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Contesti

Nel documento Le Mutilazioni Genitali Femminili (pagine 10-0)

CAPITOLO 1 Le mutilazioni genitali femminili

1.3 Contesti

Per quanto riguarda il contesto in cui si svolgono le differenti pratiche, esso muta notevolmente, oltre che in relazione alla tipologia di intervento e geograficamente, anche in relazione all'età della bambina o della ragazza che viene sottoposta all'intervento. Tale età cambia a seconda del gruppo etnico di appartenenza e viene prestabilita in alcune situazioni socialmente, mentre in altre in seguito al verificarsi di altri importanti eventi connessi (come ad esempio lo sviluppo fisico della ragazza, con la comparsa della prima mestruazione, o il matrimonio). Alcuni gruppi etnici preferiscono praticare le MGF durante il periodo neo-natale, nei primi 40 giorni di vita della bambina (come, ad esempio, gli Amhara in Etiopia9). Vi sono poi gruppi etnici che mettono in atto la pratica durante la prima infanzia (come gli Yoruba in Nigeria10), mentre altri preferiscono aspettare la pubertà (come i Malinké in Mali11). Altri ancora ritengono che l'operazione vada effettuata nel periodo immediatamente precedente (come i Kikuyu in Kenya12) o immediatamente successivo alla comparsa delle prime mestruazioni. Infine, vi sono culture che scelgono il periodo prematrimoniale (ad esempio, i Gourmantché in Burkina Faso13) o la prima gravidanza. Alcuni studi, insieme coi dati raccolti dall'OMS, presentano il fatto che si sta giungendo ad una progressiva riduzione dell'età delle bambine coinvolte, per evitare il rifiuto consapevole da parte di queste ultime e per ridurre la resistenza al dolore14.

L'infibulazione è quasi sempre individuale, a differenza dell'escissione, che riveste un carattere collettivo per un buon numero di società. In quest'ultimo caso, tutte le donne appartenenti ad una medesima classe di età vengono sottoposte ad una seduta operatoria comune; si tratta di vere e

8 Cfr. Sito Amnesty International (www.amnesty.org) e sito AIDOS (www.dirittiumani.donne.aidos.it).

9 LESLAU, Wolf. Coutumes et croyances des Falachas, mémoire, Institut d'Ethnologie, n. 61, Paris, 1957.

10 SIMMONS, Donald C. Sexual life, marriage and childhood among the Efok, in "Africa", n. 30, 1960, pp.153-165.

11 KANTÉ, Nambala. Forgerons d'Afrique noire, Paris, L'Harmattan, 1993.

12 KENYATTA, Yomo. Au pied du mont Kenya, Paris, Maspero, 1960.

13 CARTRY, Michel. La calebasse de l'excision en pays gourmantché, in "Journal de la Societé des Africanistes", XXXVIII, n. 2, 1968, pp.189-225.

14 Come sostiene HOSKEN, Fran. The Hosken Report: genital and sexual mutilation of females,Lexington, 1982, lo scopo è quello di avere bambine che siano “troppo piccole per opporre resistenza”.

proprie feste, che costituiscono reali momenti di aggregazione ed eventi molto importanti per l'intera società. Tale procedura viene integrata all'interno di riti di iniziazione più vasti, che riguardano l'infanzia o l'adolescenza delle donne della comunità.15

La periodicità delle sedute di escissione è fissata in anticipo, in funzione di determinati criteri socio-culturali. Per alcune etnie, le pratiche vengono effettuate semestralmente (come, ad esempio, i Chuka in Kenya16), mentre per altre annualmente (come nel caso dei Coniagui in Guinea17) o ogni due o più anni (come i Bambara in Mali18). L'ordine di passaggio obbedisce spesso a delle regole precise, che dipendono da diversi criteri. A volte la prima è la maggiore del gruppo o la figlia dell'uomo più anziano, altre volte è la ragazza considerata più matura (fisicamente o psicologicamente), poiché generalmente eserciterà una sorta di autorità morale sulle sue compagne e dovrà far regnare la disciplina nel corso della seduta. Viene, in alcuni casi, accordata attenzione anche all'ultima. Nel corso degli anni, i rituali tradizionali sono andati modificandosi, a causa soprattutto dell'inevitabile ibridazione con altre culture e sembra che si stia assistendo ad una progressiva disaffezione nei confronti di tali pratiche collettive, in seguito alla disintegrazione delle strutture tradizionali.

Quando la pratica è effettuata individualmente, il contesto si presenta diametralmente opposto, senza feste né cerimonie. Non vi è alcuna periodicità nello svolgimento dell'operazione e, soprattutto, le persone coinvolte, oltre alla protagonista, sono molto poche; il rito si esercita all'interno della famiglia, senza che vi siano spettatori esterni. Sempre più incentrati esclusivamente sull'individuo sono, ad esempio, i riti recenti che vengono praticati in contesti urbani o migratori.19

15 ERLICH, Michel. op.cit., FUSASCHI, Michela. op.cit.

16 BROWNE, G.S.O., The circumcision ceremony in Chuka, in "Man", XV, 1915, pp. 65-68.

17 DE LESTRANGE, Monique. Les Coniagui et les Bassari, Paris, PUF, , 1955.

18 IMPERATO, Pascal J. African Folk Medicine. Practices and Beliefs of the Bambara and Other Peoples, Baltimore, York Press, 1977.

19 ERLICH, Michel. op. cit., FUSASCHI, Michela. op. cit.

CAPITOLO 2 Percorso storico

2.1 Origine delle pratiche

Per riuscire ad individuare le specificità socioculturali e storiche delle MGF è necessario andare ad esaminarne le origini e a studiarne i valori ed i significati specifici che vengono loro attribuiti.

L'origine della pratica è sconosciuta ed incerta. Non esistono delle testimonianze che indichino come e quando l'usanza sia iniziata e in che modo si sia diffusa. Esistono tuttavia due teorie principali: una sostiene che l'usanza nacque in un luogo (si pensa soprattutto la penisola araba oppure l'Egitto) per poi propagarsi in altre zone; l'altra invece ritiene che le operazioni si siano sviluppate in maniera indipendente, in aree differenti e in momenti storici diversi e non hanno dunque un'origine comune.20

Sembra oramai indiscusso che l'origine delle pratiche sia molto antica. Esistono alcune testimonianze che rivelano come già nel primo millennio avanti Cristo il costume fosse conosciuto e praticato in Egitto.21 Tali dati, però, sono pochi e disorganici e non ci permettono di ottenere notizie significative in relazione a tali pratiche.

2.2. Sviluppo di un discorso di tipo antropologico

Ancora più produttiva del ricostruire le origini delle MGF sembra essere l'analisi di come si sia evoluto nei secoli lo "sguardo" nei confronti di tali pratiche, poiché il tema delle mutilazioni genitali femminili rientra nell'ambito più generale del confronto con l'alterità culturale e deve essere letto all'interno della relazione tra "noi" e gli "altri".22

Per un periodo storico particolarmente lungo i temi in questione vennero trattati utilizzando un punto di vista tipicamente "maschile", "sessuato" ed "europeo", con un certo grado di superficialità ed approssimazione, consegnandoci in tale modo "una visione riduttiva, assolutamente deculturalizzata e deprivante del fenomeno".23 Nello sguardo di esploratori, conquistatori e

20 BILOTTI, Edvige. La pratica della mutilazione genitale femminile, in “Un mare di donne”, n. 3 (gennaio-giugno 1997).

21 Il primo a descrivere l’uso delle pratiche è Erodoto (484-424 a.C.), il quale afferma che le MGF vengono praticate dai fenici, dagli ittiti, dagli etiopi e dagli egiziani. Attorno al 25 a.C., inoltre, Strabone racconta come gli egiziani

circoncidessero i ragazzi e recidessero le ragazze. Infine, due medici che vissero nel I Millennio a.C., Soramus e Aetius, descrissero in maniera dettagliata l’operazione praticata in Egitto e gli strumenti utilizzati. Cfr, BILOTTI, Edvige, Ibidem.

22 FUSASCHI, Michela, op. cit., pp. 50 ss.

23 FUSASCHI, Michela, ibidem.

missionari europei prevalgono l'immaginazione, lo stupore e l'orrore, originando un "repertorio piuttosto statico e stereotipato di definizioni e di immagini […] pure nei confronti di aree geografiche e culturali lontane e ben diverse fra loro"24. Le testimonianze dell'età della colonizzazione e dell'espansone europea, nella quale l'Occidente cristiano entra in contatto con culture sconosciute, sostanzialmente inseriscono le MGF all'interno del vasto catalogo delle stranezze e delle mostruosità dei popoli "selvaggi".

L'etnocentrismo caratteristico dei racconti riguardanti le MGF viene eliminato per la prima volta alla fine del XVI sec. con De Montaigne, il quale scrive:

"...se certi fatti sembrano straordinari, ciò è frutto della nostra ignoranza della natura […]L'assuefazione indebolisce la vista del nostro giudizio."25

Ad ogni modo, è soltanto durante l'Illuminismo che nasce un discorso di tipo antropologico, in seguito ad una crescente volontà di conoscere la variabilità umana e l'origine di differenze e somiglianze socio-culturali. Una delle prime analisi comparative su "circoncisione, infibulazione e castrazione" è quella di Leclerc del 1749, il quale, per la prima volta, si pone l'obiettivo di spiegare quali siano le motivazioni alla base di tali pratiche.26 Le considerazioni di Leclerc verranno successivamente riprese anche da Diderot e D'Alembert e da Voltaire.

Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo si consolida la letteratura di viaggio e si hanno numerosissime descrizioni, anche piuttosto dettagliate, delle pratiche di MGF messe in atto nel continente africano27, in cui è evidente un cambiamento di sensibilità e un complessivo avanzamento delle conoscenze. Nonostante ciò, la letteratura di viaggio, così come la prima letteratura medica, appare ancora impregnata

"di un misto di paternalismo, superiorità e disprezzo nei confronti di questi popoli

"primitivi" che fa da pandant con l'ideologia umanitarista che anima molti uomini di cultura del tempo".28

24 SURDICH, Francesco. Letteratura di viaggio e alterità, in AA.VV. Universalità e differenza: cosmopolitismo e relativismo nelle relazioni tra identità sociali e culture, Milano, Franco Angeli, 1996.

25 DE MONTAIGNE, Michel. Saggi, a cura di Fausta Garavini, Milano, Adelphi, 2002.

26 LECLERC, Georges-Louis. Histoire naturelle, a cura di J. Varlot, Paris, Gallimard, 1984.

27 Cfr., ad esempio, BRUCE, James. Voyage aux sources du Nil en Nubie et en Abyssinie. 1768-1772, London, 1790-1792.

28 FABIETTI, Ugo. L'ideologia del primitivo nella cultura contemporanea, Bologna, Zanichelli, 1977.

Soltanto tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 si riuscirà a superare una tale impostazione eurocentrica, grazie soprattutto alla nascita dell'antropologia moderna ed alla necessità per l'etnologo, attraverso lo sviluppo della tecnica dell'osservazione partecipante, di spogliarsi della propria "presunzione di civiltà" in favore della conoscenza. L'antropologia si "professionalizza" e si comincia a raccogliere dati finalizzati allo studio delle popolazioni "altre". Inoltre, a partire dal contributo di Denise Paulme29, gli studi sulle MGF non sono più caratterizzati dalla visione prettamente maschile caratteristica dei resoconti degli anni precedenti.

29 "Se si considera che l'inchiesta etnografica era pressoché sempre condotta con l'aiuto e in vicinanza dei soli elementi maschili della popolazione, l'immagine che ne risulta si trova a essere, in larga misura, quella che gli uomini, e solo loro, si fanno della propria società", tratto da Femmes d'Afrique Noire, a cura di Denise Paulme, Paris-La Haye, Mouton & Co., 1960, pp. 6 ss.

CAPITOLO 3

Descrizione delle pratiche

A questo punto, è necessario analizzare le pratiche di mutilazione genitale femminile. A partire da un caso studio specifico, tratto da un'intervista effettuata da Igiana Scebo ad una donna somala ("La donna violata")30, è possibile analizzare le differenti fasi dell'operazione.

3.1 La scelta del luogo dell'operazione e la fase preliminare

"...Avevo circa sette anni. Come vuole la tradizione, mi fecero fare un bagno e le donne si misero a cantare per me. Quel giorno sarei diventata donna. Sapevo benissimo che l'operazione sarebbe stata dolorosa, la mamma mi aveva spiegato tutto..."

La scelta del luogo dove svolgere l'operazione dipende principalmente dal carattere individuale o collettivo della pratica. Nel primo caso, non vi è generalmente un obbligo particolare e generalmente si predilige il domicilio familiare, oppure la casa di un parente o di un vicino. Nel secondo caso, esistono molto spesso precise indicazioni e tempi ben definiti da rispettare. Infatti, dovendo raggruppare tutte le postulanti in uno stesso luogo ed essendo la cerimonia associata ad un rito di iniziazione, sono necessari dei siti prescelti per l'occasione, che possono essere, ad esempio, vicino ad un albero o ad un corso d'acqua specifico, ai margini del bosco, oppure in una radura.

L'operazione viene fatta molto spesso precedere o seguire da periodi (che hanno una durata che può variare da qualche ora a qualche mese di tempo) in cui le giovani donne sono isolate dal resto della comunità.

In alcune società esistono dei protocolli molto rigorosi riguardo le pratiche, che precisano il momento della giornata, la stagione o il mese dell'anno in cui effettuare l'operazione. Esistono, inoltre, prescrizioni riguardo la fase preliminare, durante la quale le future iniziate vengono riunite in luoghi sconosciuti se non a loro, poste sotto la responsabilità di una donna anziana e sottoposte a tutta una serie di prescrizioni alimentari, cosmetiche, di vestiario e sociali, ricevendo in tal modo una sorta di preparazione alla loro futura vita di donne. Nei giorni e nelle ore precedenti l'operazione spesso si dà vita ad una preparazione rituale che comprende delle misure medicinali a

30 Tratto dal Sito Web Nigrizia.it (www.nigrizia.it).

scopo emostatico e a volte anestetizzante, un'alimentazione costipante e una dieta idrica. In alcuni casi si fa precedere l'operazione da un bagno freddo, che viene reputato anestetizzante e per alcune culture simboleggia l'annegamento dell'infanzia. In molti casi, le altre donne presenti incoraggiano la ragazza con dei canti di gioia.

3.2 L'operazione

"...Arrivai dalla mammana, addetta all’operazione, allargai le gambe e pregai.

Altre due donne mi tenevano le gambe, per impedirmi di muovermi durante l’operazione. Il tutto avveniva senza anestesia, mi ricordo il dolore fortissimo, ma nonostante tutto cercavo di non divincolarmi, fuggire era considerato una grande vergogna. Al termine mi vennero legati i fianchi e stetti così per circa una settimana, dovevo dare il tempo alla ferita di cicatrizzarsi…".

La tipologia di operazione subita da Amina, la donna intervistata da Igiana Scebo, è l'infibulazione.

Nel seguente paragrafo si provvederà a descrivere soltanto tale tipo di mutilazione genitale.

L'operazione viene effettuata quasi sempre da una donna e le persone che assistono sono generalmente tutte donne. L'operatrice tradizionalmente è una delle più anziane della comunità, di solito una levatrice locale e specializzata nella pratica, ma può essere in alcuni casi anche la stessa madre della ragazza. Gli strumenti che vengono utilizzati sono lame di rasoi, coltelli, forbici e in alcuni casi pezzi di vetro. Raramente vengono sterilizzati prima dell'operazione, e, salvo nei casi in cui le operazioni vengono eseguite in ospedale, non vengono mai usati anestetici. La bambina è solitamente tenuta ferma da una donna stesa sotto di lei, che le immobilizza gambe e braccia, oppure da alcune donne del villaggio.

A seconda dei differenti costumi, la ferita viene ricucita con un filo di seta, di crine o per suture, oppure con delle spine di acacia. Per facilitare la cicatrizzazione si utilizzano alcune sostanze adesive come il malmal31, tuorlo d'uovo e zucchero, succo di limone o miscugli di erbe; mentre per controllare l'emorragia viene spesso utilizzata la cenere. Per aiutare la guarigione ed eliminare odori sgradevoli, vengono arse sotto la ragazza tradizionali erbe aromatiche, come per esempio, l'asal, e della linfa essiccata. In seguito all'operazione le gambe della ragazza vengono legate, col fine di immobilizzarla per diverse settimane (dai 15 ai 40 giorni), per permettere la cicatrizzazione della ferita.

31 Una mistura di pasta composta da zucchero e gomma.

Con il termine defibulazione si intende l'operazione di apertura della vulva occlusa. Tale pratica viene messa in atto alla vigilia del matrimonio. In tutte le società in cui si pratica l'infibulazione, è il marito ad avere il privilegio di effettuare tale apertura, utilizzando mezzi naturali o strumenti taglienti, oppure facendo ricorso ad un'operatrice.

Inoltre, solitamente, in seguito ad ogni nascita, viene praticata la reinfibulazione, che consiste nel richiudere la vulva, per restituire al corpo della donna la condizione prematrimoniale, che era stata ottenuta attraverso l'operazione iniziale.

3.3. Le conseguenze32

3.3.1 Fisiche

"...L'operazione ti cambia la vita. Fatti normali come il ciclo mestruale si trasformano in un vero incubo. Non parliamo poi dei rapporti sessuali o delle gravidanze..."

I rischi e le complicazioni per la salute dipendono dal tipo di mutilazione, dalle condizioni igieniche, dall'abilità della persona che opera e dalla resistenza opposta dalla bambina. Le complicazioni possono essere di due tipi:

Complicazioni immediate: Come, ad esempio, emorragie, shock post-operatori, ritenzione urinaria, possibilità che vengano lesionati altri organi, che sopraggiungano infezioni e tetano o che venga contratto il virus dell'HIV. Non è possibile valutare il numero dei decessi, poiché generalmente vengono tenuti nascosti alle autorità sanitarie. In ogni caso, le persone che effettuano l'operazione non sono ritenute responsabili dai genitori se l'operazione provoca morte o infezione;

Complicazioni a lungo termine: Sono frequenti le infezioni croniche, la formazione di corpi estranei all'interno della vagina e fenomeni di incontinenza e dismenorrea. Le donne mutilate avvertono spesso un forte dolore durante il rapporto sessuale e a volte diventano sterili per le infezioni che si propagano agli organi riproduttivi. Per le donne infibulate sono inevitabili delle complicazioni al momento del parto, poiché la riapertura della cicatrice è necessaria per permettere la nascita del bambino. La tradizione vuole che la donna sia reinfibulata dopo il parto.

32 Tratto da A Systematic Review of the Health Complications of Female Genital Mutilation, including Sequelae in Childbirth, Department of Women’s Health Family and Community Health, WHO, Geneva, 2000.

Inoltre, in tutti i tipi di mutilazione viene amputata una parte del corpo femminile contenente nervi importanti per il godimento sessuale. Per le donne infibulate la consumazione del matrimonio può richiedere parecchie settimane, a causa delle difficoltà legate all'apertura della cicatrice.

3.3.2 Psicologiche

Se l'operazione risulta essere particolarmente dolorosa, essa è fonte di grave trauma per la bambina.

Molti resoconti personali contengono riferimenti all'ansia precedente all'operazione ed al successivo senso di umiliazione e di tradimento da parte dei genitori, in seguito al dolore provato.

Vi sono, al tempo stesso, anche molti riferimenti all'orgoglio provato nell'essere come tutte le altre, nell'essere diventata "pulita" oppure nell'aver sofferto senza gridare. Molte ragazze mutilate ricordano con gioia il momento dell'operazione, perché lo associano alle particolari vesti indossate per l'avvenimento, al buon cibo mangiato o ai regali ricevuti. L'identità comunitaria e l'appoggio da parte della famiglia, del villaggio e delle compagne sono fondamentali a generare effetti psicologici positivi, in grado di contrapporsi e superare la negatività del dolore sofferto.

3.3.3 Socio-culturali

"In Somalia quasi la totalità della popolazione femminile è infibulata, la donna non infibulata diviene automaticamente una fuori casta un'impura. Le probabilità che una donna non infibulata trovi marito e si inserisca in società sono quasi nulle."

"La pratica è ormai entrata nella tradizione, la si fa senza discussione. Per molte ragazze l'operazione significa entrare nel mondo delle donne adulte […] Per le ragazze ignare è un momento di grande gioia e nessuna è consapevole dei rischi dell'operazione."

Le MGF si inseriscono in un percorso di iniziazione, consistente nel passaggio dall'infanzia all'età adulta, o in un processo di integrazione in un ristretto gruppo sociale, come, ad esempio, l'ingresso in una confraternita. Esse rientrano in quella categoria di rituali, definita riti di passaggio da Van Gennep33, ovvero quei riti che accompagnano ogni modificazione di ruolo, di stato e/o di posizione sociale. La mutilazione dunque, attraverso i suoi tre stadi (separazione, limen e aggregazione), diventa un rituale di costruzione dell'identità sociale e dell'appartenenza etnica. Denise Paulme sostiene che il fine delle pratiche è quello di “fare delle donne a partire dalle ragazze, degli adulti sociali pienamente coscienti del ruolo che appartiene loro e che non potevano comunque occupare

33 VAN GENNEP, Arnold. I riti di passaggio, Boringhieri, Torino, 1985.

in precedenza”34.

Una donna mutilata ha seguito le tradizioni della sua società e della sua cultura, e per questo motivo è eleggibile per il matrimonio, mentre una ragazza non mutilata viene spesso respinta dalla società ed è bersaglio di disprezzo e scherno.

34 PAULME, Denise L'initiation des filles en Pays Kissi (Haute-Guinée), in Atti della II Conferencia internacional dos africanistos ocidentais em Bissau, Ministério das Colonias, Junta de investigaçoes coloniais, vol. 5, pp. 303-331.

CAPITOLO 4

Motivazioni “altrui” e questioni del “noi”

35

Le mutilazioni genitali femminili si perpetuano perché traggono la loro ragion d’essere da motivazioni di ordine:

• Tradizionali e di costume

• Psico-sessuale

• Religioso

• Sociale

• Igienico

• Estetico

4.1 Tradizione e costume

Che cosa spinge una madre a sottoporre la propria figlia a mutilazioni genitali? La risposta è semplice: ci crede. La tradizione è una giustificazione ampiamente sostenuta per il persistere delle MGF. Esse sono regolarmente eseguite come una pratica integrale della conformità sociale e in linea con l’identità della comunità.36 Per una famiglia tradizionale è estremamente raro mettere in discussione l’essenza dell’usanza che è sostenuta da una consuetudine fortemente radicata.

La tradizione viene data per scontata, “porta con sé la sua stessa validità e lo status quo non viene mai messo in dubbio”.37 Sembra che le “ragioni” siano razionalizzazioni che tentano di spiegare un costume che “si è così completamente intessuto nella struttura di alcune società, che le «ragioni»

La tradizione viene data per scontata, “porta con sé la sua stessa validità e lo status quo non viene mai messo in dubbio”.37 Sembra che le “ragioni” siano razionalizzazioni che tentano di spiegare un costume che “si è così completamente intessuto nella struttura di alcune società, che le «ragioni»

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