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Considerazioni generali sullo stile ammianeo e discussione dei rimand

Capitolo V. Confronti tra alcune descrizioni di battaglie in Tacito e Ammiano

5. Considerazioni generali sullo stile ammianeo e discussione dei rimand

Come dimostra Debru, nonostante lunghi periodi e la presenza sistematica di numerosi ablativi assoluti, Ammiano fa eco alla tecnica stilistica e retorica degli storici romani suoi predecessori542. Laistner osserva che lo stile di Ammiano può essere paragonato a quello degli autori tardoantichi di madrelingua latina, mentre le scelte che gli studiosi considerano anomale possono essere giustificate facendo riferimento al gusto estetico dell’epoca543. Come sostiene Fornara, l’autore delle Res gestae dimostra buonissima familiarità con Sallustio, Livio e Tacito e utilizza prestiti da questi tre storiografi mettendo in atto un sofisticato sistema di allusione verbale e presupponendo una profonda conoscenza della storiografia latina da parte dei lettori dell’opera544. Tali allusioni andrebbero oltre la portata delle citazioni letterarie da

541 Basti soltanto pensare che il contrasto della libertas del Senato contrapposta alla tirannide dell’imperatore, fondamentale in Tacito, è completamente assente in Ammiano. Cfr. supra Cap. I, pp. 16 ss.

542 Come Cesare, Sallustio, Livio; cfr. Debru (1992), p. 287: “Ammien à trouvé dans la période narrative, de facture classique, un instrument de narration et d’analyse façonné par ses prédécesseurs et adapté à son project”. Cfr. anche Alvarez (2006), pp. 58-59.

543

Cfr. Laistner (1975), pp. 63-64. 544 Cfr. Fornara (1992b), pp. 420-421.

151 altri scrittori e farebbero parte di un ambizioso piano per integrare la narrazione delle Res gestae nel retaggio della storiografia latina.

Per verificare tale affermazione, almeno per la parte che riguarda Tacito, si può innanzitutto partire dalla constatazione che quest’ultimo ha una certa influenza su Ammiano almeno in tre determinati ambiti: vocabolario, struttura, ritratti di personaggi e, più in generale, tecniche compositive.

Nel presente lavoro si è prevalentemente cercato di confrontare la tecnica compositiva ammianea e tacitiana in quattro ambiti tematici specifici; all’occasione si è riscontrata una certa somiglianza nel lessico, mentre si è voluto evitare un esame approfondito della struttura delle opere dei due autori perché superfluo ai fini dell’indagine. I rimandi puntuali da Tacito in Ammiano sono stati di volta in volta segnalati. È tuttavia necessario adesso affrontare quest’ultimo argomento in un discorso più articolato.

Come si è visto l’allusione può essere definita in generale come l’utilizzo conscio o al limite inconscio, da parte di un autore, di parole, idee, associazioni a un testo precedente in modo che possa essere riconosciuto da un fruitore esterno545. Sorgono tuttavia molti problemi in relazione non tanto alla definizione teorica di “riferimento testuale”, quanto all’applicazione analitica del concetto: gli studi si sono concentrati esclusivamente sulla somiglianza verbale, considerando da una parte l’allusione come tessera di un mosaico, un elemento estraneo che serve soltanto a “impreziosire” lo stile di Ammiano, senza approfondire la questione del ruolo effettivo del prestito nel creare un’immagine letteraria completa e organica546. D’altra parte l’allusione è anche stata definita come una sorta di “parola in codice” (mot de passe), una raffinata “figura di comunione” che permette a coloro che sanno decifrarne il significato di riconoscervisi547.

Come Kelly ha fatto giustamente notare, l’intertestualità di Ammiano, pur nella sua vastità e nelle sue allusioni più difficili da decifrare, si rivela interpretabile e compatibile con le aspettative classiche. Bisogna pertanto considerare l’allusione non tanto in se stessa, quanto piuttosto nell’insieme dei legami che crea con altri testi e

545

Cfr. supra Cap. I, p. 24.

546 Cfr. Fornara (1992b), p. 438; Hertz (1974), pp. 257-302 studia i rimandi a Gellio e sostiene che Ammiano avesse un “card-index” (1978).

152 nel significato che tale procedimento assume all’interno del brano in cui si manifesta. È stato inoltre affermato che dal punto di vista generale dei rimandi testuali, Ammiano è uno scrittore molto allusivo ed ha una forte predilezione per la contaminatio che lo porta a inserire in un brano riferimenti a testi diversi o a passi diversi di uno stesso testo548.

Come si identifica allora un’allusione a Tacito nelle Res gestae? Si tratta di una singola parola, espressione, frase di natura non comune usata sia da Tacito che da Ammiano. Il processo di riconoscimento di un’allusione parte dall’identificazione di specifici indicatori intertestuali, che non sono altro che elementi o tratti del testo (parole, espressioni, concetti, definizioni) che evocano alla mente del lettore un brano parallelo di un altro testo549.

Si sono tuttavia riscontrate difficoltà in particolare nel determinare la portata e il significato dei rimandi a Tacito, proprio perché non sono sempre così definiti e riconoscibili: non sempre si tratterebbe di allusioni nel senso proprio del termine550. Alcune allusioni sono più o meno visibili. Delle allusioni prese in considerazione nel presente lavoro, alcune sono palesi perché segnalate da indicatori testuali, come la citazione mediata da Tacito (Medio campi albentia ossa, Ann. I,61,2) di un verso virgiliano (sanguine adhuc campique ingentes ossibus albent, Aen. XII,36)

548 Cfr. Kelly (2008), pp. 185-192 e 214-221. Si deve anche tener conto del tentativo di aemulatio e

imitatio con l’autore oggetto dell’allusione, per cui il rimando testuale in Ammiano non sarebbe mai

fine a se stesso. Sono stati identificati rimandi a moltissimi autori da parte della critica e gli studi sull’argomento sono stati numerosi, tuttavia i loro risultati si sono rivelati spesso poco soddisfacenti dal punto di vista della comprensione del problema. Cfr. Kelly (2008), pp. 161 ss. Da una parte bisogna contrastare la concezione che separa la storia dalla letteratura e si focalizza in particolare sull’età tardoantica: Ammiano può benissimo essere analizzato con alcuni criteri comuni all’analisi della letteratura latina precedente.

549 Per riconoscere un prestito è innanzitutto necessario conoscere quale fosse l’uso letterario del IV secolo, determinare quale tipo di occasione Ammiano ritenesse opportuna per usare una parola o un’espressione tacitiana. Roselle (1976) ha proposto una serie di parametri per identificare un rimando tacitiano in Ammiano: 1) parole che sembrano essere state utilizzate da Tacito per la prima volta (parole rare) 2) parole poetiche 3) parole che Tacito evita 4) parole per cui ha predilezione.I rimandi individuati non sono molti anche a causa dell’impossibilità di fare un’analisi completa. Si vedano gli elenchi e le discussioni di Roselle (1976) e Neumann (1987). L’esame effettuato è stato mirato al confronto tematico o tra singoli episodi e vuole essere un’analisi ragionata. Spesso il fatto che due riferimenti compaiano soltanto in Ammiano e in Tacito non significa che non siano presenti anche nel resto della letteratura.

550 Sicuramente il pubblico di Ammiano aveva una vasta cultura ed era in grado di comprendere un’ampia parte di riferimenti, anche se non è possibile effettuare un discorso esauriente riguardo all’audience di Ammiano a causa delle difficoltà documentarie. Cfr. Sabbah (1978), pp. 518 ss.

153 nell’espressione ammianea ut indicant nunc usque albentes ossibus campi (Res gestae XXXI,7,16). Nunc usque potrebbe segnalare la presenza dell’allusione551. Lo stesso si potrebbe affermare per la frase is urbanarum rerum status, ut ita dixerim, fuit nella quale rerum status potrebbe far parte di un cliché storiografico e urbanarum rerum status potrebbe benissimo essere riscontrabile altrove, ma le parole ut ita dixerim segnalano che la scelta effettuata avvicina il brano all’espressione tacitiana hic rerum urbanarum status erat, cum Pannonicas legiones seditio incessit (Ann. I,16,1)552.

Altre allusioni sono riconoscibili anche senza la presenza di indicatori testuali, perché si tratta di frasi riprese interamente ed esclusivamente da Tacito. Si è visto Ammiano descrivere Giuliano placidus opum contemptor (Res gestae XXV,4,7) esattamente come Elvidio Prisco (opum contemptor Hist. IV,5,4)553 e definire il comes Romanus (Res gestae XXVII,9,2) transferendaque in alios invidiae artifex, con una precisa ripresa testuale della definizione di Antonio Primo in Hist. II,86 (in alios invidiae artifex).

Vi sono inoltre singole parole o espressioni che richiamano il testo tacitiano per le particolarità della loro posizione nel testo e nel contesto. Ad esempio in Ammiano gli autori si è riscontrato l’utilizzo dell’espressione adolescebat per indicare la crescita del propositum laedendi dell’imperatore nel contesto dei processi554 (adolescebat autem obstinatum propositum (Res gestae XIV,1,8 e XXIX,1,19). Si tratta di un rimando a Tacito (adolescebat interea lex maiestatis, Ann. II,50,1); che presenta una scelta lessicale precisa e il suo utilizzo avviene in positio princeps e nel medesimo contesto e per i medesimi personaggi. Difficile considerarla una mera coincidenza. Difficile tuttavia anche poterla riconoscere555.

Alcune allusioni sono ottenute modificando il testo del modello (nella posizione dei termini, nella declinazione dei casi o nelle forme verbali); ad esempio Costanzo è

551 Potrebbe infatti essere l’equivalente dell’espressione greca e[ti nuvn , ma anche riferimento politico tagliente (cfr. supra Cap. V, pp. 138 ss.).

552

Cfr. Roselle (1976), pp. 173-174; Fornara (1992b), pp. 437-438 e Kelly (2008), p. 183 e n. 73. 553 Cfr. Roselle (1976), p. 165.

554 Cfr. supra Cap. V, p. 85.

154 definito acerrimus belli instinctor (Res gestae XXI,12,20), allo stesso modo del capo treviro ribelle Giulio Valentino (acerrimo instinctore belli, Hist. IV,68,5)556.

È opportuno fermarsi a riflettere su due rimandi particolari individuati nel corso della presente ricerca, al fine di prendere coscienza di quanto complesso possa essere il sistema allusivo ammianeo e del fatto che è necessario prenderlo in considerazione con cautela.

Nella definizione di Giuliano come venustate oculorum micantium flagrans (Res gestae XXV,4,22), si è voluto vedere la ripresa, sensibilmente variata, della formula tacitiana che descrive Antonio Primo come flagrans oculis (Hist. III,3,3).

Res gestae XXV,4,22 Hist. III,3,3

venustate oculorum micantium flagrans

flagrans oculis

Per facilitare l’analisi il nesso ammianeo si può suddividere in tre parti: la prima legata all’immagine degli occhi che ardono (oculorum micantium), la seconda al verbo flagro e alle sue relazioni con questo tema (flagrans), la terza relativa alla venustas (venustate).

L’immagine degli occhi che brillano per la fiamma dell’ira, nel momento che solitamente precede l’assalto, è tipica del guerriero epico già a partire da Omero557 ed è presente anche nella letteratura latina con il medesimo dominio tematico558.

Per quanto riguarda l’utilizzo del verbo flagro in questo contesto, si nota che in latino è utilizzato spesso per indicare le passioni (avaritia, libido, amor) ma anche per indicare l’aspetto del guerriero (Aen XII,161 sidereo flagrans clipeo). Si ritrova associato agli occhi in Seneca (Ep. 115,4 oculis ... vivido igne flagrantibus; De ira

556 Cfr. Roselle (1976), p. 158. 557 Cfr. Il. I,104

ὄσσε δέ οἱ pυρὶ λαμpετόωντι ἐΐκτην (per Agamennone); ibid. XII,466 pυρὶ δ᾽ ὄσσε δεδήει (per Ettore); ibid. XIX,16-17 ἐν δέ οἱ ὄσσε δεινὸν ὑpὸ βλεφάρων ὡς εἰ σέλας ἐξεφάανθεν (per Achille). Cfr. anche Bacchyl Dith. XVIII, 54-56 in cui il re di Atene Egeo dice di Teseo: ὀμμάτων δὲ στίλβειν ἄpο Λαμνίαν φοίνισσαν φλόγα (l’ardore esteriore è indice di un grande animo guerriero). Cfr. anche Lovatt (2013), spec. pp. 311-324.

558 Cfr. ad esempio Virgilio, Aen. IX, 731 nova lux oculis effulsit; ibid. XII,102 oculis micat acribus

ignis; Lucr. De rerum natura III,289 ex oculis micat acrius ardor. Il v. 472 dei frammentari Annales

di Ennio micant oculi lucemque requirunt, fa invece riferimento agli occhi di chi morendo cerca la luce. Non viene in mente alcun parallelo greco ma cfr. Ter. Carminum fragm. 24,1; Verg. Aen IV, 691. Cfr. Skutsch (1985), p. 647.

155 I,4 flagrant ac micant oculi). In associazione con lumina lo si ritrova in Cicerone (Arat. 9,3 (=De natura deorum II,107,91) oculis duo/fervida lumina flagrant) e in Silio Italico (Punica VIII,560, flagrabant lumina miti aspectu e XVII,409 dira flagrantia lumina flamma). In questa sfera semantica il verbo flagro non presenta difficoltà, rivelando, anzi, un utilizzo piuttosto diffuso. Unica particolarità è che il passo di Tacito e quello di Ammiano sono gli unici a presentare flagro nella forma participiale, declinato al nominativo e per di più legato al sostantivo oculi. Non sussistono altri passi che presentino tale ricorrenza.

Ammiano si cura di mettere in evidenza in Giuliano quello che era ritenuto il tratto carismatico più significativo di un leader, ovvero il fulgor oculorum559. Non disgiunta dalla venustas, la luminosità ardente degli occhi era divenuta, in epoca tardoantica, segno di superiorità intellettuale e spirituale dell’imperatore ed insieme indicazione di un’energia interiore da ammirare560. Ciò che dunque l’autore delle Res gestae mette in risalto in questo passo non è tanto l’ardore del guerriero, quanto piuttosto il rispetto e il timore che tale ardore trasmette. Il centro del rimando a Tacito sarebbe dislocato e riutilizzato da Ammiano in un contesto differente: è in questo modo che agisce il meccanismo dell’allusione. Fin qui non c’è niente che sia anomalo.

Rimane tuttavia da comprendere se l’espressione ammianea possa davvero essere considerata un rimando tacitiano. I punti di contatto specifici (quindi non comuni a tutta la tradizione letteraria) tra i due brani rimangono allora essenzialmente due: l’utilizzo della forma participiale declinata al nominativo del verbo flagro (flagrans) e la sua associazione ad un ablativo (venustate in Ammiano; oculis in Tacito). È stato affermato che in Ammiano l’ablativo del nome astratto venustas seguito da un altro nome al genitivo con un proprio attributo (procedimento proprio della prassi tardoantica), offrirebbe un’elegante alternativa per oculis venustis micantibus561.

559 Cfr. Pan. VI (VII),17,1; XII(IX),19,6 in cui si elogia il fulgor oculorum di Costantino. 560 Cfr. Smith (1997), pp. 197-198; Neri (2004), pp.139-140.

561 Cfr. den Boeft et al. (2005), pp. 160-161. Il codice Vat. Lat. 1873 legge angustias, ma il significato di “tormento” o “preoccupazione interiore” non si accorderebbe con il tono panegiristico dell’intera sezione e potrebbe essere preso come un insulto. L’importanza degli occhi nel descrivere l’aspetto di una persona è ribadita anche in Res gestae XV,8,16 (oculos cum venustate terribiles, sempre riferito a Giuliano) e Sabbah (1978), p. 423, n.68 confronta il passo con la traduzione latina di Polemone I,142 Förster si vides oculum umidum neque cavum nec prominentem, nitentem, perlucidum, eum lauda:

reperis enim eum intelligentem, docilem, litterarum amantem, in cui neque cavum nec prminentem

156 Tuttavia, per quanto riguarda l’ablativo, non si riscontra il medesimo utilizzo: non è infatti chiaro se in Ammiano l’ablativo sia di limitazione o provenienza (come sembrerebbe nel caso del passo tacitiano), oppure causale. Rimarrebbe a questo punto un solo contatto tra i due brani. Da una parte, come si è appena visto, il verbo flagro può accompagnarsi al sostantivo oculi, o comunque alla sfera semantica degli occhi; d’altra parte la forma flagrans non è un hapax nella letteratura latina, per cui leggendola nel passo di Res gestae XXV,4,22 rimarrebbe difficile ricollegarla esclusivamente al brano che parla di Antonio Primo in Hist.III,3,3 . Tutto questo rende la presente allusione a Tacito praticamente evanescente.

Riguardo all’espressione noctu dieque in Hist. III,76,2 si è sostenuto che sia stata ripresa da parte di Ammiano con un’inversione (Res gestae XVI,4,1 die noctuque).

Res gestae XVI,4,2 Hist. III,76,2

Clausa ergo urbe murorumque intuta parte firmata, [sc. Iulianus] ipse cum armatis die noctuque inter propugnacula visebatur et pinnas, ira exundante substridens cum erumpere saepe conatus paucitate praesentis manus impediretur.

praeerat, ... Iulianus ... Apollinaris ... lascivia socordiaque gladiatorum magis quam ducum similes. non vigilias agere, non intuta moenium firmare: noctu dieque fluxi et amoena litorum personantes, in ministerium luxus dispersis militibus, de bello tantum inter convivia loquebantur. paucos ante dies discesserat Apinius Tiro donisque ac pecuniis acerbe per municipia conquirendis plus invidiae quam virium partibus addebat.

Il rimando è stato discusso da Kelly, il quale sostiene che tra i due brani sussisterebbero tre punti di contatto, due testuali (segnalati in neretto) e uno contestuale. Iulianus infatti sarebbe il nome sia dell’imperatore oggetto del passo di Ammiano, che del comandante di cui si parla nel brano tacitiano562.

Nonostante il fatto che è difficile associare i due personaggi in questione, il riscontro della tradizione latina per i due rimandi testuali sembrerebbe dare ragione a Kelly. argutias in Ammiano. Si è già parlato in precedenza (cfr. supra Cap. II, pp. 37-38 e n.117)

dell’importanza della fisiognomica in epoca tardoantica. 562 Cfr. Kelly (2008), pp. 199-201.

157 Bisogna tuttavia considerare che il verbo firmare si ritrova anche altrove e sempre legato alle mura (Livio, Ab Urbe Condita Libri XLIV,8,5 ab omni parte muros firmat; Stat. Theb. 4, 359-360 muros/firmat) e che il nesso die noctuque presente in Ammiano, oltre ad essere un topos condiviso dalla tradizione greca e latina (si presenta nelle molteplici forme die nocteque, nocte ac die, hJmevraç kaiv nuktovç, etc.), si riscontra in forma identica in Sallustio (Iug. 70,1)563. Se inoltre si pensa che lo stile di Ammiano possiede effettivamente alcuni arcaismi e molti rimandi anche a Sallustio, l’associazione con il brano tacitiano traballa su questo punto.

Nel corso della presente analisi inoltre sono stati individuati alcuni utilizzi di lessico, strutture sintattiche ed espressioni simili, riconducibili in parte ad una matrice storiografica comune a entrambi gli autori, in parte a scelte di Ammiano che lo avvicinano più al predecessore che ad altri autori.

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