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Imposizioni sulle bestie, sulla carne e sui latticin

2. Che cos’è un bene comunale?

È necessario ora fare un passo indietro e definire con maggiore chiarezza cosa sia un bene comunale243. I communalia sono generalmente concepiti come quei beni di natura

immobile che appartengono ab immemorabili al Comune e che sono sfruttati direttamente da 243 Ho preferito riferirmi ai communalia come beni comunali piuttosto che beni comuni rifacendomi alla chiara definizione tra le due forme offerta da M. Della Misericordia in “Inter vicinos de vicinantia”. Una nota storiografica a partire dalle investiture ad accola dei comuni valtellinesi nel basso medioevo, in La gestione delle risorse collettive. Italia settentrionale, secoli XII-XVIII, a cura di G. Alfani e R. Rao, Milano 2011, pp. 32-47, segnatamente alla p. 45. L’autore definisce i beni comuni come pertinenza di un gruppo “sfrangiato” di abitanti, i secondi come “patrimonio […] di un soggetto collettivo che pretend[e] di disporne”, accezione che corrisponde in modo molto più preciso alla situazione politica ma anche sociale dei Comuni qui considerati.

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tutti i vicini per usi quali il pascolo o l’incolto. Durante l’età moderna queste proprietà di Comuni del contado sono di frequente al centro di una battaglia per il loro controllo ed alienazione in competizione con soggetti cittadini, e come tali sono stati considerati dalla storiografia244.

La situazione dei Comuni della Val Seriana è lievemente differente. Innanzitutto, le fonti sia normative che amministrative non considerano nella categoria dei beni comunali soltanto terreni boschivi o prativi, ma anche altre proprietà immobiliari, come segherie, malghe, carbonaie e calchere (forni da calce) e i tutti i prodotti derivanti da queste proprietà, come legni grandi o piccoli, fieno, sacchi di carbone. La grande differenza tra tutte queste categorie (ove si presentino, naturalmente) non sta nella maniera in cui esse sono trattate dalle fonti, ma nella resa di ciascuna, che determina il suo posto nel bilancio: ad esempio, i terreni mantengono la loro estensione nel tempo, mentre le foreste seguono dei cicli di rotazione di differente durata, cosa che determina oscillazioni nel gettito ottenibile ogni anno. Queste differenze determinano ruoli e posizioni diversi all’interno di un bilancio: terreni e impianti vengono a costituire una sorta di entrata ordinaria, per la quale gli Statuti dichiarano precisamente il momento dell’incanto (generalmente all’inizio dell’anno politico, nei periodi successivi alle elezioni dei magistrati), mentre il gettito proveniente dai prodotti, soprattutto quelli derivanti dalla silvicoltura (legni e carboni), viene registrato senza grande regolarità e costituisce, nei momenti del bisogno, qualcosa cui fare facilmente ricorso in caso di deficit di bilancio.

Un caso particolare è costituito dal mercato del legno e del carbone, cui sembrerebbe che almeno due Comuni abbiano direttamente partecipato: troviamo infatti numerose attestazioni di acquisti di legna di varia qualità (per una successiva lavorazione nella segheria comunale come per farne carbone) nelle ragioni del Comune di Ardesio, nonché atti notarili che testimoniano vendite di carbone da parte dei vicini di Gandellino nei confronti di Gioacchino e

244 Valga per tutti l’esaustivo volume di S. Barbacetto, La più gelosa delle pubbliche regalie, Venezia, 2008, passim. Un approccio differente, più attento a problematiche di sfruttamento e di interazione con la politica e e finanze locali (già in passato auspicato da J.-C. Maire Vigueur nell’introduzione al volume monografico dei Mélanges de l'École française de Rome, 1987, 99/2, dedicato appunto a Beni comuni nell'Italia comunale : fonti e studi), si trova in R. Rao, Comunalia, cit., e ancora, recentissimamente, come approccio scelto dai curatori del recente volume La gestione delle risorse collettive. Italia settentrionale, secoli XII-XVIII, a cura di G. Alfani e R. Rao, Milano 2011.

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Tonio di Giovanni Togni, appartenenti alla classe di governo di Gromo245. Considererei queste

attività come derivanti in secondo grado dal possesso dei communalia, in quanto, pur non essendo prodotti naturali di tali beni come i legni messi in incanto, esse sono uno sfruttamento ulteriore di questi beni tramite attività di raffinazione delle materie prime derivanti dalla silvicoltura. Queste attività sono poco documentate in fonti di altro genere e sono quindi difficilmente studiabili e delineabili in maggiore dettaglio; ritengo che sia importante, ad ogni modo, accennare ad esse per dare l’idea di come vi sia, da parte del Comune, una certa variabilità nelle proprie inziative imprenditoriali.

I beni comunali non sono sempre delle piene proprietà dei Comuni: ad esempio, il Monte Vodalo di Ardesio è ancora all’inizio del Cinquecento di proprietà del vescovo, ed è dunque un possesso della comunità. Per questo bene il Comune paga ancora un canone di affitto annuale di 22 lire, che, seppur non simbolico, è comunque inferiore al valore di mercato di 60- 70 lire che un consorzio di homines et vicini della frazione di Ave è disposto a pagare in subaffitto sempre per anno. Le distinzioni tra possessi e proprietà a pieno titolo non sono messe in luce con chiarezza dalle fonti, tant’è che il canone pagato al vescovo non è segnalato dagli Statuti, che pure sono estremamente puntigliosi in materia di descrizione dei communalia e delle loro caratteristiche, al fine di tutelarsi contro eventuali contese sui confini di tali beni246;

tale relativa opacità delle informazioni va rispettata. È altrettanto significativo che si conservino anche atti di vendita di beni comunali risalenti all’età moderna247: vi è quindi una politica di

ingrandimento o di gestione delle proprietà comunali che dimostra tra l’altro, se il quadro che si 245 Registro 2 del Notaio Finamardi Gianpietro di Antonio, folio 45v, atto del 4 ottobre 1527 tra i fratelli Togni e il Comune di Gandellino.

246 Ad esempio, negli Statuti di Ardesio le rubriche dalla 219 alla 237 sono dedicate alla descrizione di tutti i possessi comunali; gli Statuti di Gromo concentrano invece tale materia nella sola rubrica 94. Per un esempio di analisi di una fonte specializzata proprio nella prevenzione di questi incidenti cfr. M. Vallerani, Il Liber terminationum del Comune di Perugia. in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 99/2, Roma 1987, pp. 649-699.

247 Ad esempio Archivio del Comune di Ardesio, carte estranee 26 (7 maggio 1467, vendita di terreni da parte del Comune di Gromo al Comune di Ardesio per un totale di 29 lire), 30 (1630, permuta di terreni tra i Comuni di Ardesio e di Gromo) e 33 (1462, acquisizione di terreni per conto del Comune di Ardesio).

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sta offrendo in questo momento non bastasse, la vitalità dell’istituto dei communalia nella vita politica ed economica delle comunità vallive.