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IL SETTORE AGROALIMENTARE: QUADRO ECONOMICO E GIURIDICO

3. Il settore agroalimentare

Quando si parla di “sistema agroalimentare”, in genere, ci si riferisce a quell’insieme di attività di produzione agricola, trasformazione industriale, distribuzione e consumo di prodotti alimentari (Fanfani, 1990) che sono necessarie a soddisfare le esigenze alimentari dei consumatori.

In altre parole, il settore agroalimentare comprende tutti quei settori dell’economia coinvolti nella produzione e distribuzione di prodotti alimentari. I principali settori economi ci coinvolti sono:

 Agricoltura

 Industrie fornitrici di mezzi tecnici per l’agricoltura

 Industria della trasformazione alimentare

 Settore del commercio (distribuzione).

Il settore agroalimentare italiano rappresenta un’eccellenza che primeggia sul piano della qualità, della sicurezza alimentare, dell’innovazione tecnologica d’avanguardia, della sostenibilità, della biodiversità e del rispetto della tradizione (ICE, 2017). L’Italia è, infatti, un paese caratterizzato da grandi diversità territoriali e climatiche che si sono plasmate in culture, storie e tradizioni eccezionalmente varie e uniche. Tali caratteristiche hanno portato alla formazione di un gran numero di piccole aziende, molto spesso a conduzione familiare, che di fronte all’impossibilità di competere sui mercati esteri in termini di riduzione del prezzo, hanno puntato sulla valorizzazione dell’unicità dei propri prodotti (ICE, 2016)

La struttura del settore agroalimentare e il comportamento delle diverse imprese che vi operano è influenzato dall’ambiente socio-culturale e istituzionale di riferimento. Storicamente il settore che ha risposto ai bisogni alimentari è stato l’agricoltura e solo recentemente si è sviluppato il ruolo dell’industria e della distribuzione alimentare.

È possibile individuare, in sintesi, le seguenti fasi nell’evoluzione del comparto alimentare (Sodano, 2010):

 Una fase originaria, dove la produzione e il consumo alimentare si presentavano esclusivamente su base locale;

 Una fase di apertura commerciale, che risale al Medioevo, caratterizzata dal progressivo aumento degli scambi di derrate di base a livello territoriale ancora circoscritto e, in seguito,

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dall’apertura degli scambi internazionali relativamente a derrate speciali (spezie e affini) a partire dallo sviluppo dei grandi traffici marittimi nel XVI secolo;

 Una fase di pre-industrializzazione del settore agroalimentare, che vede la progressiva specializzazione territoriale delle fasi di produzione e consumo alimentare, connessa ai primi stadi della rivoluzione industriale a partire dal XVIII secolo;

 Una fase di allargamento degli scambi su base prevalentemente regionale, che risponde all’affermarsi dell’assetto moderno del rapporto città-campagna e alle esigenze di divisione del lavoro e organizzazione socio-economica richiesti dalla fase di sviluppo industriale delle economie occidentali;

 Una fase di modernizzazione, caratterizzata dalla diffusione su larga scala delle tecniche industriali di conservazione e trasformazione degli alimenti, dalla spinta all’industrializzazione dell’agricoltura con l’introduzione della chimica e della meccanizzazione, ed infine da un progressivo aumento degli scambi internazionali e dall’affermazione dei consumi di massa;

 Una fase di terziarizzazione e internazionalizzazione caratterizzata dall’evoluzione dei consumi e della distribuzione, dallo sviluppo del foodservice e dalla standardizzazione dei consumi a livello internazionale;

 L’attuale fase di transizione, caratterizzata dalla coesistenza di fenomeni contraddittori quali: la globalizzazione dei consumi e la difesa dei prodotti tipici; la ricerca del basso costo e della differenziazione; la concentrazione della GDO e l’e-commerce; l’estrema industrializzazione del settore agricolo e lo sviluppo dell’agricoltura biologica. Questa fase è caratterizzata da un forte aumento della concentrazione sia nel settore industriale che della distribuzione. Le grandi imprese industriali operano ormai su scala globale mentre le maggiori catene della grande distribuzione iniziano la loro fase di internazionalizzazione, investendo oltre i confini nazionali.

Nella sua strutturazione interna, invece, il sistema agroalimentare (vedi Figura 1) è composto essenzialmente dalle industrie di mezzi tecnici (input) per l’agricoltura, dal settore agricolo, dall’industria alimentare, dal settore distributivo, dalla ristorazione e dal consumo finale. Inoltre, più generale, rispetto a quello di sistema agro-alimentare, è il concetto di “sistema agribusiness”11,

11

L’agribusiness fu definito nel 1957 da Davis e Goldberg (USA) come sottosistema economico che aggrega tre branche del sistema economico:

 Settori ‘a monte’ dell’agricoltura (Farm supplies): industria chimica, meccanica, mangimistica, ecc. e le relative reti commerciali;

 Agricoltura in senso stretto (Farming);

 Settori ‘a valle’ dell’agricoltura (Processing and distribution);

 Industria agro-alimentare (food processing) ed industria tessile, energetica ecc. (fiber processing);

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che comprende non solo le attività destinate alla produzione di alimenti (food system) ma anche quelle che utilizzano materie prime agricole per produzioni non alimentari.

La filiera agroalimentare individua gli itinerari seguiti dai prodotti agroalimentari nell’apparato di produzione, trasformazione, distribuzione e i differenti flussi che vi sono legati. Essa rappresenta una scomposizione del sistema in senso verticale, per categorie di prodotto. Esempi di filiere sono costituiti da quelle dei cereali, del latte, della carne, del vino, etc.

La filiera corta rappresenta un insieme di attività messe in atto dall’impresa che consente di raggiungere un rapporto più o meno diretto fra il produttore e il consumatore. Esempi di filiera corta

sono la vendita diretta aziendale, il farmers market, vendita per corrispondenza, l’e-commerce, la consegna a domicilio, la trasformazione aziendale, la raccolta diretta dei prodotti agricoli da parte del consumatore, la fornitura di prodotti ai gruppi di acquisto, la fornitura diretta dei prodotti alla ristorazione o i distributori automatici di latte e agriturismi.

Inoltre, la filiera corta può offrire numerosi benefici come, ad esempio, il disaccoppiamento - e quindi il recupero del valore aggiunto che alternativamente va ad altri operatori della filiera - l’attenzione al mercato - contatto diretto e personalizzato, rapporto fiduciario – e anche il recupero della dimensione imprenditoriale. D’altra parte anche il consumatore ha più motivi per preferire la filiera corta: dal minor numero di passaggi che i prodotti devono fare attraverso degli intermediari - garantendo quindi più freschezza, e maggiori proprietà nutrizionali – ad una maggior chiarezza sull’origine dei prodotti, dal rapporto fiduciario con il produttore e il contenimento dei prezzi alla possibilità di sostenere le piccole imprese locali.

Figura 1

Il Sistema Agroalimentare

(le frecce continue indicano i flussi di merci, le frecce tratteggiate i flussi informativi) (Sodano, 2010)

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