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Quello che nel testamento di Bonifazio Novello era indicato come “podere di Camaiano” coincideva nei confini con l‟omonimo piviere, abbracciando anche una porzione del territorio di S. Luce e della Macchia di Montenero180.

Il fatto che la Pia Casa di Misericordia fosse riuscita solamente molto tardi ad accampare i propri diritti (o meglio, i diritti pauperum) su quelle terre, rende di scarsa lettura una reale azione amministrativa da parte dell‟ente per il XIV secolo, tenendo in conto anche il fatto che per dieci anni ulteriori Camaiano fu affidata a personaggi estranei; dunque una concreta presenza dell‟istituto nella gestione del territorio livornese avvenne con ogni probabilità solamente a partire dagli anni ‟90 del ‟300. Tuttavia questo passaggio fu particolarmente significativo se, da quanto ci mostra la documentazione, in così poco tempo la Pia Casa era giunta a considerarsi padrona dei beni di Camaiano, accantonando il ruolo di mera amministratrice in favore degli indigenti (reali beneficiari, in teoria, di quel lascito).

La progressiva identificazione della Pia Casa con i floridi possessi dell‟area collinare livornese ebbe una spinta decisiva nel XV secolo, con una serie di acquisizioni in quell‟area: la nuova espansione fu l‟altare sacrificale su cui vennero inesorabilmente immolati i terreni della zona di Forcoli, venduti in vista del notevole bisogno di liquidità che comportava una impresa del genere181.

Già negli anni a cavallo tra XIV e XV secolo si intravedono i germi di questa scelta: nel 1402 Cino da Camaiano, fattore della Misericordia che ha lasciato dietro sé una

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Il che avviene infatti a un mese esatto di distanza (ASPi, Dipl., PCM, 1377 febbraio 4): Ser Bartholomeus notarius condam ser Henrici notarii de Montefoschuli de cappella Sancti Georgi, sindicus et procurator collegii domus misericordie (…) titulo locationis dederit et concesserit nobilibus militibus dominis Petro condam domini Rainerii Bonifatii de Gualandis de cappella Sanctorum Gosme et Dagmiani et Nicolao quondam Marini de Nicchio de cappella Sancti Petri ad Ischia totum Camaianum per 9 anni, a partire dall‟8 gennaio successivo. Lo stesso documento, stipulato a Castelnuovo, ci mostra Pietro e Guido di Gualberto prendere fisicamente possesso del luogo.

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A. POTENTI, L’evoluzione, cit., pp. 34 e segg.

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consistente scia di tracce documentarie, compra dalla comunità di Livorno una porzione della Macchia di Montenero dietro corresponsione di 60 fiorini; nel 1403 lo stesso Cino inaugura un rapporto contrattuale, destinato a durare fino in piena epoca moderna, coll‟Arcivescovado di Pisa, il quale affitta alla Pia Casa la vasta pastura detta “Pasco di San Quirico”, in cambio di dodici fiorini aurei all‟anno182

. In quel primo periodo la situazione doveva essere comunque tutt‟altro che idilliaca. Avviare la gestione di un territorio così esteso era forse un‟impresa che neanche le forze della Pia Casa erano in grado di affrontare. Da un documento del 28 aprile 1402183 sappiamo che un aiuto le veniva indirettamente erogato dallo stesso Comune di Pisa: in quell‟anno su supplica dei priori providerunt dominus

locutenens ducalis antiani pisani populi, dominus Iohannes de Novis cancellarius domini et vigintiquattuor sapientes viri pisane civitatis ad hec a domino locutenente ducali et antianis electi, affinché si reiterasse la concessione dell‟immunità fiscale

per un quinquennio al comune di Motorno, che già ne aveva beneficiato nei cinque anni precedenti. Motorno infatti reductum est ad quinque homines infrascriptos184, qui omnes sunt coloni possessionum misericordie predicte sitarum in dicto communi: è necessario pro conservatione ipsius communis et possessionum dicte misericordie, ipsam immunitatem et franchisiam (…) de novo concedi; nam, sine ipsa franchisia, dicto commune remaneret inhabitatum et possessiones dicte domus

(…) remanerent inculte et perderentur.

Le franchigie furono così rinnovate pro octo annos, inceptos die vigesimo quinto

februarii anni MCCCC preteriti quo die finivit et aspiravit immunitas eorum precedens, et fingendo ut sequitur.

Dunque la Domus aveva dato avvio ad un‟opera di conduzione dei beni livornesi che possiamo presumere, come accadrà nei secoli successivi, furono molto spesso

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Memoria fo io Cino di ser Mone fattore della mizerichordia di Pisa del fatto della pastura di Sancto Quilicho lo quale dell’arciveschovato di Pisa lo quale chonfina cho la chorte di Motorno della mizerichordia ed anno preso locho della mizerichordia la soprascritta pasturia (…) per pregio di fiorini dodici l’anno; incomincia il tempo a di 14 gennaio 1403. Entrambe le notizie si trovano in: ASPi, PCM, 38.

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ASPi, Dipl., PCM, 1403 aprile 28.

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Quorum quinque hominum dictum commune habitantium nomina sunt hec, videlicet: Marcus Ursi Vannonis, Antonius Bartholomei, Paulus Lemmi, Iohannes Pieri et Parellus Pannucci.

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divisi in particelle di minori dimensioni e dati a livello185. La desolante scarsità delle fonti purtroppo non consente di elaborare ipotesi sulle modalità di amministrazione del territorio e di quanto se ne ricavava. A questo punto non possiamo che legarci alle altrettanto avare notizie sui servizi effettivamente erogati dalla Pia Casa, che, letti controluce, possono darci almeno qualche minima informazione su dove venivano convogliati gli introiti frutto di quanto posseduto dal nostro ente.

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Non possiamo qui esulare dal nostro ambito cronologico per affrontare l‟argomento della plurisecolare presenza dell‟ente sulle colline livornesi. Ci limitiamo a dire che, per tutta l‟epoca moderna, Pia Casa e Camaiano costituirono un‟entità inscindibile da un punto di vista economico ed amministrativo; questo rapporto non venne affatto meno volontariamente ma a causa di un‟imposizione dall‟alto: nel 1784, considerata alla stregua di un qualsiasi ente ecclesiastico, la Pia Casa fu costretta dalle riforme leopoldine a rinunciare ai propri beni terrieri che vennero messi all‟asta; cfr. A. POTENTI, L’evoluzione, cit., pp. 134- 139. Nonostante le vicende avverse, la presenza della Casa è rimasta scolpita nella storia del territorio al punto da lasciargli in eredità il proprio nome: il castrum Camaiani sulle cui rovine sorse la Castelnuovo di epoca medievale, ad oggi frazione del comune di Rosignano Marittimo, è conosciuto come Castelnuovo della Misericordia, mantenendo in sé e nelle proprie strutture architettoniche e materiali la testimonianza e il ricordo dell‟antico legame.

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CAPITOLO IV I SERVIZI