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Giuseppina Tumminelli

1. Da dove partire…

L’uso dei media da parte dei migranti è un oggetto alquanto complesso per le implicazioni e i livelli di approfondimento che comporta. Può essere letto da una parte, ad esempio, attraverso la prospettiva del trasnazionalismo1, nel rapporto con i paesi d’origine, dall’altra nel rapporto con il nuovo paese. Koser (2007) utilizza il termine “transnazionale” per descrivere i mi-granti che vivono “tra” le nazioni, mantenendo vivi interessi sociali, economici e politici che vanno al di là dei confini

1 Il transnazionalismo, nuovo approccio per studiare il tema della migrazione e la presenza dei migranti nei territori, è stato presentato come una delle teorie o approcci più interessanti nel campo degli studi sulla migrazione (PORTES 1997). Il concetto di transnazionalismo è stato proposto nel 1992 da N.GLICK.SCHILLER,L.G.BASCH, E C.

BLANC-SZANTON. Secondo loro: «Un nuovo tipo di popolazione migrante sta emergen-do, composta da coloro le cui reti, attività e modelli di vita comprendono sia lo stare nel nuovo paese sia le società d’origine. Le loro vite superano le frontiere nazionali e porta-no le due società in un unico campo sociale (...) una concezione nuova (sic) è necessaria al fine di venire a patti con l’esperienza e la coscienza di questa nuova popolazione migrante. Noi chiamiamo questa nuova concettualizzazione ‘transnazionalismo’» (p. 1).

136 Giuseppina Tumminelli zionali. I trasnazionali vivono “doppie vite” (Portes 1997 citato in Koser 2007), spesso sono bilingue; hanno casa in entrambi i paesi e viaggiano dall’uno all’altro. Koser, inoltre, individua una tendenza crescente tra i nuovi immigrati verso la scelta di una doppia o multipla cittadinanza come una delle conseguenze del transnazionalismo.

Lo sviluppo di reti di relazione tra società, individui, gruppi, attraverso i confini nazionali, rappresenta la caratteristica centrale delle migrazioni contemporanee. Le reti contribuiscono, oltre a definire i network di relazioni economiche, anche a inaugurare inedite forme di mobilitazione politica dei “trasmigranti”, che diventano capaci di collegare tra di loro i contesti politici di arrivo e di partenza. Inoltre, partecipano a definire anche i campi di interazione complessa tra gli stili di vita e le pratiche che danno forma ai processi di socializzazione e di significazione sociale (Lo Schiavo 2010).

Nel rapporto con il Paese d’origine, attraverso l’uso dei me-dia, i migranti mantengono un legame emotivo con la loro terra.

Danno luogo a ciò che Appadurai (2001) definisce quartieri vir-tuali o mediascape. Il satellite, per esempio, diventa strumento di comunicazione che crea un collegamento con la comunità transnazionale. In questo modo, e non solo, viene ridotta la di-stanza fisica ed emotiva. Si pensi all’incremento negli ultimi anni, nelle città, di phone center e di internet point (Tumminelli 2010).

Queste attività economiche sono diventate anche spazi/luoghi di incontro, di discussione e punti di riferimento per la comunità.

Facendo riferimento al rapporto con il nuovo paese, subentra uno dei problemi che sta alla base dell’uso dell’ICT: il Digital Divide, che opera una selezione tra chi ha le competenze per partecipare e chi no, e chi ha la possibilità o meno di accesso alle nuove tecnologie. Le posizioni sul tema, esteso ai migranti, sono differenti. C’è chi sostiene che i fattori che accrescono il divario sono da collegare non soltanto all’eventuale disugua-glianza socio-economica, all'appartenere ad uno strato sociale o ad un altro, ma anche, riprendendo un’espressione baumaniana, al far parte dei superflui (Bauman 2005). Di contro, ci sono stu-diosi che sostengono che non si possa parlare di divario digitale

Migranti e forme di partecipazione politica: la consultazione elettronica 137 nel caso dei migranti, perché l’uso delle nuove tecnologie da parte loro non può essere classificato come un’esigenza per mantenere vive le reti di relazione con il paese d’origine e con i connazionali (Ros et al. 2007).

Si potrebbe dire, come sostengono altri studiosi, che, considerata la sua diffusione, la rete potrebbe da un lato rivestire l’importante ruolo di canale di informazione, contribuendo a creare un cittadino informato e consapevole;

dall’altro, essere anche il luogo delle decisioni collettive.

Inoltre, utilizzandola come nuova metafora di democrazia, la rete implicherebbe da un lato l’allargamento delle possibilità per la realizzazione di una democrazia partecipativa, con l’opportunità di coinvolgere i cittadini; dall’altro, il superamento di una serie concreta di rischi e limiti, come le difficoltà organizzative o come la resistenza culturale e politica a legittimare la rete come strumento di nuova partecipazione politica (De Rosa 2000). In questa direzione, la consultazione elettronica rivolta ai migranti potrebbe essere utilizzata non solo come tecnica d’indagine a scopo informativo e di raccolta dati, ma anche come metodo per stimolare la conoscenza dei bisogni e dei punti di vista degli stranieri rispetto ad una data legge o intervento pubblico e, di conseguenza, una realistica modalità che renda partecipi e informati anche i migranti, in modo da sviluppare una procedura alternativa di integrazione sociale e culturale.

Si deve considerare che con il termine immigrati si suole indicare un’ampia gamma di diverse tipologie migratorie, come i lavoratori, i rifugiati, i richiedenti asilo politico, gli studenti, i clandestini, ma anche altre figure quali ad esempio i minori accompagnati e non. Per ovviare a difficoltà connesse al livello semantico del termine, non si utilizzerà il sostantivo

“immigrato” ma “migrante”, dal momento che i processi che possiamo definire come migrazioni, indicano situazioni molto eterogenee tra di loro, considerato anche che la definizione stessa appare strettamente collegata ai sistemi giuridici, al tempo storico e alla struttura della società alla quale ci riferiamo. D’altronde, difficoltà che nascono dall’uso e dalla

138 Giuseppina Tumminelli confusione tra i termini in uso sono evidenziabili anche nelle rilevazioni statistiche e nella comparazione tra le diverse fonti a disposizione.

Considereremo, con il termine migrazioni (Ambrosini 2005), costruzioni sociali complesse nelle quali entrano in gioco tre attori: le società di origine, con le loro capacità di offrire benes-sere, libertà e diritti ai propri cittadini, e con politiche più o me-no favorevoli all’espatrio per ragioni di lavoro di parte della popolazione; i migranti attuali e potenziali, con le aspirazioni, progetti e legami sociali; le società riceventi, sotto il duplice profilo della domanda di lavoro di importazione e delle modali-tà di accoglienza, istituzionale e non, dei nuovi arrivati. È certo che le migrazioni sono un fenomeno che interessa ormai tutti i paesi e i continenti, non rappresentando più una novità. La po-polazione straniera presente nell’Europa a 27 paesi nel 2009 è 46.911.000 e rappresenta il 9,4% sul totale della popolazione (Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2009).