CAPITOLO 3 Descrizione delle pratiche
3.3. Le conseguenze
3.3.3 Socio-culturali
"In Somalia quasi la totalità della popolazione femminile è infibulata, la donna non infibulata diviene automaticamente una fuori casta un'impura. Le probabilità che una donna non infibulata trovi marito e si inserisca in società sono quasi nulle."
"La pratica è ormai entrata nella tradizione, la si fa senza discussione. Per molte ragazze l'operazione significa entrare nel mondo delle donne adulte […] Per le ragazze ignare è un momento di grande gioia e nessuna è consapevole dei rischi dell'operazione."
Le MGF si inseriscono in un percorso di iniziazione, consistente nel passaggio dall'infanzia all'età adulta, o in un processo di integrazione in un ristretto gruppo sociale, come, ad esempio, l'ingresso in una confraternita. Esse rientrano in quella categoria di rituali, definita riti di passaggio da Van Gennep33, ovvero quei riti che accompagnano ogni modificazione di ruolo, di stato e/o di posizione sociale. La mutilazione dunque, attraverso i suoi tre stadi (separazione, limen e aggregazione), diventa un rituale di costruzione dell'identità sociale e dell'appartenenza etnica. Denise Paulme sostiene che il fine delle pratiche è quello di “fare delle donne a partire dalle ragazze, degli adulti sociali pienamente coscienti del ruolo che appartiene loro e che non potevano comunque occupare
33 VAN GENNEP, Arnold. I riti di passaggio, Boringhieri, Torino, 1985.
in precedenza”34.
Una donna mutilata ha seguito le tradizioni della sua società e della sua cultura, e per questo motivo è eleggibile per il matrimonio, mentre una ragazza non mutilata viene spesso respinta dalla società ed è bersaglio di disprezzo e scherno.
34 PAULME, Denise L'initiation des filles en Pays Kissi (Haute-Guinée), in Atti della II Conferencia internacional dos africanistos ocidentais em Bissau, Ministério das Colonias, Junta de investigaçoes coloniais, vol. 5, pp. 303-331.
CAPITOLO 4
Motivazioni “altrui” e questioni del “noi”
35Le mutilazioni genitali femminili si perpetuano perché traggono la loro ragion d’essere da motivazioni di ordine:
• Tradizionali e di costume
• Psico-sessuale
• Religioso
• Sociale
• Igienico
• Estetico
4.1 Tradizione e costume
Che cosa spinge una madre a sottoporre la propria figlia a mutilazioni genitali? La risposta è semplice: ci crede. La tradizione è una giustificazione ampiamente sostenuta per il persistere delle MGF. Esse sono regolarmente eseguite come una pratica integrale della conformità sociale e in linea con l’identità della comunità.36 Per una famiglia tradizionale è estremamente raro mettere in discussione l’essenza dell’usanza che è sostenuta da una consuetudine fortemente radicata.
La tradizione viene data per scontata, “porta con sé la sua stessa validità e lo status quo non viene mai messo in dubbio”.37 Sembra che le “ragioni” siano razionalizzazioni che tentano di spiegare un costume che “si è così completamente intessuto nella struttura di alcune società, che le «ragioni»
non sono più particolarmente rilevanti, poiché invalidandole la pratica non cessa”.38
35 Il titolo di questo capitolo è preso a prestito da FUSASCHI, Michela, op. cit.
36 TABA, 1980, pp. 21-22.
37 SANDERSON, 1981, pp. 47 ss.
38 WHO, 1986, pp. 37 ss.
4.2 Motivazioni psico-sessuali
Una possibile spiegazione la suggerisce Meinardus (1967) che mette in relazione le MGF con la credenza faraonica della bisessualità degli dei: da qui la credenza che ogni persona sia dotata di un’anima maschile e di una femminile.39
Le società che credono nella natura duale e androgina dei bambini pensano che la parte femminile della natura dei ragazzi risieda nel prepuzio del pene, mentre la parte maschile della natura delle ragazze risieda nella clitoride. L’essere umano presenterebbe quindi, sin dalla nascita, gli attributi dell’altro sesso che andrebbero “corretti” al fine di inserire l’individuo nella categoria sessualmente appropriata. Il corpo dell’uomo e della donna necessiterebbero pertanto di una “correzione”, che è, ovviamente, una “correzione culturale”, o meglio un “completamento”, percepito dagli stessi attori sociali come l’unico intervento possibile per perfezionare la natura. Questo intervento “esterno” ed
“artificiale” avrebbe quindi lo scopo di inserire gli individui così “completati” nei ruoli sociali pertinenti alla propria categoria sessuale.
Presso le popolazioni di Sudan, Mali, Kenya e Nigeria la clitoride è considerata poi come organo aggressivo, che minaccia quello maschile e mette addirittura in pericolo la vita del nascituro.
La clitoridectomia e/o l’escissione sopprimono quindi un organo sovente considerato come potenzialmente minaccioso che ha, allo stesso tempo, l’improprietà di evocare l’organo maschile e di essere inadeguato a un’immagine della femminilità in relazione alla procreazione.40
Tuttavia, la ragione fornita il più delle volte per la persistenza della pratica è quella di attenuare il desiderio sessuale femminile.41 L’escissione servirebbe quindi a proteggere la donna dalla tentazione, dal cadere vittima dei propri istinti sessuali, preservando la sua castità. E’ ovvio che questa credenza si può capire considerando i contesti sociali in cui le MGF avvengono, ovvero quelli in cui la verginità costituisce una condizione irrinunciabile per il matrimonio e dove il matrimonio è l’unica prospettiva per una donna.
L’infibulazione si presenterebbe dunque come una misura protettiva nei confronti non tanto delle donne ma di coloro che le prenderanno in moglie, una sorta di garanzia di integrità verginale che si traduce in alcuni paesi anche in una valutazione di natura economica della ragazza attraverso l’istituto noto come “prezzo della sposa”. Si tratta di un pagamento in bestiame o in denaro che la famiglia dello sposo versa a quella della sposa per acquistare diritti su di lei e sulla prole e per risarcire la perdita della donna in termini di capacità produttive e riproduttive.42 I genitori
39 BILOTTI, Edvige, La pratica della mutilazione genitale femminile, op. cit., pp. 7-18.
40 BILOTTI, Edvige, op. cit.
41 Rapporto del Minority Rights, Circoncisione femminile, escissione e infibulazione. Realtà e proposte di cambiamento. Group, a cura di Scilla McLean, Londra, Bulloni Editore, 1980.
42 FUSASCHI, Michela, op. cit.
incoraggiano le figlie a sottomettersi alla circoncisione nella speranza di ottenere un più alto prezzo della sposa.
In realtà, da un punto di vista prettamente medico, la verginità è garantita dalla presenza dell’imene e può succedere a volte che, date le precarie condizioni in cui vengono effettuate queste operazioni, la membrana dell’imene venga rotta causando così la perdita della verginità.
Inoltre, in società dove l’uomo ha parecchie mogli e non riesce a soddisfarle fisicamente tutte, le mutilazioni aiuterebbero a limitare il desiderio sessuale femminile.43
Ma, se l’intenzione è questa, i fatti, da un punto di vista strettamente medico, dicono il contrario:
l’escissione riduce la sensibilità, ma non il desiderio, che è invece un attributo psicologico.
Quanto invece all’idea che una donna infibulata sia più fedele al marito, sappiamo che la promiscuità è una forma di comportamento che nasce da una combinazione complessa di circostanze sociali, su cui il mantenimento o la rimozione di organi genitali sensibili non ha alcun impatto diretto.44
Nelle società patriarcali è diffusa l’idea che le MGF migliorino le prestazioni sessuali maschili:45 si pensa che la clitoride, essendo omologa al pene, generi un’eccitazione addizionale all’uomo causando così un rapido epilogo del rapporto sessuale. E questo per l’uomo, in molte società patriarcali, è considerato un affronto.
Questa motivazione è valida solo laddove i maschi siano stati condizionati a credere che il piacere sessuale possa essere ottenuto solo con donne circoncise, sottomesse e passive durante il rapporto.
La verità è che solo pochi uomini concorderanno sul fatto che la passività da parte della donna contribuisca al piacere sessuale. Anzi, gli uomini intervistati a caso in alcuni paesi africani hanno confessato che apprezzano maggiormente l’atto sessuale con donne non circoncise che con quelle circoncise.
Ulteriore ragione per il persistere delle MGF risiede nel fatto che secondo alcuni queste rendano le donne più fertili:46 alcune testimonianze riportano infatti la credenza secondo la quale la secrezione delle ghiandole dei genitali di una donna non circoncisa uccida lo spermatozoo nella vagina.
In realtà, anche in questo caso, risultati medici hanno dimostrato che la circoncisione è una delle cause dell’infertilità, specialmente nelle ragazze giovani che sono affette da infezioni pelviche causate appunto dalla circoncisione.47
43 Rapporto del Minority Rights Group, ibidem.
44 Sito Web Aidos (www.dirittiumani.donne.aidos.it).
45 Rapporto del Minority Rights Group, op. cit.
46 FUSASCHI, Michela, op. cit.
47 Sito Web Aidos, ibidem.
4.3 Motivazioni religiose
E veniamo alle religioni. Le MGF vengono spesso presentate come dovere religioso. Spesso in passato, molti autori hanno utilizzato la prevalenza della mutilazione genitale nelle comunità islamiche come argomento contro l’Islam. Tuttavia, nel Corno d’Africa, la circoncisione è parimenti diffusa fra mussulmani, cattolici, protestanti, animasti e atei; inoltre sia le fonti storiche che quelle religiose provano che le MGF siano anteriori alla diffusione delle grandi religioni.
In nessuna religione esistono dettami espliciti ai quali poter ancorare queste tradizioni. Ciò è valido anche per la fede islamica, predominante nei paesi dove tali pratiche sono più diffuse.48 L’Islam infatti non le proscrive, né le prescrive, mentre riconosce la circoncisione maschile.
L’unico appiglio esistente nella tradizione mussulmana per giustificarle, è un controverso hadit (detti e fatti attribuiti al Profeta), nel quale si racconta che Maometto, vedendo un giorno una donna specializzata nelle escissioni operare una bambina, le avrebbe detto:
“La circoncisione è una sunna per gli uomini e solo una makruma per le ragazze.
Quando incidi, non esagerare nel tagliare, così facendo il suo viso sarà più splendente e il marito sarà estasiato”.
Se la parola “sunna” (cioè costume, che fa parte della tradizione ed è vincolante) ha un significato ben preciso e risale allo stesso Maometto, il termine “makruma” è tutt’altro che chiaro e possiamo tradurlo con “azione onorevole, dignitosa”.
Tuttavia l’escissione e l’infibulazione sono importanti per la tradizione islamica: lo si può dedurre anche dal fatto che la giurisprudenza coranica ammette, tra la cause legittime di divorzio, i difetti anatomici della sposa e tra questi viene menzionata un’escissione mal riuscita. Nella tradizione islamica la donna con il suo corpo e la sua sessualità occupa una posizione ambivalente: se, da un lato, è matrice della vita e perciò santuario vivente, dall’altro esprime una potenza negativa che va controllata, incanalata, “protetta” e mai esibita o lasciata libera di espandersi. E’ perciò comprensibile perché l’istituzionalizzazione di spazi separati per le donne (nella casa, nella vita pubblica e nella pratica religiosa) abbia potuto radicarsi così in profondità.
Alla donna viene quindi riconosciuta una forza speciale. Ma proprio per questo la sua forza va controllata e disciplinata. Il maschio, non potendogliela sottrarre, le riconosce il diritto di esprimerla in spazi separati. E l’imposizione di pratiche rescissorie diventa un mezzo per dominare la donna in una società patriarcale dove l’uomo può avere più di una moglie.
48 BILOTTI, Edvige, op. cit.
Sembra che le religioni, islamica come le altre, ricerchino una razionalizzazione a posteriori della pratica. Quando la religione viene a contatto con la tradizione, quest’ultima viene allora assimilata e presentata come parte del culto. Le religioni svolgono dunque un ruolo fondamentale “a giochi fatti”, ovvero per legittimare la pratica e contribuire alla sua conservazione.49
Le MGF vengono inoltre considerate necessarie per impedire la masturbazione, proibita dalla legge islamica.50
4.4 Motivazioni sociali
Per quanto non si possa semplificare la ricerca, sociologi e antropologi sono in genere concordi nell’affermare questo punto di vista: l’escissione fa parte dei riti di iniziazione dell’età adulta.51 Per molte ragazze l’operazione significa entrare nel mondo delle donne adulte ed è equiparabile ad una sorta di prima Comunione per l’intensità con cui è vissuto l’evento: un’elaborata cerimonia con canzoni, danze, canti particolari intesi ad insegnare alla giovane i doveri e le caratteristiche desiderabili quali moglie e madre.
Si può quindi interpretare la pratica in termini di “riti iniziatici”, come passaggio dalla pubertà all’età adulta. Le pratiche dell’escissione o dell’infibulazione vengono poste in essere come atti che preludono al matrimonio e, allo stesso tempo, preparano la donna per l’uomo e per il futuro ruolo di moglie e di madre.
Al momento di essere operate le ragazze vengono considerate come morte. Dopo l’operazione sono considerate come rinate progressivamente ad una nuova vita.
In ogni caso, il fine ultimo sarebbe quello di permettere alla donna di contrarre il matrimonio nel pieno rispetto delle regole socialmente definite. Sotto questo punto di vista, quindi, la mutilazione sessuale acquista significato solo con riferimento ad un codice socio-culturale definito. Per queste pratiche, infatti, si potrebbe parlare di atti di istituzioni, poiché queste operazioni sarebbero poste in essere al fine di assegnare alla donna un posto sociale giudicato conforme al suo sesso.
Questo significa rendere noto, comunicare in un duplice senso: da un lato far sapere a qualcuno
“quello che è” e fargli sapere quindi che si deve comportare di conseguenza (“diventa ciò che sei”, Bourdieu), dall’altro far conoscere a tutta la comunità ciò che “lei” è, ovvero una donna, con tutte le conseguenze sociali che ciò comporta.
In questo senso le modificazioni genitali femminili divengono vere e proprie investiture:
l’investitura consiste nel far conoscere e riconoscere una differenza, nel farla esistere in quanto differenza sociale, conosciuta e riconosciuta dall’agente investito e dagli altri. Le MGF trasformano
49 FUSASCHI, Michela, op. cit.
50 EL SADAWI, 1980.
51 ELEN e MAKKI, 1990, pp. 28 ss.
la rappresentazione che se ne fanno gli attori sociali (prima era ragazza, ora è donna) e trasformano i comportamenti che vengono adottati nei loro confronti (dopo l’escissione, la donna è ritenuta più
“pulita” e pronta per il matrimonio).
Gli atti di istituzione contengono per gli attori sociali coinvolti, ma anche per l’intera comunità, un grande potere: il potere per cui attraverso l’operazione giungono a dimostrare agli individui in questione che sono legittimati ad esistere, che la loro esistenza serve a qualcosa. Il che equivale a dire che questi atti di istituzione sarebbero al contempo percepiti come atti identitari.
Tuttavia, sembra che oggi in molte società la cerimonia sia scomparsa e sia l’escissione che l’infibulazione sono eseguite ad un’età di gran lunga inferiore, per cui non si può ritenere che esse abbiano a che fare con l’ingresso nell’età adulta o con il matrimonio e il ruolo sociale della bambina dopo la mutilazione resta del tutto inalterato. Questo porterebbe a riflettere sul fatto che in assenza di simbolismo, con nessun senso di “ingresso in una vita nuova” e con la soppressione dei festeggiamenti comunitari, il danno psicologico causato dalla mutilazione è forse più grave e il dolore fisico più difficile da sopportare.
4.5 Motivazioni igieniche
Secondo un’ulteriore interpretazione, gli organi genitali femminili nella loro completezza naturale sarebbero “irrimediabilmente” sporchi. Infatti, in alcuni paesi dove si praticano queste operazioni, agli organi esterni è associata talora l’idea di umido e sporco che viene direttamente connessa all’immagine di una sessualità non controllata, ritenuta caratteristica delle donne non sposate o delle prostitute.
In Egitto, per esempio, la ragazza non ancora circoncisa è chiamata nigsa (impura, sporca) e nel Sudan il termine colloquiale che designa la circoncisione è tahur (depurazione, purificazione).52 In più, secondo alcune informatrici somale interpellate su questi punti, l’infibulazione, in quanto misura igienica, sarebbe anche legata al tabù del sangue mestruale e quello legato alle secrezioni genitali: un’infermiera somala impiegava il termine wasax, letteralmente “sporco”, per indicare il ciclo mestruale.
Tuttavia, secondo studi medici, le normali secrezioni delle ghiandole sono impercettibili e aumentano solo durante il rapporto sessuale per facilitare la penetrazione. Se si verificano secrezioni abbondanti e maleodoranti significa che si è in presenza di infezioni le quali dovrebbero essere prontamente curate.53
52 BODDY, 1989, pp. 55 ss.
53 Sito Web Aidos (www.dirittiumani.donne.aidos.it).
Connessa a queste argomentazioni, è la convinzione secondo cui le MGF siano una prevenzione delle morti natali. Alcune comunità, come già detto, credono che la clitoride abbia il potere di uccidere il primogenito, qualora durante il parto, questa tocchi la testa del neonato.54
In realtà, l’idea che il neonato possa morire se durante il parto viene a contatto con la clitoride, non ha alcun fondamento scientifico. Al contrario, esiste una vasta documentazione sul fatto che il parto delle donne non circoncise è sano e normale, dimostrando l’infondatezza dell’argomento addotto.55 Le MGF vengono considerate infine, come garanzia di buona salute.56 Viene sostenuto che le donne circoncise siano sempre sane, non lamentino mai problemi di salute, eccetto quelli causati dal soprannaturale. Addirittura si crede che la circoncisione abbia effetti curativi per esempio contro la depressione e la malinconia. In un’intervista rilasciata qualche anno fa, che ha suscitato aspre polemiche, l’etnopsicologo Tobie Nathan ha sostenuto:
“Molte ragazze africane che vivono in Francia o che non sono state escisse, presenterebbero gravi disturbi. Ora, solo il rituale di escissione permette di curarle, di ricostruirle. […] L’escissione non è che una conseguenza di una teoria più vasta, comune a tutta l’Africa, che riguarda la fabbricazione degli esseri umani. […]
L’escissione, come la circoncisione per gli uomini, è un rito iniziatici maggiore.
Senza questo rituale, una donna è incompleta, è sradicata, è sconvolta e pertanto si crea lei stessa dei rituali di iniziazione, come per esempio la sua prima volta. […]
gli etnopsichiatri sanno molto bene che una giovane donna escissa non vive queste traversie. L’escissione è in qualche modo un meccanismo di prevenzione mentale, un beneficio sociale straordinario, che la società francese dovrà d’urgenza riconsiderare.” 57
Esiste, in realtà, un’abbondante documentazione circa le miriadi di complicazioni per la salute cui le donne sottoposte alle mutilazioni sessuali vanno incontro. Ma spesso, in alcune società, succede che le donne vengano, sin da piccole, istruite a non lamentarsi e a considerare tali sofferenze come
“parte dell’essere donna”.58
54 EPELBOIN, 1979.
55 Sito Web Aidos (www.dirittiumani.donne.aidos.it).
56 Sito Web Aidos, ibidem.
57 FUSASCHI, Michela, op. cit.
58 Sito Web Aidos, ibidem.
4.6 Motivazioni estetiche
Alcune giustificazioni delle MGF sono basate su fattori estetici. Ma di quale estetica si tratta?
Noi sappiamo che il concetto di bellezza e dell’immagine del corpo varia da cultura a cultura.
“Tutte le culture possiedono una propria nozione su come il corpo dovrebbe essere modellato, sulle sue dimensioni e sul suo ornamento. Le immagini di come dovrebbe essere un “bel” corpo sono incredibilmente varie; l’apparenza formale del corpo in un gruppo potrebbe sembrare non del tutto umana ad un rappresentante dell’altro gruppo”.59
Il tipo di estetica con cui è necessario misurarsi per comprendere le ragioni della mutilazione è il concetto di bellezza intesa come ordine, proporzione, misura. L’obiettivo delle MGF è l’eliminazione dell’imperfezione fisica, il raggiungimento dell’armonia e delle forme. La mutilazione risponde ad una estetica intesa come purezza, forza, coraggio, basata sulla netta demarcazione dei ruoli sessuali ed ottenuta attraverso l’eliminazione degli elementi “ambigui” nel corpo.
Si tratta dunque di una bellezza insieme estetica, scientifica e morale.60
In particolare, presso alcune culture esiste una teoria prevalente secondo la quale i genitali femminili possano crescere durante lo sviluppo, come accade per i genitali maschili. Da ciò potrebbe risultare una situazione imbarazzante in cui la clitoride giunga a pendere fra le gambe come il pene maschile.
In realtà, secondo una prospettiva medica, sappiamo che la configurazione, la struttura e le funzioni della maggior parte degli organi del corpo, sono determinati da influenze genetiche ed ormonali. Gli ormoni del sesso nel corpo determinano le caratteristiche chiaramente distinguibili dei due sessi. Se quindi la clitoride di una donna si sviluppasse troppo si tratterebbe di una manifestazione di un disordine interno che necessiterebbe di un’immediata attenzione specifica.61
59 FISCHER, 1986, pp. 123 ss.
60 BILOTTI, Edvige, op. cit.
61 A. EL DAREER, Woman, why do you weep?, London, Zed Press, 1982.
CAPITOLO 5 Il pluralismo culturale
5.1 E se fosse un diritto inalienabile?
C’è anche chi difende la validità delle mutilazioni genitali femminili. Si tratta soprattutto di etnologi e antropologi francesi.
Tobie Nathan, già citato nelle pagine precedenti, un etnopsichiatra che insegna all’Università Paris VIII, afferma:
“Altro che tortura, questa pratica si inserisce in una teoria più vasta, comune a tutta l’Africa, riguardante il concepimento e la nascita degli esseri umani. In questo continente si considera che il neonato provenga da un altro mondo e che sia stato modellato da una divinità in maniera un po’ imperfetta: l’educazione e
“Altro che tortura, questa pratica si inserisce in una teoria più vasta, comune a tutta l’Africa, riguardante il concepimento e la nascita degli esseri umani. In questo continente si considera che il neonato provenga da un altro mondo e che sia stato modellato da una divinità in maniera un po’ imperfetta: l’educazione e