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Consultare i migranti per un approccio globale alle migrazioni

Consultazioni elettroniche, democrazia deliberativa e migranti Marilena Macaluso

3. Consultare i migranti per un approccio globale alle migrazioni

Tra gli esempi di consultazioni elettroniche riguardanti le politiche migratorie possiamo ricordare quelle avviate dal UK Border Agency dell’Home Office britannico. Da quella recen-temente conclusa sulle migrazioni delle famiglie (terminata il 6 ottobre 2011 che ha ottenuto più di 4.000 risposte), a quella sul sistema di immigrazione per gli studenti (dicembre 2010 – gen-naio 2011) o sui bambini detenuti per ragioni migratorie (giu-gno-luglio 2010) o ancora sui limiti da porre alla migrazione economica non-europea (giugno-settembre 2010)9. I principali destinatari delle consultazioni promosse dall’Agenzia sono sia associazioni che singoli individui cittadini e non. La consulta-zione Review into ending the detention of children for immigra-tion purposes, ad esempio, ha avuto oltre 350 risposte, tra que-ste 75 di organizzazioni che per più di un quarto rappresentava-no i diritti dei bambini e 280 risposte a titolo personale. In que-sto caso si trattava di una raccolta di pareri accompagnata da un’analisi d’impatto supportata da dati statistici e dallo studio in profondità di circa 100 casi pilota. A rispondere in forma indi-viduale sono spesso testimoni privilegiati che hanno esperienza diretta e membri di associazioni che hanno spedito i loro contri-buti per e-mail rispondendo ai quesiti inseriti nel documento consultivo pubblicato sul sito istituzionale dell’Home Office secondo la tecnica del notice-and-comment. In molti casi ci si limita ad aderire a lettere aperte, come nel caso seguente.

Avendo lavorato con diversi richiedenti asilo e rifugiati, sono davvero consapevole dei numerosi problemi che devono affrontare. Porre i bambini in stato di detenzione è un problema che sento particolarmen-te forparticolarmen-te e credo sia una procedura indifendibile. Tutparticolarmen-te le particolarmen-testimonianze disponibili di altri medici specialisti e generici dimostrano che

9 http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/policyandlaw/consultations/

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chiudere i bambini possa causare danni gravi e di lunga durata. Io vi invito a porre fine alla detenzione dei bambini e delle loro famiglie immediatamente, e a rilasciare quelle famiglie attualmente nei centri di detenzione per immigrati. Inoltre, penso che sia sbagliato e dannoso utilizzare soluzioni in cui i bambini vengono separati dai loro genitori nell’ambito della procedura di immigrazione. Vi chiedo di assicurare che il benessere dei bambini sia al centro della nuova politica da im-plementare (Adler, Campaign letter drafted by Bail for Immigration Detainees, tr. it. nostra)10.

In altri casi si interviene con testimonianze dirette, a volte a rispondere sono migranti, spesso riuniti in associazioni di stra-nieri, più raramente come singoli:

I criminali sono detenuti, i bambini che non hanno commesso alcun reato non devono in nessun caso essere “detenuti”. Consentire alle famiglie di vivere insieme e fornire loro supporto all'interno della co-munità è un modo molto più umano di trattare le persone - anche se non sono “British” (sic). (Black, tr. it. nostra, Ivi, 17).

Per molte consultazioni si sceglie, invece, la formula del questionario con modalità strutturate di risposta che permettono di ottenere dati aggregati e modalità semplificate di partecipa-zione, rinunciando però al confronto deliberativo e all’approfondimento attraverso le esperienze e i racconti. Un esempio è rappresentato dalla consultazione promossa dall’Unione europea Towards a better Global Migration Policy lanciata nel maggio 2011 attraverso un questionario on line (http://ec.europa.eu/yourvoice/consultations/2011/index_en.ht).

L’Ue aveva avviato la prima consultazione elettronica in tema di migrazioni nel 2005 in occasione del Libro Verde sul Futuro del Network Europeo sulle Migrazioni (una rete attiva dal 2002); si trattava di una consultazione rivolta in primo luogo alle associazioni, alla quale parteciparono solo in trentotto e solo quattro Stati membri risposero.

La Consultazione sull’Approccio Globale in materia di Mi-grazione (GAM, aprile-giugno 2011,

10http://www.ukba.homeoffice.gov.uk/sitecontent/documents/policyandlaw/consult ations/26-end-child-detention/child-detention-response-ind.pdf?view=Binary, p. 9.

Consultazioni elettroniche, democrazia deliberativa e migranti 131 ffairs/news/consulting_public/0021/Report%20on%20the%20GAM%20 Public%20Consultation%202011%2007%2028.pdf) ha avuto un maggiore successo, quasi tutti gli Stati hanno risposto (24), hanno partecipato molte organizzazioni, meno numerosi sono stati invece gli interventi di singoli cittadini e stranieri. I mec-canismi di comunicazione e pubblicità delle consultazioni risul-tano infatti ancora poco curati e spesso l’esistenza delle consul-tazioni non è nota alla popolazione e tantomeno ai migranti.

Oltre alle risposte al questionario era possibile inviare commen-ti, poi riportati nel report finale per temi. I contributi sono stati successivamente distinti tra quelli delle organizzazioni non go-vernative (IND/ORG) e quelli delle pubbliche amministrazioni.

Resta inoltre da affrontare il problema linguistico, infatti, anche se il questionario era presente nel sito dell’UE in tre lin-gue (inglese, francese e spagnolo), i risultati sono riportati sol-tanto in inglese. Accessibilità delle consultazioni, trasparenza, pubblicità della procedura e dei risultati, selezione adeguata dei partecipanti sono ancora traguardi da raggiungere e nonostante l’apparente sistematicità delle consultazioni comunitarie esse appaiono ancora un fenomeno di nicchia, poco noto ai più e non sfruttato a pieno nelle sue potenzialità. Nel passaggio dall’e-government all’e-democracy, concludendo, alcune questioni restano aperte: come può l’e-participation promuovere muta-mento sociale? E come possono le TIC migliorare la partecipa-zione democratica dei migranti? Cosa sta accadendo in Europa?

Una serie di misure giuridiche e politiche possono essere adottate per migliorare la partecipazione democratica dei migranti non an-cora pienamente garantita. La consultazione elettronica potrebbe essere uno strumento utile anche in via informale unita ad altre forme convenzionali di partecipazione politica. Altri spunti per la riflessione riguardano temi specifici come: è preferibile realizzare consultazioni separate o integrare le consultazioni ordinarie – dove presenti – con ulteriori standard per consentire l’accesso ai migran-ti? Possono delle esperienze informali di partecipazione politica rispondere al bisogno di contare di più o esse rischiano di essere solo una politica simbolica?

Migranti e forme di partecipazione politica: la