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COOPERAZIONE

Nel documento Consuntivo 2008 (1,1mb) (pagine 152-156)

La cooperazione occupa storicamente un posto di assoluto rilievo nel tessuto socio - economico dell’Emilia-Romagna. I settori in cui opera sono molteplici e vanno dall'agricoltura, all’edilizia, dalla grande e piccola distribuzione ai servizi più disparati, raggiungendo spesso dimensioni aziendali di tutto rispetto, con giri d'affari di ampie proporzioni e marchi prestigiosi.

A fine dicembre 2008 sono risultate iscritte nel Registro imprese 5.187 società cooperative attive.

Rispetto alla situazione in essere a fine 2007 è stato registrato un aumento pari al 3,2 per cento. Nel Paese le imprese cooperative, pari a 78.358, sono cresciute anch’esse, in misura più sostenuta (+5,6 per cento).

L’introduzione del nuovo diritto societario ha un po’ scompaginato i dati per natura giuridica, comportando una frattura tra il 2004 e gli anni precedenti. Il gruppo più consistente è stato rappresentato dalle Società cooperative a responsabilità limitata per azioni, che in regione sono ammontate a 3.690, rispetto alle 3.548 dell’anno precedente. Nel 1998 se ne contavano appena 39. L’affermazione di questa forma giuridica è da attribuire all’entrata a regime del D.lgs n.6 del 17 gennaio 2003 “Riforma organica della disciplina delle società di capitali e società cooperative”, con conseguente impoverimento della forma giuridica delle Società cooperative a responsabilità limitata, scesa a 911 società rispetto alle 909 di fine 2007 e 4.314 di fine 1998. Anche le cooperative sociali hanno riflesso gli effetti del nuovo diritto societario, con un aumento del 5,1 per cento, che ha consolidato il trend in atto dal 2005, quando le società salirono a 300 rispetto alle 118 del 2004. In Italia la crescita è apparsa molto più elevata, pari al 14,3 per cento.

Per quanto concerne la cooperazione femminile, a fine dicembre 2008 erano attive 812 imprese (15,7 per cento del totale) contro le 625 di fine 2003, per un incremento percentuale del 29,9 per cento, superiore all’aumento nazionale del 23,0 per cento. E’ interessante osservare che dal lato della durata, l’Emilia-Romagna ha registrato una delle più elevate incidenze di cooperative iscritte al Registro imprese prima del 1990 sul totale (22,9 per cento), alle spalle di Molise (23,0 per cento), Basilicata (23,6 per cento), Sicilia (24,5 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (25,3 per cento).

L’importanza della cooperazione traspare anche dal primo rapporto sulla cooperazione redatto da Unioncamere nazionale con la collaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Secondo la situazione, un po’ datata, riferita al 2001, l’Emilia-Romagna vantava un’incidenza degli addetti delle cooperative sul totale degli addetti extra-agricoli pari al 9,8 per cento, a fronte della media nazionale del 5,0 per cento.

Nessun’altra regione italiana aveva registrato un rapporto più elevato. Alle spalle dell’Emilia-Romagna si erano collocate Puglia (6,.8 per cento), Trentino-Alto Adige (6,2 per cento) e Sardegna (6,1 per cento). Le rimanenti regioni registravano rapporti inferiori al 6 per cento, in un arco compreso tra il 5,8 per cento dell’Umbria e il 2,9 per cento della Valle d’Aosta. Il primato dell’Emilia-Romagna emerge anche dal confronto tra addetti della cooperazione e popolazione, con un rapporto pari a 35,8 addetti ogni mille abitanti, davanti a Trentino-Alto Adige (19,6) e Veneto (15,8). In ambito provinciale, i primi quattro posti sono occupati da province dell’Emilia-Romagna, vale a dire Reggio Emilia (53,4 addetti ogni 1.000 abitanti), Bologna (45,4), Ravenna (40,8) e Forlì-Cesena (39,3). Fino alla decima posizione troviamo inoltre Modena, sesta con 32,8 addetti ogni 1.000 abitanti e Ferrara nona con un rapporto di 27,2 per mille. L’ultimo posto apparteneva alle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, entrambe con un rapporto di 2,8 addetti ogni mille abitanti, seguite da Catanzaro con 3,5.

Come sottolineato nel secondo rapporto sulla cooperazione, l’Emilia-Romagna rappresenta la realtà produttiva che incide maggiormente per numero di addetti in alcuni dei settori economici più significativi, a testimonianza della tradizionale vocazione della regione per l’organizzazione cooperativa. Nel settore manifatturiero e industriale l’Emilia-Romagna registrava circa un terzo degli addetti totali nazionali delle cooperative del settore. Nell’ambito delle cooperative di commercio all’ingrosso e al dettaglio la percentuale si attestava al 29,9 per cento, per salire al 43,2 per cento nel settore degli alberghi e ristoranti.

In ambito economico, l’Emilia-Romagna continua a manifestare il forte peso della cooperazione. Nel 2004 registrava la più elevata incidenza del fatturato cooperativo su quello totale, con una quota pari all’8,5 per cento, precedendo Trentino-Alto Adige (5,9 per cento) e Umbria (5,7 per cento). L’incidenza più contenuta era della Calabria (1,6 per cento), seguita dalla Lombardia (1,9 per cento). Inoltre il 28,3

per cento del fatturato cooperativo nazionale era stato prodotto in Emilia-Romagna, davanti a Lombardia (16,4 per cento) e Veneto (8,2 per cento).

Per quanto concerne l’andamento economico, i dati raccolti da Confcooperative e Lega delle cooperative, sono andati in una direzione complessivamente positiva, mostrando una sostanziale tenuta rispetto ad un ciclo congiunturale che è andato appesantendosi con il passare dei mesi.

I primi dati di preconsuntivo relativi alle cooperative aderenti alla Lega delle cooperative dell’Emilia-Romagna hanno evidenziato una situazione produttiva meno dinamica, ma comunque in prevalente crescita rispetto al 2007. Ogni comparto è riuscito a conseguire utili, anche se in misura diffusamente più ridotta rispetto all’anno precedente, mentre l’occupazione è apparsa prevalentemente in crescita oppure stabile.

Tra i settori che sono stati oggetto della rilevazione di preconsuntivo (sono esclusi i settori della Pesca, Turismo, cooperazione culturale e Mediacoop equivalenti al 15 per cento del totale delle cooperative associate in Emilia-Romagna) quello agroalimentare ha fatto segnare un aumento del valore della produzione (+4 per cento) e dell’occupazione. Non altrettanto è avvenuto per l’utile, pari a 10 milioni di euro, che è apparso in forte riduzione rispetto all’esercizio precedente. Più segnatamente il comparto lattiero-caseario ha sofferto della caduta dei prezzi del Parmigiano-Reggiano e della debolezza della contrattazione, in quanto i piccoli caseifici sociali devono misurarsi con grandi cooperative di conferimento e società di commercializzazione. Nel comparto vitivinicolo le difficoltà di uno dei principali mercati di sbocco, vale a dire quello statunitense, hanno determinato un calo della domanda, con conseguente discesa dei prezzi e aumento delle giacenze. Nel comparto ortofrutticolo la domanda ha tenuto. In quello della lavorazione delle carni, in particolare bovine, è emerso un eccesso di capacità produttiva.

Le cooperative di consumatori hanno evidenziato una crescita dell’occupazione, che si è associata all’aumento dei soci, saliti di 200.000 unità, e del valore delle vendite (+3,3 per cento) rispetto al 2007.

Non altrettanto è avvenuto per l’utile, stimato in 46 milioni di euro, apparso in calo dell’8 per cento. A questa flessione hanno contribuito anche le politiche di contenimento dei prezzi finalizzate alla tutela del potere di acquisto dei soci e dei consumatori in generale.

Nel comparto delle cooperative tra dettaglianti gli indici delle vendite all’ingrosso e dell’occupazione sono apparsi in crescita. L’anno è stato giudicato positivamente, nonostante la diminuzione dei margini di guadagno rilevata negli ultimi mesi a causa dell’adozione di politiche di contenimento dei prezzi. I problemi maggiori hanno riguardato gli Ipermercati, mentre hanno egregiamente tenuto i piccoli negozi e quelli di vicinato.

Nelle 162 cooperative di produzione e lavoro (industriali, edili e progettazione) escluso i consorzi, il valore della produzione è aumentato del 3,5 per cento rispetto al 2007 e un analogo andamento ha riguardato l’occupazione, arrivata a sfiorare le 19.000 unità (+1 per cento). Per l’utile le prime indicazioni prevedono un esito positivo. In sintesi, nonostante la crisi economica il comparto della produzione e lavoro è riuscito a chiudere il 2008 su buoni livelli, con una punta di eccellenza relativa al comparto della progettazione, la cui produzione è aumentata in valore del 14,3 per cento. Nel variegato ambito delle cooperative di servizi, produzione e occupazione sono apparse stabili, al contrario dell’utile, pari a 71 milioni di euro, che è apparso in diminuzione. Più segnatamente hanno accusato cali di fatturato le cooperative impegnate nel trasporto merci e nella logistica, mentre sono risultate stabili o in leggera crescita quelle dei multiservizi, ristorazione e trasporto persone. Il trasporto merci e la logistica sono stati penalizzati dalla crisi che ha investito soprattutto negli ultimi tre mesi dell’anno i settori della meccanica e della ceramica.

Le cooperative sociali hanno migliorato sia il valore della produzione (+7/8 per cento), che l’occupazione (+3 per cento). L’utile è ammontato a 5,6 milioni di euro, in diminuzione del 2 per cento rispetto al 2007. Il ridimensionamento è derivato dal superamento del salario medio convenzionale e dal rinnovo contrattuale. Negli ultimi mesi del 2008, che sono stati quelli nei quali il ciclo congiunturale ha toccato il punto più basso, sono emerse difficoltà nelle cooperative sociali impegnate nell’inserimento lavorativo, in particolare quelle che forniscono servizi alle imprese.

Le cooperative di abitanti hanno visto ridursi, comunque lievemente, fatturato, utile (è stato di 24 milioni di euro) e occupazione.

Per quanto concerne l’andamento economico delle 1.832 imprese associate alla Confcooperative, i primi dati di preconsuntivo 2008 hanno evidenziato in Emilia-Romagna un andamento ben intonato, che assume una valenza ancora più positiva, se si considera che è maturato in un contesto congiunturale caratterizzato da una diminuzione reale del Pil regionale pari allo 0,7 per cento.

Il fatturato complessivo realizzato, compresa la raccolta diretta del settore del credito, è stato valutato in 24 miliardi e 180 milioni di euro, con un aumento dell’8,4 per cento rispetto al 2007, superiore di oltre cinque punti percentuali all’inflazione media. Se non si considera la raccolta diretta del settore creditizio,

la crescita del fatturato si riduce al 7,7 per cento, in leggero rallentamento rispetto all’evoluzione del 2007 (+8,7 per cento).

Per quanto riguarda l’andamento dei vari settori di attività, le crescite percentuali più consistenti sono state rilevate nei piccoli comparti delle mutue e della pesca, pari rispettivamente al 33,3 e 12,9 per cento, seguiti a ruota dalle cooperative impegnate nella solidarietà (+12,5 per cento). L’importante settore agroalimentare, che ha rappresentato più di un terzo del fatturato totale, ha fatto registrare un aumento del 7,8 per cento, in leggera frenata rispetto alla crescita del 10,4 per cento riscontrata nel 2007. Più segnatamente, gli spunti più importanti sono venuti dai comparti vitivinicolo (+18,5 per cento) e agricolo (+8,0 per cento), che assieme hanno costituito oltre la metà del fatturato agroalimentare. Negli altri ambiti agroalimentari, si segnala la performance del piccolo settore forestale, il cui incremento si è attestato al 9,8 per cento, accelerando sensibilmente rispetto all’aumento del 2 per cento riscontrato nel 2007. Il settore ortofrutticolo ha fatturato 2 miliardi e 438 milioni di euro, superando del 7,5 per cento l’importo del 2007. Si tratta di un andamento che si può leggere positivamente, nonostante il leggero rallentamento palesato nei confronti del 2007, che fu caratterizzato da un incremento dell’8,0 per cento. Il risultato relativamente meno buono è venuto dal comparto lattiero-caseario, la cui crescita si è ridotta al 4,5 per cento, rispetto all’aumento del 13,0 per cento dell’anno precedente. Alla base di questo rallentamento c’è stato il basso profilo dei prezzi all’origine, che ha creato non pochi problemi agli operatori del settore, tanto da richiedere un aiuto per il ritiro del prodotto.

Le banche di credito cooperativo hanno accresciuto la raccolta diretta del 9,1 per cento (stesso incremento nel 2007), distinguendosi leggermente dall’incremento medio del fatturato dell’8,9 per cento.

La principale caratteristica di queste banche è di esplicare la propria attività nel territorio nel quale risiedono, sottintendendo di conseguenza dei legami molto forti con le varie realtà produttive. Negli altri ambiti cooperativi, è stata registrata una crescita del fatturato superiore all’incremento medio generale, compreso il credito, nel “lavoro e servizi” e nella “cultura e turismo”. Negli altri comparti cooperativi sono stati rilevati aumenti di fatturato inferiori alla media nell’”abitazione” (+0,9 per cento) e nelle cooperative di consumo (+3,4 per cento), che hanno risentito anch’esse della frenata della spesa delle famiglie che nel 2008 è stata stimata in calo in regione dello 0,8 per cento, senza tralasciare l’aspetto delle politiche degli sconti.

Se il fatturato ha marciato con un buon ritmo, altrettanto è avvenuto per l’occupazione. Nelle 1.832 imprese associate alla Confcooperative la consistenza degli addetti è aumentata del 9,2 per cento, accelerando sul già cospicuo risultato del 2007 (+5,8 per cento). Si tratta di un risultato che si commenta da solo, largamente superiore all’evoluzione degli occupati in regione, pari, secondo le rilevazioni sulle forze di lavoro, all’1,3 per cento.

In ambito settoriale, gli aumenti percentuali più consistenti, oltre la soglia del 9 per cento, sono stati registrati nelle cooperative di solidarietà (+9,2 per cento), vitivinicole (+9,3 per cento), di cultura e turismo (+9,3 per cento), di lavoro e servizi (+9,3 per cento) e ortofrutticole (+14,3 per cento). In linea con quanto avvenuto nel 2007, nessun settore ha registrato variazioni negative. Il risultato meno intonato è venuto dal piccolo comparto delle mutue, che ha mantenuto i cinquanta addetti in forza nel 2007.

Se analizziamo l’andamento delle imprese associate alla Confcooperative sotto l’aspetto della produttività, intesa come rapporto tra fatturato e addetti, si registra un arretramento rispetto alla situazione emersa nel 2007, rappresentato da una diminuzione percentuale del 7,0 per cento, che si riduce al 5,9 per cento se non si considera il settore creditizio. Il ridimensionamento del rapporto fatturato/addetti è stato determinato da andamenti settoriali abbastanza diversificati. L’importante comparto agroalimentare ha registrato nel suo complesso un lusinghiero incremento dell’8,2 per cento, dovuto essenzialmente alle performance dei comparti agricolo (+26,4 per cento) e vitivinicolo (+8,4), a fronte dei moderati aumenti emersi nelle cooperative forestali (+3,8 per cento) e lattiero-casearie (+0,2 per cento). L’unico decremento ha riguardato il settore ortofrutticolo, il cui fatturato per addetto è diminuito del 5,9 per cento rispetto al 2007. Negli ambiti diversi dall’agroalimentare spicca la flessione del 19,2 per cento accusata dalle cooperative impegnate nel lavoro e servizi, oltre ai lievi cali rilevati nell’”abitazione”

(-2,9 per cento) e nella “cultura e turismo” (-0,5 per cento). Sono invece apparse in ripresa le “mutue”

(+33,3 per cento), unitamente alla pesca (+11,4 per cento) e alla solidarietà (+6,8 per cento). Le cooperative di consumo hanno registrato il più elevato rapporto tra fatturato e addetti (è escluso il settore creditizio), pari a 1.113.010 euro, vale a dire l’1,5 per cento in più rispetto al 2007. Nelle banche di credito cooperativo la raccolta diretta per addetto è ammontata a poco più di 4 milioni di euro, vale a dire il 2,9 per cento in più rispetto al 2007.

I soci sono risultati 340.594, vale a dire il 3,3 per cento in più rispetto al 2007. Questo aumento, che ha consolidato il risultato conseguito nel 2007 (+4,1 per cento), è dipeso dal dinamismo evidenziato dalle cooperative diverse da quelle agroalimentari, che hanno registrato un decremento del 2,5 per cento, da ascrivere essenzialmente alle flessioni rilevate nei settori lattiero-caseario e ortofrutticolo. Nei settori non

agricoli gli aumenti sono risultati prevalenti, in un arco compreso tra il +0,1 per cento delle cooperative impegnate nella “cultura e turismo” e il +12,8 per cento delle cooperative di consumo, i cui soci sono cresciuti da 31.552 a 35.577. I cali hanno riguardato i settori dell’”abitazione” (-3,0 per cento) e delle

“mutue” (-1,9 per cento).

Le imprese cooperative associate alla Confcooperative sono scese, tra il 2007 e il 2008, da 1.877 a 1.832, per una variazione negativa del 2,4 per cento. Sul decremento ha pesato la flessione del 3,9 per cento registrata nel settore agroalimentare, con una menzione particolare per i comparti ortofrutticolo e lattiero-caseario le cui cooperative sono scese da 227 a 213, in linea con la tendenza negativa relativa alla consistenza dei caseifici Negli altri ambiti della cooperazione, sono emersi degli andamenti prevalentemente negativi, con le uniche eccezioni rappresentate dai settori della pesca (+5,6 per cento) e della solidarietà (+1,6 per cento). Si è nuovamente ridotta la consistenza delle cooperative di lavoro e servizi, mentre sono rimaste stabili, sulle 32 imprese, quelle di “consumo”.

Nel documento Consuntivo 2008 (1,1mb) (pagine 152-156)