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Sulla tradizione ibero-romanza dell'Apollonio di Tiro: la Confisyon del Amante di Juan de Cuenca. Introduzione e traduzione italiana.

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PREMESSA

La grande fortuna che la storia di Apollonio, leggendario re di Tiro, ebbe nel corso del Medioevo (e non solo) si deve anche all’intrecciarsi di varie tematiche (da quella del viaggio a quella amorosa) e al susseguirsi di avventure, enigmi ed agnizioni. La tradizione sia latina che volgare ci riserva un gran numero di versioni, rielaborazioni e traduzioni.1

Il seguente elaborato si pone lo scopo di effettuare un confronto puntuale a livello, rispettivamente, testuale e dei contenuti narrativi, tra la versione della storia di Apollonio contenuta nella Confisyón del Amante e le principali versioni mediolatine (Historia Apollonii Regis Tyri, Gesta Romanorum, Cronica de Apolonio o Pantheon) che possono essere considerate a vario titolo modelli di quelle castigliane.

Il testo a cui farò principalmente riferimento è la Confisyón del Amante, edito da Alan Deyermond, di Juan de Cuenca. Quest’ultimo è la versione castigliana della Confessio Amantis, opera scritta in inglese da John Gower2 intorno al 1393. Il suddetto testo ha una elaborata tradizione in quanto venne tradotto, dapprima in portoghese intorno al 1415 da Robert Payn e poi in castigliano, intorno al 1454,

1 Sulla tradizione manoscritta e a stampa di Apollonio di Tiro cfr. in generale Kortekaas 1984, Archibald 1990, Moretti 2000-2001.

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John Gower (1325? – 1408) è, in un certo senso, l’espressione più alta della base e della norma delle letteratura trecentesca, poeta legato alla corte e amico di Chaucer. Oltre che della Confessio Amantis, Gower è autore di due opere importanti: il Mirour de l’Omme (o Speculum Meditantis) e la Vox Clamantis, il primo in francese e il secondo in latino. L’uso del francese e del latino nelle sue opere ha un preciso valore d’impegno culturale: è una manifestazione dell’organicità di un intellettuale europeo. Il Mirour si occupa dei sette peccati capitali e delle sette virtù in maniera narrativa, dando al trattato una trama basata sull’artificio principale della personificazione. Difatti la Vox Clamantis riprende, in parte i temi del Mirour, dando loro un deciso impulso profetico-politico addossando la colpa non alla Fortuna, ma all’uomo che è responsabile dei suoi mali. Invece la Confessio Amantis è una via di mezzo tra le due opere precedenti e questo lo afferma l’autore stesso nei primi versi: «Andrò per la via di mezzo e scriverò un libro un po’ per piacere e un po’ per istruire, sicchè tra l’uno e l’altro quello che scrivo piaccia a qualcuno. E siccome pochi compongono in inglese, vorrei fare un libro per l’Inghilterra. […]». Il compromesso tematico è quindi tra l’amore e la scienza, il sapere, l’erudizione: e, significativamente, si esprime in inglese. Inoltre, la costruzione narrativa della Confessio è basata sull’artifizio della confessione. Abbiamo un personaggio, narratore in prima persona –l’amante- che prega Venere di alleviargli il dolore provocato dalle saette di Cupido; e Venere, prima di soddisfarlo, esige che egli renda piena confessione al proprio sacerdote, Genius. Genius esamina i sette peccati capitali, raccontando storie esemplari. Con quest’opera Gower offre spunto di riflessione sulla situazione storico-politica del suo tempo, difatti, nella Confessio c’è lo sforzo di costruire una visione storica. Cfr. Boitani 1991, pp. 86-98.

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2 da Juan de Cuenca. Nel libro VIII della Confisyón del Amante castigliana si narra la storia di Apollonio di Tiro secondo il modello della Historia Apollonii Regis Tyri (d’ora in poi HART) anche se Gower assicurava che l’inizio del racconto provenisse dal Pantheon di Goffredo da Viterbo. Il manoscritto della Confisyón del Amante è conservato a Madrid nella Real Biblioteca de El Escorial (g.II.19).3 Per quanto riguarda la Historia Apollonii Regis Tyri, testo in prosa latina anonimo databile intorno alla seconda metà del IX secolo e pervenutoci attraverso più di cento manoscritti,4 si è addirittura pensato ad una fonte greca antecedente che sarebbe provato dal ritrovamenti di due frammenti papiracei risalenti al III secolo d. C. si tratta quindi del testo da cui si originano tutti gli altri.

La ragione dell’inclusione dell’Apollonio di Tiro in Gesta Romanorum, una raccolta di racconti esemplari compilata probabilmente in Inghilterra nel XIV secolo, va ricercata nell’ottica cristiana abbastanza evidente e che già si intravede dal sottotitolo (De tribulacione temporali, quae in gaudio sempiternum postremo commutabitur)5, ed è ciò che la distingue prevalentemente da HART.

Numerosi rifacimenti e traduzioni della raccolta Gesta Romanorum in diverse lingue romanze hanno contribuito alla diffusione della storia di Apollonio tanto in area francese (Le violier des histoires romaines), che spagnola (incunabolo di Saragozza, Patraña Oncena).6

Per quanto riguarda la struttura dell’elaborato, si parte da informazioni essenziali sul manoscritto della CA e da una analisi strutturale e narrativa del modello fondamentale di ogni “Apollonio”, cioè HART.

Si prosegue poi con il confronto analitico tra CA e le varie versioni mediolatine, considerando anche altri riferimenti, ad esempio, l’incunabolo di Saragozza e il Libro de Apolonio del mester de clerecía in versi alessandrini, appartenente alla metà del XIII secolo, che pure testimoniano il duraturo influsso dei modelli mediolatini in area ispanica.

3 Cfr. Faccon 2006-2007. 4

Sulle due redazioni principali di HART pervenuteci si è soffermato Kortekaas 1984, pp. 9-10. Cfr., inoltre, Moretti 2000-2001.

5 Cfr. Kortekaas 1990, pp. 116-117. 6 Cfr. Pioletti 1995 (Atti), Archibald 1990.

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3 Infine, la tesi comprende la traduzione italiana dei capitoli della CA dedicati ad Apollonio (Libro VIII, cap. CCCXXIII- CCCXLVIII) dell’edizione Deyermond con relative note esplicative.

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INTRODUZIONE

1.1 Il manoscritto castigliano della Confisyón del Amante (Madrid, El Escorial, g.II.19)

La Confisyón del Amante è la versione castigliana della Confessio Amantis, opera scritta in inglese da John Gower intorno al 1393. Il suddetto testo venne tradotto in portoghese intorno al 1415 da Robert Payn o Ruperto Payno, canonico della cattedrale di Lisbona e nativo inglese, il quale si era trasferito a Lisbona per far parte della corte di Filippa Lancaster, sposata con Joao I nel 1386.

All’inizio del XV secolo la versione portoghese del testo inglese era stata ceduta a Costanza Lancaster e a sua volta tradotta in castigliano intorno al 1454 da Juan de Cuenca.

Nel libro VIII della Confisyón del Amante castigliana si narra la storia di Apollonio di Tiro secondo il modello della HART, anche se Gower assicurava che l’incipit del racconto provenisse dal Pantheon di Goffredo da Viterbo7

.

Secondo Manuel Alvar, la Confessio Amantis è un libro che appartiene alla tradizione che inaugura Boezio con Consolatio Philosophiae e che in Inghilterra raggiunse il massimo prestigio con il Book of the Duchess di Chaucer, amico devoto di Gower.8

La tradizione iberica della Confessio Amantis è quindi attestata da due diversi manoscritti: rispettivamente da un manoscritto cartaceo in lingua portoghese, inizialmente andato perduto ma ritrovato9; e il manoscritto castigliano conservato a Madrid nella Real Biblioteca de El Escorial (g.II.19), copia mutila di un originale perduto, e riconducibile alla seconda metà del XV secolo, che è anche caratterizzato da lacune testuali ed extratestuali tra la fine del XVII capitolo e del XXVI.

Il primo riferimento al contenuto del manoscritto escurialense della Confessio Amantis si trova nell’Inventario de la Real Biblioteca del Monasterio de San Lorenzo el Real de El Escorial del 1576 e la prima catalogazione analitica, invece,

7 Cfr. Deyermond 1973, op. cit., «Cuéntase en una corónica antigua que es llamada Pantéon». 8 Cfr. Alvar 1976, voll. III.

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5 risale all’inizio del XX secolo e costituisce, ad oggi, l’unico documento disponibile per poter conoscere le caratteristiche del manoscritto escurialense.10 Il testimone della Confessio castigliana giunse presso la biblioteca de El Escorial esattamente quando venne fondata e cioè nel 1565, biblioteca voluta da Filippo II di Spagna con lo scopo di istituire una Libreria Nazionale. Il monarca donò inizialmente quarantadue volumi appartenuti alla sua collezione privata ed il numero aumentò sempre più nei decenni successivi fino a raggiungere, nel 1576, il numero di quattromila volumi, di diversa provenienza, anche se appartenuti a Filippo II.

Purtroppo, la lista dei manoscritti e delle edizioni a stampa donati al re andò perduta nell’incendio del 1671. Nonostante ciò, è noto che fino a marzo del 1567 non giunsero alla Real Biblioteca libri da collezioni private.

Dal giugno dello stesso anno cominciarono ad arrivare i volumi del Vescovo di Osma, dell’Arcivescovo di Valencia, oltre che dalla Francia, Fiandre, Roma e Venezia.

Il manoscritto della Confisyón del Amante (g.II.19) fu catalogato nell’Inventario del 1576, la cui ultima donazione citata corrisponde a quella di Hurtado de Mendoza. La successiva, di D. Jorge de Beteta, sarebbe avvenuta nel 1577. Quindi il suddetto manoscritto costituisce una delle prime acquisizioni del monastero escurialense, avvenuta prima del 1576.

Dal momento dell’introduzione nella Penisola iberica della materia goweriana della Confessio Amantis, della sua traduzione in castigliano, della stesura dell’unica copia conosciuta e della consegna della stessa presso la biblioteca trascorse circa un secolo e si susseguirono otto generazioni reali e cambi dinastici: Enrico III di Trastamara, la reggenza di Caterina di Castiglia e di Fernando di Antequera, Giovanni II di Trastamara, Enrico IV, i Re Cattolici, Filippo d’Asburgo, Carlo I d’Asburgo e Filippo II.11

La Confisyón del Amante non comparve in nessun inventario ufficiale prima del 1576. Il manoscritto castigliano non fece parte dei libri ereditati dalla regina Isabella I e nemmeno il testimone portoghese. Quindi, è possibile che provenisse da una collezione privata.

10 Cfr. Faccon 2011, pp. 366-368. 11 Ibidem, p. 373.

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6 Per quanto riguarda il testo in portoghese, per lungo tempo creduto perduto ma, successivamente, ritrovato e attestatoci dalla copia manoscritta Madrid, Real Biblioteca, II-3088, messo a confronto con il manoscritto escurialense, ci permette di stabilire quali siano i rapporti di filiazione tra i due testimoni superstiti di una tradizione, che si pensa sia più ampia, e di colmare le lacune testuali che caratterizzano la copia del manoscritto castigliano, in particolare quella che si protrae per dieci capitoli nel Libro IV.

Difatti M. Faccon12 attesta che la Confisyón del amante presenta una lacuna di nove capitoli con i corrispondenti “enxenplos”, oltre ad annullare parte di un decimo capitolo.

Il testo castigliano non include ad esempio, gli exempla sulla pigrizia di Ulisse, sulla prodezza di Protesilao e di Saul, l’episodio di Achille con il Centauro, di Ercole e Deianira, e ancora l’avventura di Enea contro il re Turno.13

Dunque possiamo dedurre che il manoscritto escurialense è il prodotto di un’attenta ricomposizione e copiatura di un probabile precedente manoscritto deteriorato.14

L’esemplare in lingua portoghese, catalogato ora con la segnatura Madrid, Real Biblioteca, II-3088, probabilmente giunse presso la corte castigliana nella prima metà del Quattrocento dove fu in parte ricopiato, arricchito ed integrato con un indice dei capitoli in lingua castigliana. Non bisogna, quindi, sottovalutare il fatto che i due manoscritti si conservarono nell’ambito dello stesso circolo letterario per un periodo piuttosto lungo, esercitando una significativa mutua influenza e suscitando un certo interesse per la materia.

Fino ad ora, lo studio più importante effettuato sulla Confisyón del Amante (tra le varie questioni, la data della traduzione e le varie modifiche testuali) è stato fatto dall’americano R.W. Hamm.15

Questo studio è stato fatto sottoponendo ad un

12 Cfr. Faccon 2011, p. 374. 13

Cfr. Cortijo Ocaña 2005. 14

Però non è da scartare l’ipotesi che durante una delle prime rilegature siano stati assemblati fascicoli provenienti da manoscritti diversi della stessa tradizione; cfr. Faccon 2006-2007, p. 369. 15 La prima edizione della CA è stata pubblicata in Germania nel 1909, edizione che presentava errori e realizzata da Hermann Knust che, purtroppo morì prima di terminare il suo lavoro. Successivamente, l’ispanista Adolf Birch-Hirschfeld decise di continuare il lavoro del suo predecessore con risultati non del tutto soddisfacenti. Inoltre gli errori trovati non erano stati fatti solo a causa di una cattiva trascrizione ma erano stati causati anche da una mancata padronanza del castigliano medievale; cfr. Santano Moreno 1990, pp. 13-15.

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7 analitico confronto la versione castigliana e l’opera originale, cioè quella di Gower. Questo tipo di analisi secondo Santano Moreno, ha permesso di scartare l’ipotesi di alcuni critici, ossia che Juan de Cuenca prese come punto di riferimento la traduzione portoghese,16 cioè quella fatta da Robert Payn, dall’inglese, che ha dato luogo al suddetto manoscritto portoghese.

Inoltre, si può notare come i rapporti tra il manoscritto portoghese e quello castigliano, ambedue importanti testimoni romanzi della Confessio di Gower, devono ancora essere precisati in futuri studi.

Modernamente il testo castigliano ha avuto tre edizioni, a cura di Birch-Hirschfeld, di Elena Alvar (e Manuel Alvar) e infine di Alan Deyermond al quale ho fatto riferimento in questo mio lavoro.17

16 Ivi: Nella sua introduzione spiega che il lavoro fatto da Hamm avvallerebbe la teoria che la versione castigliana non sia stata tradotta dalla versione portoghese di Robert Payn anche se la presenza di lusismi fanno pensare alla presenza di questa traduzione. L’analisi testuale della traduzione castigliana ha dimostrato che le modifiche presenti nel testo castigliano, tuttavia non devono essere attribuite necessariamente al modello di Robert Payn.

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1.2 Il modello latino di CA: la HART

1.2.1 Struttura

La trama narrativa dell’Apollonio di Tiro contenuto nella Confisyón del Amante può essere suddivisa in cinque sequenze principali che non differiscono dalle corrispondenti versioni della Cronica de Apollonio (Pantheon), HART e GR:

1. ANTEFATTO:

a) EPISODIO INCESTUOSO: Antioco, potente sovrano di Antiochia, dopo la

morte della moglie, si lega incestuosamente con la figlia, fanciulla di straordinaria bellezza.

b) ENIGMA E SUA SOLUZIONE: Per mantenerla legata a sé, il re emette un

bando in cui proclama che chiunque risolverà un enigma da lui proposto, potrà sposare sua figlia ed avere in premio il regno di Antiochia. Accorrono molti pretendenti, ma tutti finiscono per essere decapitati. All’improvviso arriva anche Apollonio, principe di Tiro, il quale, facendo ricorso a tutta la sua saggezza e sapienza e alle sue abilità, riesce a venire a capo dell’enigma svelando la relazione incestuosa.

c) VENDETTA DI ANTIOCO: Antioco tuttavia, che non intende mantenere la

promessa, respinge la risposta di Apollonio e gli concede trenta giorni di tempo per trovare l’esatta soluzione. Il giovane, consapevole del pericolo che incombe su di lui, decide di tornare a Tiro dove Antioco invia Taliarco, un suo seguace di fiducia, con l’ordine di ucciderlo. Apollonio fugge di notte da Tiro e approda a Tarso, città afflitta da una terribile carestia che soccorre con il carico di grano imbarcato al momento della fuga: in segno di riconoscenza, i tarsiani onorano Apollonio con una statua di bronzo che viene collocata nella piazza della città. Nel frattempo Taliarco, giunto a Tiro, viene a conoscenza dai cittadini della scomparsa di Apollonio che ha fatto sprofondare la città in un dolorante lutto. Antioco decide di emettere un bando di cattura a danno di Apollonio, il quale informato da Elanico, suo suddito fedele, della minaccia che incombe sul suo capo, decide di ripartire e di recarsi verso Pentapoli.

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9 2. MATRIMONIO:

a) INCONTRO APOLLONIO-PESCATORE: Durante la navigazione, la nave su cui Apollonio viaggia è colpita da una violenta tempesta in cui perdono la vita i membri dell’equipaggio tranne Apollonio che viene trasportato dalle onde su una spiaggia, dove viene soccorso da un povero pescatore, che divide con lui parte dei suoi vestiti e gli indica la strada verso la città di Pentapoli.

b) INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE: Apollonio arriva a Pentapoli e viene a conoscenza dalla gente del posto di un gioco tipico della zona. Era lì presente il re Archestrate, sovrano della città, che rimase alquanto impressionato dalle abilità di Apollonio mostrata nel gioco a tal punto da invitarlo a cena presso la sua reggia.

c) BANCHETTO ALLA CORTE DI ARTESTRACHE: Apollonio in questo

banchetto mostrava un volto alquanto triste e afflitto a tal punto da indurre la figlia del re a farsi raccontare la propria storia. Dopo aver stupito tutti i commensali con una straordinaria esibizione nella danza, nella musica e nel canto, Apollonio ottiene l’incarico di precettore della principessa.

d) MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI PENTAPOLI: Poco tempo dopo la fanciulla si innamora del suo maestro e si ammala gravemente: nessun medico riesce a scoprire la causa della sua malattia. Un giorno, mentre sta passeggiando con Apollonio, Archestrate viene avvicinato da tre pretendenti che chiedono in sposa la principessa. Il re ordina ai tre pretendenti di scrivere su una lettera i loro nomi e l’entità della loro dote con il proposito di recapitarli alla figlia perché possa scegliere uno di loro. La ragazza, dispiaciuta di non aver trovato il nome di Apollonio su questi tre messaggi, scrive a sua volta una lettera al padre in cui rivela il motivo della sua malattia e la volontà di voler sposare Apollonio. Il sovrano, allontanati i tre pretendenti della figlia, acconsente alle nozze tra la giovane e Apollonio.

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a) OSTACOLI RELATIVI ALLA MOGLIE DI APOLLONIO: Poco tempo dopo le nozze, approda a Pentapoli una nave che chiede ad Apollonio di rientrare a Tiro, il suo regno, visto che oramai Antioco e sua figlia erano morti avendo ricevuto la loro punizione divina. Apollonio intraprende il viaggio di ritorno verso Tiro con sua moglie in attesa. Nel corso del viaggio, arriva una nuova tempesta, durante la quale la sposa di Apollonio partorisce una bambina. In seguito alle sofferenze patite durante il parto la donna cade in uno stato di morte apparente e Apollonio, nonostante le sue resistenze, è costretto dai superstiziosi marinai della nave ad abbandonarla in mare all’interno di una cassa. La bara, magnificamente adorna, è trasportata dalle onde sulla spiaggia di Efeso, dove la donna viene riportata in vita da un medico e poi accolta come sacerdotessa nel tempio di Diana.

b) OSTACOLI RELATIVI A TARSIA: Apollonio intanto, prosegue il suo viaggio e approda a Tarso dove affida la figlia Tarsia ai due coniugi Stranguillione e Dionisiade e parte per Tiro. Tarsia cresce in bellezza e abilità nelle arti liberali. La matrigna, invidiosa della bellezza della giovane, che fa sfigurare la propria figlia, ordina ad una schiavo, Teofilo, di uccidere Tarsia. Tuttavia, lo schiavo esita nel portare a termine il proprio incarico e prima che si compia il destino della fanciulla, arrivano dal mare dei pirati che la rapiscono e la conducono a Mitilene, dove viene venduta come schiava ad un lenone. Tarsia però, con una serie di espedienti riesce a conservare la propria verginità, risarcendo il lenone del mancato guadagno con pubbliche esibizioni di musica e di eloquenza, fino a quando l’incontro con il padre sarà l’occasione per riacquistare la libertà.

4. RITROVAMENTO:

a) APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE: Apollonio, ritornato a Tarso dopo quattordici anni, apprende da Stranguillione e Dionisiade la falsa notizia della morte della figlia. Addolorato e sconvolto decide di tornare a Tiro, ma una tempesta spinge la sua nave sulle coste di Mitilene, dove si stanno celebrando dei giochi solenni in onore di Nettuno. Apollonio

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11 comanda ai suoi servi di allestire un banchetto per celebrare questa ricorrenza, ma decide di non prendervi parte ritirandosi sotto la coperta della nave, immerso in una profonda malinconia. Trovandosi lì Atenagora apprende dai marinai del dolore del loro signore. Ritenendo che solo la bellezza e la sapienza di Tarsia siano in grado di far cambiare il proposito di morte del disperato Apollonio, Atenagora manda a chiamare la ragazza per recargli conforto. Invano Tarsia cerca di distrarre Apollonio finché, infastidita dalla reazione sgarbata dell’uomo, gli racconta la sua triste storia. Padre e figlia si ricongiungono: dopo aver punito il lenone che teneva schiava Tarsia, Apollonio concede la figlia in sposa ad Atenagora.

b) APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO: Celebrate le nozze tra

Tarsia e Atenagora, Apollonio decide di tornare in patria portando con sé la figlia e il genero; durante la navigazione gli appare in sogno un angelo che lo esorta a recarsi ad Efeso presso il tempio di Diana, per raccontare le proprie peripezie. Giunto davanti alla sacerdotessa del tempio Apollonio comincia il racconto della sua storia, ma ancor prima di concluderlo viene riconosciuto dalla moglie e finalmente la famiglia si riunisce.

5. SOLUZIONE FINALE:

a) RITORNO AD ANTIOCHIA: Apollonio si reca ad Antiochia per prendere possesso del regno di Antioco che cede al genero.

b) RITORNO A TARSO: Apollonio passa poi a Tarso dove punisce i due coniugi malvagi e premia i buoni.

c) RITORNO A CIRENE: Il principe di Tiro, infine, ritorna a Cirene dove il re

Archestrate, in età avanzata, muore poco dopo lasciando in eredità metà del suo regno ad Apollonio e metà alla figlia. Dopo aver ricompensato quanti lo avevano aiutato nel corso delle sue peripezie, come il pescatore che lo aveva soccorso naufrago sulla riva di Cirene ed Ellenico che lo aveva informato del progetto criminale di Antioco, Apollonio trascorre gli ultimi anni sereni di vita, allietati dalla nascita di un nuovo figlio al quale viene dato in eredità il regno di Cirene.

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12 La Historia Apollonii Regis Tyri ci è pervenuta attraverso più di cento manoscritti i primi dei quali, A (Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana, Laurent. Plut. LXVI, 40, ff. 62r-70v) e B (Leiden, Universiteitsbibliotheek, Vossianus lat. F 113, ff. 30v-38v), sono databili intorno al secolo IX.

Per tutto quanto concerne la tradizione manoscritta di HART, lo studioso Kortekaas18, rifacendosi allo studio di Klebs19, riconduce l’opera a due principali redazioni, RA e RB, alle quali ne vanno aggiunte altre due: Rα e RC.

La redazione Rα è costituita da un gruppo di manoscritti basati prevalentemente su RA, anche se non mancano alcune parti provenienti da RB, invece RC è basata su un gruppo di manoscritti contenenti elementi delle due principali redazioni. Inoltre, di grande importanza è la scoperta di due frammenti papiracei greci pervenutici, probabilmente dello stesso testo, datati III secolo d. C., che restituiscono una sequenza di quello che dovette essere il modello narrativo originario di HART. 20

18 Cfr. Kortekaas 1984, I, pp. 1-146. 19 Cfr. Klebs 1899, pp. 12-186.

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1.2.2 Analisi narrativa

La struttura narrativa della versione HART colpisce per la linearità del contenuto in quanto ogni episodio si presenta in una sequenza cronologica coerente, come d’altronde possiamo anche notare in CA.

Una differenza enunciativa è data dal fatto che in HART la voce narrante interviene raramente per commentare le vicende descritte21, mentre in CA è molto presente con continui riferimenti ad un manoscritto precedente che, come abbiamo detto si pensa sia stato il Pantheon di Goffredo di Viterbo.

Inoltre Kortekaas22 accoglie la definizione di «fairy-tale» già di P.J. Enk attribuita all’Apollonio di Tiro, in quanto egli rileva che la versione HART si presenta come «a mixture of stock motifs of the ancient romance»23 e non coglie la funzione strutturante dell’incesto consumato da Antioco, collocato nella parte iniziale del racconto «whose main function seems to be that he causes the hero to start travelling».24

Invece sembra più convincente la tesi di Chiarini che, riferendosi all’incesto iniziale, fa riferimento ai caratteri della novella la cui «radice vera» sarebbe quella di essere storia «di apprendistato errabondo e calamitoso, di conoscenza via via sempre più fonda del pericolo, della sofferenza, del male». 25

Kortekaas individua da un lato il carattere dinamico del personaggio Apollonio, dall’altro, i nessi della costruzione del personaggio stesso nel momento in cui non coglie la funzione strutturante dell’incesto iniziale, a differenza di Chiarini che fa però riferimento ai caratteri della novella che sono presenti ma non in maniera del tutto evidente da definirla tale.

E. Archibald, che lo definisce «romance of travel» invece non coglie la linea dinamica della costruzione dei personaggi e assume la sequenza narrativa del viaggio come indice dominante del testo.

Il viaggio del protagonista, archetipo narrativo che in letteratura ha avuto da sempre enorme fortuna, costituisce il motore vero e proprio delle azioni. È da 21 Cfr. Archibald 1991, I, pp. 12-15. 22 Cfr. Kortekaas 1984. 23 Ivi, p. 4. 24 Ivi, p. 5. 25 Cfr. Chiarini 1983, p. 277.

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14 intendersi come elemento simbolico: come afferma A. Pioletti, «il viaggio stesso diviene in sé luogo del manifestarsi delle tappe del divenire del personaggio di Apollonio […]. Nel viaggio si consuma una sorta di espiazione in un abbrutimento speculare a quello invece morale di Antioco».26

Il nesso esistente fra condizione incestuosa iniziale e sviluppo successivo dell’azione narrativa dà luogo a un racconto originale sotto certi aspetti nel quale permane la dimensione erotica trasferita però ad un livello, quello dell’opposizione incesto/non incesto, che implica una costruzione dei personaggi diversa, scandita da prove che trasformano gli ostacoli da superare in processo di apprendistato e quindi in occasioni per il raggiungimento di una nuova condizione.27

Difatti, dal punto di vista strutturale, ci ritroviamo di fronte ad un intreccio costruito con abilità, in cui i singoli temi sono disposti in modo simmetrico, garantendo, attraverso l’iter dei personaggi e delle situazioni, una coerenza globale: come ad esempio, il rapporto padre-figlia, il tema della regalità, il motivo dell’educazione, gli indovinelli, e soprattutto le tempeste e traversate in mare che sono asse narrativo del romanzo.

L’estendersi dell’azione narrativa verso i luoghi più diversi, e verso l’Oriente in particolare, vi si realizza tramite una rete spesso fitta di viaggi la cui finalità è funzionale a costruire un rapporto fra spazio e tempo che mira a scandire la serietà degli ostacoli-prove che i protagonisti devono superare per ricongiungersi.

Il fulcro della narrazione è una storia d’amore contrastato e a lieto fine e, infatti, fa notare che «i diversi luoghi compaiono solo per moltiplicare le prove dell’eros nella fase di separazione della coppia, una fase lunga e radicale, con un continuo alternarsi tra sincronie e asincronie».28

F. Rizzo Nervo, riferendosi allo schema narrativo di Pioletti, sottolinea che in HART l’amore è motore dell’azione, anche se a dare l’inizio all’opera è un rapporto incestuoso tra padre e figlia. 29

26 Cfr. Pioletti 2000, pp. 404-405. 27 Ivi, p. 394

28

Citato in Pioletti 2000, p. 395.

29 Cfr. Rizzo Nervo 1992, p.112, secondo la quale anche se all’interno di HART l’amore occupa un ruolo di primo piano, la struttura narrativa del romanzo latino si discosta notevolmente da quella del romanzo greco erotico «per aprirsi a quella più variegata e complessa del romanzo medievale».

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15 Queste osservazioni conducono ad un’analisi articolata nel succedersi delle sequenze narrative:

ANTEFATTO: l’incestuosa relazione tra Antioco e sua figlia, è svelata da Apollonio, il principe di Tiro, dopo aver risolto l’indovinello proposto dal sovrano.

PRIMO VIAGGIO: Apollonio, inseguito dai sicari del re di Antiochia, fugge a Tarso dove apprende della minaccia di Antioco e della taglia posta sulla sua testa. Imbarcatosi di nuovo (SECONDO VIAGGIO), viene colpito da una

violenta tempesta che lo spinge naufrago sulla costa di Cirene.

MATRIMONIO: conquistatosi le simpatie del re di Cirene grazie alla sua abilità nel gioco della palla, Apollonio ottiene in sposa la principessa della città.

TERZO VIAGGIO: appresa la notizia della morte di Antioco e della figlia, Apollonio decide di andare a prendere possesso del regno di cui è erede. Durante il viaggio verso Antiochia la moglie partorisce una bambina ma, creduta morta, è gettata in mare all’interno di una cassa, nonostante l’opposizione di Apollonio.

PRIMO OSTACOLO: la bara contenente la principessa giunge ad Efeso. Salvata da un medico, la nobile donna viene accolta come sacerdotessa nel tempio di Diana.

QUARTO VIAGGIO: Apollonio si mette in viaggio verso Tarso dove affida la figlia Tarsia agli amici Stranguillione e Dionisiade. Quindi parte per un lungo viaggio. (QUINTO VIAGGIO).

SECONDO OSTACOLO: Tarsia è vittima della gelosia della matrigna che ne ordina l’uccisione ad uno schiavo, Teofilo. L’esitazione del servo ad ucciderla fa si che la ragazza venga rapita dai pirati e venduta ad un lenone di Mitilene.

SESTO VIAGGIO: Apollonio, giunto a Tarso, apprende della morte della figlia e decide di tornare a Tiro. Durante il viaggio, una tempesta lo spinge a Mitilene.

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PRIMO RITROVAMENTO (DI TARSIA): Atenagora, il principe di Mitilene, manda Tarsia da Apollonio convinto che solo la giovane, con la sua abilità artistica, può scuoterlo e fargli dimenticare il suo dolore. Apollonio, infastidito per la sua insistenza, respinge la fanciulla, la quale, in lacrime, racconta la sua triste storia. Avviene il riconoscimento: il lenone punito e Tarsia data in moglie ad Atenagora.

SETTIMO VIAGGIO: mentre Apollonio è nuovamente in viaggio verso Tiro, un angelo in sogno lo esorta a fermarsi ad Efeso.

SECONDO RITROVAMENTO (DELLA MOGLIE): ad Efeso avviene il riconoscimento tra Apollonio e sua moglie.

OTTAVO VIAGGIO: Apollonio si reca a Tarso dove punisce i due coniugi e i due traditori e premia i buoni. Passa poi a Cirene (NONO VIAGGIO) dove riceve in eredità il regno del vecchio re Archestrate e, infine, si reca ad Antiochia (DECIMO VIAGGIO) per prendere possesso del regno di Antioco.

SOLUZIONE FINALE: Apollonio, dopo aver riunito la sua famiglia, trascorre in serenità gli ultimi anni di vita, resi felici dalla nascita di un figlio maschio.

Questo schema evidenzia due caratteristiche fondamentali della struttura narrativa di HART, che lo distinguono, tra l’altro, dal romanzo greco erotico a cui è stato spesso paragonato: da un lato, il fatto di costruire il racconto su vicende alterne non di una coppia di innamorati (come avrebbe potuto essere quella formata da Apollonio-principessa di Cirene) ma di una famiglia (quella di Apollonio) – e in questo senso la sequenza finale può essere vista come ricostituzione di un nucleo familiare andato pian piano frantumandosi – e dall’altro, dall’essere un rapporto incestuoso, e non l’innamoramento fra due giovani, il vero motore dell’azione. 30 Claude Bremond afferma in un suo saggio che già nella leggenda di Placido Eustachio era presente questo tema della famiglia separata e che con il passare dei secoli si è evoluto sempre più cambiandone alcune caratteristiche, ad esempio nei

30 Cfr. Pioletti 1995, p. 14, secondo il quale è evidente la presenza di uno schema narrativo che innestandosi su quello del romanzo greco erotico da vita ad un modello composito, sul quale si inseriscono altri modelli letterari, mitologici e folklorici.

(17)

17 testi agiografici come la Legende dorée ou le Speculum historiale, la storia finisce peggio: il successore di Traiano fa martirizzare Eustachio e la sua famiglia. Parallelamente all’uso agiografico, il tema del racconto alimenta tra il XII e il XV secolo una ricca letteratura profana. Possiamo citare: XII secolo Le Roman de Guillaume d’Angleterre, nel XIV secolo El caballero Zifar. 31

La storia di Guillaume d’Angleterre segue a grandi linee l’intrigo di Placido Eustachio, ma ne viene arricchito. La storia ci racconta che Guillaume parte con la sua sposa incinta che partorisce durante il viaggio ed è seguito da una serie di episodi come ad esempio: la fame cannibale (d’origine indiana), il motivo della borsa gettata come pagamento ai rapitori ed infine sarà l’infelicità iniziale che porterà in seguito alla separazione degli sposi (come nell’Apollonio di Tiro). Gradatamente la leggenda agiografica si è evoluta cambiando alcuni standard come ad esempio: la diminuzione o eliminazione completa del ruolo dei figli oppure l’importanza crescente della sposa e il relativo indebolimento del prestigio dello sposo. 32

Questo modello di racconto è risultato anche popolare in India dove il buddismo ha giocato un ruolo importante sulla storia del principe Visvantara. Il testo presenta similitudini con la leggenda di Placido Eustachio però in Visvantara riscontriamo che la sposa non viene rapita, i figli non vengono persi al passaggio del guado, il padre non viene eletto o rapito prima di ritrovare i suoi. Invece, la leggenda di Patacara Theri sembra aver fornito il motivo dei figli persi al guado e qui ne possiamo riconoscere il motivo nella sua forma più antica, ma a differenza del racconto di Placido non è il padre, ma la madre che viene separata dai figli.33 Quindi deduciamo che questa tematica è sempre stata presente nella letteratura antica occidentale che in quella orientale e l’Apollonio di Tiro è un perfetto esempio di famiglia separata che dopo tante peripezie riesce a raggiungere l’agognato happy ending.

Altro punto fondamentale nell’Apollonio è la storia della violenza attuata da Antioco nei confronti della figlia, elemento centrale dell’analisi su HART,

31 Cfr. Bremond 1984, pp. 5-7. 32 Ivi.

(18)

18 considerata come sezione «perfettamente inserita nella trama complessiva del racconto ad essa funzionale». 34

G. Chiarini ha messo in evidenza come, all’interno di HART, il gioco delle corrispondenze si attua con una perfezione quasi geometrica e contribuisce in maniera decisiva a dare vita ad un testo, vera e propria summa del romanzo ellenistico, arricchito, in un latino denso di locuzioni e formule scritturali, da elementi della tradizione giudaico-cristiana.35

In questa summa confluiscono due modelli narrativi principali, quello del romanzo greco-erotico e quello narrato nel racconto cornice del romanzo pseudo-clementino. Secondo Chiarini, inoltre, «la prima parte della Historia si apre con la soluzione di un enigma da parte di Apollonio (il re e sua figlia sono incestuosi), la seconda si chiude con la soluzione, sempre da parte di Apollonio, di un secondo variegato enigma, costituito, nell’ordine, dalla canzone-confessione di Tarsia, dagli enigmi, tratti dalla raccolta di Sinfosio (V-VI secolo d. C.), che essa gli propone per distrarlo, infine dal lungo racconto, cui per l’ultima volta la fanciulla si abbandona, delle proprie disgrazie».36

Da questo punto E. Archibald ha proposto di dividere il racconto in tre parti principali, in ciascuna delle quali Apollonio dimostra la propria sapienza risolvendo un enigma destinato a lasciare una traccia importante nella vita del nostro eroe.37

Inoltre, all’interno delle tre macrosequenze, si possono evidenziare una serie di tratti comuni: l’incontro di Apollonio con una nobile donna (la figlia di Antioco, la principessa di Cirene, Tarsia); la centralità della relazione padre re-figlia; la soluzione di un enigma da parte del principe e la successiva agnizione (fortuita ma piacevole nel secondo e terzo caso, cioè quando Apollonio si ricongiunge con Tarsia e sua moglie, poiché coincidente con due ricongiungimenti insperati, voluta

34

Cfr. Chiarini 1983 p. 274. Inoltre cfr. Pioletti 1995, pp. 15-17, secondo il quale la funzione strutturante dell’ incesto iniziale tra padre e figlia è evidente e si svolge «nel mettere in movimento sequenze, motivi, possibilità narrative che acquisiscono, pur nell’unitarietà del racconto, una loro autonomia, o meglio, che lasciano intravedere le loro potenzialità autonome».

35

Cfr. Chiarini 1983, p. 285, e Pioletti 1995, p. 15, il quale vede nella definizione di summa la sintesi di molteplici possibilità narrative già proiettate verso il romanzo medievale.

36 Cfr. Chiarini 1983, p. 287. 37 Cfr. Archibald 1991, I, pp. 12-15.

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19 ma negativa nel primo caso con Antioco perché motore di tutte le vicende drammatiche che coinvolgono il protagonista).

La studiosa americana individua anche altre simmetrie, a partire dalle tre tempeste che imprimono un repentino mutamento degli eventi: la prima tempesta porta Apollonio presso la corte di Cirene; la seconda lo induce ad abbandonare la moglie creduta morta in mare ed affidare la figlia ad una coppia di coniugi; la terza, infine, conduce il principe a Mitilene dove si ricongiunge con Tarsia. Due sono i tentativi di omicidi, entrambi non realizzati, commissionati da Antioco prima e dopo da Dionisiade, la quale, gelosa della figlia di Apollonio, ordina il suo schiavo di ucciderla. Due sono le statue erette in onore di Apollonio, una a Tarso e una a Mitilene, entrambe segno della sua generosità. Due sono anche le nutrici presenti nel romanzo ma è una simmetria rovesciata in quanto la nutrice della figlia di Antioco, che non esita a convincere la giovane ad assecondare i desideri paterni, finisce col diventare uno strumento dell’azione incestuosa del re, mentre quella di Tarsia, Licoride, funge da protezione nei confronti della fanciulla e per prima le rivela le sue origini.

La struttura HART può essere così sintetizzata:

ANTEFATTO:

1. EPISODIO INCESTUOSO 2. ENIGMA E SUA SOLUZIONE 3. VENDETTA DI ANTIOCO

MATRIMONIO:

1. NAUFRAGIO PRESSO CIRENE (INCONTRO COL PESCATORE) 2. INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE

3. BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE

4. ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI CIRENE (LIRA) E DI APOLLONIO (LIRA-CANTO-DANZA)

5. MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI CIRENE

OSTACOLI:

1. MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI APOLLONIO ABBANDONATA IN MARE ALL’INTERNO DI UNA CASSA

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20 2. PERIPEZIE DI TARSIA PRIMA A TARSO POI A MITILENE

RITROVAMENTO:

1. APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE 2. APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO

SOLUZIONE FINALE:

1. RITORNO AD ANTIOCHIA: APOLLONIO PRENDE POSSESSO DEL REGNO 2. RITORNO A TIRO: APOLLONIO CEDE IL REGNO AL GENERO ANTENAGORA

3. RITORNO A TARSO: VENDETTA DI APOLLONIO CONTRO STRANGUILLIONE E DIONISIADE

(21)

21

2. LA CA E LE VERSIONI MEDIOLATINE DELL’ApdT

2.1Confronto tra l’ Historia Apollonii Regis Tyri (HART) e la Confisyón del Amante (CA).

Ad una prima analisi, dallo schema precedente possiamo notare come la storia di Apollonio narrata in HART non si discosta troppo da quella trasmessa dalla Confisyón del Amante anche se, con un’analisi dettagliata, si possono notare alcune variazioni che dimostrano in un certo numero di variabili nella ricezione della vicenda.

La Confisyón del Amante prende l’avvio dall’episodio incestuoso tra Antioco e la figlia: come in HART, la delittuosa azione del sovrano di Antiochia costituisce il motore della vicenda iniziale, ma attenuando la sua importanza rispetto al modello latino. Ciò si evince dal fatto che la narrazione della scellerata azione di Antioco viene descritta in modo dettagliato rispetto alla CA.38

Per quanto riguarda la soluzione dell’indovinello proposto da Antioco, si nota una differenza tra i due testi: in HART Apollonio risolve l’indovinello e Antioco, sapendo che egli aveva risposto correttamente e per paura di essere smascherato, concede ad Apollonio trenta giorni di tempo per risolvere l’enigma. Apollonio parte verso Tiro e apre la cassetta dove teneva chiusi i suoi libri esaminandoli dettagliatamente. Questa scena non è affatto presente in CA dove vediamo che Apollonio senza esitare, per paura di essere ucciso, fugge verso Tiro per mettersi in salvo.

Una volta smascherato il gesto scellerato del re Antioco, il re di Tiro inizia la sua fuga e da quella fuga iniziano tutte le sue peripezie che, in generale, sono alquanto congruenti tra le due edizioni pervenuteci.

Invece, per quanto riguarda le vicende descritte a Pentapoli nella Confisyón del Amante riscontriamo delle incongruenze con HART. Innanzitutto è da notare come vengano descritti in maniera differente i giochi nel ginnasio nella città di Pentapoli da cui Apollonio esce vincitore.

38 Cfr. Archibald, 1991, cit., «Sed cum sui pectoris vulnus ferre non posset, quadam die prima luce vigilans inrumpit cubiculum filiae suae. Famulos longe excedere iussit, quasi cum filia secretum conloquium habiturus, et stimulante furore libidinis diu repugnant filiae suae nodum virginitatis eripuit. Perfectoque scelere evasit cubiculum. Puella vero stans dum miratur scelestis patris impietatem, fluentem sanguinem coepit celare: sed guttae sanguinis in pavimento ceciderunt. »

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22 In HART viene specificato e descritto il tipo di gioco a cui si presta Apollonio, ossia il gioco della palla; invece in CA si parla solo di un gioco tipico della zona dove doveva essere messo in mostra la valenza dei giocatori e tra questi giocatori prevalse Apollonio che era «abile in tutte le cose».39

Altro punto differente da segnalare è il momento del banchetto alla corte di Pentapoli (mai appare il nome della città di Cirene come in HART e altre edizioni), dove al termine della sua esibizione artistica Apollonio è paragonato ad Apollo in HART, invece in CA Apollonio non viene paragonato a nessun dio ma la sua voce viene descritta come una voce angelica.40

La versione HART ci racconta con particolari leggermente diversi da CA la storia d’amore tra Apollonio e la principessa di Pentapoli: Apollonio, una volta entrato nella corte del re Archestrate, diventa l’insegnante della figlia del re Archestrate e quest’ultima, all’insaputa di tutti, si innamora del re di Tiro. Intanto dei pretendenti della principessa si recano dal re Archestrate, in presenza anche di Apollonio, per chiedere la mano di sua figlia e, poiché la figlia era da giorni a letto ammalata, il re propone loro di scrivere su delle lettere il proprio nome e l’entità della dote.

Archestrate ordina Apollonio di recarsi dalla principessa e consegnarle questa lettera con l’intento di fare una scelta. La figlia del re Archestrate, nel leggere i nomi, rimane delusa in quanto non trova il nome del suo amato Apollonio e quindi decide di scriverne uno lei con il nome del suo amato e di darlo al padre tramite Apollonio affinché il re capisse che l’uomo che avrebbe voluto sposare sarebbe stato solo Apollonio.

Questa scena in CA è raccontata diversamente: prima di tutto il re Archestrate non si trova in presenza di Apollonio quando i tre pretendenti chiedono la mano della principessa, poi Apollonio non fa da intermediario tra il re e sua figlia ed

39 «E llegando adonde falló gente, grant conpaña della, falló una nueva en que le fue dicho cómmo en aquel día se avía de faser un juego según la costunbre de la tierra, al qual todos quello que fuesen libero e de buena fuerça avían de venir a se provar a él. Mas la usança de aquel juego hera que todo aquel que quisyese provar en él fuerça o lijeresa, se avía de desnudar según que el juego lo demandava. […] Apolonyo, que en todas las cosas hera muy diestro, entró en el juego con los otros donde ganó tal nonbradía que el rrey por su boca dixo en presençia de todos que él sobre quantos allí estavan, llevara lo mejor e mereçía la onrra. Cap. CCCXXIX»; cfr. Deyermond 1973, p. 21.

40 «quantos lo oyan les pareçía que era bos de ángel aquello que en las orejas les sonava […] Cap. CCCXXX»; cfr. Deyermond 1973, p. 25.

(23)

23 infine, il testo presente sulla lettera, scritto dalla principessa, differisce tra le due versioni.

In HART la principessa scrive:

«Bone rex et pater optime, quoniam clementiae tuae indulgentia permittis mihi, dicam: illum volo coniugem naufragio patrimonio deceptum. Et si miraris, pater quod tam pudica virgo tam impudenter scripserim: per ceram mandavi, quae pudorem non habet.»41.

In CA il testo è il seguente:

«Señor, la vergüença que las donzella an, no la osan a las veces descobrir por palabra; por ende, señor, por esta carta fago saber a vuestra merçed que sy yo a Apolonyo no he por marido, de todos los otros no faré cuenta. E digo aun más que sy por marido no lo oviere, que seays çierto por mí que quedarés sin fija.».42

Dopo di ciò la storia del re di Tiro continua in maniera similare in entrambe le versioni: Apollonio si sposa con la figlia del re Archestrate, si celebrano le nozze ed entrambi partono verso Antiochia in HART, per prendere possesso del regno dopo la morte di Antioco, e verso Tiro in CA.

Purtroppo durante il viaggio si susseguono eventi tragici per Apollonio: la sua amata moglie partorendo Tarsia cede in uno stato di coma profondo e viene gettata in mare all’interno di una cassa; Apollonio si reca a Tarso per lasciare in affido la sua piccola figlia alla coppia di coniugi Stranguillione e Dionisia ed in presenza loro giura che non si sarebbe più fatta la barba né tagliati i capelli e le unghie, finché non avesse sposato sua figlia. Fatte le ultime raccomandazioni ai due coniugi, se ne va per le terre lontane d’Egitto (secondo la versione HART) e verso Tiro (secondo CA).

41 Cfr. Archibald 1991, p. 132; Traduzione di Gaetano Balboni: «Mio buon re e ottimo padre, poiché la tua bontà e la tua indulgenza mi consentono di dirti chi io voglio per marito, ebbene, sappi che è mio desiderio sposare il naufrago, di cui si fece beffa la sorte. E se, per caso, ti meravigli che io, giovinetta timorosa e costumata, t’abbia scritto con tanta sfrontatezza, sappi che quello che la vergogna m’ha impedito di dirti a voce, l’ho affidato alla cera di una tavoletta, che non sa arrossire.»; cfr. Cataudella 1958.

42

Traduzione: «Signore, la vergogna che le donzelle provano, non osano talvolta scoprirla attraverso le parole; quindi, signore, tramite questa lettera, vi informo che se io non avrò Apollonio come marito, non terrò conto di tutti gli altri. E dico ancora una volta che se per marito non l’avrò, siatene certo che resterete senza figlia.»; cfr. Deyermond 1973, pp. 29-31

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24 Dopo quattordici anni in HART, Apollonio ritorna a Tarso per riprendersi sua figlia Tarsia; invece in CA non ci viene specificato quanti anni trascorrono dopo il ritorno di Apollonio a Tarso.

A Tarso viene raccontato al re che sua figlia è morta di malattia, ma sappiamo invece che Dionisia ha ordito la sua morte e che Tarsia si era salvata grazie a dei pirati ed ora si trovava a Mitilene in un bordello.

La scena ambientata nel bordello di Mitilene è uno dei punti di discrepanza tra le due versioni in quanto si presenta in forma abbreviata in CA rispetto allo spazio occupato in HART, come accaduto per l’iniziale motivo dell’incesto.

Probabilmente, poiché CA si rifà al Pantheon di Goffredo da Viterbo, questi due testi mettono in atto un processo di selezione chiaramente orientato all’eliminazione dei passi ritenuti meno edificanti o comunque più delicati da trattare.

Ancora possiamo notare che, durante il ritrovamento di Apollonio e sua figlia Tarsia, in CA non sono presenti i numerosi indovinelli che ritroviamo in altre versioni come in HART dove Tarsia propone dieci indovinelli al padre e, sempre in HART, Tarsia canta dei versi in due strofe a suo padre Apollonio, nel momento in cui viene richiesta da Atenagora di parlarci per la prima volta.43

Il tema degli indovinelli o adivinanza lo si trova molto spesso nella letteratura colta, così come nel folklore: alquanto frequente è anche l’influsso reciproco tra i due livelli della tradizione.

Archer Taylor afferma che gli indovinelli della storia di Apollonio cambiano in base allo sviluppo della storia; i 10 indovinelli in HART proposti da Tarsia quando consola Apollonio, hanno come fonte la collezione attribuita a Simfosio.

José Pérez Vidal ritiene che questi indovinelli sono «una prova chiarissima della popolarizzazione delle composizioni colte».44 L’associazione tra Apollonio e gli indovinelli si fortifica in CA, dove Tarsia si guadagna da vivere a Mitilene non con la musica ma «al contestar a varias preguntas».

43 Cfr. Archibald, 1991, cit., «Per sordes gradior, sed sordis conscia non sum, // Sicut rosa in spinis nescit compungi mucrone. // Piratae me rapuerunt gladio fervente iniquo. // Lenoni nunc vendita numquam violavi pudorem. // Ni flatus et lucti et lacrimae de amissis inessent, // Nulla me melior, pater si nosset ubi essem. […]».

(25)

25 Infine, dopo il ricongiungimento di Apollonio con sua figlia e sua moglie, descritto ancora una volta in modo conciso in CA, il racconto si interrompe con il ritorno del re di Tiro prima a Tiro poi a Tarso e poi a Pentapoli; invece in HART Apollonio si reca prima ad Antiochia per impossessarsi del regno poi a Tiro e infine a Cirene dove vivrà fino alla morte.

I rapporti strutturali tra HART e la Confisyón del Amante possono essere così schematizzati:

HART CONFISYÓN DEL AMANTE

ANTEFATTO: ANTEFATTO:

EPISODIO INCESTUOSO EPISODIO INCESTUOSO

ENIGMA E SUA SOLUZIONE ENIGMA E SUA SOLUZIONE

VENDETTA DI ANTIOCO VENDETTA DI ANTIOCO

MATRIMONIO: MATRIMONIO:

NAUFRAGIO PRESSO CIRENE (INCONTRO COL PESCATORE)

NAUFRAGIO (NON SPECIFICATO IL LUOGO) E INCONTRO COL PESCATORE

INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE

BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI CIRENE (LIRA) E DI APOLLONIO (LIRA-CANTO-DANZA)

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI PENTAPOLÍ CON L’ARPA E DI APOLLONIO

MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI

CIRENE

MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI

PENTAPOLI

OSTACOLI: OSTACOLI:

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO ABBANDONATA IN MARE

ALL’INTERNO DI UNA CASSA

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO ABBANDONATA IN MARE

(26)

26 PERIPEZIE DI TARSIA PRIMA A TARSO POI A

MITILENE

PERIPEZIE DI TARSIA, FIGLIA DI APOLLONIO, PRIMA A TARSO POI A MITILENE

RITROVAMENTO: RITROVAMENTO:

APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE

APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO

SOLUZIONE FINALE: SOLUZIONE FINALE:

RITORNO AD ANTIOCHIA: APOLLONIO PRENDE POSSESSO DEL REGNO

RITORNO A TIRO: APOLLONIO CEDE IL REGNO AL GENERO ATENAGORA E SUA FIGLIA

RITORNO A TIRO: APOLLONIO CEDE IL REGNO AL GENERO ATENAGORA

RITORNO A TARSO: VENDETTA DI APOLLONIO CONTRO STRANGUILLIONE E DIONISIADE

RITORNO A TARSO: VENDETTA DI APOLLONIO CONTRO STRANGUILLIONE E DIONISIADE

RITORNO A PENTAPOLÍ: REGNO DI APOLLONIO E SUA MOGLIE FINO ALLA MORTE

RITORNO A CIRENE: REGNO DI APOLLONIO FINO ALLA MORTE

(27)

27

2.2 Confronto tra Gesta Romanorum (GR) e Confisyón del Amante (CA).

La versione della storia di Apollonio contenuta nei Gesta Romanorum, insieme di racconti esemplari desunti da fonti classiche e medievali probabilmente messa insieme in Inghilterra nel corso del secolo XIV, evidenzia come, a questa altezza cronologica, la vicenda del principe di Tiro è ormai diffusa come exemplum didattico-moraleggiante, trovando posto accanto a testi destinati a fornire materiale per i sermoni predicatori.45 In questo senso, acquista importanza il fatto che la storia non solo è il più lungo exemplum narrato all’interno della raccolta, ma anche l’unico che non si conclude con un’interpretazione moraleggiante ma con una breve preghiera in cui viene presentata la morte di Apollonio:

E defunctus est et perrexit ad vitam eternam, ad quam vitam nos perducat, qui sine fine vivit et regnat. Amen.46 [E morì e passò alla vita eterna, quella vita cui ci conduca colui che senza fine vive e regna].

Ciò fa pensare che il valore edificante di questa vicenda fosse già ampiamente conosciuto e accettato o che fosse tanto evidente da non dover essere sottolineato ulteriormente.

La ragione dell’inclusione all’interno di Gesta Romanorum del capitolo riguardante la storia di Apollonio (153: così secondo il ms. quattrocentesco di Colmar, a base dell’edizione critica Singer), va ricercata nell’evidente ottica cristiana che traspare già dal sottotitolo (De tribulacione temporali, qui in gaudio sempiternum postremo commutabitur)47 e che si differenzia in maniera sostanziale soprattutto rispetto alla versione HART da cui pure procede.

La GR servì, inoltre, anche come fonte ad una antica versione spagnola, scoperta da Homero Serís, conosciuta come unico esemplare edito da un certo Pablo Hurus de Constancia intorno al 1488, il cosiddetto incunabolo di Saragozza.48

45 La storia di Apollonio contenuta nei Gesta Romanorum è edita da Singer 1895 e quest’ultima è basata sul manoscritto quattrocentesco C (Colmar) che riporta le varianti di O (edito da H. Oesterly nel 1872) e di K. Sui rapporti con HART cfr. Klebs 1899, pp. 349-361; Kortekaas 1990, pp. 116-118; Archibald 1991, App. I, pp. 190-191.

46 Cfr. Alvar 1976, p. 580.

47 Cfr. Kortekaas 1990, pp. 116-117. 48 Cfr. Serís 1962.

(28)

28 È evidente come la struttura narrativa della versione di GR rispecchi molto fedelmente quella di HART, da cui si differenzia sostanzialmente per l’ottica cristiana49, del tutto assente nel modello50, cosa che nella CA è presente parzialmente o meglio, quasi come una sorta di miscuglio tra Dio cristiano e dio pagano, visto i riferimenti al tempio di Diana e al dio Nettuno. In GR è avvenuta l’eliminazione di tutti i riferimenti pagani presenti all’interno della versione HART da quelli più trasparenti, come la trasformazione della festività pagana in onore di Nettuno (Neptunalia) in quella cristiana del Natale (Natalicia), ad altri meno evidenti, come l’eliminazione dei concetti di Fortuna (presente anche in CA) o di Manes del tutto estranei alla mentalità cristiana dei destinatari della raccolta.51 L’inclinazione devota della vicenda è evidente anche nelle preghiere di ringraziamento che Apollonio rivolge a Dio dopo il duplice ricongiungimento con Tarsia (o domine misericors, qui conspicis celum et abyssum et omnia secreta patefacis, benedictum sit nomen tuum!)52 e con la moglie (benedictus altissimus, qui mihi filiam cum uxore reddit!).53

Altre sottili differenze tra la versione GR e CA riprendono ad esempio l’episodio di quando Antioco invia Taliarco a Tiro per catturare Apollonio e non avendolo trovato emana poi una taglia su Apollonio specificando la ricompensa che chiunque riceverà se dovesse ritrovare Apollonio54, invece in CA non viene emessa nessuna taglia sul giovane Apollonio ma semplicemente il re cerca di placare la sua ira.

Un altro episodio che è del tutto assente in GR è quello dell’incontro tra Apollonio e il re Archestrate: in CA avviene grazie ad un gioco (non specificando il tipo) che metteva in mostra le abilità fisiche del partecipante.

49 Per quanto riguarda l’elemento cristiano cito i seguenti versi: «Deus, tu scus, quia mundus sum a sanguine Tharsie; et requires a Dyonisiada! […]; spero, quia dabit tibi deus post luctum gaudium […]; accede ergo ad eum, ut ad lucem veniat, quia forte deus per te luctum suum in gaudium convertet»; cfr. Alvar 1976.

50 Cfr. Archibald 1999, Kortekaas 1990, Alvar 1976, Moretti 2000-2001, pp. 29-31.

51 Cfr. Kortekaas 1990, p. 117; Archibald 1991, App. I, pp. 190-191; Pittaluga 1999, pp. 169-170. 52

Cfr. Alvar 1976, p. 571. 53 Cfr. Alvar 1976, p. 577.

54 Riporto i seguenti versi: op. cit. «Longe es juvenis a questione, nichil verum dixisti, decollari quidem promerueris, sed ecce habebis dierum triginta spacium; […]».

(29)

29 In GR come anche in HART, dopo che Apollonio lascia a Stranguillione e Dionisiade sua figlia Tarsia, decide di partire con la nave per terre lontane: in CA Apollonio dichiara di tornare semplicemente a Tiro.

Notiamo anche la presenza di un colloquio tra la serva Licoride e Tarsia, quando prima di morire, le confessa della sua discendenza reale; un colloquio che si lascia trasparire in CA ma che non viene esplicitato nel testo.

Riscontriamo la presenza degli indovinelli tra Tarsia e suo padre Apollonio nel momento del riconoscimento a Mitilene (come abbiamo già detto, gli indovinelli sono assenti in CA) ma sono solo tre gli indovinelli che Tarsia gli sottopone; infine anche in GR ritroviamo alcuni versi cantati da Tarsia come in HART ma non in CA in presenza di Apollonio e, dopo quei versi cantati, suo padre la riconosce:

Morando entre villezas no me tocan algunas, Ca no sabe la rosa violarse de spinas. Cayera el robador e ferido de alguno.

Leuada soy al lenón no corrupta de ninguno. […]55

Tutto questo si riassume con il seguente schema:

GESTA ROMANORUM CONFISYÓN DEL AMANTE

ANTEFATTO: ANTEFATTO:

EPISODIO INCESTUOSO EPISODIO INCESTUOSO

ENIGMA E SUA SOLUZIONE ENIGMA E SUA SOLUZIONE

VENDETTA DI ANTIOCO VENDETTA DI ANTIOCO

MATRIMONIO: MATRIMONIO:

NAUFRAGIO PRESSO CIRENE (INCONTRO COL PESCATORE)

NAUFRAGIO (NON SPECIFICATO IL LUOGO) E INCONTRO COL PESCATORE

INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE INCONTRO APOLLONIO-ARCHESTRATE

(30)

30

BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE BANCHETTO ALLA CORTE DI ARCHESTRATE

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI CIRENE (LIRA) E DI APOLLONIO (LIRA-CANTO-DANZA)

ESIBIZIONE DELLA PRINCIPESSA DI PENTAPOLÍ CON L’ARPA E DI APOLLONIO

MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI

CIRENE

MATRIMONIO APOLLONIO-PRINCIPESSA DI

PENTAPOLI

OSTACOLI: OSTACOLI:

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO

MORTE APPARENTE DELLA MOGLIE DI

APOLLONIO PERIPEZIE DI TARSIA PRIMA A TARSO POI A

MITILENE

PERIPEZIE DI TARSIA, FIGLIA DI APOLLONIO, PRIMA A TARSO POI A MITILENE

RITROVAMENTO: RITROVAMENTO:

APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE APOLLONIO RITROVA TARSIA A MITILENE

APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO APOLLONIO RITROVA LA MOGLIE AD EFESO

SOLUZIONE FINALE: SOLUZIONE FINALE:

RITORNO AD ANTIOCHIA: APOLLONIO PRENDE POSSESSO DEL REGNO

RITORNO A TIRO: APOLLONIO CEDE IL REGNO AL GENERO ATENAGORA E SUA FIGLIA

RITORNO A TIRO: APOLLONIO CEDE IL REGNO AL GENERO ATENAGORA

RITORNO A TARSO: VENDETTA DI APOLLONIO CONTRO STRANGUILLIONE E DIONISIADE

RITORNO A TARSO: VENDETTA DI APOLLONIO CONTRO STRANGUILLIONE E DIONISIADE

RITORNO A PENTAPOLÍ: REGNO DI APOLLONIO E SUA MOGLIE FINO ALLA MORTE

RITORNO A CIRENE: REGNO DI APOLLONIO FINO ALLA MORTE

(31)

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2.3 Confronto tra la Cronica de Apolonio o Pantheon (P) e la Confisyón del Amante (CA).

La Cronica de Apolonio o Pantheon, opera citata come fonte di riferimento nell’introduzione della Confisyón del Amante, è stata scritta da Goffredo da Viterbo (1125-1192), cappellano e notaio degli imperatori Corrado III, Federico I ed Enrico VI e vescovo di Viterbo dal 1184. Divenne famoso come scrittore grazie alla produzione di una serie di opere di carattere enciclopedico: lo Speculum regum, un’enciclopedia storica versificata dal diluvio universale ai tempi di Pipino, scritta intorno al 1180; poi la Memoria Seculorum, della fine del XII secolo e il Pantheon, composte tra il 1186 e il 1191 con un’alternanza tra prosa e versi, divisa in 33 particulae.56

Il primo riferimento alla storia di Apollonio all’interno della produzione letteraria di Goffredo si trova nella Memoria Seculorum, ma assai più importante, nella diffusione della vicenda in epoca medievale, è il Pantheon, (d’ora in poi P) l’unica opera storiografica a noi pervenuta che trasmetta una redazione della storia di una certa lunghezza, con il titolo Cronica de Apolonio.

La storia del re di Tiro narrata in P, almeno nelle sequenze principali, non si discosta troppo da quella trasmessa da HART (nella versione RC)57 anche se un’analisi dettagliata permette di evidenziare fra i due testi alcune variazioni che, pur non modificando nella sostanza la struttura del racconto, dimostrano l’estremo eclettismo che caratterizza la ricezione di questa vicenda.

La sequenza che in P presenta il maggior numero di modifiche rispetto ad HART è quella incentrata sulla vicenda di Tarsia che, dopo essere sfuggita al tentativo di uccisione progettato da Stranguillione e Dionisia con la complicità di Teofilo, viene dapprima rapita dai pirati e infine condotta in un postribolo a Mitilene. Queste vicende sono sottoposte da Goffredo ad un processo di espansione volto ad offrire un ritratto moralmente edificante non solo del protagonista principale, ma

56 La Cronica de Apolonio è inserita nella particula XVII intitolata Imperium transfertur ad Francos e comprendendo fra l’altro rielaborazioni dell’Epistola Alexandri ad Aristotelem, della Collatio Alexandri cum Dindimo rege Bragmanorum, dell’epistolario fra gli stessi Alessandro e Didimo, e appunto la versificata Cronica de Apolonio composta in terzine costituite da due esametri spesso rimati seguita da un pentametro. La Cronica è edita da Singer (n.6), pp. 150-177. 57 Cfr. Archibald 1991, App. I, p. 185. La redazione RC è basata su un gruppo di manoscritti contenenti elementi delle due principali redazioni dell’opera.

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32 anche della sua famiglia. Da questo punto di vista, sembra rilevante l’inserimento in P di un drammatico monologo, assente in tutte le altre redazioni medievali della vicenda, in cui Tarsia implora i pirati che l’hanno rapita di rispettare la sua verginità (stanze 122-125)58:

Dicit eis: «Curate mei misere misereri, / turpi bus obsequiis ne me jubeatis haberi; / sepe meis manibus questus honestus erit». / Me peto vobiscum sub virginitate tueri; / arti bus justis scio justa mereri, / sepe meis manibus questus honestus erit.59

La storia di Apollonio narrata in P ha conosciuto ampia fama, soprattutto anche attraverso uno dei più importanti rifacimenti tardo-medievali delle peripezie del re di Tiro, contenuto all’interno dell’VIII e ultimo libro della Confessio Amantis di John Gower del 1390. Il rapporto tra le due opere è chiaro nei seguenti versi: «Of a Cronique in daies gon, / The which is cleped Pantheon, / In loves cause I rede thus…» [«In una Cronaca dei tempi andati, / che s’intitola Pantheon, / a proposito »], anche se l’autore inglese attinse probabilmente anche da altre versioni della storia di Apollonio, come conferma l’inserimento di alcuni particolari che non trovano riscontro nel testo di Goffredo.

Il contesto storico in cui si svolgono le peripezie di Apollonio è anticipato da Goffredo nell’incipit della sua opera in prosa in cui Goffredo definisce Antioco re seleucide (unico autore a chiamarlo Seleuco):

His temporibus Apollonius, rex Tyri et Sidonis, ab Antiocho junior Seleuco rege, a regno Tyri et Sidonis fugatur: qui navigio fugiens mira pericula patitur, sicut in subsequentibus versifice exponemus. 60

[A quel tempo Apollonio, re di Tiro e di Sidone61, fu cacciato dal suo regno di Tiro e di Sidone, dal re seleucide Antioco il giovane: fuggendo con la nave egli sopportò incredibili pericoli, come sarà raccontato nei versi che seguono.]

58

Cfr. Moretti 2000-2001, pp. 22-23.

59 Cfr. Archibald 1991, App. I, p. 186. Anche nella redazione francese di Vienna la verginità di Tarsia, durante il viaggio verso Mitilene, è insidiata dai Saraceni che arrivano a battersi tra di loro per il possesso della giovane.

60

Cfr. Pittaluga 2004, p. 508.

61 L’aggiunta di Sidone è dovuta a una reminiscenza biblica e questa indicazione la si ritrova anche nel cod. Paris. Lat. 8503, un manoscritto francese del XIV secolo in cui Apollonio è anche chiamato re di Tiro e Sidone; cfr. Meyer 1981.

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