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Crocifisso e Islam, un dibattito strumentale

5. L’islam tangibile: simboli religiosi, laicità dello Stato, libertà religiosa

5.2 Crocifisso e Islam, un dibattito strumentale

La sempre più visibile presenza dell’Islam in Italia non solo ha fomentato polemiche riguardanti la presenza delle moschee sul territorio dello Stato, ma ha sollevato anche argomentazioni e dibattiti relativi ad argomenti che prima dell’ingresso dei musulmani in Italia non erano mai stati considerati rilevanti né dall’opinione pubblica, né dalla politica. Uno di questi dibattiti riguarda l’esposizione del crocifisso all’interno degli edifici pubblici. L’argomento è sollevato per la prima volta il 26 luglio 1996 da alcuni parlamentari italiani – Mele, De Zulueta, Debenedetti – i quali pongono un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno e per il coordinamento della protezione civile contro l’esposizione del crocifisso negli enti pubblici, ma si ripropone anche nel periodo 2000-2009. Mentre l’interrogazione del ’96 nulla ha a che fare con la questione islamica, ma pone esclusivamente il problema di una corretta applicazione del principio di laicità dello Stato, nel periodo in esame i quotidiani analizzano il problema del crocifisso secondo due punti di vista, che si intrecciano sia nuovamente alla questione della aconfessionalità dello Stato, sia alla questione dell’esistenza di comunità musulmane in Italia e in Europa.

Il tema della presenza del crocifisso viene infatti analizzato secondo questi due differenti approcci che si ritrovano nel lungo periodo: la questione assume un connotato religioso, di preservazione della fede cattolica nei confronti delle altre religioni nei primi anni 2000, in seguito ad alcune vicende di cui è protagonista Adel Smith, leader dell’Unione musulmani

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M. Allam, “Il rischio di allevare il nemico in casa”, La Repubblica, 19 maggio 2003, p. 1; C. Fusani, “In Italia complici di Al-Qaeda”, La Repubblica, 13 giugno 2002, p. 12; M. Allam, “I soldi delle moschee per i fanatici di Allah”, Corriere della Sera, 24 settembre 2003, p. 1.

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d’Italia, per poi tornare ad essere un argomento riconducibile all’aconfessionalità dello Stato nel 2009.

Sfogliando entrambi i quotidiani, si può quindi notare che le notizie relative al crocifisso ricevono un’eco particolare negli anni 2003 e 2004, mentre minori sono i riferimenti a tale questione negli altri periodi. La copertura mediatica che offrono i quotidiani è simile: in entrambi troviamo i medesimi punti di massima, sebbene gli articoli che si dedichino al crocifisso siano in generale in numero maggiore su Repubblica rispetto a quanti si ritrovano sul Corriere. I giornali riportano entrambi dichiarazioni di politici, rappresentanti musulmani (soprattutto per quel che concerne le notizie relative al caso Smith) e editoriali di commento alla questione del crocifisso.

Come anticipato, il “problema” della presenza del simbolo cattolico non è nuovo all’opinione pubblica italiana, ma nuova è la “forma” con cui esso si ripropone negli anni 2000. A causa della presenza di sempre più bambini immigrati nelle classi scolastiche italiane, spesso gli insegnanti, o su pressione o per loro volontà, decidono di staccare il crocifisso dalla parete; questi episodi, seppur sporadici, ricevono un’importante eco mediatica che contribuisce a riportare alla ribalta la questione297.

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crocifiss* islam* Repubblica crocifiss* islam* Corriere

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Ma l’avvenimento che forse ha destato maggiormente scalpore è da riferirsi alle dichiarazioni di Adel Smith, che nel corso della trasmissione televisiva «Porta a porta» del 5 novembre 2001, sostiene di togliere il crocifisso dalle pareti degli edifici pubblici poiché esso “rappresenta il cadavere di un uomo nudo affisso su un pezzo di legno usato dai Romani... per punire i peggiori dell’epoca... non è sempre così piacevole vedere un cadavere in miniatura...”298. L’avvenimento è immediatamente ripreso dai quotidiani nei giorni successivi: si tratta infatti di affermazioni “forti”, andate in onda in uno dei programmi di informazione e dibattito più popolari della tv italiana, che non possono di certo passare inosservate. Oltre alla cronaca dell’avvenimento, entrambi i quotidiani riportano fin da subito le dichiarazioni dell’Ucoii, che si dice contraria a tali esternazioni, sottolineando anche l’indignazione del quotidiano cattolico Avvenire, che non ha esitato ad attaccare il conduttore, complice di aver invitato – consapevolmente, secondo il giornale – un ospite con tali posizioni ideologiche299. Sulla scia di questo avvenimento, nel dicembre 2001, l’allora An e Forza Italia presentano un ordine del giorno in cui si propone di mantenere il crocifisso, poiché volto “a conservare e tutelare i segni della civiltà cristiana negli uffici pubblici e nelle strutture educative di ogni ordine e grado, in quelle sanitarie e assistenziali... nonché a provvedere al ripristino degli stessi segni nel caso in cui siano stati abusivamente rimossi, con specioso richiamo alla laicità dello Stato”. E’ chiaro che a pochi mesi dall’attentato delle Torri Gemelle, la questione possa apparire come un indiretto riferimento all’Islam; come riferisce il capogruppo An, “forse andava spiegato che non c’è alcun attacco al mondo musulmano”300.

La questione assume comunque nuova visibilità nel 2002, quando Papa Giovanni Paolo II sottolinea l’importanza della presenza del crocifisso nelle scuole. A queste dichiarazioni – a cui fa eco l’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, che appoggia la linea della Chiesa – risponde l’Unione dei Musulmani d’Italia, il movimento di Adel Smith, il quale richiede nuovamente la rimozione dei simboli cattolici dalle pareti degli edifici pubblici. Sebbene l’organizzazione sia minoritaria in Italia, spesso i quotidiani tralasciano di ricordarlo: a dimostrazione di ciò, in un trafiletto del Corriere della Sera si legge che “non s’è fatta attendere la reazione dei musulmani all’appello lanciato domenica dal Papa per il crocifisso

298

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/10_Ottobre/31/smith.shtml.

299

G. Ga., “Insulti al crocefisso in tv, «Avvenire» contro Vespa «Un errore lasciare parlare così quel musulmano»”, Corriere della Sera, 8 novembre 2001, p. 11; G. Casadio, “Insulti al crocifisso insorgono i cattolici”, La Repubblica, 08 novembre 200, p. 21.

300

Redazione, “Ordine del giorno di An ‘Non togliete i crocifissi’”, La Repubblica, 21 dicembre 2001, p. 6, sezione: Roma.

nelle scuole”301, dando quindi per scontato che l’Umi possa essere definita una degna rappresentante dei musulmani italiani, quando in realtà ne rappresenta una minima parte. La questione si presta ad essere strumentalizzata politicamente fin da subito, e il movimento che più utilizza l’immagine dei musulmani come anti-cattolici è rappresentato dalla Lega: per il partito politico, il crocifisso diventa il simbolo da utilizzare per sottolineare le radici cattoliche dell’Italia, da contrapporre alla fede musulmana che professano numerosi immigrati302.

In realtà, l’Ucoii – l’organismo che, sebbene non rappresenti la maggioranza dei musulmani in Italia, vanta comunque il maggior numero di iscritti – non ha mai sollevato l’argomento “crocifisso”, o polemizzato su di esso. Anche la Chiesa, pur sottolineando l’importanza del crocifisso, non lo identifica come strumento atto a creare barriere tra le confessioni religiose, o di contrapposizione ai musulmani303. Se si sfoglia L’Osservatore Romano, si può notare che la questione del crocifisso non viene identificata dalla Chiesa come collegata alla presenza musulmana in Italia. La Chiesa non intende incoraggiare la presenza del crocifisso per riaffermare la priorità del cattolicesimo sulle altre religioni, ma intende utilizzare tale simbolo come un antidoto alla laicità dello Stato; al contrario di quanto si possa pensare, la Chiesa non è affatto “intimorita” dalla comunità musulmana in Italia: ciò che principalmente la preoccupa è la secolarizzazione della società.

Nel frattempo, la solitaria battaglia di Smith continua: nel 2003 cerca di far appendere nella classe del figlio un quadretto contenente la scritta “Allah” e i versetti della sura 112304 del Corano305, e nel dicembre dello stesso anno stacca il crocifisso dalla parete della camera d’ospedale dove era ricoverata la madre, lanciandolo dalla finestra306. Le azioni impreviste e “teatrali” di Adam Smith vengono riprese dai quotidiani, i quali offrono però anche ampio spazio alle critiche provenienti dalle altre associazioni musulmane presenti in Italia307. In questo caso quindi la copertura informativa sembra essere molto equilibrata, poiché si lascia spazio ai rappresentanti della Lega musulmana Mondiale o al’Ucoii per esprimere parole di dissociazione da determinati atti deleteri per la convivenza pacifica delle religioni.

301

Redazione,“L’Unione musulmani d’Italia: via il crocefisso dagli edifici pubblici”, Corriere della Sera, 17 settembre 2002, p. 17.

302

M. Franco, “La religione secondo il Carroccio: «arma» contro alleati e immigrati”, Corriere della Sera, 29 ottobre 2003, p. 13.

303

Guolo R., op. cit., pp.139-141.

304

La Sura 112, (sura Al-Ikhlas - Il puro monoteismo), è la sura in cui si afferma l’unicità di Dio, cioè il principio del tawhid.

305

Cavallieri M., “Allah non entra a scuola”, La Repubblica, 17 settembre 2003, p. 28.

306

Piccolillo V., “Smith getta via un crocifisso”, Corriere della Sera, 16 dicembre 2003, p. 22.

307

Ciò che occorre ribadire, quindi, è che la questione del crocifisso non nasce come rivendicazione delle comunità musulmane in Italia. La polemica sulla presenza del simbolo cattolico negli edifici pubblici è frutto della mobilitazione della parte aconfessionale della società, che, rifacendosi al principio della laicità dello Stato, pone il problema dell’esposizione del crocifisso in edifici che rappresentano lo Stato stesso. La questione diventa soltanto in seguito un’istanza collegabile all’immigrazione, anche a causa dell’azione della Lega Nord, che non spreca occasione per sottolineare la pericolosità, anche dal punto di vista religioso, derivante dall’accoglienza di persone di fede diversa dalla cattolica. Il collegamento immigrazione-crocifisso si ripresenta anche nel settembre 2006, nel corso dello scontro Islam-Papa avvenuto in seguito alle parole pronunciate all’università di Ratisbona. Un esempio della “minaccia migratoria” in chiave religiosa può essere fornito dall’articolo di Vittorio Messori, che, sul Corriere della Sera, si riferisce ai musulmani definendoli come coloro che vogliono rimuovere il crocifisso da scuole ed edifici pubblici308. Tali posizioni non si ritrovano invece su Repubblica, la quale, all’interno del generale dibattito sul crocifisso, mostra una linea più vicina alle istanze di quella parte dell’opinione pubblica di ideali laicisti. La questione dell’esposizione del simbolo cattolico sembra avere risoluzione nel 2004, quando la Consulta stabilisce con una sentenza che il Crocifisso “deve rimanere nelle aule, ma non sussiste l’obbligo l’esposizione”309. In realtà, sebbene si giunga ad una deliberazione sull’argomento, sui quotidiani tale notizia contribuisce a gettare benzina sul fuoco: la presenza di articoli relativi al crocifisso continua, ma il dibattito assume quasi completamente un connotato laicista, e gradatamente esce dalla rosa di argomenti di cui trattano i quotidiani. Esso torna a godere di nuova attenzione nel 2009, in seguito al ricorso di Solie Lautsi, moglie finlandese di un cittadino italiano, contro la presenza della croce nella scuola dei due figli, presentato il 27 luglio del 2006. La Corte europea di Strasburgo stravolge la decisione della Consulta e sentenzia che il crocifisso in classe costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»310. La richiesta della donna, che era stata precedentemente respinta da Tar e Consiglio di Stato, i quali si erano pronunciati sancendo che “il crocifisso non è un simbolo confessionale ma un simbolo della storia e della cultura italiana”, viene così accolta. L’argomento torna quindi ad avere risalto in entrambi i quotidiani italiani, che pubblicano numerosi articoli, commenti e interventi sulla decisione

308

V. Messori, “Musulmani, le prove da superare”, Corriere della Sera, 11 Settembre 2006, p. 30.

309

Redazione, “La Consulta salva i crocifissi”, La Repubblica, 16 dicembre 2004, p. 1.

310

G. Bendetti, “Governo e Vaticano contro Strasburgo sul crocifisso in aula”, Corriere della Sera, 4 novembre 2009, p. 2.

della Corte. Ancora una volta, però, il tutto avviene secondo un’ottica laicista, che nulla ha a che fare la questione dell’Islam in Italia311.

5.3 Il “velo” e la condizione della donna islamica in Italia