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Capitolo II. La tecnica del ritratto in Ammiano e in Tacito

2. Personaggi, Significati e Reminiscenze

Come è stato osservato, ritratti dei personaggi in Tacito si differenziano dalla letteratura precedente per il possesso di determinate particolarità stilistiche e artistiche. Innanzitutto lo scrittore si trova di fronte ad una società più variegata di quella che, ad esempio, Livio rappresenta, per permettersi di farne un ritratto

dell’individuo e altrettanto esplicitamente sono castigati, senza che ci sia bisogno di una descrizione sottile. Nel caso di Tiberio invece le cattive qualità sono un’ipocrisia abilmente dissimulata e inganno, per questo la loro descrizione corrisponde ad un utilizzo abile e fine dell’insinuazione. Nel brano relativo alla venuta a Roma del re Archelao e alla sua pessima accoglienza (Ann. II, 42) la consapevolezza e la colpevolezza di Tiberio sono lasciate trasparire ad ogni riga.

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Tacito ad esempio rappresenta in questo modo Antonio (Hist. 2,86) come un generale politico che tradisce per fare carriera e in Ann. VI,57 per non sciupare il ritratto dell’ipocrisia di Tiberio passa sotto silenzio le sue ottime doti militari.

175 Cfr. alcune delle formule utilizzate in Tacito: Ann. I,4,2 (pauci ... plures ... alii); Hist. II,7,4 (optimus quisque ... multos ... alios); ibid. II,87,2 (quidam ... multi ... ceteri ...); ibid. IV,62,2-4 (ignavissimus quisque ...melior pars ... alii ... quidam ...). In Ammiano: Res gestae XIV,7,21 (fas

omne discessit). Cfr. Aubrion (1991), p. 2628 e Pauw (1972), pp. 195-196.

176 Cfr. ad esempio Ann. II,27-32 il processo a Libone e ibid. l’inizio del libro VI, costellato di notizie sui processi (Kirn (1955), p. 143) e la descrizione generalizzata (Res gestae XXVI,10,9-14) dei provvedimenti sanguinari di Valente. Sui processi si veda infra Cap. IV. Si omette in questa sede di menzionare la categoria“osservazioni e incidenti rivelatori”che costituisce l’ultimo dei metodi indiretti elencati nell’analisi statistica di Pauw.

53 sistematico177. Per questo motivo l’autore delle Historiae e degli Annales piega alle proprie esigenze narrative e ideologiche la trattazione degli elementi che compongono il ritratto178, i quali ricorrono, invece, in una struttura tendenzialmente identica e costante in Sallustio e in Livio 179.

I ritratti di Tacito si rivelano pregnanti ed efficaci nella loro descrizione180. Si può osservare che quelli più riusciti riguardano personaggi malvagi, probabilmente per il fascino che ogni “cattivo” da sempre esercita su qualsiasi scrittore e il suo pubblico. È certo invece il fatto che Tacito – come del resto Ammiano e tutta la storiografia antica – valuta i propri personaggi in base a criteri morali, da questo deriva l’insistenza sui loro vizi e sulle loro virtù181.

Così è anche in Ammiano182, che ad esempio in alcuni brani necrologici separa nettamente vitia e virtutes dei personaggi senza tuttavia rispettare nella sostanza una descrizione equilibrata e facendo quindi prevalere il giudizio negativo che ha su di essi.

177 Cfr. Rambaud (1970), p. 438.

178 Cfr. supra, La struttura del ritratto, pp. 31 ss.

179 Cfr. Vretska (1955), pp. 105-118; Rambaud (1970), pp. 438-439. Tacito presenta personaggi più complessi in una società più variegata, quindi adatta alcuni elementi del ritratto al momento della presentazione. Uno di questi elementi è le menzione dell’origine familiare e dell’estrazione sociale: l’adozione ha mutato la situazione di Livia (Ann. V,1) e Tiberio (ibid. VI,57); se lo status della donna è determinato da quello del marito è, invece, impossibile contare gli amanti e i mariti di Poppea (ibid. XIII,45 ...maritos et adulteros non distinguens... igitur agentem eam in matrimonio Rufri Crispini

equitis Romani, ex quo filium genuerat, Otho pellexit iuventa ac luxu). Nella descrizione di personaggi

che non hanno eccessivo peso nella trama narrativa omette alcuni elementi caratterizzanti abituali (come nel caso di Claudia Crispinilla in Hist. I,73 di cui segnala soltanto l’immoralità e gli intrighi durante le guerre civili). Come si è notato in precedenza (p. 37, n. 117) lo storico rifiuta la descrizione dell’aspetto esteriore, riservandosi di chiamarla in causa nel momento in cui può essere utile a rendere più vero un ritratto; non omette comunque di parlare della bellezza di una donna specialmente se si rivela un mezzo con cui agire: descrive Livia che fa ardere Augusto di passione (Ann. 5,1 Exin Caesar

cupidine formae aufert marito...) e Poppea esce in pubblico velata in contrasto stridente con la sua

immoratiltà (ibid. XIII,45,3).

180 Cfr. Daitz (1960); Rambaud (1970) e altri. Le motivazioni di tale abilità e profondità, oltre che nell’influsso dei ritratti sallustiani, e della sua formazione retorica e letteraria, risiedono anche nel clima letterario del II secolo d.C., permeato dalla satira (Persio, Marziale, Petronio e Giovenale) che rivolge l’attenzione alla personalità degli individui e specialmente alle loro cattive qualità. Nei ritratti tacitiani si scorge una marcata influenza del dramma in cui una figura si viene sempre a trovare al centro dell’azione, circondata da personaggi minori. Inoltre già all’epoca di Tacito la storiografia stessa risentiva degli influssi biografici (culminanti nell’opera di Svetonio) che rendevano naturale una maggiore attenzione dell’autore alla personalità dell’individuo, principale motore degli eventi. Il grado in cui tali elementi hanno influenzato Tacito nella caratterizzazione dei suoi personaggi non è determinabile; è tuttavia evidente il fatto che tutti questi fattori hanno a che fare con l’indole umana. 181

Cfr. Sabbah (1978), p. 432: “..le discours historique d’Ammien est, comme il est de règle dans l’historiographie antique, un discours moral et humaniste, dans lequel la liaison explicative fondamentale se résume à la relation de la personne et de ses actes.”

54 È notevole la presenza in entrambi gli autori di descrizioni paradossali che si distanziano dalla maniera di Sallustio. Nella descrizione di Petronio, Otone, Muciano e Tito in Tacito (per citare alcuni esempi di ritratto paradossale)183 le caratteristiche positive e negative convivono dando vita ad un ritratto che ne appiana il contrasto e ne risolve le contraddizioni184.

Tacito tuttavia non ha un personaggio da associare allo sfuggente e contraddittorio Petronio Probo, il prefetto del pretorio “who darts between bullying, cowardice and valetudinarianism”185 che in Ammiano riceve un ritratto a tinte fosche (Res gestae XXVII,11). In generale Ammiano e Tacito non si assomigliano nella tipologia del ritratto paradossale, sebbene riescano entrambi a cogliere la complessità di alcuni personaggi186.

Ciò che invece accomuna i due autori è l’abilità di assimilare alcuni personaggi a tipi, ovvero a stereotipi retorici di lunga tradizione come quello del tiranno, del delatore, della vittima, assai spesso utilizzati dalla storiografia anche se non sempre con successo187.

Lo stereotipo del tiranno ad esempio è utilizzato con efficacia da Ammiano nell’esposizione della personalità di Gallo il quale tantum a temperatis moribus

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Petronio (Ann. XVI,18), Otone (genus vitae, quod nemo adaequaret: illum animo et cultu

magnificum ibid. XIII,46,3; procax otii et potestatis temperantior ibid. 4; Non erat Othonis mollis et corpori similis animus Hist. I,22,1; Otho interim contra spem omnium non deliciis neque desidia torpescere: dilatae voluptates, dissimulata luxuria et cuncta ad decorem imperii composita, eoque plus formidinis adferebant falsae virtutes et vitia reditura, ibid. I,71,1; nec illi segne aut corruptum luxu iter, sed lorica ferrea usus est et ante signa pedes ire, horridus, incomptus famaeque dissimilis ibid. II,11,8; infine il necrologio ibid. II,50); Muciano (luxuria industria, comitate adrogantia, malis bonisque artibus mixtus: nimiae voluptates, cum vacaret; quotiens expedierat, magnae virtutes: palam laudares, secreta male audiebant, Hist. I,10,2); Tito (neque abhorrebat a Berenice iuvenilis animus, sed gerendis rebus nullum ex eo impedimentum; laetam voluptatibus adulescentiam egit, suo quam patris imperio moderatior, ibid. II,2,2-3). Per ulteriori esempi di questo genere cfr. La Penna

(1976)=id. (1983), pp. 193-221. 184

Cfr. La Penna (1976), pp. 285-286: tra il ritratto di tipo petroniano in Tacito e quello di tipo catilinario in Sallustio ci sono due fondamentali differenze: la corruzione dei personaggi sallustiani è dovuta non alla mollezza e raffinatezza, bensì alla violenza e al delitto; mentre in Tacito le capacità del personaggio sono talvolta messe a servizio di valori positivi, in Sallustio sono sempre utilizzate a scopi criminali.

185 Cfr. Kelly (2009), p. 352.

186 Cfr. a questo proposito La Penna (1976), p. 271: “Non è poca cosa, comunque, che storici antichi quali Tacito e Sallustio avessero messo a fuoco il problema: il loro travaglio di pensiero, che coglie le contraddizioni di una realtà sempre più ricca ed oscura, non li porta troppo lontano dal poeta moderno”.

187 Cfr. Daitz (1960), pp. 30-31. Bernard (2000), pp. 261-303, dedica un intero capitolo alla descrizione della tipizzazione in Livio.

55 Iuliani differens fratris, quantum inter Vespasiani filios fuit Domitianum et Titum (Res gestae XIV,11,28). Ci sono tracce di un’evoluzione nel carattere di questo personaggio nei libri delle Res gestae che rimangono: non è noto se il suo regno cominciasse sotto buoni auspici, tuttavia altre espressioni lasciano intendere che in principio Gallo non si comportasse con la crudeltà che poi diventerà invece un suo tratto essenziale188. Come avviene in Tacito, anche qui non si tratta di un vero e proprio cambio di carattere, ma di una sempre più chiara rivelazione che l’individuo fa di se stesso189.

Anche Costanzo ha i tratti tradizionali del despota. Tale espediente retorico, come si è visto190, è utilizzato soprattutto per contrapporlo alla figura di Giuliano, così come in Tacito Tiberio è posto in contrasto con il personaggio di Germanico.

Un altro topos molto usato da entrambi gli autori è quello del “buon comandante”191 che compare nella descrizione di Giuliano e Teodosio padre in Ammiano192 e anche nell’abilità di alcuni condottieri controversi delle Historiae (tra cui Antonio Primo, Fabio Valente, Cecina Alieno)193 e degli Annales (spicca tra tutte la figura di Germanico, ma anche figure minori come quella di Corbulone ricevono una caratterizzazione tipologica simile)194. Giuliano è inoltre caratterizzato secondo i canoni tipologici della rappresentazione dell’eroe195.

188 Res gestae XIV,1,4 post hoc impie perpetratum…tamquam licentia crudelitate indulta ; ibid. 1,10

quibus mox Caesar acrius efferatus, velut contumaciae quoddam vexillum altius erigens; 7,1 latius iam disseminata licentia.

189

In questo senso è da leggersi anche l’espressione novo exemplo in Res gestae XIV,1,9. 190 Cfr. supra, pp. 48-49.

191 Cfr. Dessì (2004), p. 272 n. 5.1 e p. 468 n. 17.1 sulle altre occorrenze di questo topos nella storiografia (oltre ad Ammiano anche Cesare, Sallustio, Livio).

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Di Teodosio padre si dice ad esempio che fosse officiis Martis felicissime cognitus, Res gestae XXVII,8,3; dux nominis incluti..nihilque gregariis imperans, cuius non ipse primitias alacri

capesseret mente, ibid. XXVIII,3,1; ... cum strenui militis munia et praeclari ducis curas expleret ... ibid. 3,2 (Teodosio padre); per Giuliano cfr. infra Cap. V, pp. 132 ss.

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Su Cecina e Fabio Valente cfr. spec. Hist. II, 29-31; ibid. 54-56 e ibid. 99-101 (in particolare su Cecina). Riguardo a Antonio cfr. infra Cap.V, pp. 132 ss.

194 Su Germanico si veda supra pp. 47-49 e n. 157, infra Cap. III il suo rapporto con i soldati come collettività. Su Corbulone cfr. (tra i molti passi) Ann. XI,18-20; XIII,34-39; XIV,23-26; XV,3-6 e 8- 13. Cfr. Neumann (1987), pp. 132-133: “Abgesehen von dem in taciteischer Weise verstecken Seitenhieb auf den mißliebigen Heerführer kann Ammian hier nur die Vorbilder solcher “Condottieri” aus den Historien des Tacitus im Sinne haben, der wie kein anderer Historiker der Römer die demoralisierende Wirkung der Bürgerkriege (continua civilium bellorum series, Hist. IV,54,3) auf Befehlshaber und Soldaten (gnarus [sc.Valens] civilibus bellis plus militibus quam ducibus licere,

Hist. II,29,3) dargestellt hatte”.

195 Su questo punto si rimanda a Barnes (1998), pp. 143-165, che dedica un intero capitolo alla reppresentazione di Giuliano quale “Nuovo Achille”.

56 In questo capitolo si è parlato di personaggi senza distinguo; a questo punto invece si desidera specificare che ciascun personaggio ha una funzione: vi sono infatti i personaggi principali che nell’intreccio narrativo ricoprono un ruolo di importanza, e i personaggi secondari, personaggi e gruppi di individui che determinano l’azione in maniera assai inferiore, o che comunque sono elementi di un sistema di equilibri e relazioni più ampio. Tale distinzione permette di apprezzare maggiormente alcune caratteristiche ricorrenti nella costituzione dell’intreccio ammianeo196. Molto più del discorso storico di Tito Livio e Tacito, quello ammianeo si può dire “determinista”, poiché l’uomo, senza cessare di essere la causa principale della storia, vi agisce più in virtù di predeterminazioni che per propria iniziativa197. La caratterizzazione schematica198 di un personaggio si può osservare soprattutto nella descrizione dei personaggi secondari oltre che in quella degli imperatori e Cesari (la descrizione dei primi del resto è solidale con quella dei secondi). In Ammiano è particolarmente evidente il fatto che i personaggi secondari spesso ruotano intorno ad un unico personaggio principale, determinandone o influenzandone i pensieri e le azioni199: Paolo “Catena”, Arbizione, Eusebio, lo stesso Ursicino, sono collocati nell’orbita di Costanzo, e sono parte integrante delle sue macchinazioni; Barbazione, Lupicino, Vadomario rientrano nell’orbita di Giuliano; Probo e Massimino gravitano attorno a Valentiniano, Petronio, Eliodoro, Festo, attorno a Valente. Una schematizzazione normale fa di Paolo, Arbizione, Eusebio, dello stesso Ursicino (in maniera forse più gloriosa ma non meno riduttrice, quella del valente soldato disarmato davanti agli intrighi in Res gestae XIV,9,1) delle figure definite e fisse200. Collocati in maniera stabile nella loro funzione di delazione o adulazione, o caratterizzati come lascivi, incapaci e crudeli, i personaggi secondari costituiscono dei figuranti tagliati tutti d’un pezzo che interagiscono sempre a senso unico. Partecipanti attivi, ma periferici degli intrighi al cui centro ci sono gli

196 Naturalmente non si prendono qui in considerazione personaggi che sono soltanto nomi o che comunque non hanno alcun ruolo nell’azione.

197 È assai probabile che per un uomo del IV secolo tale modo di concepire e rappresentare l’umanità risultasse da una osservazione fedele della realtà condivisa dai propri contemporanei. Cfr. anche quanto detto sulle mutate condizioni storiche, dall’epoca di Tacito a quella di Ammiano, supra, Cap I, spec. pp. 16 ss.

198 Si fa qui riferimento a quanto affermato da Sabbah (1978), pp. 432-436. 199

Come Tiberio o Costanzo che hanno un apparato di cortigiani simile o Giuliano e Ursicino circondati da persone malvagie.

200 Barbazione, Probo e Massimino sono meglio caratterizzati perché più complessi, ma il procedimento segue tale tecnica.

57 imperatori, hanno come obiettivo di rendere i ritratti dei personaggi principali maggiormente coerenti201.

In Tacito questo tipo di ritratto schematico non ricorre, tuttavia è comunque presente nella descrizione dei personaggi di scarsa importanza e specialmente delle donne. Certamente non rientrano in questa analisi le caratterizzazioni delle grandi donne della stirpe Giulio-Claudia202.

Nella storiografia, a partire soprattutto da Sallustio e Livio, la descrizione o la menzione di un personaggio femminile in un brano si rivela utile per caratterizzare una situazione o un altro personaggio: la personalità di alcuni uomini si proietta sulle loro mogli, amanti o sorelle203.

Il personaggio di Costanza, moglie di Gallo, riceve in Ammiano una caratterizzazione più accurata, quasi che lo storico voglia accentuare tramite la sua

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Infatti oltre ai tratti della descrizione per i personaggi maggiori, ovvero gli imperatori, si aggiunge anche il tratto distintivo dell’entourage che si sono scelti e che li ha scelti a sua volta. Anche l’imperatore è ritratto secondo una modalità schematica. Appoggiandosi su quella dei personaggi secondari questa schematizzazione dei Caesares e delle loro azioni è lo strumento principale di un’argomentazione che distrugge la maggior parte di loro per esaltarne solo qualcuno.

202 La scelta effettuata da Tacito negli Annales di dare alle figure femminili un’importanza determinante nella scena dell’azione (sebbene sia in Tacito che in Ammiano essa sia dominata soprattutto da personalità maschili) è dovuta al fatto che i grandi uomini della gens erano deceduti (Germanico, Druso e tutti gli eredi di Tiberio) oppure erano deboli di carattere (Claudio e lo stesso Nerone). In Ammiano le donne non sono rappresentate come personaggi principali.

203 Si vedano i ritratti delle matrone Fulvia e Sempronia in Sallustio (Bellum Cat. 23 e 25) sul ruolo e i ritratti delle donne in Sallustio si rimanda a Petersen (2013). Per Livio si veda Kowalewski (2002). Un esempio della funzionalità dei personaggi femminili si vede in Ann. III,3 nell’insinuare sottilmente che Tiberio e Livia Augusta abbiano impedito la presenza di Antonia Maggiore, madre di Germanico, ai funerali del figlio, per evitare che il suo sincero dolore contrastasse con il loro falso cordoglio (seu

valitudine praepediebatur seu victus luctu animus magnitudinem mali perferre visu non toleravit. Facilius crediderim Tiberio et Augusta, qui domo non excedebant, cohibitam, ut par maeror et matris exemplo avia quoque et patruus attineri viderentur). La finalità ultima è di incrinare la credibilità di

Tiberio e di far risaltare Germanico attraverso la madre. Triaria, moglie di Vitellio è descritta come incredibilmente feroce (ultra feminam ferox, Hist. II,63,2), arrogante (ibid. II,64,2), superba e crudele (ibid. III,77,3). Sempre nelle Historiae Galeria, seconda moglie di Vitellio risalta invece per il suo essere non immix<ta> tristibus (ibid. II,64,2); è lei a proteggere P. Galerio Tracalo dai suoi accusatori (ibid. II,60,2); anche la madre di entrambi i Vitellii, Sestilia, è detta antiqui moris ed esaltata insieme a Galeria pari probitate per creare un contrasto con Triaria. Sulle donne in Tacito cfr. Parks (2008). Così in Ammiano Assiria, moglie di Barbazione, nec taciturna nec prudens, agisce precipitosamente e senza buonsenso perculsa vanitate muliebri (Res gestae XVIII,3,2); la descrizione del crudele trattamento cui sono sottoposte le matrone romane Charitas e Flaviana (ibid. XXVIII,1,28, quarum

altera cum duceretur ad mortem, indumento, quo vestita erat, abrepto, ne velamen quidem secreto membrorum sufficiens retinere permissa est. ideoque carnifex nefas admisisse convictus inmane, vivus exustus est) non è altro che un’amplificazione della crudelltà di Valentiniano. Ibid. XXIX,5,28 Cyria,

sorella di Firmo, abundans divitiis et destinatione feminea, aiuta il fratello nell’insurrezione, aizzando le popolazioni in rivolta. Quello di Elena, moglie di Giuliano, è un caso a sé come si dirà più avanti.

58 figura l’idea della violenza e crudeltà del marito204 e la bontà della sorella Elena, moglie di Giuliano205. Reminiscenze tacitiane dell’arrivismo di Agrippina Minore sono individuabili nel desiderio che Costanza manifesta per il comando, come emerge dalle sue malvagie macchinazioni e manovre dietro le quinte206.

Anche il personaggio di Eusebia ha uno spazio più ampio nell’opera di Ammiano. È un tipo di ritratto interessante ed esemplificativo della tecnica delle Res gestae: fa la sua prima comparsa salvando Giuliano dalla condanna a morte (ibid. XV,2,8) e anche in seguito è sempre ritratta come a lui favorevole (ibid. XV,8,3); è cursoriamente menzionata la sua famosa bellezza (ibid. XVIII, 3,2). Ad un certo momento (ibid. XVI,11,18-19) si scopre tuttavia il suo lato malvagio: Eusebia tende insidie a Elena, moglie di Giuliano, per impedirle di concepire. Ammiano afferma che l’imperatrice non era in grado di avere figli e che per questo era gelosa di Elena207. La contraddizione presente nel personaggio è stata a lungo oggetto di discussione tra gli studiosi208. L’apparente ambiguità del ritratto è tuttavia giustificabile nell’ottica che vede l’imperatore Giuliano e non l’imperatrice Eusebia, al centro della trama narrativa. Le Res gestae hanno un intento elogiativo di fondo, ovvero quello di esaltare Giuliano, presentandolo come vittima degli intrighi di corte al centro dei quali si trovano Costanzo e i suoi consiglieri, come uomo virtuoso ed

204 Res gestae XIV,1, 2 Cuius [sc. Galli] acerbitati uxor grave accesserat incentivum, germanitate

Augusti turgida supra modum ... Megaera quaedam mortalis, inflammatrix saevientis assidua, humani cruoris avida nihil mitius quam maritus; è descritto il suo carattere crudele che spinge il marito alla

rovina mentre avrebbe dovuto riportarlo alla veritas e all’humanitas (ibid. XIV,1,8), è detta: exultans (ibid. XIV,7,4) per gli atteggiamenti malvagi del marito che accoglie delazioni e non prove; da ultimo si ricorda che è sorella dell’imperatore Costanzo e si dice che muore durante un viaggio nel tentativo di convincere l’Augusto a risparmiare Gallo (ibid. XIV,11,6) quasi a far risaltare dal contrasto la crudeltà del fratello (saepe cruentum).

205 Cfr. Res gestae XXI,1,5 in cui si dice che viene sepolta a Roma insieme alla sorella. Quindi da ultimo l’intento è di far emergere dal contrasto ancora una volta la figura di Giuliano, secondo la connessione Costanza-Elena-Giuliano.

206 Certamente non è possibile istituire un parallelo stretto tra le due figure, tuttavia leggendo Res

gestae XIV,9,3 in cui si dice che Costanza assisteva ai processi da dietro una porta e dava

suggerimenti, (cuius (del giudice) imperio truci, stimulis reginae exsertantis ora subinde per aulaeum,

nec diluere obiecta permissi nec defensi periere complures) vi si può avvertire un’eco del passo

tacitiano in cui si descrive Agrippina che assiste alle sedute del Senato da dietro una tenda (Ann. XIII,5,1 quod quidem adversante Agrippina, tamquam acta Claudii subverterentur, obtinuere patres,

qui in palatium ob id vocabantur, ut adstaret additis a tergo foribus velo discreta, quod visum arceret, auditus non adimeret). In entrambi i personaggi vsi riscontra la sete di potere, privilegio esclusivo

degli uomini, ma è lungi dal personaggio di Costanza il fatto di contrastare chi comanda per ottenere il primo posto (cosa che invece fa Agrippina).

207

Ibid. XVI,11,18 vixerat sterilis.

208 Si può condividere l’opinione espressa da Tougher (2000), pp. 94-101 e, in maniera più articolata, da García Ruiz (2008), ai quali si rimanda per una rassegna degli studi e per l’esposizione della questione e delle sue possibili spiegazioni.

59 esprimendo sincero rammarico nel constatare la sua impossibilità di avere figli. La

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