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Spesa ricerca e sviluppo

5. L’agroalimentare in Cina

5.3 Consumi e commercio del settore agroalimentare

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Il mercato alimentare cinese è diventato il secondo più grande in Asia dopo quello giapponese, con un valore stimato di 3 miliardi di dollari USA, quando appena un decennio fa valeva attorno ai 100 milioni di dollari USA. Se il volume totale è in costante crescita, il suo livello di produzione è ancora basso, fornendo così un grande potenziale ai prodotti importati. Inoltre, la maggior parte dei produttori nazionali (oltre 6 mila) sono piccole imprese spesso emergenti, senza le competenze e le conoscenze necessarie in materia di pratiche di produzione. La stretta collaborazione tra le imprese italiane che hanno esperienza in agricoltura biologica e i produttori cinesi locali può portare benefici reciproci. Oltre alla domanda crescente per alimenti salutari, si osserva una forte insoddisfazione e un costante abbassamento della fiducia dei consumatori rispetto a prodotti locali come acqua, latte fresco e concentrato, frutta e verdura, e una corrispondente domanda in espansione per prodotti importati, disponibili presso quei supermercati che si pongono nella fascia alta del mercato e si differenziano per prodotti, arredo, presentazione e servizi (Fondazione Italia Cina, 2018).

In Cina vi sono già numerosi mercati saturi o fortemente presidiati, e questo provoca la diminuzione dei margini e una tendenza verso il consolidamento. Questo vale soprattutto per le categorie di prodotti con forte caratterizzazione locale, alcune delle quali coinvolgono anche multinazionali, come prodotti da forno e snack, birra e acqua, prodotti di pasticceria e condimenti, oltre alle catene di ristorazione. Oltre alla crescente saturazione del mercato, le principali sfide per le imprese che approcciano questo settore sono i rapidi cambiamenti nella domanda dei consumatori, i rapporti di forza e la leva negoziale con fornitori (materie prime) e clienti/intermediari a valle della catena del valore. Le aziende che saranno in grado di adattare i propri modelli di business e le proprie strategie alle nuove tendenze in corso nel settore saranno in grado di sfruttare al meglio i principali driver di crescita e redditività (Fondazione Italia Cina, 2018).

Il settore caseario continua a godere di una forte crescita, con un incremento composto annuo del 13% dal 2000. Nel 2017 si è confermato il trend di lungo periodo con una crescita del 12,9%. Il latte e i suoi derivati sono sempre più parte integrante della dieta cinese, e stanno rimpiazzando le fonti più tradizionali di assorbimento di calcio e proteine. L’alto reddito delle famiglie urbane fa sì che queste possano investire una porzione significativamente maggiore del loro reddito in prodotti caseari (21,3 kg pro capite l’anno) rispetto a famiglie a basso reddito (6,98 kg pro capite l’anno). Il settore è cresciuto in un contesto scarsamente regolamentato, che ha determinato alcuni degli scandali più tragici nel settore alimentare (Cfr. paragrafo precedente). La crescita dei consumi di latte, associata alla crisi nazionale della sicurezza alimentare e alla costante preoccupazione relativa all’industria nazionale casearia, hanno generato rapidamente una crescente domanda di prodotti di

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alta qualità, soprattutto provenienti da mercati esteri, e hanno inoltre stimolato le acquisizioni all’estero da parte di aziende cinesi. Il consumo pro capite di prodotti caseari in Cina ha ancora ampi margini di crescita. Infatti, il consumo pro capite risulta ancora sensibilmente inferiore non solo a quello di Paesi tradizionalmente consumatori come Italia e Francia, ma anche di nazioni culturalmente e geograficamente più prossime, come Giappone e Corea del Sud. Le importazioni di prodotti caseari sono dominate dalla Nuova Zelanda, che da sola vale all’incirca il doppio del volume esportato in Cina dai primi cinque Paesi europei. Un tale risultato è dovuto sia a fattori geografici sia a precisi accordi commerciali (Fondazione Italia Cina, 2018).

Per quanto riguarda le bevande alcoliche, la Cina è oggi il principale mercato di consumi al mondo, ma cresce ad un tasso più basso rispetto agli ultimi anni, come risultato del rallentamento della crescita economica e di un contesto politico ostile. A fine 2012 il Governo ha annunciato, nell’ambito di campagne per una maggiore sobrietà da parte dei funzionari pubblici, il bando sulle bevande alcoliche durante i ricevimenti, che ha avuto un impatto negativo sui consumi e sul giro d’affari del settore del vino e determinato un calo sull’import soprattutto di quei prodotti di fascia alta. Tuttavia, dopo un calo iniziale, il mercato ha ripreso a crescere (Fondazione Italia Cina, 2018). Il consumo di vino, che rappresenta solo il 5% circa del totale dei consumi di alcolici in Cina, continua a registrare una crescita ed è sempre più apprezzato per il minor contenuto alcolico rispetto ai superalcolici tradizionali e per la percepita miglior salubrità, associata in particolare al vino rosso. Nonostante il consumo sia ancora costituito per l’80% da prodotti locali - la Cina è al sesto posto tra i Paesi produttori di vino - nel 2017 le importazioni sono cresciute del 17,4% in termini di volumi e del 18,32% in termini di valori. In questo settore è storicamente la Francia a farla da padrona (nel 2017 un export di 1,05 miliardi di dollari USA), rappresentando il 41,13% del valore dell’import, in leggero calo rispetto alla quota del 45% del 2016. L’Australia continua a realizzare tassi di valore molto alti, con un +25,78% nel 2017. Il Cile si posiziona al terzo posto in termini di volumi e di valori con una quota di mercato doppia rispetto all’Italia, oltre il 10%. Sempre nel 2017 era la Spagna ad occupare la quarta posizione in termini di volume e valori. L’Italia si è progressivamente avvicinata alla Spagna per i valori esportati (circa 149 milioni di euro gli iberici, contro i 139 euro dell’Italia) per poi superarla nel primo trimestre del 2018, ottenendo il quarto posto grazie ad una crescita del 62,82%. Le autorità italiane in Cina hanno investito molto su questo risultato cercando di promuovere, attraverso il consumo di vini italiani, anche la qualità di vita italiana e dunque, indirettamente, tutto il comparto del Made in Italy (Fondazione Italia Cina, 2018).

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