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4.1 I compiti della Domus

4.2.5 L’ospedale di S Pietro dei Salmul

“San Pietro dei Salmuli” è corruzione del nome del fondatore dell‟ospedale, ser Piero della famiglia dei Salmuli, ricchi mercanti originari della cappella di S. Maria Maddalena in Kinzica203. Ser Piero aveva interpretato un ruolo attivo sullo scenario politico pisano della prima metà del XIV secolo, giungendo a ricoprire diversi incarichi, oltre ad ottenere un notevole incremento della propria fortuna economica. Sposato a Cola di Porro Gambacorta, alla cacciata della famiglia della moglie da Pisa (1355) anch‟egli fu costretto ad allontanarsi dalla città, arrivando a stabilirsi dopo un lungo peregrinare a Genova dove, in data 22 settembre 1366, dettò il proprio testamento, di cui non resta l‟originale.

Questo breve preambolo è necessario ad affrontare la spinosa questione inerente la gestione dell‟ospedale, che vide contrapporsi la Pia Casa di Misericordia e l‟Arcivescovo di Pisa: il nostro ente non ebbe rapporti diretti col nosocomio nel XIV secolo, ma è a questo momento che si ascrive l‟inizio delle vicende che andiamo ora ad esporre.

I termini della contesa sono questi: il 19 ottobre 1372 Niccolò e Iacopo dei Salmuli, due dei tre figli di Piero, agenti anche in nome del fratello Andrea, assegnarono al vicario arcivescovile di Pisa Antonio de Mandra da Asti i beni che lo stesso Piero aveva lasciato per via testamentaria, compreso l‟ospedale che egli aveva eretto nella cappella di S. Maria Maddalena e dotato della notevole somma di 1875 lire genovesi, con cui i figli avevano acquistato ben 246 appezzamenti terrieri204, ceduti alla curia assieme al nosocomio stesso205. Il diritto di eleggerne il governatore sarebbe spettato dapprima al primogenito di Piero Niccolò e, alla sua morte, al secondogenito Andrea; alla morte di questi al terzogenito Iacopo, per poi proseguire in base alla linea di discendenza maschile. Così avvenne regolarmente: la scelta dei

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Per le vicende esposte di seguito si è fatto riferimento al contributo di L. CARRATORI, L’ospedale pisano di San Pietro dei Salmuli, in Bollettino Storico Pisano, 1998 (LXVII), pp. 197-232.

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Dislocati tra Perignano, Cenaia, Crespina, Terricciola, Casanuova, Peccioli e Pisa.

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rettori venne effettuata da Niccolò e dal di lui figlio Iacopo, anche se non è possibile rilevare se e come il nosocomio operasse in favore dei bisognosi.

Intervenne però a questo punto l‟interruzione della linea maschile dei Salmuli: Niccolò, il solo dei figli di Piero sopravvissuto, scompare dalle fonti al 1402; dei suoi sei figli il solo ancora vivo nel 1427 era Benedetto che morì in quell‟anno in Fiandra, lasciando un bambino di nome Niccolò che presto dovette seguire il padre nella tomba.

La situazione sembrò rimanere in sospeso fino a quando, il 31 ottobre 1433, i priori fiorentini della fraternità di S. Maria delle Grazie di Pisa, presentarono l‟elezione a rettore di Maso di Giannino da Firenze al vicario generale ottenendone l‟assenso206. Fu l‟evento che sancì la svolta, con l‟ingresso degli uomini della Misericordia che mostrarono subito le proprie bellicose intenzioni207.

Gli esponenti della Domus presentarono, nel 1436, la loro personale interpretazione dei fatti: anzitutto, l‟ospedale non era stato innalzato da Piero, bensì da suo padre Colo, il quale altare non erexit neque campanile neque campanam vel aliquid aliud

fiat per quod dictum hospitale appareret vel diceretur esse supositum modo aliquo domino Pisano archiepiscopo.

Alla morte di Colo, la responsabilità dell‟ospedale sarebbe passata a Piero che però (a detta della Domus) recessit de civitate Pisarum iustis causis animum suum

moventibus, et cum esset mercator et gregavit thesaurus non modicum et factus dives habuit uxorem et filios et suum condidit testamentum scriptum, rogatum et publicatum manu ser Andreoli Cari de Aressano notario Ianuense, anno dominice Nativitatis Domini millesimotrecentesimosexagesimosexto indictione tertia, die vero vigesimo septembris, secundum cursum Ianue.

Col testamento, come già detto, Piero avrebbe dotato l‟ospedale di una consistente somma di denaro, alla condizione che nei due anni successivi alla sua morte fossero acquistati con quella somma appezzamenti fondiari, ut dictum hospitale longo

tempore possit conservari et se contingerit introitum dictorum possessionum superesse ex Pisis dicti hospitali, quod superfluum seu dictarum debeat distribui et

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AAP, Curia, Atti Beneficiali, n. 7, cc.308-309.

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dispensari inter pauperes personas; la gestione spettava ai figli con la formula

sopraddetta. E qui interviene il motivo per cui gli amministratori della Pia Casa decidono di scendere in campo: si sostiene che, quia dicti descendentes viam

humane carnis ingressi sunt, dictus testator ordinavit, voluit et mandavit dictum hospitale regi et gubernari per presides et gubernatores hospitali misericordie civitatis Pisane; si erano dunque realizzate, al momento, le condizioni per cui la Domus potesse e dovesse far valere i propri diritti sul nosocomio e, indirettamente,

sulle sue possessioni. Infatti i governatori avevano avuto “recentemente notizia riguardo alle cose predette, poiché il già citato testamento fu stilato a Genova e mai era pervenuto all‟orecchio di coloro” ai quali spettava, in base a queste informazioni, l‟amministrazione. Il rettore Maso era dunque un “intruso”, e si doveva rimediare insediando un nuovo governatore al suo posto, poiché egli non era ritenuto idoneo, in primo luogo perché con prole a carico.

A giudicare sulla contesa fu Berto de Carnesecchis de Florentia, capitano di custodia e balia della città di Pisa, che, visto il testamento di ser Piero, diede ragione alla Pia Casa, e incaricò Paolo di Simone Magini da Prato di recarsi presso l‟ospedale dei Salmuli ed immetterlo in “pacifica” possessione dei sei governatori della Misericordia e di Michele Fidenza, loro sindaco, fattore e amministratore. La Domus, se da una parte aveva ottenuto la cacciata di Maso, dall‟altra cercò anche di sottrarre il nosocomio alla giurisdizione dell‟Arcivescovo, sostenendo che Colo “non vi eresse altare, né campanile né campana né fece nessun altra cosa per cui il detto ospedale apparisse o potesse in qualche modo essere considerato sottoposto all‟Arcivescovo pisano”; tentativo questo che sappiamo non essere andato in porto. In realtà, la versione dei fatti fornita da parte della Pia Casa lascia piuttosto perplessi. L‟inattendibilità di alcune notizie (come ad esempio le vicende biografiche stesse di Piero), unita al fatto che il nostro istituto intervenne, seppure in maniera intempestiva, in un contesto in cui difficilmente gli si sarebbe potuto obiettare qualcosa, mostrano che l‟esposizione dei contenuti del documento non era, con ogni probabilità, in buona fede.

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