Lorenzo Bettini: riflessione educativa e attività didattica
158Considerando le opere scritte per gli insegnanti, ci si rende
conto che molti lavori nascono dall’esigenza di avere dei te-sti che aiutino il maestro nella sua opera di educatore, ap-plicando metodi nuovi rispetto a quelli usati fino ad allora.
La classe dirigente del nuovo Stato affidava alla scuola il compito di “rigenerare” gli uomini e la società.
Una simile aspettativa nutriva il Bettini nei confronti della scuola, anch’egli aveva chiara coscienza che per modifica-re la società si samodifica-rebbe dovuto in primo luogo modificamodifica-re l’uomo e questo compito con piena fiducia egli affida al-la scuoal-la. Egli investe questa istituzione di una grande re-sponsabilità chiedendo ad essa non tanto di far apprendere lettura, scrittura ed aritmetica, quanto di insegnare ai bam-bini ad osservare, a riflettere a ragionare: a pensare con la propria testa. La scuola attraverso quei semplici mezzi che si chiamano appunto lettura, scrittura e aritmetica, deve condurre il bambino alla comprensione del vero, del buo-no e del bello.
Senza questa educazione del cuore tutto quello che i mae-stri potranno apprendere, non solo sarà inutile per “l’uo-mo-bambino” che è loro affidato, ma potrà addirittura di-venire causa di corruzione.
Alla scuola il Bettini chiede di istruire e di educare, di for-mare la mente e il cuore del bambino e di prepararlo così alla vita.
Questo compito arduo è possibile attuare anche attraverso quei pochi anni di scuola obbligatori, servendosi dei pochi mezzi di cui si dispone, purché si abbia la capacità di svol-gere naturalmente l’ingegno dei bambini, senza la pretesa di dover noi plasmarlo ad immagine di qualche modello:
questa è la funzione più importante che possa assolvere la scuola.
Di fronte al lavoro che tutto ciò richiede, quanto divengo-no secondarie le sconcordanze grammaticali, i punti, le vir-gole, ostacoli che si allontaneranno col tempo e che saran-no superati in seguito. Nel Diario scolastico3 scrive:
Se la scuola avesse solo lo scopo di correggere le scorrettezze
3 L. Bettini, Diario scolastico, Enrico Trevisini Editore-Libraio, Milano 1897, p. 66.
159
grammaticali dei bambini quante responsabilità in meno pese-rebbero sulle nostre spalle e come sarebbe facile la nostra mis-sione”. Purtroppo però costata chi ha posto questo o simili con-tenuti, come suo unico obiettivo, “non ha saputo dare alla fa-miglia, allo Stato alla società che uomini senza cervello, senza cuore, buoni a nulla, a nessuno e neppure a se stessi, trastullo in mano al più furbo, e nei piccoli comuni vittime dei nemici della scuola e del maestro4.
La scuola è chiamata a rinunciare alla pretesa di impegna-re la mente dei bambini con impegna-regole, pimpegna-recetti e cognizioni astratte, essa è invitata ad applicare la mente del bambino e la sua osservazione, partendo dagli oggetti che lo circonda-no e, attraverso lo svolgimento razionale delle sue capacità mediante le varie discipline, giungere a plasmare “l’uomo pensante”, dunque l’uomo libero.
In questo consiste infatti il collegamento tra la scuola e la società, non tanto in ciò che sarebbe potuto derivare dall’introduzione del lavoro manuale, dall’agricoltura o da mille altre riforme responsabili di precipitare la già debole scuola primaria nel disorientamento più totale.
E’ importante formare una mente capace di lasciarsi in-terrogare dalla realtà desiderosa di trovare risposta ai mille perché che quotidianamente le sono posti, la quale una vol-ta abbandonavol-ta la scuola conservi il desiderio per lo studio, il desiderio per il perfezionamento di sé mediante il lavoro e la lettura di libri.
Risvegliare l’intelligenza del bambino è compito della scuo-la cui segue, non certamente come importanza, quello di formare il cuore, come espressione più autentica e profon-da dell’uomo, luogo nel quale risiedono i suoi sentimen-ti più veri, coscienza morale in grado di guidare la libertà dell’uomo.
La scuola che il Bettini ha di fronte, quella che il governo ha saputo costruire, non è in grado però di assolvere en-trambi i compiti assegnateli: essa è capace di istruire forse, ma non certamente di educare. Il carattere educativo della scuola è stato misconosciuto, “quando la scienza ha caccia-to fuori dalla scuola la virtù e la divinità e si è consumacaccia-to un divorzio tra l’istruzione della mente e l’educazione del
4 L. Bettini, Diario scolastico, cit., p. 67.
160 cuore”5. Tutto ciò è avvenuto con l’affermarsi delle idee
po-sitiviste, e il parallelo allontanamento delle verità riguar-danti Dio, l’anima e il destino ultimo dell’umanità.
Questa scissione è responsabile di avere reso l’educazione sempre più alienante. Nella scuola si è privilegiata infat-ti l’istruzione, l’accumulo di nozioni, mentre l’uomo nella sua totalità è sempre più messo nell’ombra.
Per il nostro autore il semplice apprendimento frammenta-rio di tecniche, di metodi e di informazioni non può sod-disfare la fame e la sete di verità dell’uomo.
“L’istruzione senza educazione è come un corpo senz’ani-ma, il quale non è buono a nulla, e si corrompe, corrom-pendo ciò che gli è attorno” scrive ne La scuola elementare del Comune di Venezia del 19126.
L’aver privato l’uomo dell’idea di Dio e della sua legge lo ha reso insicuro, incerto indifeso, lo ha portato a non tol-lerare più la miseria della condizione umana e a perdere il senso unitario delle cose, a non intendere più “l’ordine so-ciale e morale”7.
ll Bettini attraverso la critica a questa “degenerata” visione antropologica ci pone, per opposizione una sua immagine educativa e, siccome ogni educazione presuppone in forma più o meno esplicita una determinata concezione dell’uo-mo, ci offre una diversa immagine della persona.
L’uomo è per il Bettini unità inscindibile di anime e cor-po, di mente e di cuore, di intelligenza e di sensibilità, di amore alla vita concreta ma anche di tensione all’Infinito8. Egli lo innalza alla più alta dignità rinvenendo in lui l’im-magine di Dio e per questo lo riconosce soggetto carico di dignità e di valore, naturalmente teso al compimento tota-le della propria vita che si realizza nell’incontro con il di-vino, con l’Infinito cui l’umanità tende. Proprio in questo incontro trovano realizzazione quelle esigenze
fondamen-5 L. Bettini, Sull’indirizzo pedagogico moderno, Remo Sandron Editore, Mila-no-Palermo-Napoli, 1908, p.16.
6 L. Bettini, La scuola elementare del Comune di Venezia nel 1912, Officine Grafiche C. Ferrari, Venezia, 1913, p. 43.
7 L. Bettini, Sull’indirizzo pedagogico moderno, cit., p.12.
8 L. Bettini, Il terzo libro del fanciulletto, Enrico Trevisini Editore-Libraio, Mi-lano-Roma, 1893, pp. 80-81.
161
tali di verità, di felicità, di bontà che costituiscono il cuore della persona, la soddisfazione delle quali fa essere auten-ticamente uomini. Così il compito dell’educatore diviene primariamente condurre i giovani a Cristo, “sinite parvulos venire ad me”.
Questo invito non porta il Bettini a cadere nel misticismo o in uno spiritualismo astratto: il suo non è un vago senti-mentalismo, ma la coscienza chiara che questa è l’unica via che conduce alla formazione integrale della persona umana in tutti i suoi aspetti.
Questo deve essere lo scopo dell’educazione, e per que-sto l’educatore si impegnerà “nella ricerca amorosa di tut-te quelle pratiche e industrie attut-te a formare il carattut-tere, a muovere la volontà e a scaldare i cuori per tutto ciò che è vero e giusto”9.
Lo scopo primario dell’azione educativa - scrive il Bettini in una circolare10 ai maestri - è di concedere all’uomo quel morale dominio di sé, che insieme alla coscienza di sé co-stituisce il carattere umano.
Questo carattere impedirà che la persona divenga strumen-talizzata, la garantirà dal pericolo di manipolazioni politi-che ed ideologipoliti-che. La formazione di una robusta coscien-za personale capace di “retti giudizi morali”, di volere il bene, in grado di contrastare gli istinti negativi, convinta che il rispetto delle norme morali non deve essere tanto in un adattamento forzato e quindi pesante, ad una volontà estranea, ma mezzo per il raggiungimento di un bene pro-prio.
Il Bettini ritiene talmente importante la formazione del ca-rattere morale da negare validità all’insegnamento che non miri ad essa. In “programmi d’insegnamento per le scuo-le escuo-lementari diurne e per scuo-le serali e festive” 11scrive ma-tematiche, scienze, filosofie sono necessarie all’evoluzione dell’uomo come storia, sono condizioni fondamentali per
9 L. Bettini, La scuola elementare del Comune di Venezia nel 1912, cit., p. 43.
10 La circolare citata è 25 novembre 1909, indirizzata ai maestri veneziani, pre-sente in: A. Dusso (a cura di), Circolari e disposizioni varie, Stabilimento Li-notypografico A. Grassi, Venezia 1925, p. 13.
11 L. Bettini, Programmi per l’insegnamento per le scuole elementari diurne e per le serali e festive, Veneziana, Venezia, 1915, p. 7.
162