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L’utilizzo dello standard GLOBAL-GAP da parte delle imprese della GDO italiana per l’approvvigionamento di prodott

4.6 Considerazioni final

Le crescenti esigenze e preoccupazioni manifestate dai consumatori insieme a una regolamentazione pubblica ritenuta spesso insufficiente e intempestiva hanno stimolato il settore privato a dotarsi di un sistema di standard volontari di qualità per organizzare gli approvvigionamenti su scala sempre più globale.

Global-Gap è oggi lo standard più diffuso relativamente alle produzioni agricole. Tuttavia la diffusione dello standard appare diversificata a livello territoriale e nell’ambito delle strategie delle imprese.

L’indagine condotta ha permesso di individuare alcune spiegazioni dell’apparente paradosso che vede un elevato numero di imprese agricole certificate Global-Gap in Italia, ma uno scarso utilizzo di questo standard da parte di imprese della GDO nazionali come criterio di referenziamento dei propri fornitori.

In effetti, mentre l’elevato numero di imprese agricole certificate si spiega con la tradizionale vocazione produttiva nazionale, bacino di approvvigionamento ortofrutticolo per molti paesi del Nord Europa, dall’altro lato lo scarso impiego dello standard da parte della GDO nazionale è originato dalle ridotte differenze esistenti tra le norme contenute in questo standard rispetto alla normativa nazionale e alle pratiche già impiegate dalla GDO italiana relativamente ai controlli di sicurezza e qualità degli approvvigionamenti. A ciò si aggiungano i richiamati elementi di perplessità che le imprese della GDO hanno manifestato in relazione alle particolarità dei meccanismi che regolano i rapporti tra controllore e controllato all’interno del sistema di certificazione di parte terza.

Una possibile soluzione alla mancanza di fiducia nel meccanismo di certificazione è stata suggerita da un’impresa intervistata, che interverrebbe rompendo il legame economico che unisce controllore e controllato attraverso la creazione di un soggetto terzo, magari un ente, facente capo direttamente a Global-Gap con la funzione di intermediario: le azienda agricole pagherebbero il nuovo soggetto costituito per la certificazione e per le ispezioni, il quale individuerebbe di volta in volta l’organismo incaricato di effettuare tali operazioni. In questo modo l’intero sistema riuscirebbe a riacquistare maggiore solidità e credibilità, pur mantenendo inalterato la struttura economica su cui poggia lo standard. Se dal punto di vista delle aziende agricole non emergono fonti di criticità, dato che continuerebbero ad essere sottoposte a controlli, seppur da soggetti diversi e non scelti direttamente, e a corrispondere il compenso per le verifiche sia in caso di successo che di non conformità, per gli organismi di controllo sembrano emergere maggiori difficoltà. Infatti, la natura profit di questi soggetti entrerebbe in contrasto con il principio di affidamento da parte di un soggetto terzo, soprattutto sulla determinazione dei criteri di assegnazione dei controlli e sull’impossibilità di attuare strategie concorrenziali nei confronti dei propri competitor. Allo stesso modo la creazione di un soggetto terzo sarebbe fonte di nuovi costi collegati alla sua attività, la cui ripartizione condurrebbe certamente a importanti attriti tra i soggetti coinvolti.

In prospettiva, lo standard Global-Gap difficilmente potrà essere adottato dalla GDO nazionale come strumento su cui basare le proprie politiche per referenziare i fornitori, se non verranno modificate sostanzialmente le fonti di criticità segnalate durante l’indagine. Come segnalato da un responsabile durante l’intervista, lo standard sta assumendo un ruolo diverso in Italia rispetto a quello per cui è stato ideato, ovvero segnalare la presenza di un certo livello di imprenditorialità e di strutturazione aziendale. Infatti, le aziende che riescono ad implementare Global-Gap hanno una dotazione di mezzi e risorse, nonché una struttura ed un’impostazione imprenditoriale, tale da garantire la presenza di tutte le caratteristiche necessarie per poter diventare un potenziale fornitore per la Moderna Distribuzione. Pertanto, molti retailer italiani stanno iniziando ad

utilizzare lo standard come strumento attraverso cui selezionare potenziali aziende agricole con cui avviare negoziazioni per il referenziamento, con il vantaggio di abbattere in parte i costi di ricerca e selezione. Al contrario la tendenza che si sta progressivamente affermando presso le imprese della GDO dell’Europa Continentale è quella di impiegare Global-Gap come un pre-requisito di accesso, al quale aggiungere parametri e disposizioni più stringenti su elementi già disciplinati dallo standard, non tanto per accrescere il livello di trasparenza e sicurezza dei prodotti, quanto per sfruttare una nuova leva di differenziazione da parte dei singoli retailer europei agli occhi dei consumatori finali. In questo caso la presenza di Global-Gap è ritenuta necessaria per avviare qualsiasi negoziazione per il referenziamento, mentre per i retailer italiani rappresenta soltanto un elemento di segnalazione, la cui presenza non è, però, ritenuta vincolante.

Dall’analisi dei requisiti contenuti nello standard è possibile percepire la forte impronta data dalla Moderna Distribuzione continentale, in accordo con le proprie esigenze. L’obiettivo di riuscire ad equiparare ed uniformare le produzioni provenienti da aree geografiche diverse ha accresciuto la competizione interna al mondo produttivo, così come il bacino di potenziali fornitori, e, al tempo stesso, ha fornito un valido strumento per tutelare la propria immagine aziendale. La non adozione di Global-Gap da parte della GDO italiana tra i criteri di referenziamento è dovuta proprio alla struttura ed agli obiettivi dello standard, in quanto il modus operandi nel gestire la qualità e la sicurezza dei prodotti agroalimentari si è evoluto secondo modalità molto diverse rispetto ai retailer del Nord Europa.

Le recenti evoluzioni dello standard, successive al periodo di indagine, mettono in evidenza come molte delle criticità segnalate ed emerse durante le interviste siano state oggetto di revisione ed approfondimento.

In primo luogo, i responsabili dello standard hanno cercato di superare la diffidenza e le perplessità relative al sistema di certificazione di parte terza attraverso l’introduzione di verifiche dirette sugli organismi di controllo. Attraverso queste misure, denominate Certification Integrity Program (CIPRO), Global-Gap mira ad infondere fiducia ai potenziali utilizzatori verificando in

prima persona la correttezza dell’operato degli organismi di controllo, sia sotto il profilo burocratico e documentale, sia, soprattutto durante le ispezioni presso le aziende agricole.

Inoltre, l’introduzione di Local-Gap è un ulteriore passo in avanti che mira a recuperare un altro aspetto critico emerso negli anni, ovvero, le difficoltà di accesso per i piccoli produttori, in particolare quelli dei paesi in via di sviluppo. Questa declinazione dello standard garantisce ai produttori un iter graduale verso l’implementazione, fornendo loro la possibilità di segnalare l’avvio di tale processo ai retailer e di poter accedere, quindi, a questi canali commerciali. Se questa nuova misura porta indubbi vantaggi per le aziende produttrici, anche le imprese della Moderna Distribuzione riescono a beneficiarne, vedendo accrescere il numero di potenziali fornitori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove le difficoltà di accesso a Global-Gap ne limitavano notevolmente la diffusione. Visti i risultati emersi durante l’indagine, saranno i retailer dell’Europa continentale a trarre i maggiori benefici, anche se effetti positivi saranno percepiti anche dalla GDO italiana, in particolare per l’acquisti di prodotti esotici provenienti da paesi al di fuori dell’Unione Europea.

Le disposizione relative all’etica del lavoro, oggetto di critica da parte dei retailer intervistati, sono state un altro elemento oggetto di revisione. Infatti, le recenti modifiche hanno affiancato allo standard delle componenti aggiuntive (Add-On), composte da moduli particolari che integrano la versione tradizionale di Global-Gap, disciplinando in modo più puntuale specifiche tematiche. In particolare, sono stati individuati due campi specifici di applicazione, l’etica dl lavoro ed il benessere degli animali, lasciando, comunque, alle aziende agricole l’opportunità di individuare percorsi propri da concordare con il board centrale.

Infine, gli ideatori di Global-Gap hanno tentato almeno in parte di intervenire sulla natura B2B dello standard, segnalando ai consumatori attraverso il proprio sito internet l’opportunità di poter verificare on-line all’interno del proprio database la provenienza dei prodotti, tracciandoli grazie ad un codice identificativo.

Capitolo 5

L’utilizzo delle denominazioni DOP e IGP da parte delle