• Non ci sono risultati.

Costi diretti e costi indirett

1.4. Costo di prodotto

1.4.1. Costi diretti e costi indirett

La distinzione tra le due tipologie di costo si fonda sull’esistenza di diverse modalità di imputazione del costo di un fattore produttivo all’oggetto di interesse52 e “dipende dalle modalità di svolgimento del processo produttivo”53.

Un costo si dice diretto quando è possibile definire una “relazione causale immediata ed univoca”54 con l’oggetto di calcolo, di modo che l’attribuzione del fattore allo stesso avviene in base alla misurazione dell’effettivo assorbimento/consumo del fattore da parte dell’oggetto considerato55.

Si sottolinea come questa rilevazione non sia sempre economicamente conveniente; quindi, trattandosi di costi speciali sostenuti in modo esclusivo per quell’oggetto, la misurazione è tecnicamente possibile tuttavia, risultando eccessivamente onerosa rispetto all’utilità ricavabile dalle informazioni da essa prodotte, si opta per un’imputazione indiretta56. Ne deriva che l’insieme dei costi

52 Infatti, secondo BARTOLI F., Il controllo di gestione nelle piccole e medie imprese. Dalla

contabilità analitica al budget, dall’analisi di bilancio al sistema di reporting, F. Angeli, Milano, 2004, pag. 28, “l’identificazione dell’oggetto di interesse è alla base della distinzione tra costi diretti […] e costi indiretti […]”.

53 BERGAMIN BARBATO M., Programmazione e Controllo in un’Ottica Strategica, UTET, Torino,

1991, pag. 92. A tale proposito Bergamin (pagg. 92 e 93) osserva come un cambiamento nelle modalità di produzione modifichi la classificazione dei costi in oggetto: “ciò che era diretto può divenire indiretto, come è il caso della manodopera che passa dalla lavorazione del prodotto alla sorveglianza delle macchine che lo ottengono in modo automatizzato”.

54 Con questi termini è descritto il costo diretto da BARTOLI F., Il controllo di gestione nelle piccole

e medie imprese. Dalla contabilità analitica al budget, dall’analisi di bilancio al sistema di reporting, F. Angeli, Milano, 2004, pag. 29.

55 In proposito AVI M.S., Management Accounting Volume II - Cost Analysis, EIF-e.Book, 2012, pag.

32, fa notare come la classificazione tra costi diretti e indiretti non presenti uniformità di interpretazioni. Allora l’autrice interviene dando una definizione guida, che “fa riferimento alla possibilità o meno di considerare «inglobati» nel prodotto i costi oggetto di imputazione. Secondo questa logica i costi sono diretti quando possono essere inglobati nell’oggetto di riferimento […]”.

56 I costi speciali non sempre sono imputabili direttamente all’oggetto di costo; questo non perché

28

speciali è più vasto rispetto a quello dei costi diretti, ovvero che i costi speciali possono essere imputati sia direttamente che indirettamente. In altri termini, un costo può essere considerato indiretto non in quanto non sia oggettivamente riconducibile all’oggetto di costo ma in quanto l’attribuzione diretta dello stesso risulterebbe eccessivamente onerosa; in tal caso si sceglie di trattarlo come un costo indiretto ed attribuirlo sulla base di un parametro di imputazione. Un esempio riportato da Anthony riguarda l’attività di riattrezzaggio che potrebbe essere imputata come costo diretto al lotto per il quale si effettua il riattrezzaggio ma per semplicità viene trattata come indiretto57.

Per contro, se si considera un costo indiretto, il fattore produttivo non è legato univocamente all’oggetto, dunque viene attribuito allo stesso sulla base di criteri convenzionali. Ne consegue che per trovare le quote di costo da attribuire all’oggetto di interesse bisogna “considerare i costi indiretti alla stregua di costi comuni, da spalmare sui diversi oggetti di interesse in base a criteri di proporzionalità rispetto ad altre variabili aziendali, che prendono il nome di basi di imputazione o criteri di ripartizione”58. L’imputazione avviene indirettamente, ovvero per mezzo di un prescelto parametro, in quanto non è stata effettuata una misurazione oggettiva della quantità di fattore consumata dall’oggetto in esame. Ripartire i costi indiretti significa attribuire una quota degli stessi in funzione di come l’oggetto di calcolo ha consumato/utilizzato il fattore. Bisogna dunque scegliere la base o le basi attraverso le quali allocare ai vari oggetti una quota di tali costi. La base di riparto può essere espressa sia in termini monetari (ad esempio in base al costo della manodopera) che in termini fisici (ad esempio in base alle ore di manutenzione). Inoltre può essere unica oppure multipla: nel primo caso il totale dei costi indiretti è ripartito tra i vari oggetti attraverso un unico parametro; nell’altro caso invece, i costi indiretti sono suddivisi in gruppi

perché tale misurazione richiederebbe una spesa superiore ai benefici prodotti dall’informazione stessa. Ciò accade solitamente con l’energia elettrica che sovente viene considerata un costo indiretto perché la misurazione dei kw/h consumati richiederebbe l’utilizzo di contatori.

57 Si veda ANTHONY R. N., Sistemi di Controllo: analisi economiche per le decisioni aziendali, Mc

Graw-Hill, Milano, 2008, pag. 83.

58 BARTOLI F., Il controllo di gestione nelle piccole e medie imprese. Dalla contabilità analitica al

29

omogenei e per ognuno viene individuato un apposito parametro con cui effettuare la ripartizione.

A questo punto si osservi che tutti i costi comuni sono sempre indiretti mentre non è vero il contrario, in quanto tra i costi indiretti sono compresi sia quelli comuni che quelli speciali attribuiti in via indiretta. Ne consegue una varietà di tipologie di costo che possono far parte della categoria dei costi indiretti:

 costi comuni, per i quali la misurazione oggettiva della quantità di fattore consumata da ogni oggetto di riferimento è sempre tecnicamente impossibile (in quanto sono sostenuti contemporaneamente per più oggetti);

 costi speciali per i quali, essendo la misurazione oggettiva tecnicamente possibile ma eccessivamente onerosa, si opta per l’imputazione indiretta.