Per quanto riguarda gli scarichi la Regione Sicilia è ferma alla L.R.27/86
“Disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi degli
insediamenti civili che non recapitano nelle pubbliche fognature modifiche
alla legge regionale 18 giugno 1977, n. 39 e successive modificazioni ed
integrazioni” dove non viene detto nulla sulla gestione delle acque
meteoriche.
Per quanto riguarda il Regolamento edilizio del comune di Catania (citato
nel paragrafo 3.2 precedente), oltre a quanto riportato nell’art. 79 “…
almeno il 40% della superficie del lotto deve essere permeabile alle acque
piovane e adibita a verde privato o altra destinazione compatibile” (comma
3), e nell’art. 122 …” I parcheggi a raso cielo aperto devono tassativamente
essere realizzati con almeno l’80% di superficie integralmente permeabile”
in cui vengono date indicazioni quantitative sulla estensione delle superfici
permeabili minime da realizzare, vengono date solo indicazioni qualitative
evidenziando che la permeabilità deve essere realizzata prioritariamente con
aree a verde per favorire l’infiltrazione delle acque meteoriche (art. 110 per
il verde pubblico, art. 112 per il verde di arredo stradale, art. 113 per la
mitigazione degli impatti delle infrastrutture).
Nell’art. 80 comma 2 vengono indicate le diverse tipologie di soluzioni che
possono essere adottate per ottemperare al principio di invarianza idraulica
(paragrafo 3.2), tra cui le sistemazioni a verde delle coperture «tetti verdi».
Le altre soluzioni sono esplicitate nel comma 3: “La riduzione del maggior
deflusso meteorico conseguente alla nuove edificazioni e trasformazioni del
territorio è ottenuta mediante uno o più dei seguenti interventi: 3.1) raccolta
delle acque piovane in cisterne o vasche, e successivo utilizzo, previo
trattamento, se necessario, per usi ammissibili (irrigazione di aree verdi,
lavaggio di cortili e piazzali, lavaggio di veicoli e alimentazione di
sciacquoni) nei limiti definiti dell' art. 3 del D.M. Ambiente 12.06.2003, n.
185; 3.2) dispersione nel suolo con soluzioni tecniche idonee quali trincee
d'infiltrazione, vasche d'infiltrazione, pozzi disperdenti, ecc.
Nell’art. 80 comma 4, viene esplicitato che “I criteri di progettazione, le
modalità di realizzazione, collaudo, esercizio e manutenzione delle opere di
cui ai precedenti commi saranno stabiliti in apposite "Linee Guida" che
saranno predisposte dal Comune. Nelle more della loro pubblicazione si
applicano le seguenti norme transitorie: 4.1) la capacità utile delle vasche di
laminazione deve essere pari ad almeno 0,03 m
3per m
2di superficie coperta
o pavimentata…4.2) le vasche di laminazione possono essere realizzate se a
valle vi è la rete fognaria pluviale in esercizio fino al recapito sicuro. La
portata massima in uscita dalla vasca di laminazione non può essere
superiore a quella che sarà indicata, per lo specifico intervento, dall’ufficio
comunale responsabile degli impianti fognari. 4.3) il volume netto delle
trincee di infiltrazione (volume dei vuoti del riempimento della trincea) deve
essere pari ad almeno 0,03 m
3per m
2di superficie coperta o pavimentata se
la trincea è realizzata ai fini dell’invarianza idraulica delle portate di piena al
colmo; il volume netto deve essere pari ad almeno 0,015 m
3per m
2di
superficie coperta o pavimentata se la trincea è realizzata ai fini della
riduzione del deflusso delle acque di pioggia. 4.4) la capacità utile delle
cisterne o vasche di raccolta delle acque piovane per il successivo utilizzo
deve essere pari ad almeno 0,015 m
3per m
2di superficie coperta o
pavimentata.”
Nell’art. 80 comma 5, si riportano delle limitazioni per la dispersione
concentrata, ma non per la dispersione diffusa.
In generale quindi, il controllo e la gestione delle acque pluviali deve essere
effettuato, ove possibile, mediante sistemi che garantiscono l’infiltrazione,
l’evapotraspirazione e il riuso. Esistono molti SuDS con caratteristiche
idrauliche differenti che possono essere impiegate su un sito urbano
specifico per garantire un abbattimento delle portate meteoriche e quindi
attuare un drenaggio sostenibile. La scelta dell’intervento SuDS dovrà essere
guidata da una valutazione che consideri:
- la tipologia del sistema adottato;
- il contesto geomorfologico: in particolare, lo studio geologico dei
nuovi interventi dovrà valutare l’assetto idrogeologico superficiale e
sotterraneo (valutando la velocità di percolazione dell’acqua) e
l’idoneità del sito per l’utilizzo di sistemi di infiltrazione ed
evaporazione, sistemi vegetati e sistemi di invaso sotterraneo;
- il contesto paesaggistico e il sistema naturale.
e più nello specifico:
- tipologia di intervento;
- la funzione assolta dall’infrastruttura verde;
- controllo dei deflussi;
- controllo degli inquinanti;
- valore estetico ed ecologico;
- costi e la manutenzione.
Tipologia di intervento
Per quanto riguarda la tipologia di intervento questo può essere suddiviso in
funzione della superficie coinvolta per la realizzazione dall’infrastruttura
verde oppure in relazione alla posizione rispetto al piano campagna della
collocazione del dispositivo. Nel primo caso gli interventi possono avere una
caratteristica puntuale (nel quale l’intervento occupa spazi modesti di ridotte
dimensioni) oppure estensiva (in cui la superficie dell’intervento può
superare le decine di m
2). Nel secondo caso gli interventi possono dividersi
in superficiali laddove i dispositivi coinvolgono aree aperte già esistenti,
adattate o appositamente sbancate per la laminazione, visibili dall’esterno e
almeno in parte destinabili ad altre finalità nei periodi di asciutta come ad
esempio agricoltura, fruizione pubblica, paesaggio, ecc. Queste aree possono
essere aree naturali o artificiali o miste e possono anche integrare la funzione
idraulica con la depurazione delle acque invasate mediante sistemi vegetati
(wetlands, cunette vegetate, filter strips). Oppure interventi sotterranei come
ad esempio serbatoi chiusi costruiti in situ o prefabbricati, al di sotto del
piano campagna e non visibili dall’esterno. La funzione da essi assolta è
quella di laminazione (detenzione o ritenzione), a volte può essere previsto il
trattamento delle acque.
La funzione assolta dall’infrastruttura verde
La funzione assolta dai SuDS (processo) per la riduzione dei deflussi
meteorici si può distinguere in quattro gruppi principali.
Infiltrazione: ovvero laddove l’infrastruttura verde assolve principalmente ad
una funzione di potenziamento delle capacità di infiltrazione dei deflussi
verso il sottosuolo o di trattenimento delle acque nel suolo. Le acque
accumulate vengono generalmente smaltite mediante infiltrazione,
evaporazione.
Detenzione: ovvero laddove i deflussi o parte di essi vengono
temporaneamente invasati e contemporaneamente rilasciati attraverso gli
scarichi nel sistema di drenaggio di valle, con portata limitata nei limiti
prescritti dalla normativa, oppure infiltrati. In questo caso il volume invasato
è trattenuto solo temporaneamente nell’invaso e l’onda laminata uscente da
esso si sviluppa nel corso dello stesso evento meteorico. Possono venire
progettati per mantenere al loro interno un certo volume di acqua in maniera
permanente, permettendo così di raggiungere elevati rendimenti di rimozione
degli inquinanti, oppure possono essere progettati in maniera da svuotarsi
completamente.
Trasporto: ovvero laddove tutti i deflussi derivanti dall’area scolante entrano
direttamente nell’invaso e contemporaneamente escono dallo stesso
passando attraverso una o più bocche di scarico limitanti la portata
consegnata a valle.
Riutilizzo: laddove l’infrastruttura verde prevede l’accumulo di acqua che
può essere riutilizzata a valle dell’evento meteorico.
Controllo dei deflussi
Esistono tre diverse tipologie per il controllo dei deflussi. In particolare, il
controllo potrà quindi essere: locale, se il dispositivo è destinato ad
accogliere le acque provenienti da superfici relativamente ridotte e connesse
direttamente all’invaso; perimetrale, se il dispositivo è progettato per
accogliere le acque provenienti da una superficie scolante più ampia
localizzata nell’intorno stesso dell’elemento di mitigazione; territoriale, se
verso il dispositivo convergono i deflussi di zone vaste anche non
necessariamente localizzate nell’intorno dell’intervento.
Controllo degli inquinanti
Il controllo degli inquinanti da parte dei SuDS generalmente vede
l’attenuazione dei solidi sospesi, dei nutrienti e dei metalli pesanti. In
generale i SuDS sono in grado di rimuovere un’ampia varietà di inquinanti
dalle acque di pioggia, attraverso meccanismi di assorbimento,
precipitazione, filtrazione, degradazione chimica e batterica. In particolar
modo in quei dispositivi in cui sono presenti particelle argillose queste
ultime forniscono un grande aiuto per l’adsorbimento di inquinanti. La
vegetazione invece garantisce la stabilità del suolo e partecipa all’azione di
trattenimento degli inquinanti. Tuttavia, la capacità di rimozione degli
inquinanti è molto variabile e dipende in primo luogo dalla densità della
vegetazione e dai tempi di contatto.
Valore estetico ed ecologico
L’adozione dei dispositivi deve tener conto anche della necessità di
accrescere i valori estetici ed ecologici di un’area urbana. In particolare si
posso attribuire ai sistemi SuDS le seguenti funzioni principali:
Funzione ecologico-ambientale: i sistemi SuDS in ambito urbano possono
costituire un fondamentale elemento di presenza ecologica ed ambientale,
che contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti di degrado e gli
impatti prodotti dalla presenza delle edificazioni e dalle attività dell’uomo.
Fra l’altro la presenza di strutture verdi contribuiscono a regolare gli effetti
del microclima cittadino attraverso l’aumento dell’evapotraspirazione,
regimando così i picchi termici estivi con una sorta di effetto di
“condizionamento” naturale dell’aria.
Funzione sanitaria: in certe aree urbane, in particolare vicino agli ospedali,
la presenza di sistemi SuDS può contribuire alla creazione di un ambiente
che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze
aromatiche e balsamiche, sia per l’effetto di mitigazione del microclima, sia
anche per l’effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde
ben curata.
Funzione protettiva: i sistemi SuDS possono fornire un importante effetto di
protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di
fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, ecc.), e viceversa la sua
rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto.
Funzione sociale e ricreativa: la presenza di parchi, giardini, viali e piazze
un’importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale
servizio alla collettività, rendendo più vivibile e a dimensione degli uomini e
delle famiglie una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la
formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di
lavoro.
Funzione igienica: le aree verdi svolgono una importante funzione
psicologica ed umorale per le persone che ne fruiscono, contribuendo al
benessere psicologico.
Funzione culturale e didattica: la presenza del verde costituisce un elemento
di grande importanza dal punto di vista culturale, sia perché può favorire la
conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e
dell’ambiente presso i cittadini, sia anche per l’importante funzione didattica
(in particolare del verde scolastico) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi
e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o
dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui
conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro consesso
sociale.
Funzione estetico-architettonica: anche la funzione estetico-architettonica è
rilevante, considerato che la presenza del verde migliora decisamente il
paesaggio urbano e rende più gradevole la permanenza in città, per cui
diventa fondamentale favorire un’integrazione fra elementi architettonici e
verde nell’ambito della progettazione dell’arredo urbano.
Costi e manutenzione
La futura manutenzione e gestione dei sistemi SuDS in un sito può
influenzare la scelta delle tipologie di dispositivi. Le attività di manutenzione
a breve e a lungo termine dei sistemi di accumulo e filtrazione devono essere
programmate già nei primi passi del processo di progettazione. In
particolare, alcune attività da tenere presente per preservare il buono stato
dei sistemi SuDS secondo le caratteristiche della loro natura possono essere:
- irrigazione secondo necessità;
- rimozione fogliame secondo necessità;
- concimazione arbusti (alla ripresa vegetativa primaverile)
generalmente con cadenza annuale;
- concimazione prati (con concime complesso standard a lenta
cessione standard in base alle condizioni vegetative del prato
mediamente 4 volte l’anno) con cadenza trimestrale;
- monitoraggio delle condizioni fitosanitarie della vegetazione
esistente, al fine di garantire un rapido intervento che eviti danni
irreparabili alla vegetazione, con cadenza trimestrale;
- pulizia delle cisterne e dei serbatoi con cadenza trimestrale ma
dipendente dall’entità del sistema di accumulo;
- potatura di alberi dove necessario con cadenza annuale;
- sarchiature (rottura e sminuzzatura della crosta del terreno con
estirpazione delle malerbe) o scerbature (eliminazione della parte
aerea e dell’apparato radicale di piante erbacee infestanti) con
cadenza mensile;
- tosatura delle superfici prative: consiste nel taglio accurato dell’erba
eseguito con mezzi meccanici e rifinito con decespugliatore con
cadenza al più mensile;
- controllo dei sistemi di pompaggio e di regolazione degli invasi con
cadenza al più mensile.
A titolo esemplificativo si riporta la Tabella 3.1 in cui sono organizzate e
riassunte le principali caratteristiche idrauliche e tecniche dei dispositivi
SuDS potenzialmente utilizzabili per la laminazione degli afflussi meteorici
in relazione alle richieste di invarianza idraulica contenute nella legge n° 4
del 15 marzo 2016 della Regione Lombardia (Masseroni et al., 2018).
A: Alto; B: Basso; M: Medio; D: Discreto; F: Frequente; S: Scarsa
Tabella 3.1 Dispositivi SuDS utilizzabili per la laminazione degli afflussi meteorici in relazione alle richieste di invarianza idraulica contenute nella legge n° 4 del 15 marzo 2016 della Regione Lombardia (Masseroni et al., 2018).
Nel documento
INFRASTRUTTURE VERDIPER LA GESTIONE DELLE ACQUE:CRITERI E CASI STUDIO
(pagine 74-83)