Un atto del tutto particolare apre la lunga evoluzione dei possedimenti facenti perno sul piccolo centro di Forcoli, e dislocati in tutta la Valdera. Da un pezzo del Diplomatico sappiamo che l‟8 novembre 1306144
frate Orso del fu Cortenuova, personaggio nel novero dei primi dodici officiales, originario proprio di Forcoli, “vendé e consegnò a Gerardo del fu Vernaccio Gambacorta gli infrascritti pezzi di terra”; segue una lunga lista che conta ventisei appezzamenti di terreno, con case e coltivazioni, in confinibus Forculi, nelle località Montededdi, Salva, Monte Lugleri,
Calcinaia, Montis Castelli, Dicolli, Monteghiomenti, Sopralafonte, Alcotone, Mercatale, Sottolaprata, Albarello sive Querciola. Lo stesso documento però fa suonare un campanello d‟allarme: la transazione sarebbe avvenuta per il prezzo di mille lire di denari pisani minuti; elemento questo che ci fa pensare ad una cessione per la quale non è stato realmente versato un corrispettivo. A chiarirci la natura di questo accordo è un‟annotazione riportata nel famoso quaderno di possessioni145
; essa ricorda, dopo un lungo elenco di beni posseduti in Forcoli, che questi sono risultato di una carta di donagione per ser Gherardo dicto Gaddo di Vernaccio
Gambacorta della cappella di San Bastiano in Kinzica a ser Bindo di Ugolino del Turchio priore di decta casa rogata da Pisano di Beacqua da Oratoio il 7 maggio
1311. Alla luce di questa precisazione, possiamo ricostruire i passaggi della transazione: frate Orso, in possesso per ragioni a noi oscure di un buon numero di beni fondiari, lo consegna a Gerardo, mascherando la cessione sotto le spoglie di una compravendita; successivamente Gerardo dona il tutto a Bindo Turchi, il quale
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ASPi, Dipl., PCM, 1307 novembre 8. Si tratta della copia di un documento, rogata da Davinus quondam Iohannis Moccie a partire dagli atti di Francisci Rainerii Pacterii (uno dei notai a cui il già più volte nominato Giovanni “Capannetta” lasciò la propria produzione documentaria).
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opera per conto della Misericordia. Ovviamente non possiamo far luce sulle motivazioni di questa intricata scelta; ad ogni modo possiamo notare come, in un solo gesto, la Pia Casa sia riuscita a raccogliere una notevole quantità di possessi fondiari, tutti concentrati nel medesimo luogo.
A pochi anni di distanza, la consapevolezza dell‟importanza dell‟acquisto comincia a trasparire nelle scelte della Domus che intraprende in tal senso due strade: da una parte una più efficace amministrazione esercitata sui beni146, dall‟altra l‟accrescimento di quegli stessi beni attraverso una oculata politica di acquisizione condotta nella medesima zona geografica.
Si inaugura una lunga stagione di acquisti: il 13 gennaio 1314147 un pezzo di terra in località Montededdi, già confinante con beni della Domus viene comprato aa Giovanna vedova di Baccuccio e ai di lei cognati Parduccio e Chelino per venti lire di denari pisani; elenchiamo poi a cascata: alcune porzioni di terra a Montededdi,
Torri, Calcinaia, Monte Coccho ceduti da Buonconte del fu Lamberto di Santa
Maria a Monte per venticinque lire di denari pisani il 5 giugno 1314148; un pezzo di terra in località Montechoccho comprato a Strenna e alla madre Cecca moglie del fu Andrea da Forcoli149; due diverse cessioni effettuate da Giovannetta Corsi del fu Lupo da Forcoli, in località Alle Costi e Montededdi150; una cessione da parte di Maria vedova di Campo e figlia del fu Luperdo da Forcoli, in località
Montechocho151 (Maria darà poi via anche un pezzo di terra in località Al
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Così, il 18 dicembre 1311 frate Orso concede a livello a Vanni del fu Guccio da Firenze “un pezzo di terra con casa, olivi, fichi e altri alberi, posto in confini di Forcoli in un luogo detto Montechimenti”, per trentatre soldi e quattro denari di pigione, da versarsi a partire dal primo gennaio fino al primo ottobre, più un certo quantitativo di grano da consegnarsi nel mese di luglio; cfr. ASPi, Dipl., PCM, 1312 dicembre 18; ASPi, Dipl., PCM, 1356 dicembre 27: Pierus condam Bonini de Castroflorentino, sindicus et procurator collegii domus misericodie (…) per hanc cartam locavit et titulo locationis dedit et concessit Parello condam Deminiti de comune Forculi petium unum terre cum vinea, olivis et aliis fructibus super se et partim campie, positum in confinibus Forculi in loco dicto Montededdi (…) et unum alium petium terre cum domo (…) ibi prope; ASPi, Dipl., PCM, 1396 aprile 27: Frater Iacobus olim Cecchi de Luca (…) locavit et titulo locationis dedit et concessit Ghellino olim Iuncte de communi Capannuli, Pisani comitatus, petium unum terre campie cum olivis et aliis fructibus (…) posito in confinibus suprascripti communi in loco dicto a Mercatale.
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ASPi, Dipl., PCM, 1314 gennaio 13.
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ASPi, Dipl., PCM, 1315 giugno 5.
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ASPi, Dipl., PCM, 1315 giugno 23.
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ASPi, Dipl., PCM, due atti entrambi datati 1316 novembre 12.
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poggio)152; una vendita da parte di Nuccino figlio di ser Cione, notaio di San Gervasio, di un oliveto posto nei confini di San Gervasio in località Sonia153; un lascito testamentario con cui Paolo del fu Aldighiero da Firenze aggiudica alla Pia Casa una vigna a Forcoli in località Alecoste 154; una cessione da parte di Cionda del fu Giacomo da Pistoia di un pezzo di terra in località Montededdi al Serraglio155; il nostro Simone Camugliani che, confermando la buona tradizione degli ufficiali reggenti, dona alla Pia Casa una vigna in località A Torri, con la condizione che dai suoi frutti siano dati ogni anno nel mese di ottobre a Simone e sua moglie Villana quattro barili di vino buono, dei quali si deve anche provvedere il trasporto presso la loro abitazione cittadina, posta in S. Martino in Kinzica156; la vendita da parte di Nicoluccio del fu Granello da Forcoli di un pezzo di terra in località Montisdeddi157; la cessione di Bertuccio del fu Corso, necessitatis et indigentie victualium et
alimentorum et etiam pro maritando et dotando Ghitam filiam suam, di un campo in
località Atorre158 e, nello stesso giorno, di un pezzo di terra a Calcinaia159; un campo ceduto da Porcellino del fu Colo e da suo figlio Bacciameo sempre a Calcinaia160; un pezzo di terra con casa a due piani positum in castro de Forculi comprato a Francesco del fu Cecco161; un lascito testamentario di prete Simone rettore della chiesa di San Donato di Chianni, nella diocesi di Volterra che aggiudica al di lui figlio Giacomo il redditum omnium petiarum terrarum che possiede nei confini di Peccioli per tutto il tempo della sua vita, mentre, alla morte di questi, i detti pezzi di terra dovranno restare alla Pia Casa162; un pezzo di terra
152 ASPi, Dipl., PCM, 1318 dicembre 13 (stile fiorentino). 153 ASPi, Dipl., PCM, 1319 giugno 12.
154 ASPi, Dipl., PCM, 1319 agosto 17. 155 ASPi, Dipl., PCM, 1320 maggio 7. 156
ASPi, Dipl., PCM, 1321 marzo 19.
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ASPi, Dipl., PCM, 1322 aprile 24.
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ASPi, Dipl., PCM, 1323 febbraio 2. Si tratta di una copia: Ego Thomeus filius Bonafidei de cappella Sancti Silvestri, imperialis auctoritate notarius, predicta omnia et Bonaiuncta notario et scriba publice dicte curie rogatus et scripta in actis dicte curie ut in ipsis actis inveni, scripsi et publicavi.
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ASPi, Dipl., PCM, 1323 febbraio 2. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una copia, rogata da Nucciarino de Fabrica che ha rinvenuto il testo negli atti di Niccolò del fu Paolo da Alica.
160 ASPi, Dipl., PCM, 1323 marzo 8. 161 ASPi, Dipl., PCM, 1334 novembre 1. 162 ASPi, Dipl., PCM, 1349 maggio 4.
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con due case e orto, uliveto e frutteti in località Montededdi venduta da Giovanni orefice del fu Michele della cappella di Sant‟Andrea Fuori Porta163
; una donazione di Fiore moglie di Biagio del fu Corsino e figlia del fu Vanni Donati di Arezzo, su consenso del marito, di un totale di cinque pezzi di terra con oliveti, vigne, frutteti e bosco divisi tra Leguli in loco dicto Alla Ghiaia, nel medesimo luogo in località detta Alla via delle guardie, in località Alla collina; in loco dicto A Rucciano; in
loco dicto Sorripa164; la stessa Fiore poi, a pochi giorni di distanza, vende un pezzo di terra con casa posto in chastro Forchuli.
Oltre alle transazioni pervenuteci attraverso originali e copie del Diplomatico, abbiamo notizia di altri negozi giuridici per il già citato quaderno cartaceo. Da quest‟ultimo sappiamo di undici pezzi di terra con case, frutteti, vigneti, oliveti nel castello di Peccioli e nelle località Bianalli, Al Bereto, Santo Stefano, Bondonica,
Alle coste, acquistati da parte di Gerardo Gambacorta e Betto Balestriera a Enrico di
Simonetto da Peccioli per seicento lire il 10 gennaio 1307; una cessione in località Mercatale di monna Ildebrandesca di Bindo di Bonifazio da Forcoli (1346); di tre appezzamenti acquistati a Barbialla, vicino Peccioli, in data non specificata, come
apare a libro di Michele Fidenza; di due pezzi di terra comprati il 12 gennaio 1318
a ser Ranuccio da Pisa in località Solaia, riconducibile al territorio di Capannoli. Dal registro n. 73 ricaviamo inoltre che Piero di Bonaccorso Gambacorta, citadino
di Pisa, per la metà e Andrea di Gherardo Gambacorta, citadino di Pisa per se et Coscio suo fratello, per la quarta parte et detto Andrea di nome di Francescho, Locto, Nicholao, Barthalomeo fratelli figliuoli di Bonaccorso Gambacorta per l’altra quarta parte, e per riverenza di Iesu Christo et de la beata vergine Maria et per l’anime loro et de loro parenti, offersono et diedo a frate Cione di Guido governatore della casa della misericordia di carraia di Sancto Giglio della cità di Pisa per quella casa della misericordia ricevente, tutto uno intero pesso di terra con casa solaiata sopra se et ogni sua pertinentia posto in del castello di Santo Pietro di Valdera (…); colui che fosse in quel pesso di terra con casa per li dicti della misericordia da Pisa sia tenuto et debba dare a dicti de Gambacorti per loro
163 ASPi, Dipl., PCM, 1355 agosto 25. 164 ASPi, Dipl., PCM, 1399 settembre 12.
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heredi uno candelo d’una libbra di cera sotto pena di soldi XL per anno, che lo detto candelo non desse et indendasi dare a tutti li heredi de ditti Gambacorti, se a uno maggiore di tempo di loro sarò dato del quale pagamento basti si faccia scriptura in dello libro del anno de detti heredi (…) come apare per carta rogata da ser Francesco di Ranieri del Pacteri citadino di Pisa dominice incarnationis anno MCCCXXIII indictione sexta quinto Idus februarii et publicata per ser Pierino da Lugnano165.
Arriviamo così a formulare qualche breve osservazione. La maggior parte dei negozi giuridici concernenti la zona di Forcoli presentano come soggetti contraenti la Pia Casa e, dall‟altra parte, personaggi originari di Forcoli, oppure pisani che possiedono beni in quella zona. Ogni atto di vendita, in particolare, comporta la cessione di una cifra che di solito è di scarsa entità, arrivando ad aggirarsi intorno alle poche decine di lire di denari pisani minuti. L‟elemento che però risalta ai nostri occhi è l‟arco cronologico in cui la Pia Casa sembra perseguire questa apparentemente consapevole politica di espansione fondiaria nella zona della Valdera: la quasi totalità degli atti copre infatti un decennio collocabile tra gli anni ‟10 e gli anni ‟20 del XIV secolo. Le acquisizioni successive si contano sulle dita di una mano. Come spiegare questo atteggiamento? Da una parte possiamo solo ipotizzare che gli amministratori della Domus ritenessero sufficiente quanto già posseduto, sia per la quantità che per la qualità dei beni che spesso, come abbiamo visto, comportavano l‟esistenza di vigne, frutteti e coltivazioni, dunque forieri sia di notevoli fonti di sostentamento materiale sia di reddito pecuniario; dall‟altra però, possiamo affermare di essere in grado di riconoscere il principale motivo del progressivo “abbandono” della zona forcolese nel testamento con cui, il 19 luglio 1337, il Conte Fazio Novello di Donoratico riservava un posto privilegiato, tra i molti beneficiari, alla Domus Misericordie, cui andò quell‟ampia porzione di territorio tra i Monti livornesi che per il nostro ente divenne in qualche modo il cuore e la stessa ragion d‟essere delle proprie attività.
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