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Stereotipi culturali e nazionali

Immagini dell’altro in letteratura: l’imagologia e gli stereotipi

2. Stereotipi culturali e nazionali

Il termine “stereotipo” compare nel 1922 con il significato di schema o di immagine, nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica di Walter Lippmann, che lo mutuava dal mondo tipografico, dove era utilizzato per definire il processo di stampa e lo stampo. Questo doppio senso del ter-mine si prestava a designare in chiave metaforica le opinioni precostituite, non acquisite sulla base dell’esperienza diretta e poco modificabili. Gli stereotipi sono strumenti cognitivi di fa-cile uso, la cui modificazione è molto complicata e pertanto quasi mai praticata. Il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato da immagini mentali proprie di quella realtà che però hanno il vantaggio di far risparmiare energie:

Non vediamo quello che i nostri occhi non sono abituati a considerare.

Noi siamo colpiti, talvolta consapevolmente, più spesso senza saperlo, da quei fatti che si attagliano alla nostra filosofia (…) una serie più o

1In Pageaux, il “mito” (inteso in senso lato) rappresenta una delle forme che images o autoimages possono assumere nel testo letterario: si tratta in entrambi i casi di lin-guaggi simbolici tramite che lo scrittore, la società e la cultura si esprimono a proposito di sé e degli altri. Le images, tralasciando il loro senso artistico, diventano un’idea, un simbolo, un segno. L’oggetto dell’imagologia è appunto mostrare e dimostrare come queste rappresentazioni, prese globalmente, siano parte di un linguaggio simbolico da studiare, quindi, come un sistema di “segni”.

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meno organizzata di immagini per descrivere il mondo che non si ve-de (Lippman 1922, 113).

Tentare di comprendere la realtà in dettaglio impedirebbe ogni forma di azione. Certo in tal modo gli stereotipi determi-nano un pregiudizio che però è indispensabile al vivere:

Nessuno schema di stereotipi è naturale. Non è solo un modo per so-stituire l’ordine alla grande, fiorente, ronzante confusione della realtà.

Non è soltanto una scorciatoia. È tutto questo e anche qualcos’altro. È la garanzia del rispetto di noi stessi; è la proiezione nel mondo del no-stro senso, del nono-stro valore, della nostra posizione e dei nostri diritti.

Perciò gli stereotipi sono fortemente carichi dei sentimenti che gli so-no associati. Costituiscoso-no la forza della so-nostra tradizione e dietro le loro difese possiamo continuare a sentirci sicuri della posizione che occupiamo (Lippman 1922, 92).

Va precisato ulteriormente in tale contesto che il pregiudizio va interpretato come un fenomeno sociologico e psicologico;

mentre lo stereotipo ne è la sua espressione linguistica e lettera-ria. Gli stereotipi sono, pertanto, immagini che filtrano le in-formazioni e che intaccano la percezione dell’individuo indu-cendolo a delle semplificazioni della realtà che lo circonda. Gli studiosi hanno formulato una classificazione degli stereotipi suddivisa in tre differenti classi:

- Autostereotipi, che si riferiscono all’immagine tipica dei membri di un gruppo nei confronti dello stesso.

- Eterostereotipi, che designano le immagini tipiche di membri di un gruppo rispetto ad altri gruppi.

- Exostereotipi, che denominano l’immagine tipica che i membri di un gruppo credono essere loro attribuita dai membri di un altro gruppo.

Ed evidenziato tre qualità funzionali degli stereotipi: la ca-pacità di esprimere una parziale verità in quanto generalizzazio-ni di caratteristiche effettive; la funzione di orientamento che riduce la complessità di materiali confusi, facilitando così la comunicazione; la qualità di creare degli effetti reali offrendoci delle possibilità d’identif icazione. In questo caso, invece che di stereotipo si parla spesso di cliché (Bausinger 1988, 13-19).

Immagini dell’altro in letteratura 85 Gli stereotipi offrono motivi e materiali per costruire l’immagine della propria nazione come delle altre. È inutile ne-garlo: l’identità nazionale è composta da stereotipi che non ri-flettono specularmente e fedelmente la realtà. Le cosiddette identità e gli stereotipi sono finzioni, contraffazioni necessarie per abitare il mondo. Rispetto al tema, Joep Leerssen sottolinea che uno dei punti fermi dell’imagologia consiste nel “valore di riconoscimento” (recognition value) di una image piuttosto che nel suo contenuto di verità. Testi che raccontano una nazione e suoi caratteri spesso non si fondano su un’oggettiva osservazio-ne della realtà, ma su una reputazioosservazio-ne preesistente che si è gua-dagnata una forza storica e che si basa sul recognition value di alcuni stereotipi più che sulla loro pretesa di realtà (Leerssen, 1996).

Per esempio si possono individuare delle similitudini struttu-rali comuni alla rappresentazione di diversi paesi, elencando i cliché più comuni:

il nord di qualunque paese è sempre più pratico, efficiente ed indivi-dualista rispetto al sud dello stesso paese (che è più idillico, accomo-dante, etc.), ma la stessa cosa avviene anche tra più paesi (il sud della Germania diventa così il nord del nord Italia, etc.) […]; la periferia di qualunque area data è più tradizionale, retrograda, naturale; il centro di quella area è più cosmopolita, moderno, “culturale”. […] L’area in questione può essere un paese intero o una regione entro quel paese (Leerssen, 2001).

L’interesse dell’imagologia per gli stereotipi nasce dall’esigenza di comprendere attraverso quali strategie poetiche e retoriche il testo sia in grado di comunicare l’immaginario di un gruppo vs un altro gruppo e, di conseguenza, anche nei confronti di se stesso. È la consapevolezza della inevitabilità degli stereotipi e dei loro pericoli che ci può portare a rifiutarli qualora determinino una semplificazione denigratoria del soggetto in questione. Gli stereotipi vanno conosciuti e riconosciuti come strumenti potenti di interpretazione del modo in cui percepiamo la nostra vita e le vite degli altri. La letteratura è stata e continua ancora ad essere ricca di stereotipi etnici e nazionali e in tal senso può esserci di grande aiuto.

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