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Studi precedenti 1 Palazzo Ducale

2.3 XIV-XV secolo

2.5. XVIII-XIX secolo

2.5.2. Studi precedenti 1 Palazzo Ducale

L'edificio noto con il nome di Palazzo Ducale, oggi sede dell'amministrazione comunale, fu realizzato tra il 1775 e il 1805 per volere di Don Antonio Manca Amat, marchese di Mores e duca dell'Asinara. Il primo ad insediarsi nella dimore fu, però, il nipote e successore Don Vincenzo Manca Amat, duca di Vallombrosa, che vi abitò sino ai primi decenni dell'Ottocento.

Nel 1995, in occasione di alcuni lavori di ripavimentazione del pianterreno del Palazzo, sono stati riscoperti degli ambienti sotterranei, successivamente indagati dal punto di vista archeologico72. Le cantine, dotate di cisterne, pozzi e pozzi neri, in origine facevano parte di una precedente residenza di famiglia dei marchesi di Mores, abbattuta per la costruzione del nuovo prestigioso palazzo; in seguito, gli ambienti continuarono ad essere utilizzati anche nelle fasi di vita del nuovo edificio. Tra i materiali rinvenuti si segnalano ceramiche italiane, inglesi e provenzali (databili tra la metà del 1700 e la metà del secolo successivo) alcune delle quali recanti lo stemma ducale dei Manca. Lo scavo ha, inoltre, rilasciato una notevole quantità di reperti faunistici73, al momento studiati solo parzialmente, complessivamente databili al XVIII secolo.

Figura 102: Sassari, Palazzo Ducale.

72

Direttore dello scavo D. Rovina; archeologo responsabile sul campo M. Fiori.

73

NR

Patella sp. 1

Patella aspera Lamarck 1

Patella caerulea L. 13

Patella ferruginea Gmelin 1

Patella rustica L. 2

Monodonta turbinata (Born) 3

Theba pisana O.F.Müller 10

Eobania vermiculata O.F.Müller 14

Helix aspersa O.F.Müller 2

Helix aperta Born. 4

Pisces 128

Pagrus pagrus (L.) 3

Thunnus thynnus (L.) 1

Aves 23

Gallus gallus L. 119

Alectoris barbara (Bonn.) 2

Rattus sp. 7

Canis familiaris L. 16

Felis catus L. 5

Sus scrofa domesticus L. 31

Cervidae 2

Bos taurus L. 80

Capra hircus L. 9

Ovis aries L. 5

Ovis vel Capra 77

Equus asinus L. 1

Tabella 36: Palazzo Ducale. Quantificazione dei reperti determinati.

L’origine dei reperti archeozoologici è diversa: si va dai resti di pasto, agli scarti di macellazione, agli animali morti per cause naturali.

resti di pasto provengono, prevalentemente, dal pozzo con pedarole della stanza 1; l'alimentazione è piuttosto varia, con una preferenza per le specie di piccola taglia. Abbonda, in particolar modo, il pollame, per il quale sono attestai individui adulti, giovani e frammenti di uova; tra gli altri volatili è stata identificata la pernice. La dieta della famiglia ducale era integrata da molluschi (marini e terrestri) e da pesci. Fra questi, sono stati identificati un pagro e un tonno di grossa taglia, recante evidenti segni di

macellazione (stanza 3B, strato 2)74. Tra i maiali e gli ovicaprini prevalgono gli individui giovani e molto giovani; per i bovini sembrano attestate le diverse classi di età. tra i bovini si hanno sia adulti che subadulti e giovani.

I resti di macellazione (stanze 3B, 3A, cisterna, 3C e 4B) imostrano che si macellava nei palazzi signorili, probabilmente il bestiame proveniente dalle campagne di proprietà della famiglia. I frammenti comprendono grosse ossa bovine, generalmente di soggetti adulti, un metacarpo di asino, ovini e caprini in diverse fasi di età. L'assenza di individui molto giovani fa supporre che questi venissero cucinati interi; non a caso, resti di giovanissimi ovicaprini e maiali sono presenti tra i rifiuti di cucina del pozzo. Le cavicchie degli arieti non sembrano particolarmente robuste; al contrario, tra le capre i soggetti di sesso maschile sono dotati di cavicchie robuste e torte, con andamento parallelo e bozze basali prominenti, mentre nelle femmine sono appiattite e con torsione appena accennata. Fra i bovini si segnala un frammento di cranio di esemplare adulto di piccola taglia, con cavicchia destra rivolta lateralmente e verso l'alto, e cresta nucale rilevata con forte incavo centrale.

Sono stati rinvenuti, infine, resti di animali morti per cause naturali, che vivevano sul posto o che vi sono stati abbandonati dopo la morte. Fra essi rientrano un ratto adulto (rinvenuto nel pozzo), un gatto (proveniente dalla cisterna della stanza 3A), una gallina (rinvenuta integra all'interno della cisterna con la sola eccezione della testa) ed un cane (stanze 3C e 3B). L'esemplare, un adulto di sesso maschile, è attestato da un'emimandibola destra, cinque costole, quattro vertebre cervicali, una vertebra toracica, due vertebre lombari, il sacro, l'omero, il radio e l'ulna destri, la tibia, la fibula, l'astragalo e il calcaneo destri, i metatarsi della zampa destra, l'osso penico. Data l'assenza di ossa della parte sinistra del corpo, si può supporre che giacesse sul fianco destro e che gran parte dei resti sia stata asportata durante una pulizia delle stanze. L'altezza media al garrese (da radio, ulna e tibia) era di 64,3cm con variabilità da 62,7cm a 65,1cm; la testa doveva essere larga, con muso leggermente accorciato. Anche le post-craniali mostrano una struttura piuttosto robusta, forse riconducibile ad una razza pregiata. Al momento della morte il cane soffriva di artrosi molto avanzata a livello di almeno una costola e di due vertebre lombari; un M3 destro presentava inoltre

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i segni di una carie occlusale su M3 destro; infine una costola presentava le tracce di una frattura giovanile, in seguito saldata.

Figura 103: Canis familiaris. Osso dell'arto anteriore.

Figura 104: Canis familiaris. Manidbola.

Figura 105: Canis familiaris. Vertebra lombare patologica.

Figura 106: Canis familiaris. Vertebra lombare patologica (particolare).

Altri resti di cani mostrano la presenza di un adulto di taglia media a muso leggermente accorciato, e di un feto.

2.5.2.2. Ex-Infermeria S.Pietro

L'Infermeria dei Padri osservanti di S.Pietro (attualmente nota come ex-Infermeria S.Pietro), sorse a pochi passi dal convento delle Monache Cappuccine, nello slargo che conduce alla vicina chiesa di S. Apollinare, per volere della nobildonna Elena della

Il complesso era inserito in un isolato a forte concentrazione abitativa e commerciale, localizzato in prossimità del primo nucleo insediativo della Thathari medievale. A questa prima fase sono riferiti gli spazi della mensa e della cappella mentre, negli scantinati e nel cortile retrostante, alcune tracce archeologiche testimoniano l'esistenza di strutture preesistenti (depositi, forni, cisterne), inglobate nella nuova costruzione. I locali dell'antica Infermeria, ampliati e ristrutturati, vennero adibiti ad asilo infantile nel 1866; il complesso fu inoltre ulteriormente trasformato tra il 1892 e il 1896 e, attualmente, è una delle sedi dell'Assessorato allo Sviluppo Locale e alle Politiche Culturali del Comune di Sassari.

Nel mese di luglio 2002, in occasione dei lavori di restauro e di riqualificazione dell’edificio, è stato condotto un intervento di scavo preventivo75 nell'area del cortile, al fine di individuare eventuali preesistenze medievali e post-medievali. Il primo saggio di scavo (4x4 m) è stato in seguito ampliato e congiunto con due trincee (denominate "trincea nord" e "trincea ovest"); i reperti faunistici76, provengono appunto, dall'area 11.000, corrispondente alla prima area indagata, al suo ampliamento e alla trincea ovest. Complessivamente, i materiali sono inquadrabili tra XVI e XVIII secolo.

Lo studio archeozoologico ha interessato 679 reperti determinabili, a cui si aggiungono 344 costole, 280 vertebre e 240 frammenti indeterminati. La maggior parte dei reperti osteologici è stata attribuita ai bovini, presenti con 296 frammenti. Di essi, uno solo apparteneva ad un soggetto di età inferiore ai sette/dieci mesi, mentre tre frammenti possono essere attribuiti a soggetti inferiori ad un anno. Un buon numero di reperti riconduce, inoltre, a due soggetti che superano i due anni e mezzo e a sei che superano i tre e mezzo/quattro anni. Dall’esame dei denti è confermata la presenza di giovani o subadulti, oltre ad adulti di età non precisabile. Possiamo, dunque, ipotizzare la presenza di almeno dieci individui: uno morto sicuramente prima dei sette/dieci mesi, 1 di età inferiore ai 12/15 mesi, due che superano i due anni e mezzo e ben sei che superano i tre anni e mezzo. Possiamo ipotizzare che le carni fossero acquistate già tagliate in porzioni e, tale eventualità, spiegherebbe il carattere frammentario dei resti e il numero relativamente alto di individui.

75

Direttore dello scavo D. Rovina; responsabile sul campo F. Casula (Casula 2002: 235).

76

NR NMI

Patella ferruginea Gmelin 1

Theba pisana O.F.Müller 2

Helix aspersa O.F.Müller 2

Eobania vermiculata O.F.Müller 1

Spondylus gaederopus L. 1

Pagellus bogaraveo Brünnnich 1 1

Gallus gallus L. 17 3

Vulpes vulpes L. 2 1

Canis familiaris L. 4 1

Felis catus L. 9 2

Sus scrofa domesticus L. 71 5

Cervus elaphus L. 3 1

Dama dama L. 1 1

Bos taurus L. 296 10

Capra hircus L. 3 1

Ovis aries L. 83 3

Ovis vel Capra 174 10

Equus sp. 2 1

Equus asinus L. 1 1

Equus caballus L. 5 1

Tabella 37: Ex Infermeria S. Pietro. Quantificazione dei reperti determinati.

Ovicap. Capra Pecora Bue Maiale Equini Cavallo Asino Cane Gatto

Corna/cavicchie 1 3 Cranio 2 3 2 1 Masc./mandib. 17 10 5 2 Denti 10 16 15 2 2 Atl./epistr./vert. 9 2 12 3 Costole 12 33 2 Cinto scapolare 15 7 13 4 1 Arto anteriore 32 1 34 57 14 Carpo/tarso 11 17 46 8 3 1 Arto posteriore 67 1 21 87 16 3 5 Falangi 1 16 2 1 Totale 174 3 83 296 71 2 5 1 4 9

Tabella 38: Ex Infermeria S. Pietro. Ripartizione dei frammenti per parte anatomica (mammiferi domestici).

Tra gli ovicaprini, sono state identificate almeno tre pecore e una capra, oltre a dieci soggetti per i quali non è stato possibile stabilire con precisione la specie di

15/20 mesi, uno di 18/24 mesi, tre superavano i 15/20 mesi e quattro andavano oltre i tre anni e mezzo (due di questi riconosciuti come Ovis aries).

Figura 107: Tibia di ovicaprino con tracce di lavorazione.

Le altezze al garrese, calcolabili solo per la pecora, hanno fornito una media di 53,89 cm, con un'oscillazione compresa fra 50,34 cm (su metatarso) e 58,32 cm (su calcaneo). La maggior parte delle tracce di macellazione si concentra sugli arti; un frammento di tibia attribuita genericamente alla categoria "ovicaprini" mostra, inoltre, tracce di lavorazione.

Per quanto riguarda i maiali, si può ipotizzare la presenza di almeno cinque individui: uno morto entro il primo anno di vita, tre di età inferiore ai tre anni e mezzo e uno che supera i tre anni e mezzo. Su un astragalo e un IV metatarso è stato possibile eseguire il calcolo dell’altezza al garrese, ottenendo un valore minimo di 74,76 cm e uno massimo di 75,00 cm.

I frammenti attribuiti agli equini, non particolarmente numerosi (8 frammenti in totale), sono ripartiti fra un cavallo superiore ai tre anni e mezzo di età, un asino maggiore di 15 mesi e un individuo per il quale non è stato possibile stabilire con precisione la specie di appartenenza. La scarsa presenza del cavallo sarebbe giustificata dal prevalente utilizzo lavorativo a scapito dell'interesse alimentare; ad ogni modo, sono stati individuati dei segni di macellazione su femore distale, radio e calcaneo. Da un metapode equino, inoltre, è stata ricavata un'incudine in osso, utilizzata per affilare le lame dei falcetti dentati.

Anche per il cane e per il gatto sono state riscontrate tracce di macellazione. Nel primo caso si tratta di troncature localizzate a livello del femore e del coxale, di un individuo superiore a 18 mesi; nel secondo, caso i segni di macellazione sono stati riscontrati su tibia, femore, ileo, scapola, mandibola e cranio. Poiché il consumo alimentare di queste due specie domestiche non rientra tra le abitudini alimentari degli abitanti di Sassari, si può pensare ad un impiego eccezionale, presumibilmente in occasione delle diverse ondate di carestia che colpirono la città.

Figura 108: Canis familiaris. Tracce di macellazione sul cranio.

La cacciagione e le risorse ittiche, sembrano rivestire un ruolo del tutto marginale. In entrambi i casi, ad ogni modo, la presenza di tracce di macellazione confermerebbe il consumo alimentare. Infine, completano il quadro faunistico alcuni molluschi, marini e terrestri, tutti commestibili.