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La metodologia

Nel documento UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE MILANO (pagine 125-129)

5. LA METODOLOGIA DELLA RICERCA

5.2. La metodologia

5.2.1. I metodi di ricerca utilizzati

5.2.1.1. Il Case Study

La literature review presentata nel capitolo precedente ha permesso di definire le variabili rilevanti da applicare alla presente ricerca, partendo dagli studi sulla misurazione dell’effetto delle WISE sui budget pubblici.

Successivamente, è stato definito l’ambito di approfondimento, gli indicatori principali ed infine lo strumento di valutazione140 tramite diversi step. Il tutto rientra nello studi di casi, metodologia utilizzata soprattutto in ambito sociale, ma ben nota anche ad aziendalisti ed economisti. Nel Cap. 7 il case study sarà chiaramente utilizzato per presentare i risultati della prova del MODELLO in ogni singola cooperativa coinvolta. Il case study utilizza informazioni provenienti da diverse fonti (documentali, verbali, ecc.) per poter raccontare un certo fenomeno141. Nello specifico, i case study descriveranno brevemente l’impresa considerata e il risultato del MODELLO applicato alla stessa.

Nello specifico, tra le diverse metodologie utilizzabili nella descrizione di un caso, il lavoro è riconducibile al metodo Delphi, di seguito brevemente presentato. Esso, elaborato nel 1950 da Olaf Helmer e Norman Dalkey142, è un metodo d’indagine a più stadi, che viene svolto tra esperti. L’idea di base consiste nell’utilizzare i pareri degli esperti su un determinato argomento, il metodo mette in valore le conoscenze esistenti e le esperienze delle persone che partecipano all’indagine, in genere rappresentative per il gruppo professionale, per il settore da indagare e personalmente in rapporto con il tema trattato. Il percorso di un metodo Delphi si articola di norma in più passi, che vengono reiterati in questa sequenza: i testimoni selezionati effettuano la loro valutazione in un settore tematicamente ben determinato. Le risposte pervenute vengono valutate. Se non si giunge ad una concordanza nella valutazione, i risultati dell’indagine vengono nuovamente messi a loro disposizione, in forma anonima.

Gli esperti hanno la possibilità di confrontare la propria valutazione con quella degli altri testimoni, e vengono pregati di esprimere nuovamente i loro commenti. Questi passi vengono di norma ripetuti due o tre volte. La principale caratteristica del metodo è quella di

140 D’ora in poi denominato MODELLO

141 YIN R.K., 1981. The Case Study Crisis: Some Answer, Administrative Science Quarterly, Vol. 26. YIN R.K., 1984. Case Study research. Beverly Hills, CA: Sage Publications.

142 Helmer O., Problems in futures research: Delphi and causal cross-impact analysis, Futures, February 1977

116 interpellare qualificati esperti di diversi settori, senza ricorrere a interazioni dirette, riducendo così le immancabili distorsioni psicologiche. Il metodo, attraverso la ripetizione di diversi "round" di interviste, tende a creare situazioni di confronto, verifiche e discussione delle diverse ipotesi prefigurate, per giungere poi ad una convergenza di scenari. La tecnica Delphi, anche se non garantisce sempre l'accordo su punti di vista o soluzioni da adottare, consente di individuare i principali problemi evidenziati, di censire gli indirizzi di opinione su determinati aspetti (magari largamente controversi e opinabili) e consente inoltre di tracciare un'area minima di consenso su una questione legata ad aspetti parzialmente soggettivi143.

Il MODELLO deriva da un procedimento molto simile a quello appena presentato, si è provveduto infatti a sottoporlo per due volte agli stessi esperti – gli imprenditori sociali – perché lo potessero definire e perché potessero esprimere il proprio giudizio in merito. Non si è trattato di vere e proprie domande a cui rispondere, quanto a indicatori sui cui dare opinioni e giudizi di fattibilità. Una volta definito, esso è stato sottoposto ad altre persone, di estrazione diversa, per avere pareri e commenti, in questo caso una sola volta. Si tratta dunque di un simil-metodo Delphi, che ha contribuito a tracciare un MODELLO su cui vi fosse il consenso degli intervenuti. La metodologia di interrelazione con gli esperti è riportata nel paragrafo che segue.

Infine, bisogna sottolineare che l’intera presentazione dei risultati si basa su “triangolazione”, la combinazione cioè di diverse metodologie per studiare lo stesso fenomeno. Le informazioni qualitative e quantitative devono essere viste come complementari e non come opposte nella descrizione di un caso, le due diverse tecniche consentono di migliorare e approfondire l’analisi144. I case study saranno introdotti da una presentazione dell’impresa sociale tramite dati qualitativi e quantitativi e successivamente sarà riportato il MODELLO provato dalla cooperativa in questione, con dati prettamente quantitativi.

5.2.1.2. Le Interviste e i Colloqui

Il processo di creazione del MODELLO è avvenuto in maniera partecipata tramite il metodo richiamato in precedenza. Specificatamente, nei prossimi paragrafi sarà presentato il set di domande utilizzato, la quantità e i soggetti intervenuti durante gli incontri. In questo spazio è

143 Programma Uffici Europa delle Province Formez – UPI - Sostegno alla qualificazione degli assetti organizzativi e tecnico professionali, Metodologia per gli studi di caso, www.formez.it

144 JICK T.D., 1979. Mixing Qualitative and Quantitative Methods: Triangulation in Action. Administrative Science Quarterly, Vol. 24.

117 presentata invece la metodologia delle interviste strutturate e semistrutturate utilizzate per ottenere il parere degli esperti.

L’intervista strutturata145 adotta una combinazione di domande aperte e chiuse. Nel caso in questione è stato predisposto un set di domande, più qualificabili come affermazioni, per le quali l’intervistato indicava il proprio accordo o disaccordo, nonché suggerimenti o indicazioni per arrivare a definirle o calcolarle. L’intervista strutturata in genere si pone tramite rapporti diretti e personalizzati, detti face-to-face. Le domande aperte lasciano notevole libertà di risposta, possono richiedere la trascrizione di lunghe frasi, e spesso è difficile tradurre le informazioni raccolte in dati rappresentabili tramite grafici. Inoltre, nelle interviste strutturate il soggetto intervistato deve rispondere in maniera immediata a domande che non ha mai sentito prima. Per questo motivo si è deciso di effettuare una telefonata preventiva che presentasse la ricerca e le variabili che sarebbero state indagate.

Con i responsabili delle WISE è stato utilizzato questo tipo di intervista.

Con i soggetti istituzionali (assistente sociale, responsabile nucleo integrazione lavorativa, ecc.), si è invece provveduto a colloqui personalizzati basati su interviste semi-strutturate, specificatamente riconducibili all’intervista circoscritta di Merton146. Essa utilizza temi e ipotesi selezionati in precedenza, ma le domande effettive non sono specificate preventivamente. Secondo la descrizione che ne danno Merton, Fiske e Kendall:

<<Innanzitutto, le persone intervistate devono essere coinvolte in una situazione particolare.

In secondo luogo, gli elementi, gli schemi, i processi e la struttura totale della situazione che per ipotesi sono significativi sono stati preventivamente analizzati dallo scienziato sociale.

Attraverso questa analisi della situazione o del contenuto, egli è pervenuto ad una serie di ipotesi sulle conseguenze di determinati aspetti della situazione per le persone che vi sono state coinvolte. Sulla base di questa analisi, egli compie il terzo passo che consiste nell’elaborazione di una traccia di intervista, che delinea le aree principali dell’indagine e le ipotesi, tale da poter funzionare da criterio di rilevanza per i dati da raccogliere nell’intervista. Quarto e ultimo punto, l’intervista circoscritta alle esperienze soggettive di persone esposte alla situazione analizzata preventivamente, mira ad accertare la loro definizione della situazione. L’insieme delle risposte alla situazione contribuisce al controllo delle ipotesi e, nella misura in cui include risposte non previste, dà origine a nuove ipotesi per un’indagine più sistematica e rigorosa>>.

In sostanza, il MODELLO preventivo, creato grazie alle interviste strutturate agli imprenditori sociali, è stato sottoposto all’analisi da parte di esperti non coinvolti

145 Bailey K.D., Metodi della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna 1995

146 Merton R.K., Fiske M.O., Kendall P.L., The Focused Interview, The Free Press, New York, 1956

118 direttamente nell’esercizio delle imprese di inserimento lavorativo. In questo caso sono stati tenuti in considerazione i quattro elementi sopracitati: gli intervistati erano tutti figure istituzionali responsabili di inserimento lavorativo, di funzioni inerenti lo svantaggio o le imprese sociali. Il loro livello di esperienza pluriennale sul tema è stato una discriminate per la scelta. Secondariamente, l’intera situazione normativa, il MODELLO ipotetico e il campione erano già stati analizzati dall’intervistatore. Proprio in base alla bozza di MODELLO erano state create le domande per gli intervistati, considerando che tutti avrebbero avuto una visione del tema piuttosto soggettiva e legata al proprio ruolo.

5.2.1.3. L’analisi Costi-Benefici

L’ultima metodologia presentata è quella strettamente inerente il MODELLO, che si basa su un’analisi costi-benefici: complesso di regole destinate a guidare le scelte tra ipotesi alternative147. Essa è fortemente utilizzata nell’economia pubblica, per valutare la convenienza di un intervento, ma può essere utilizzata anche in diverse discipline. Seppure non senza difficoltà, anche le aziende costruiscono analisi costi-benefici per valutare l’opportunità di intraprendere una produzione o interromperla. L’analisi costi-benefici si trova perlopiù negli studi di programmazione e controllo, quando si tratta di scegliere tra

“Make or Buy” o comunque tra alternative.

In questo caso, la WISE considerata non intende interrompere la produzione o la fornitura di un servizio, non deve fare valutazioni di efficacia o di efficienza, ma tramite l’analisi costi-benefici148 vuole valutare il suo apporto economico alla collettività, in termini di maggiori entrate e minori uscite dell’ente pubblico e in termini di minor intervento della collettività (spesso a supporto dell’ente pubblico) a sostegno del soggetto svantaggiato. L’intenzione è quella di dimostrare empiricamente il valore creato per la P.A., per poterlo inserire in documenti quali il bilancio sociale che intendono approfondire la creazione di valore di un’impresa andando oltre la situazione reddituale e patrimoniale della stessa.

Per quanto riguarda l’ACB, essa pone a confronto la somma dei benefici sottraendovi la somma dei costi dovuti ad una specifica scelta. Nel caso in questione, i costi e i benefici sono quelli relativi ad una cooperativa sociale di tipo B che inserisce specifici soggetti al mondo del lavoro.

147 Turchi F., Elementi di economia per l’analisi costi benefici, Franco Angeli, Milano 2002

148 D’ora in poi denominata l’ACB

119 Per la creazione dello schema sono state considerate ricerche sulla medesima tematica, con la sostanziale differenza che esse miravano ad un calcolo esterno e sul medio periodo149, che permettesse di valutare il beneficio creato dall’insieme delle WISE per un territorio, una zona o un Paese. Nel caso in questione si intende invece creare uno strumento aziendale, che la singola impresa possa possedere, comprendere e agevolmente utilizzare anno dopo anno, come strumento di auto-valutazione e come utile mezzo di comunicazione verso gli stakeholder esterni.

Nel documento UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE MILANO (pagine 125-129)