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Convento delle Monache Cappuccine

2.3 XIV-XV secolo

2.4. XVI-XVII secolo

2.4.2.1. Convento delle Monache Cappuccine

Le monache Cappuccine, provenienti dal Real Convento di Madrid, giunsero in città nel 1670 e si insediarono, inizialmente, nelle case adiacenti alla chiesa di San Salvatore (ora scomparsa), donate loro dal medico Salvatore della Croce, nell’area detta “campu de

furros” (Costa 1992: 56-57). Nel 1690, il magistrato di Cagliari concesse loro

l’autorizzazione per la fondazione del monastero e di una nuova chiesa. La nuova costruzione fu possibile grazie alle donazioni di importanti famiglie nobiliari e personalità di spicco che risiedevano in città. Tra i benefattori figurava anche il sacerdote don Giovanni Tola, sindaco del convento, il quale contribuì, oltre che alla ricostruzione della chiesa, consacrata nell'autunno del 1692, anche alla realizzazione dell'antiportico di facciata, ultimato nel 1695, un anno dopo la sua morte (Porcu Gaias 1996: 272-274). Le faune riconducibili alle fasi di vita del Convento3 sono databili al XVII secolo. Lo studio è stato eseguito insieme a G. Carenti grazie ad una borsa dell'Università di Sassari, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro.

3

Monache Cappuccine XVII sec. (G.Carenti - E.Grassi)

NR

Paracentrotus lividus (Lamarck) 25

Patella sp. 7

Patella caerulea L. 52

Patella aspera Lamarck 35

Patella ferruginea Gmelin 9

Patella rustica L. 24

Monodonta sp. 4

Monodonta articolata Lamarck 9

Monodonta turbinata (Born) 45

Trunculariopsis trunculus (L.) 1

Pulmonata 73

Helicella cespitum Drap 227

Theba pisana O.F.Müller 1196

Helix aspersa O.F.Müller 40

Eobania vermiculata O.F.Müller 314

Glycymeris sp. 1

Glycymeris glycymeris (L.) 2

Glycymeris violacescens (Lamarck) 1

Ostrea lamellosa Brocchi 4

Cerastoderma glaucum (Brug.) 2

Sepia officinalis (L.) 2 Pisces 43 Mugil sp. 1 Sparus auratus L. 1 Thunnus thynnus (L.) 1 Aves 24 Buteo buteo (L.) 1 Gallus gallus L. 24 Corvus corax L. 2 Rattus sp. 2 Oryctolagus cuniculus (L.) 3 Canidae 1 Canis familiaris L. 55 Felis catus L. 35

Sus scrofa domesticus L. 408

Cervidae 37

Cervus elaphus L. 24

Dama dama L. 27

Equus asinus L. 14

Equus caballus L. 2

Tabella 28: Convento delle Monache Cappuccine. Quantificazione dei resti determinati.

Complessivamente sono stati determinati 4605 frammenti, cui si aggiungono 1685 indeterminati, 526 frammenti ripartiti fra costole e vertebre e sei frammenti umani. L'origine del deposito faunistico è probabilmente da ricondurre a rifiuti di pasto. L'alimentazione era basata sul consumo delle principali specie domestiche (in ordine di frequenza ovicaprini, bovini e suini). Sono presenti anche il coniglio e gli equini e, fra le specie selvatiche, il cervo e il daino. Probabilmente si trattava di un insediamento monastico piuttosto ricco vista la notevole presenza di pesce e di pollo, piuttosto pregiato nella Sardegna post-medievale.

I segni di macellazione sugli elementi osteologici sono piuttosto evidenti e procurati con arnesi metallici a lama liscia o seghettata, con ganci e punteruoli. Alla macellazione, seguiva la scuoiatura e la divisione in quarti e porzioni; probabilmente tutte le operazioni erano svolte in loco.

Dal punto di vista morfologico, i bovini sono di piccola taglia, gli ovicaprini hanno corna maschili robuste e i suini conservano caratteri rustici. Tra i cani è riscontabile una certa variabilità razziale; alcuni di essi erano di struttura piuttosto e robusta. I molluschi, marini e terrestri, sono presenti in grande quantità. Fra le specie marine prevalgono le patelle, ma sono anche attestate ostriche, seppie e ricci di mare. Le specie terrestri sono ancora più abbondanti (solo per la Theba pisana, sono stati calcolati 1196 frammenti). I resti umani sono stati attribuiti ad un bambino e, al momento, non si hanno elementi per giustificare la loro presenza all'interno del deposito faunistico.

2.4.2.2. Mercato

Dai capitoli degli Statuti Sassaresi dedicati al commercio, apprendiamo che il luogo adibito alla vendita della carni, fin dal XIII secolo, il era Macello ubicato in prossimità di Porta Gurusele. Secondo quanto riportato da E.Costa probabilmente, per un certo periodo, il punto di vendita fu spostato altrove, probabilmente in relazione alle accresciute necessità difensive a seguito dell'assalto francese (1527). Non a caso, V. Angius, riferisce che il macello e la vendita delle carni si tenevano sotto i porticales

della via principale, per i quali nel 1554 i Consoli emanarono un'ordinanza di chiusura; nel 1580 tutti i porticales furono murati, ad eccezione di quelli del Palazzo Comunale (Costa 1992: 829). All'epoca, nella città di Sassari esistevano almeno due macelli: uno municipale e l'altro facente capo alla Santa Inquisizione; in quest’ultimo, pare si vendesse la carne di qualità migliore (Costa 1992: 930). Il nuovo macello e la beccheria furono realizzati in prossimità della Porta Rosello nel 1617; dalla metà del secolo vi erano ospitavate almeno diciassette botteghe, delle quali la più importante era quella del

Baluardo di fuori (Costa 1992: 929-930)

Gli Statuti non forniscono informazioni sul luogo adibito alla vendita del pesce; è noto, però, che nel 1541 il mercato ittico fu separato da quello delle carni. La nuova pescheria, realizzata nel 1633 in prossimità dei magazzini della Frumentaria, mantenne tale destinazione d’uso solo per due anni. Nello stesso periodo, è nota l'esistenza di una "piscatoria che la città aveva sopra la Carnaceria", cioè poco più avanti della precedente, nella stessa via del Macello (Costa 1992: 931). Sembrerebbe, dunque, che la vendita del pesce sia avvenuta, per la maggior parte del tempo, nella stessa zona in cui si teneva quella della carne.

Nel corso del 1999, l'area del Mercato Civico di Sassari è stata interessata da due campagne di scavo4. L'area indagata non ha permesso di individuare le tracce dell'antica cortina muraria, completamente cancellate dagli intensi lavori di sbancamento condotti dal 1957 per la creazione dell'attuale piano stradale. È, invece, documentata la presenza del Baluardo, costruito nel XVI secolo e sottoposto in un momento successivo a dei lavori di rinforzo-restauro. In tale occasione fu asportata parte degli interri risalenti alla fase di costruzione mentre, quelli risparmiati, furono ricoperti da nuovi apporti di terra, coerenti tra loro in tutti i bacini indagati.

I reperti faunistici5 provengono, appunto dai settori 1800, 2000, 2200 e 2300 nei quali sono stati riconosciuti i resti del baluardo; il campione, ripartito fra otto unità stratigrafiche, può essere datato tra la seconda metà del XVI secolo e la prima metà del secolo successivo. Complessivamente sono stati analizzati 2983 frammenti, di cui 247

indeterminati, 80 vertebre, 128 costole e i restanti attribuiti alle diverse categorie animali.

NR NMI

Patella ferruginea Gmelin 2

Scorpaena scrofa L. 100 1

Gallus gallus L. 1 1

Vulpes vulpes L. 2 1

Canis familiaris L. 49 11

Felis catus L. 11 1

Sus scrofa domesticus L. 64 14

Cervidae 4 Cervus elaphus L. 13 Dama dama L. 8 Bos taurus L. 1392 35 Capra hircus L. 43 7 Ovis aries L. 196 14

Ovis vel Capra 169

Equus asinus L. 2 1

Equus caballus L. 17 3

Tabella 29: Mercato. Quantificazione dei resti determinati.

L'elevata frequenza di resti bovini (pari al 71.6% delle specie determinabili) può senza dubbio essere ricondotta alla destinazione funzionale dell'area, adibita appunto alla macellazione di tali animali. Sono rappresentate tutte le parti anatomiche, con una prevalenza di elementi più poveri di carne come cavicchie, parti del cranio, ossa carpali e tarsali, metapodi e falangi.

Il frequente rinvenimento di metapodi integri ha reso possibile il calcolo di diverse altezze al garrese e la determinazione del sesso per i medesimi soggetti. Per gli individui di sesso femminile abbiamo un'altezza minima di 105,7 cm e una massima di 115,4 cm. Tra i maschi, il più alto misura 121,4 cm e il più basso 104,2 cm. Diversi frammenti osteologici mostrano visibili patologie, prevalentemente legate allo sfruttamento nell'ambito dei lavori agricoli o di trazione. L'abbattimento avveniva normalmente alla fine del ciclo lavorativo (oltre la metà dei soggetti sembra avere un'età avanzata), sebbene siano presenti anche resti di sub-adulti, prossimi ai due anni di età.

Figura 76: Prima falange bovina con diffusa patologia.

Figura 77: Prima falange bovina con diffusa patologia. Particolare della superficie articolare prossimale.

La seconda categoria animale per numero di frammenti è quella degli ovicaprini, pari al 20,98% degli animali domestici. La maggior parte dei resti è costituita da cavicchie ossee, forse asportate e immagazzinate per essere lavorate in seguito. Fra queste, quelle attribuibili agli arieti adulti hanno spesso grandi dimensioni e una torsione accentuata; le cavicchie caprine presentano, al contrario, solo una leggera torsione. La maggior parte dei frammenti è pertinente a soggetti adulti o sub-adulti, comunque di età superiore ai due anni; si ha anche il caso di una capra anziana. La mancanza di agnelli e capretti farebbe propendere per un allevamento finalizzato principalmente alla produzione di lana e di un'elevata quantità di carne, sebbene di scarsa qualità; è però probabile che gli animali giovani fossero venduti interi o suddivisi in grosse porzioni, sfuggendo pertanto al deposito archeologico. Sono state calcolate due altezze, pari a 61,1 cm per la pecora (su metatarso) e 51,5 cm per la capra (su tibia).

La presenza dei suini è documentata da una modesta percentuale di frammenti, pari al 3,29% dei resti attribuiti ad animali domestici. La macellazione del maiale avveniva soprattutto intorno all'anno di età, sebbene siano presenti anche soggetti di età inferiore o superiore (circa due anni). Anche in questo caso è possibile che i soggetti molto giovani non fossero disossati al momento della macellazione. La presenza di due IV metacarpi integri ha consentito il calcolo delle rispettive altezze al garrese, pari a 69,7 cm e 71 cm.

Il cane è ben documentato e i resti recuperati testimoniano una certa variabilità razziale. Le altezze al garrese dimostrano la presenza di animali di taglia piccola o medio piccola (da 30 a 34,6 cm), media (47,9 cm), fino alle taglie medio-grandi e grandi (58,5 e 65,9 cm). Tra i soggetti di taglia piccola si ha un esemplare con muso appuntito e cresta sagittale molto bassa. Le età di morte sono varie ma sono frequenti i giovani e i sub- adulti. Quasi tutti i frammenti presentano inconfondibili tracce di macellazione, la cui presenza suggerirebbe una frode alimentare nell'area del mercato pubblico; poiché, infatti, non è nota (né può essere ipotizzata) la vendita di carni canine nei pressi del mercato, è presumibile che tali animali fossero smerciati in maniera ingannevole ai danni dei consumatori.

Figura 78: Resti di Canis familiaris riconducibili ad un unico individuo.

Figura 79: Resti osteologici di Canis familiaris.

Figura 80: Tracce di macellazione su omero distale di cane. Veduta craniale.

Figura 81: Tracce di macellazione su omero distale di cane. Veduta caudale.

Sono stati infine identificati il gatto e il pollo (presenti entrambi in esigua quantità) mentre, per quanto concerne la fauna selvatica, sono presenti alcuni frammenti di cervidi (daino e cervo) e la volpe. I resti attribuiti allo scorfano sono riconducibili ad un

unico individuo; come si è visto in precedenza, è però probabile che i prodotti ittici venissero venduti in un’altra zona del mercato.