La coppia amicale di Oreste e Pilade
1. La conoscenza dei testi antichi da parte di Goethe
Da tempo la critica si è dedicata a ricostruire le letture di Goethe nell’ambito della letteratura antica, interrogandosi su quali opere conoscesse e attraverso quali
99 Si veda, come esempio degli errori portati da questa prospettiva critica, la questione della presenza
delle Erinni in scena, cfr infra, p. 144 n. 115.
100 Sulzers 152, 154, citato in Zimmermann 2004:136. Sulla convinzione che Euripide fosse stato
Personaggi e intreccio nell’Iphigenie auf Tauris di Goethe
edizioni. L’evento che diede impulso al desiderio di conoscere la letteratura greca è stato individuato nell’incontro con Herder a Strasburgo a inizio ottobre 1770. Nel 1771 Goethe si misurò autonomamente con Omero, e in breve tempo divenne in grado di leggerne il testo originale senza traduzioni; probabilmente Omero fu l’unico poeta con il quale raggiunse un tale grado di familiarità (H. Lloyd-Jones,
Foreword a Trevelyan 1941: xii). Gli anni successivi videro la lettura di alcuni
dialoghi platonici, di Pindaro (1772), di Teocrito, delle odi anacreontiche, degli inni orfici e dei Memorabili di Senofonte, di Aristofane (1777-8); rimasero invece fuori dall’orizzonte di Goethe gli storici e gli oratori.
Per quanto riguarda la tragedia, è certo che Goethe utilizzò l’epitome di Brumoy (1730), che comprendeva sei tragedie in traduzione integrale (Edipo Re, Elettra,
Filottete di Sofocle; Ifigenia in Aulide, Ifigenia taurica, Alcesti di Euripide) e
riassumeva le altre; si può invece solo ipotizzare che si sia avvalso della traduzione tedesca di Steinbrückel101. La biblioteca di Goethe conserva inoltre un’edizione delle tragedie di Sofocle curata da T. Johnson, che il drammaturgo tedesco fece rilegare nel 1782 (Nervi 2012: 210).
Trevelyan avanza l’ipotesi che già prima di arrivare a Weimar Goethe conoscesse il Prometeo incatenato e perlomeno la trama del Filottete (1941: 61-2). Ma la prima prova sicura della lettura di una tragedia risale all’opera Götter, Helden
und Wieland (1773), dove l’ombra di Euripide recita una breve parafrasi di alcuni
passi dell’Alcesti102. A parere di Wilamowitz Goethe utilizzò anche l’originale greco (Morsch 1888: 5; cfr. Trevelyan 1941: 59 ss.). L’incertezza nella ricostruzione del percorso di letture tragiche si riflette nelle diverse valutazioni degli studiosi circa il novero di tragedie presenti a Goethe nel momento della scrittura della prima versione in prosa dell’Iphigenie, la cui stesura è databile dalle testimonianze dell’autore tra il 14 febbraio 1779 e il 28 marzo dello stesso anno (Gräf 1901-14: III 160, 165). Da un lato Trevelyan individua numerose reminiscenze di passi di tragedie antiche, che lo spingono a ritenere «that Goethe read a number of Greek tragedies – probably all the Tantalid cycle and perhaps one or two others – in conjuction with his writing of Iphigenie». Lo studioso precisa che
101 JJ. Steinbrückel, Das tragische Theater der Griechen, Zürich: 1763
Marco Duranti, Caratterizzazione dei personaggi e messaggio filosofico-religioso nell’IT
con ogni probabilità Goethe si affidava principalmente a traduzioni, pur avendo sotto gli occhi anche il testo greco103. D’altro canto Petersen è scettico sulla possibilità che Goethe abbia letto un così alto numero di tragedie in poco tempo, e fissa due sole tragedie come di sicura lettura: l’Ifigenia taurica e il Filottete (Petersen 1974: 34). Ma a un attento lettore dell’Iphigenie nella versione definitiva del 1786 non possono sfuggire indizi che suggeriscono una certa conoscenza del corpus tragico greco. Ad esempio, è difficile leggere i vv. 1832-6, nei quali Ifigenia oppone al Gesetz che prescrive di sacrificare gli stranieri un più antico Gebot che impone di rispettare gli stranieri, senza pensare al conflitto tra il diritto positivo di Creonte e quello di origine religiosa invocato da Antigone.
Si possono produrre altri esempi di notevoli corrispondenze con le tragedie antiche. Uno di questi è certamente il repertorio di immagini associate nell’Iphigenie alle Erinni e alla loro persecuzione di Oreste, che ricorda da vicino quello presente nelle Eumenidi di Eschilo. Al verso 577 dell’Iphigenie Oreste si definisce Opferthier “animale da sacrificio”: nella trilogia eschilea dell’Orestea il motivo del sacrificio ricorre in connessione con più assassinii, e in particolare nelle
Eumenidi con la caccia delle Erinni104. Un passo goethiano esibisce una corrispondenza ancora più stretta: ai vv. 1055-6 Oreste rievoca per la sorella il momento in cui lo spirito della madre Clitemnestra appena uccisa aizzò le Erinni contro l’assassino, esclamando euch ist er geweiht “a voi è consacrato”; l’espressione appare citazione dal v. 304 delle Eumenidi:
ἐμοὶ τραφείς τε καὶ καθιερωμένος “per me allevato e a me consacrato”, dove le Erinni immaginano Oreste come un animale nutrito in vista del sacrificio in loro onore. È difficile non pensare a una frequentazione diretta del testo eschileo, e si noti che l’espressione si trova già nella prima redazione in prosa (Stahr 1839: 89). Si ha la notizia che nel 1781 Goethe poté beneficiare della traduzioni in tedesco di alcune tragedie greche condotte da un giovane svizzero di nome Tobler, tra cui la trilogia eschilea dell’Orestea105, e che trasse dalla lettura della tragedie di Eschilo una profonda ammirazione per il primo dei grandi tragici, al punto che nel 1784
103 Trevelyan 1941: 96-8 (citazione da p. 98). Trevelyan aggiunge che Goethe traeva i dati mitici,
oltre che dalle tragedie, dalle Metamorfosi di Ovidio, Da Apollodoro e da Igino.
104 Aesch, Eum. 264-6, 304-5, 325-7. Cfr. Zeitlin 1965.
105 Cfr. Trevelyan 1941: 106. Lo studioso sostiene che nello stesso periodo, anche grazie a Tobler,
Personaggi e intreccio nell’Iphigenie auf Tauris di Goethe
Stolberg dichiarò che Eschilo era il suo poeta preferito dopo Omero (Trevelyan 1941: 106). Ma citazioni come queste sollevano l’interrogativo se non si debba retrodatare la lettura di Eschilo da parte di Goethe.
Un’osservazione di carattere lessicale può costituire un indizio in risposta al quesito su quale grado di conoscenza del testo dell’IT emerga dal testo dell’Iphigenie di Goethe. In quest’ultima si nota infatti la presenza di combinazioni di termini caratterizzati da un prefisso o suffisso comune, in riferimento alla condizione di Ifigenia: al v. 74 Vertriebnen…Verwais’ten “profuga…orfana”; al v. 1238 kinderlos und schuldlos “senza figli e senza colpa”. Queste due brevi serie, presenti già nella prima redazione (Stahr 1839: 55, 96), ricordano da vicino quelle in alpha privativo presenti nell’Ifigenia di Euripide, ad es. al v. 220: ἄγαμος ἄτεκνος ἄπολις ἄφιλος “senza nozze, senza figli, senza patria, senza amici”. La puntualità della ripresa lessicale induce a ritenere probabile che Goethe avesse sotto gli occhi, oltre a una traduzione, anche un testo greco.