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RITORNO A CIRENE: REGNO DI APOLLONIO (LA STORIA SI INTERROMPE BRUSCAMENTE CON IL

3.2 Osservazioni conclusive sulla CA

Gli schemi enucleati presentano forti affinità tra la CA e le altre versioni già citate, in particolare con P, che a sua volta è stata fonte di importanti rifacimenti tardo- medievali delle peripezie del re di Tiro. Il rapporto tra la Confessio Amantis di Gower e il Pantheon è esplicitato dallo stesso Gower ai vv. 271-273, «Of a Cronique in daies gon, / The which is crepe Pantheon, / In loves cause I rede thus…» [«In una Cronaca dei tempi andati, / che s’intitola Pantheon, / a proposito dell’amore ho letto questo…»]101, anche se l’autore inglese attinse probabilmente da altre versioni, come conferma l’inserimento nel suo lavoro di alcuni particolari che non trovano riscontro nel testo del viterbese. Difatti l’editore del poeta inglese, Macaulay, pensa che Gower utilizzò un testo latino in prosa risalente all’XI secolo, appartenente, secondo Klebs, alla redazione RC di HART.

In generale, la storia di Apollonio contenuta nella traduzione spagnola della CA, che la rubrica descrive come vicenda in cui si scontrano amore e ragione, presenta, rispetto alla sua fonte, una tendenza alla cristianizzazione, evidente fin dall’iniziale richiesta di aiuto a Dio affinché Apollonio possa risolvere l’enigma incestuoso proposto da Antioco.

L’atteggiamento del traduttore castigliano potrebbe risentire di quello dell’anonimo autore del Libro de Apolonio, dove la cristianizzazione raggiunge il suo livello più alto in quanto notevole esponente del mester de clerecía duecentesco 102, anche se, inspiegabilmente, a volte non mancano dei brevi riferimenti agli dei della cultura pagana come Nettuno e Diana. La stessa moglie di Apollonio diventa sacerdotessa nel tempio di Diana e durante le tempeste diverse volte si fa riferimento al dio Nettuno. Inoltre si può notare ed evidenziare come risulta accresciuto il ruolo operato dalla Fortuna o Sorte rispetto all’elemento cristiano, anche se non manca un explicit moraleggiante che contrappone l’integrità e l’onestà di Apollonio rispetto alla malvagità di Antioco. L’espressione sepe rotatum /volvis Apollonium rinvia al motivo della “ruota della Fortuna”, tema ricorrente nell’ “Elegia” di Enrico da Settimello in cui la Fortuna

101 Cfr. Archibald 1991. 102 Cfr. Alvar 1984.

51 gioca un ruolo centrale.103 È un motivo antico presente anche in Cicerone, Tibullo, Ammiano Marcellino che Enrico deriva dal suo grande modello, la “Consolatio” di Boezio. Enrico da Settimello tende a porre in primo piano l’instabilità della condizione umana in balìa dei capricci della sorte: una lettura che si colloca nel contesto del libro II dell’ “Elegia”, ma che trova scarsa giustificazione nel testo di HART. Qui infatti non solo il tema della Fortuna non risulta quasi mai esplicitato, ma anche il motivo della “ruota della Fortuna” è assente.

Quindi, secondo Stefano Pittaluga, si può avanzare l’ipotesi che nell’Apollonio sepe rotatus di Enrico da Settimello si debba individuare non il testo di HART, ma quello del Pantheon, a cui si è ispirato il testo della CA.104 Ciò che lega l’ “Elegia” di Enrico a P è la centralità del problema insolubile che l’intellettuale (Apollonio) si pone di fronte all’impenetrabilità e alla volubilità della Fortuna, del destino e i riferimenti alla Fortuna, alla ruota della Fortuna e al fato ritornano di continuo, così come accade nella Confysión del Amante.105 Il perpetuo moto circolare della ruota della Fortuna, dopo i tempi della sofferenza, restituisce ad Apollonio i tempi della ricompensa, e mentre punisce i malvagi e premia i buoni.

La “Consolatio” di Boezio, che è in buona parte giocata sull’alternativa tra volubilità della fortuna e consolazione filosofica, è il modello cui fa riferimento l’Elegia di Enrico da Settimello, tema che nella “Consolatio” sarà destinato ad assumere il ruolo di modello esemplare. Dopo Boezio il tema della ruota nella tradizione medievale tende a rarefarsi per poi riaffiorare nel XII secolo.106

103

L’accenno alle infelici vicende di Apollonio lo ritroviamo nell’ “Elegia” di Enrico da Settimello che a sua volta potrebbe derivare da una lettura diretta dell’Historia Apollonii Regis Tyri (HART); cfr. Pittaluga 2004, pp. 504-506.

104 Ivi.

105 In riferimento a questo riporto di seguito alcune parti dove possiamo notare la presenza della Fortuna nel suddetto testo: «Fortuna syenpre es mudable y no puede estar queda, que una ves está alta e otra baxa, mucca veses derecha e otras acostada, e a las veses llena de plaser e otras llena de pesar e enojo, segunt por la estoria adelante caramente te será demostrado.[…]Mas fortuna queriendo usar de su acostumbrada manera, quiso mostrar que quería ser contraria a este nuevo príncipe. Cap. CCCXXVIII», «Mas aquella fortuna que lo guardò de muerte en su mayor desesperança, súpitamente le enbió otro acorro. Cap. CCCXXIX»; Deyermond 1973, p. 17. 106 Cfr. Pittaluga 2004, pp. 508-510.

52 Altri punti su cui possiamo soffermarci, dal punto di vista narrativo, sono ad esempio: l’attenta e dettagliata descrizione delle traversate in mare di Apollonio come anche la descrizione delle tempeste che pervadono tutta l’opera:

«E yendo así por su camyno, no tardó mucho que començó de escureçer e creçer la tormenta tan fuera de rrasón que con fuerça de áncoras fuertes no avían poder de rretener el navyo un punto que por la grant tenpestad non se quebrantase. […] Cap. CCCXXVIII»107 .

L’importanza del mare che, è il principale collaboratore del destino e delle burrasche nella cultura greca, è notevole nel testo della HART e continua anche nella versione della Confisyón del Amante.

Maxwell S. Luria afferma che nella letteratura classica la tempesta assume tre tipi di significati differenti: l’instabilità della vita, la tentazione, e il principio metafisico di ciò che è materiale; nella letteratura medievale, invece, assume un valore simbolico.108 Secondo Antonio M. Scarcella, il mare nella tradizione ellenistica viene interpretato con un significato ambivalente: può essere dannosa però allo stesso tempo favorevole. Questa ambiguità riflette anche l’ambiguità della condizione umana: le tempeste cessano dopo che Apollonio si incontra con sua figlia Tarsia a Mitilene, e poco dopo un angelo gli appare in sogno dicendogli di cambiare rotta. Se si vuole notare la presenza cristiana nel testo si può affermare che il mare e le tempeste non sono qualcosa di arbitrario, ma rispondono alla volontà di Dio.109 Le burrasche nella tradizione ellenistica sono il correlativo oggettivo delle emozioni contrastanti, ma che nel significato cristiano si riferiscono alla vita terrena vista come esilio in una patria autentica.

Inoltre, si può notare la mancata presenza degli indovinelli proposti da Tarsia ad Apollonio per sollevarlo dalle sue pene, molto presenti nei modelli latini e che avevano in effetti la funzione di ricordare l’enigma iniziale (quello di Antioco), determinando così una sorta di struttura circolare, chiusa e bilanciando al contempo l’atrocità della scoperta iniziale (l’incesto) con una rivelazione finale mai abbastanza lieta.

107 Cfr. Deyermond 1973, p. 17. 108

Cfr. Deyermond 1989.

109 «[…] e como fue de mañana fiso amaynar y lançar las áncoras. E estando asy, acabó de poco el viento que antes era contrario, súpitamente se tornó para donde ellos avían de venyr. Cap. CCCXLIV»; cfr. Deyermond 1973, p. 69.

53 Non trova inoltre corrispondenza nelle altre versioni quella descrizione attenta e dettagliata dello stato d’animo dei protagonisti in CA, che sottolinea la sofferenza, la rabbia, la malinconia, la tristezza che quest’ultimi provano durante le loro peripezie.110 Viceversa non riscontriamo in CA una descrizione dettagliata degli ostacoli tra Apollonio e la moglie e Apollonio e sua figlia Tarsia.

Uno dei motivi fondamentali è il dolore del re, una malinconia dai tratti negativi, ed è regressiva e selvaggia, poiché fa dimenticare regalità e cortesia.

La storia di Apollonio di Tiro presenta una tristezza senza fine come reazione alle perdite subite, il raffreddamento interiore, il silenzio e l’isolamento, la concentrazione e il desiderio di morte, lati importanti della figura di Apollonio, che si mantengono invariati nelle numerose versioni.111

Procedendo con l’analisi contrastiva, non riscontriamo in CA una presenza continua del discorso diretto nella scena del ritrovamento tra Tarsia e Apollonio, ma prevalenza di quello indiretto.

Inoltre, non è presente Antenagora quando dovrebbe apparire nella scena dell’asta di Tarsia e nelle scene ambientate nel bordello; infine notiamo come Apollonio sia meno aggressivo nei confronti della figlia quando si incontrano a Mitilene.

Di seguito è riportato lo schema delle sequenze narrative relative a CA:

ANTEFATTO:

1. EPISODIO INCESTUOSO