981, pp. 116-119.

64 Nell’HART il paragone era con Apollo; cfr. Pittaluga 2004, p. 507. 65 Cfr. Pittaluga 2004, p. 506.

34 ma anche giudice inflessibile con i malvagi, come fa con il lenone e con Tranquillione e Dionisiade66; o soprattutto sa resistere alla continua sorte avversa. Nella versione HART Apollonio, all’inizio, è semplicemente un princeps civitatis e soltanto alla fine del romanzo apprendiamo che egli è re di Tiro, senza alcuna spiegazione; invece in CA e in P immediatamente si dice che Apollonio è re, probabilmente la concezione antica di princeps civitatis , ovvero l’uomo che ha acquistato attraverso la sua nobiltà e fortuna un posto importante all’interno dello stato, è estranea a Goffredo. Per questo motivo Antenagora, che in HART è rappresentato come princeps civitatis Mytilenae, diviene anche in P e in CA re di Mitilene.67

Possiamo notare che in CA (come anche in HART) Antioco pretende che la soluzione dell’enigma sia errata e concede al giovane una proroga di trenta giorni per meditare, invece Goffredo non menziona il termine concesso ad Apollonio. Un’altra differenza tra queste due versioni si nota quando Apollonio viene avvisato da un abitante di Tarso, Ellenico (in CA Elcano), della minaccia che rappresenta Antioco, ma questo personaggio non compare affatto in P.

In CA non vengono esplicitate in maniera molto diretta le qualità di Apollonio, ad esempio non ci viene detto che è esperto di diritto, ma che conosceva tutte le scienze naturali e altre materie erudite68; ancora nell’attività ginnica è denominato come colui che «en todas las cosas hera muy diestro», e non viene paragonato a nessun dio nell’ars della musica.

Ad un certo punto in HART si racconta che Apollonio, dopo aver subito la perdita di sua moglie e aver lasciato sua figlia a Dionisiade e Stranguillione, non rientra direttamente nel suo paese, ma si dirige verso le regioni lontane d’Egitto. Invece in P e in CA Apollonio non si reca in Egitto, ma in P ad Antiochia e in seguito a Tiro e in CA direttamente a Tiro.

66 Goffredo ha modificato in Tranquilio il nome del personaggio che nella HART era Stranguillio, così come ha modificato in Cleopatra il nome di Archistratis, la moglie di Apollonio. Cfr. Kortekaas (n.6), p. 112.

67 Cfr. Moretti 2000-2001; cfr. Meyer 1981.

68 «Este noble cavallero Apolonyo de todas las çiençias naturals e otras sotilesas sabía asás […]»; cfr. Deyermond 1973, p. 7.

35 Notiamo anche che la scena del bordello ambientata a Mitilene è narrata in forma molto concisa come in CA, e i personaggi corrispondono in maniera alquanto equivalente tra le due versioni.

Dopo quattordici anni, dice la versione HART (non è specificato il lasso di tempo trascorso in CA e in P), Apollonio sbarca a Tarso, dove comunica l’infelicità che l’ha colpito: la morte della moglie, ed apprende la tragica (falsa) notizia della morte della figlia.

Goffredo abbrevia la sua fonte e racconta che il re cade nella più grande disperazione, si rifiuta di rivedere la luce del giorno ed erra in mare, nascosto nel fondo della sua nave, che fa scalo a Mitilene. Antenagora lo scopre e incarica Tarsia di rallegrare il re con il suo canto, secondo quanto riporta P e CA, mentre in HART è tutto più dettagliato. Dunque, la ragazza viene respinta da Apollonio ma alla fine racconta la sua storia e Apollonio la riconosce come sua figlia. Ben presto Apollonio concede Tarsia in sposa ad Antenagora e, secondo P, punisce il lenone facendolo crocifiggere, ma questa parte non appare in CA. Infine notiamo che tra le due versioni è la parte della soluzione finale ancora a differenziarsi: in P Apollonio, ritrovate sua moglie e sua figlia, torna a Cirene nel suo regno e la storia si interrompe bruscamente, invece in CA, c’è il ritorno prima a Tiro (lascia ad Antenagora il suo regno), poi a Tarso per vendicarsi del tradimento e infine a Pentapoli (Cirene) con sua moglie.

L’ultima parte di CA, inoltre, è seguita da dei versi con intento didattico- moraleggiante espressi in prima persona, probabilmente dall’autore stesso (una parte non presente neanche nelle altre versioni analizzate).69 L’atteggiamento del traduttore castigliano della CA sembra quello dell’anonimo autore del Libro de Apolonio, dove l’alto indice di cristianizzazione che attraversa tutto il poema, notevole esponente del mester de clerecía, a partire dall’invocazione a Dio e a Santa Maria, costituisce una delle cifre più evidenti dell’originalità dell’opera castigliana rispetto ad HART, ma anche GR e Pantheon.

69

«Por esto, fijo mío, puedes bien entender quánto es bueno amar bien o mal, e qué cosa es amor bueno o no, e el amor qué es un buena manera o no, e cómmo el gualardón dello solamente proçede del buen servyçio; que aunque fortuna no sea en sy estable, ella a las veses es favorable a quello que son en amor verdaderos. […]»; cfr. Deyermond 1973, p. 81.

36 Secondo Lucienne Meyer, Goffredo non ha reso il colore antico della sua fonte ossia della versione HART e quindi avrebbe cristianizzato il suo racconto, perché ogni qualvolta la sua fonte presenti un aspetto latino, egli lo scarta. Il racconto di Goffredo non ha né colore antico, né colore medievale, esso è senza data.70

P sembra costituire il prodotto finale di una doppia operazione: da un lato, un processo di selezione operato dall’autore sul piano tematico, dall’altro, un continuo intervento sul piano ambientale, per eliminare gli elementi più difficili da accettare. Come nella Memoria Seculorum, si insiste sul valore didattico- edificante o moraleggiante della storia di Apollonio ed è quindi chiara la cautela di Goffredo nel narrare parti scabrose.

I rapporti strutturali possono essere così sintetizzati:

CRONICA DE APOLONIO CONFISYÓN DEL AMANTE

ANTEFATTO: ANTEFATTO:

EPISODIO INCESTUOSO EPISODIO INCESTUOSO

ENIGMA E SUA SOLUZIONE ENIGMA E SUA SOLUZIONE

VENDETTA DI ANTIOCO VENDETTA DI ANTIOCO

MATRIMONIO: MATRIMONIO:

NAUFRAGIO PRESSO CIRENE (INCONTRO COL PESCATORE)

NAUFRAGIO (NON SPECIFICATO IL LUOGO) E INCONTRO COL PESCATORE

INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE

BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI CIRENE (LIRA) E DI APOLLONIO (LIRA-CANTO-DANZA)

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI PENTAPOLÍ CON L’ARPA E DI APOLLONIO

MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI CIRENE MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI PENTAPOLI 70 Cfr. Meyer 1981, p. 146.

37

OSTACOLI: OSTACOLI:

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO PERIPEZIE DI TARSIA PRIMA A TARSO POI A

MITILENE

PERIPEZIE DI TARSIA PRIMA A TARSO POI A MITILENE

RITROVAMENTO: RITROVAMENTO:

APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE

APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO

SOLUZIONE FINALE: SOLUZIONE FINALE:

RITORNO A CIRENE: REGNO DI APOLLONIO (LA