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Cosa valutare?

4. LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI NELLE IMPRESE SOCIALI DI INSERIMENTO

4.3. L’analisi della letteratura

4.3.3. Cosa valutare?

In generale un’impresa sociale deve valutare l’utilità sociale creata tramite le sue attività. La definizione di utilità sociale non è univoca o semplice, essa comprende il benessere economico sia in termini di creazione che di risparmio, sia per i soggetti interni che esterni.

L’utilità sociale si riferisce inoltra all’eliminazione delle disuguaglianze, allo sviluppo umano e sostenibile. Un’impresa sociale crea utilità sociale quando sostiene o produce relazioni sociali di prossimità o di partecipazione democratica, quando contribuisce all’innovazione sociale, economica ed istituzionale101. Se ci riferiamo all’attività principale dell’impresa, bisogna valutare la qualità offerta, la soddisfazione dei beneficiari e degli stakeholder. Si deve inoltre valutare l’outcome cercando di misurare i cambiamenti prodotti in un gruppo o sulla popolazione di riferimento, l’uso corretto delle risorse e la coerenza tra bisogni e progetti102.

Riferendosi alla gestione interna, un’impresa sociale deve valutare le risorse umane coinvolte nei progetti, per analizzare l’impegno e la cosiddetta “dimensione relazionale” dei servizi: la comprensione dei bisogni altrui, la capacità di creare una relazione fiduciaria con il beneficiario ed il suo network di supporto103.

Per valutare una WISE, è stato ritenuto necessario104 analizzare l’intero risultato tramite diverse analisi: una valutazione economica aggiunta ad una valutazione globale. Simon105 svolge anch’esso un’analisi di tipo economico. Entrambe le metodologie di tipo economico sono basate su indici di bilancio costituiti da rapporti tra diversi valori per mostrare la produttività del fattore lavoro, l’autonomia di mercato, il peso dei contributi ricevuti, ecc. La valutazione globale è basata su tre principali classi di indicatori: risultati personali, risultati generali, risultati basati sulle risorse.

1. Gli indicatori di risultato personale possono essere suddivisi in:

i. Oggettivi: valutano il tasso di reinserimento nel lavoro o nella formazione, la quantità di impegno individuale nelle attività sociali-politiche-culturali, la

101 Gadrey J., L’utilité sociale des organisations de l’économie sociale et solidaire, Rapport de synthèse pour la DIES et la MIRE, February 2004. Gadrey J., L’utilité sociale en question: à la recherché de conventions, de critères et de méthodes d’évaluation, Chopart J.N., Neyret G., Rault D. (sous la direction de), Les dynamiques de l’économie sociale et solidaire, La Découverte, 2006

102 Bertin (2005), Op. Cit.

103 Fazzi (2005), Op. Cit.

104 DUSSART et al. (2003), Op. Cit.

105 Simon M., L’entreprise d’insertion : à l’épreuve de la réalité économique, Bruxelles, Fondation Roi Baudouin, 1998

88 quantità di relazioni con le famiglie e i conoscenti, cercando di misurare tramite questi dati la qualità della vita.

ii. Soggettivi: misurano il miglioramento del benessere personale con la stima del benessere psicologico e la soddisfazione per la vita

2. Gli indicatori di risultato generale possono essere suddivisi tra:

i. esterni-quantitativi: le variazioni sul mercato del lavoro, i benefici per il budget pubblico, il tasso di criminalità, il numero di posti creati, il tasso di autonomia delle WISE senza contributi pubblici.

ii. esterni-qualitativi, misurano la creazione di una maggiore coesione sociale, l’aumento del capitale sociale e il miglioramento del capitale umano.

3. Gli indicatori di risultato basati sulle risorse misurano l’ammontare delle risorse allocate dai diversi attori pubblici per i diversi interventi.

Per completare l’analisi i ricercatori propongono metodi di efficienza e costi/benefici per riassumere tutte le informazioni raccolte precedentemente.

Secondo Maree106 è necessario misurare l’effetto collettivo considerando i tre obiettivi che le WISE devono raggiungere:

1. Obiettivi operativi; numero di ore lavorate o di formazione svolte dagli inseriti;

2. Obiettivi specifici: outcome per i diretti beneficiari (la qualificazione ottenuta);

3. Obiettivi generali: le conseguenze dirette (il beneficiario è meglio impiegabile sul lavoro) e quelle indirette (miglioramento globale del mercato del lavoro) del lavoro svolto.

In sostanza, la ricerca di Maree pone il “prodotto” delle WISE su tre livelli:

- un prodotto primario: l’integrazione lavorativa degli svantaggiati. In tal senso si dovrebbe valutare sia il benessere individuale sia quello collettivo. Per il primo ci si riferisce a redditi più alti, a ore di training, al miglioramento psico-fisico e alla situazione familiare. Ci si riferisce ad un generale miglioramento della qualità della vita. Tale benessere individuale porta ad una riduzione delle ineguaglianze sociali e conseguentemente ad un aumento del capitale sociale. Secondo Davister107 la creazione di capitale sociale deve essere considerata come un obiettivo delle WISE.

Non è facile da determinare, ma l’autore prova a definire almeno tre effetti: il miglioramento delle relazioni sociali dei beneficiari, il maggior perseguimento di buone regole e valori nella gestione da parte dei manager e l’attività di lobby svolta a favore delle WISE.

106 Maree M., Les effects collectifs de l’insertion, Centre d’Economie Sociale, May 2005

107 Davister C., Le capital social dans l’économie sociale d’insertion, Reflets et perspectives de la vie économique, Tome XLIII, n. 3, 2004

89 - un prodotto di supporto: l’attività svolta può produrre effetti sociali, per esempio nel settore ecologico. Da questo punto di vista, deve essere considerata la territorialità e l’importanza della rivitalizzazione dell’ambiente economico locale tramite iniziative di sviluppo sostenibile.

- un prodotto derivato: i metodi innovativi di produzione e di organizzazione del lavoro.

Una gestione democratica e basata sulla partecipazione porta a un miglioramento del capitale sociale.

Gli stessi obiettivi sono considerati da Gregoire108 .

Un ulteriore studio109 valuta il risultato delle WISE da tra punti di vista legati alla situazione dei soggetti inseriti, perciò si può sostenere che una WISE opera al meglio quando la situazione dei suoi beneficiari migliora da un punto di vista economico, lavorativo e personale. Per l’aspetto economico si indaga il salario medio netto, lo status sociale raggiunto dai lavoratori e le ore di formazione o tirocinio. Per l’aspetto lavorativo è necessario valutare se il lavoratore ha trovato un impiego stabile; infine l’analisi del benessere è basata sulla misura delle “ricadute” (i ricoveri ambulatoriali), sul miglioramento dell’autostima e della fiducia personale, sulla quantità delle relazioni esterne, sulla frequenza degli incontri con psichiatri o specialisti.

Secondo altri autori110 valutare una WISE non significa solo misurare il miglioramento sociale dei lavoratori, ma considerare l’importante ruolo delle WISE per la comunità e il pubblico. Una prima valutazione riguarda il rapporto tra

Numero di soggetti che trovano lavoro dopo l’inserimento/Numero di progetti avviati che permette di misurare l’efficacia dell’attività delle WISE. Successivamente è importante conoscere quanto valore economico una WISE sta creando per la pubblica amministrazione ed i cittadini. Per fare ciò gli autori suggeriscono un’analisi costi/benefici generati dalla presenza delle WISE su un territorio.

Riportiamo infine un approccio completamente innovativo, seppur non sia riferito alle WISE ma all’intero mondo dell’economia sociale. Si tratta dello studio di Amartya Sen e ripreso da Cyrille Ferraton111 relativo ad un approccio di valutazione delle capacità. Per Sen, il livello

108 Gregoire O., Pluralité de parties prenantes et d’objectifs dans les entreprises, Reflets et perspectives de la vie économique, Tome XLIII, n. 3, 2004

109 Nicaise I., Lauwereys L., Matheus N., L’insertion par l’économique: l’état social actif pour les groupes vulnérables, in Centre d’Economie Sociale, Hiva, Cerisis, Economie sociale: enjeux conceptuels, insertion par le travail et services de proximité, Louvain-la-Neuve: De Boeck-Université, 2000, p.63-87

110 Marocchi G., Integrazione lavorativa, impresa sociale, sviluppo locale, Franco Angeli 1999. Gregoire O., Platteau A., L’effect Budgétaire de l’Engagement de Demandeurs d’Emploi dans les Entreprises d’Insertion, Revue Belge de Sécurité Sociale, 4e trimestre, 2005.

111 Ferraton C., L’Approche par les Capacités d’Amartya Sen: quells enseignements pour l’économie sociale?, Annals of Public and Cooperative Economics n.79, 1 2008, pp. 53-78

90 di risorse e di soddisfazione (utilità) individuale procurata dall’utilizzo di un servizio, non è un metodo sufficiente per valutare la situazione reale di una persona. Secondo Sen, il capability approach riempie le lacune tenendo conto delle possibilità di scelta reali della persona: non si concentra sui beni e servizi ai quali una persona ha accesso,né sulla soddisfazione che gli procura il consumo individuale, ma sulle scelte reali che gli sono offerte e che la persona può realizzare. Le “capabilities” rappresentano la vera libertà della persona, sono l’insieme delle realizzazioni tra le quali la persona può scegliere poiché ha i mezzi per concretizzare ciò che preferisce. L’approccio per capacità offre un quadro di valutazione dello spazio di libertà del quale la persona dispone per ricercare il benessere. Da un lato ci dà informazioni sui fini che una persona valorizza e dall’altro sui mezzi di cui essa dispone per raggiungere i suoi fini. L’approccio per capacità è stato utilizzato per alcune operazionalizzazioni112 tra le quali la valutazione delle privazioni delle persone svantaggiate o portatrici d’handicap, la valutazione delle disuguaglianze di genere e la valutazione delle politiche economiche e sociali. In questa sede vuole fungere semplicemente da richiamo, anche per sottolineare come le accezioni di utilità sociale hanno diverse sfaccettature e richiedono di conseguenza approcci sostanzialmente diversi.