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TRASPORTI STRADALI

Nel documento Consuntivo 2008 (1,1mb) (pagine 114-117)

12. TRASPORTI

12.1 TRASPORTI STRADALI

La struttura del settore. Secondo i dati Istat aggiornati al 2005, l’autotrasporto merci su strada assorbe gran parte dei traffici con una percentuale del 95,9 per cento (93,2 per cento l’Italia), rispetto al 2,2 e 1,9 per cento rispettivamente delle componenti ferroviaria e marittima.

L’autotrasporto merci su strada è caratterizzato dalla forte presenza di imprese di piccola dimensione.

L’indagine Istat, riferita al 2003, aveva rilevato in Emilia-Romagna una consistenza di 14.715 imprese, con una occupazione pari a 35.837 addetti. Circa il 70 per cento delle imprese era costituito dal solo titolare, a fronte della media nazionale del 62,6 per cento. Nessuna regione italiana aveva registrato una incidenza superiore. Per quanto concerne la forma giuridica, più dell’85 per cento delle imprese emiliano-romagnole era organizzato in impresa individuale o familiare, a fronte della media nazionale del 77,4 per cento. Anche in questo caso la percentuale dell’Emilia-Romagna era la più elevata del Paese. In sostanza, l'Emilia-Romagna presentava una struttura aziendale più sbilanciata verso la piccola dimensione, sottintendendo una presenza dei cosiddetti “padroncini”, imprese a carattere familiare, monoveicolari, piuttosto consistente rispetto al Paese. Non è quindi un caso se a fine 2007 l'incidenza delle imprese artigiane attive sul totale dei trasporti terrestri si è attestata al 90,0 per cento, rispetto al 75,6 per cento dell'Italia.

Se analizziamo l’incidenza del trasporto conto terzi sul totale - i dati sono aggiornati al 2005 - l’Emilia-Romagna presenta in termini di tonnellate - km, una percentuale più accentuata rispetto al quadro nazionale: 93,2 per cento del totale contro 89,2 per cento. Rispetto al passato il contoterzismo si è notevolmente rafforzato rispetto al trasporto in conto proprio. Nel 1989 si avevano per Emilia-Romagna e Italia percentuali rispettivamente pari all’83,8 e 82,3 per cento. Nel corso degli anni il fenomeno, come si può costatare, si è allargato, soprattutto in Emilia-Romagna.

La frammentazione della dimensione aziendale dell’autotrasporto su strada emiliano - romagnolo, che appare più rilevante rispetto a quella nazionale, sottintende una struttura produttiva certamente più esposta, almeno in teoria, alla concorrenza dei grandi vettori internazionali.

Secondo l’indagine Istat, nel 1998 l’Emilia-Romagna aveva coperto il 12,6 per cento del totale nazionale delle tonnellate trasportate e l'11,9 per cento in termini di tonnellate - km. Se si considera che l’incidenza regionale sull’universo nazionale degli automezzi era pari nello stesso anno al 9,8 per cento, si può ipotizzare per l’Emilia-Romagna un parco automezzi più capiente, ma anche una produttività piuttosto elevata, del tutto coerente con la relativa forte incidenza dei “padroncini”, ovvero di persone abituate (o costrette) a lavorare su ritmi piuttosto intensi.

Per quanto concerne i luoghi di destinazione dei trasporti sia in conto proprio che conto terzi provenienti dall’Emilia-Romagna, l’indagine Istat ha evidenziato che nel 2005 il 66,2 per cento delle merci partite è stato destinato alla regione stessa, seguita dalle confinanti Lombardia e Veneto con quote rispettivamente del 10,9 e 6,2 per cento. Gran parte dei traffici avviene insomma in un ambito abbastanza ristretto, in linea con quanto emerso in passato. In ambito nazionale sono comprensibilmente le isole a registrare l’ambito più ristretto dei traffici su strada. In Sicilia il 92,5 per cento delle merci partite viene recapitato nella stessa regione. In Sardegna si ha una percentuale ancora più elevata, pari al 98,7 per cento. Altre percentuali di un certo spessore si riscontrano in Calabria (84,8 per cento), nella provincia autonoma di Bolzano (72,0 per cento), in Lombardia (70,9 per cento) e Veneto (70,6 per cento). L’Emilia-Romagna, con una percentuale del 66,2 per cento, come visto precedentemente, occupa una posizione sostanzialmente mediana. Le percentuali più contenute sono state registrate in Basilicata (26,0 per cento) e Liguria (44,2 per cento). La prima recapita merci prevalentemente in Campania e Puglia. La seconda le destina soprattutto in Piemonte e Lombardia.

Se confrontiamo il peso delle merci partite nel 2005 dalla regione, con la media del quinquennio 2000-2004, possiamo osservare che l’Emilia-Romagna ha visto aumentare la propria quota come regione di destinazione di quasi un punto percentuale. La seconda regione di destinazione, cioè la Lombardia, ha invece ridotto la propria quota di 0,25 punti percentuali e un analogo andamento è avvenuto per il terzo mercato di destinazione, ovvero il Veneto, la cui incidenza è diminuita di 0,10 punti percentuali. Per tutte le altre regioni di destinazione le variazioni delle quote sono risultate molto modeste, in un arco compreso fra i –0,31 punti percentuali del Piemonte e i +0,17 del Trentino-Alto Adige. Gran parte dei traffici, oltre il 92 per cento, è avvenuto nell’ambito della regione stessa e delle sei confinanti. In estrema sintesi emerge un mercato di sbocco dei trasporti regionali abbastanza ristretto, e ciò in ragione della forte diffusione delle piccole imprese artigiane che prediligono i trasporti leggeri compiuti su distanze che si esauriscono nel raggio di 50 km.

La quota di merci destinate all’estero è risultata sostanzialmente modesta (1,1 per cento), rispecchiando la media emersa nei cinque anni precedenti. Resta semmai da chiedersi quanto sia

Nel 2005 la percorrenza media dei trasporti complessivi si è attestata sui 124,6 km, rispetto ai 142,8 della media nazionale. Rispetto al valore medio dei cinque anni precedenti c’è stata una flessione del 7,5 per cento, in contro tendenza rispetto all’incremento del 3,1 per cento rilevato nel Paese. Se restringiamo l’analisi ai soli trasporti in conto terzi si ha un decremento ancora più marcato. In questo caso la percorrenza media del 2005, pari a 139,6 km è apparsa in calo del 12,4 per cento rispetto alla media del quinquennio precedente.

Se osserviamo il fenomeno della destinazione dei flussi dal lato delle regioni di origine delle merci dirette in Emilia-Romagna, possiamo vedere che nel 2005 il 62,7 per cento è venuto dalla regione stessa, il 12,1 per cento è affluito dalla Lombardia e l’8,4 per cento dal Veneto. Come si può vedere, i dati rispecchiano la situazione osservata sotto l’aspetto dei flussi di merci partiti dalla regione. I trasporti provenienti dall’estero sono ammontati ad appena l’1,0 per cento, in sostanziale linea con la media dei cinque anni precedenti.

L'evoluzione congiunturale. L’andamento congiunturale viene desunto dall’indagine condotta dalla Cna regionale, con la collaborazione dell’Istituto nazionale di statistica, su un campione di micro e piccole imprese da 1 a 19 addetti dell’Emilia-Romagna.

Nel 2008 il fatturato totale dei trasporti terrestri, assieme alle attività delle poste e telecomunicazioni (il gruppo più numeroso è costituito dall’autotrasporto merci su strada), è mediamente aumentato dello 0,6 per cento nei confronti del 2007, in contro tendenza rispetto alla diminuzione media del 2,4 per cento rilevata nel campione di micro e piccole imprese. Nell’anno precedente c’era stato un incremento più sostenuto, pari al 3,2 per cento. Come avvenuto per altri settori la seconda metà dell’anno è apparsa meno intonata (-1,3 per cento), rispetto alla prima (+2,4 per cento).

Nel solo contoterzismo, che occupa un posto preminente nell’autotrasporto merci su strada, è stato rilevato un aumento del fatturato ancora più contenuto (+0,2 per cento), in netto rallentamento rispetto all’andamento del 2007 (+11,3 per cento). Da segnalare inoltre la scarsa intonazione del fatturato estero, la cui flessione del 4,7 per cento si è distinta dal forte incremento rilevato nel 2007 (+34,8 per cento).

La moderata crescita del fatturato, rispetto all’andamento assai più vivace del 2007, si è collocata nella linea di generale rallentamento dell’economia regionale, dovuto alla crisi economico-finanziaria globale.

L’incertezza legata agli sviluppi dell’economia non ha favorito gli investimenti, che sono risultati in calo del 26,8 per cento rispetto al 2007 e dello stesso tenore è apparsa la flessione dei soli investimenti in immobilizzazioni materiali.

Segnali negativi sono venuti anche dai costi. Alla sostanziale stabilità dell’indice delle retribuzioni si è contrapposto l’aumento del 9,3 per cento delle spese destinate ai consumi (carburante, pezzi di ricambio, riparazioni ecc.) Questo andamento è dipeso soprattutto dalla forte crescita rilevata nella prima metà del 2008 (+16,7 per cento), trainata dai generalizzati aumenti dei carburanti . Nella seconda parte del 2008 lo scenario è cambiato, con una crescita tendenziale del 2,6 per cento, ricalcando il rientro del prezzo del petrolio a quote più normali.

L’evoluzione imprenditoriale. Per quanto concerne la movimentazione avvenuta nei Registri delle imprese gestiti dalle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna, nel 2008 il settore dei trasporti terrestri, compresi quelli mediante condotte, ha accusato un nuovo saldo negativo, fra imprese iscritte e cessate al netto delle cancellazioni d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, pari a 597 unità, in ridimensionamento rispetto al passivo di 759 del 2009.

L’ennesimo saldo negativo si è associato al calo della consistenza delle imprese attive passate dalle 15.784 di fine dicembre 2007 alle 15.239 di fine dicembre 2008, per una diminuzione percentuale pari al 3,5 per cento, più elevata di quella riscontrata nel Paese (-1,7 per cento). L'indice di sviluppo, rappresentato dal rapporto fra il saldo delle imprese iscritte e cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio, e la consistenza di fine anno è risultato negativo (-3,91 per cento), in misura leggermente più contenuta

rispetto al valore di -4,81 per cento del 2007. Nella totalità delle imprese iscritte al Registro l’indice è invece risultato positivo: +0,24 per cento.

Se analizziamo l’andamento imprenditoriale dal lato della forma giuridica, possiamo evincere che la diminuzione del numero delle imprese attive, avvenuta su base annua, è da ascrivere esclusivamente alle forme giuridiche personali. Le ditte individuali sono diminuite del 4,4 per cento (-4,1 per cento in Italia), le società di persone dell’1,2 per cento (+0,4 per cento in Italia). A crescere sono state le società di capitale passate da 817 a 875, per una variazione pari al 7,1 per cento (+14,0 per cento in Italia). Anche il gruppo meno numeroso delle “altre forme societarie” (sono comprese le cooperative) ha accresciuto, sia pure leggermente, la propria consistenza, portandola da 197 a 201 società.

Il rafforzamento delle società di capitale ha consolidato la tendenza di lungo periodo, in linea con quanto avvenuto nel Registro delle imprese. La relativa incidenza sul totale delle imprese è salita al 5,7 per cento, rispetto al 5,2 per cento del 2007 e 2,8 per cento del 2000. Riflessi del calo delle forme giuridiche personali si sono avuti sulle imprese artigiane attive nelle quali è prevalente la forma giuridica individuale. A fine 2008 la consistenza dell’artigianato, pari a 13.652 unità, è diminuita del 3,9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007, mentre il saldo tra iscrizioni e cessazioni, al netto delle cancellazioni d’ufficio, è risultato negativo per 459 imprese, in misura tuttavia più contenuta rispetto al passivo di 597 riscontrato nel 2007. Nel Paese la consistenza delle imprese artigiane è apparsa anch’essa in calo (-3,1 per cento), mentre il saldo tra iscrizioni e cessazioni, al netto delle cancellazioni d’ufficio, è risultato negativo per 2.885 imprese, anch’esso in misura più ridotta rispetto al passivo di 3.651 del 2007. Un analogo andamento ha riguardato i piccoli imprenditori iscritti in una apposita sezione del Registro delle imprese. A fine 2008 la consistenza delle imprese registrate nei trasporti terrestri è risultata in calo del 6,0 per cento rispetto all’anno precedente, mentre il saldo tra imprese iscritte e cessate è apparso negativo per 113 unità, in aumento rispetto al passivo di 93 imprese del 2007. L’incidenza percentuale della piccola imprenditoria è scesa all’8,4 per cento rispetto alla quota del 10,6 per cento del 2007 e 9,7 per cento del 2000. In estrema sintesi, sta avvenendo una ristrutturazione del settore che vede meno

“padroncini” e sempre più società di capitale, che almeno in teoria, dovrebbero essere meglio attrezzate ad affrontare la concorrenza e in grado di offrire più garanzie sotto l’aspetto della solidità. A tale proposito, l’analisi della consistenza delle imprese attive per classe di capitale sociale mostra, tra il 2002 il 2008, significativi mutamenti. Nell’ambito del solo autotrasporto merci su strada le imprese attive scendono da 15.111 a 12.839. La diminuzione appare molto evidente nelle imprese prive di capitale, in pratica le imprese individuali, la cui consistenza si riduce da 12.674 a 10.333 imprese attive. Nel contempo si rafforza il peso delle imprese maggiormente capitalizzate, ovvero con capitale sociale superiore ai 500.000 euro. Dalle 30 del 2002 passano alle 67 del 2008. Nella sola classe con più di 5 milioni di euro di capitale la consistenza sale da 5 a 36 imprese.

Come detto precedentemente, il comparto dei trasporti su strada appare in Emilia-Romagna piuttosto sbilanciato verso la piccola dimensione, per potere reggere nel lungo periodo la concorrenza dei grandi vettori internazionali. Le conseguenze già si possono cogliere, viste le flessioni che hanno colpito le imprese individuali e le società di persone.

Sotto l’aspetto dell’immigrazione straniera, il settore dei trasporti terrestri e dei trasporti mediante condotte, ha registrato a fine 2008, in termini di cariche (titolari, soci, amministratori, ecc.) una incidenza di nati all’estero sul totale pari al 6,3 per cento, in aumento rispetto alla percentuale del 2,3 per cento rilevata a fine 2000. Gli italiani, di contro, nello stesso arco di tempo hanno visto scendere le cariche rivestite da 21.902 a 18.677, con relativa perdita di peso sul totale delle cariche dal 97,0 al 93,6 per cento.

Il mercato del lavoro. L’indagine Excelsior sui bisogni occupazionali del 2008 ha registrato l’intenzione di assumere 2.460 conducenti di veicoli a motore, equivalenti al 3,1 per cento delle 79.620 assunzioni non stagionali previste. Circa un quarto delle assunzioni di autisti è stato reputato di difficile reperimento, in misura largamente inferiore alla quota del 49,5 per cento segnalata nel 2007. Circa il 47 per cento era da attribuire al turn over, in misura inferiore rispetto alla percentuale del 54,5 per cento emersa nel 2007. Appena il 7,0 per cento delle assunzioni rappresentava figure professionali nuove e non presenti in azienda, in sostanziale linea con il 2007.

Da sottolineare che rispetto alle previsioni formulate per il 2007, c’è stato un calo del 7,2 per cento del numero di conducenti da assumere e una contestuale riduzione delle difficoltà di reperimento, mentre è diminuito il ricorso al turn over. C’è stato insomma un peggioramento che può essere dipeso da attese, sull’evoluzione congiunturale, meno positive, cosa questa abbastanza comprensibile visto lo spessore della crisi economica. Occorre inoltre sottolineare che le previsioni delle imprese sono state formulate nei primi mesi del 2008, quando il clima congiunturale era molto più disteso e non è quindi da escludere un certo raffreddamento delle previsioni, visto il progressivo deterioramento del quadro economico.

Il credito. Secondo i dati diffusi dalla sede regionale della Banca d’Italia, i prestiti bancari destinati ai trasporti interni sono ammontati, a fine 2008, a 1 miliardo e 457 milioni di euro, vale a dire il 6,0 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2007, che a sua volta era apparso in aumento del 4,7 per cento nei confronti dell’anno precedente. Al di là dell’accelerazione, è nuovamente emersa una crescita più contenuta rispetto alla media generale delle imprese (+7,3 per cento).

Nel documento Consuntivo 2008 (1,1mb) (pagine 114-117)