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Cronos nella storia mitologica

Nel documento Socialismo antico : indagini (pagine 188-195)

1. Fonti «fella sturi» mitologica <11 Crono». — 2. Apoliodoro. — 8. Diodo» Stento. — 1. PI-tono di Bihlon. — 5. Critica compunta .1«'loro raffronti. — 6. LljranUii di Crono« eoo FI o Moloc!,.

1. Compiuta l'il lustrazione di tutti gli elementi del mito omerico

ed esiodiaco di Cronos, passiamo a quella che abbiamo chiamata

storia mitologica di cotesto divino personaggio, rilevandola dal rai-tografo Apoliodoro (la cui importanza in queste ricerche fu dal Decharme accortamente notata (1)), ila Diodoro Siculo, che ce ne dà una esposizione evemeristica e da Filone di Biblo sul cui racconto si appoggiano Movers, Curtius e Duncker per assegnare Cronos alla mitologia semitica.

2 . Narra dunque Apoliodoro che Urano avuti da Gea i Centimani e i Ciclopi, li gittò legati nel Tartaro, luogo tenebroso nell'Ade. Ge-nerò poi i dodici Titani, sei maschi, ultimo dei quali Cronos e sei femmine. Gea mal soffrendo il trapasso de' figli gettati nel Tartaro,

mette su i Titani e costoro, eccetto Oceano, agguantano il padre che

è da Cronos evirato con una falce adamantina ricevuta dalla madre. 1 recisi genitali son gettati in mare e dai sangue nacquero le tre Erini. Cronos, liberati i prigioni tartarei, impera, mette nel Tartaro i Titani, sposa Rea, divora Estia, Derneter, Hera, Plutone e Posi-done. Kea salva Zeus partorendolo a Creta nell'antro di Diete e ingannando il marito con lo stratagemma della pietra fasciata. Zeus fattosi grande, riceve da Meti figlia d'Oceano e sua consigliera un farmaco che, somministrato a Cronos, gli fa rigettare il sasso e i figliuoli ingoiati. Aiutato da questi, Zeus guerreggia Cronos e i Ti-tani, li sconfigge con l'aiuto de' Ciclopi dopo dieci anni di lotta e

(1) DEIHARME, op. cit., p. XXVII. « C'est uu invthographe cimine Apollodorus qu'il faut consulter; car dans l'eitréme concision et ta sécheresse quelque fois rebu-tante ile son catalogue il nous a conservé bien de renseignements précieux empruntés à des sources très anciennes, aujourd'hui perdues pour nous ».

— llil —

li chiudo noi Tartaro sotto la custodia de' Centimani (I). Meno lievissimo varianti è la narrazione esiodea in compendio.

8 . Il racconto di Diodoro è assai complicato. L a scena è in Africa, ove, scrivo lo storico siciliano, alcuni sacerdoti egizii narravano che

Cronos avesse regnato succedendo ad Efaistos scopritore del fuoco (2). La mitologia degli Atlanti — popoli delle attuali regioni marocchina

e algerina — forniva le più interessanti notizie su Cronos. Ed ecco

ciò che ne trasse Diodoro. — Orano« incivili gli uomini. Egli era

marito di Titea (Tiraia) poscia divinizzata e detta Ge (ri)), i loro

figli furono, dal nome della madre, chiamati Titani. Basilea, una

d'es>i, prose cura de' numerosi fratelli o perciò ebbe il nome di Gran Madre. Tenne, ancor vergine, il governo dello Stato, poi sposò suo fratello Iperione e diede alla luce Elio. I germani d'Iperione con-giurarono contro lui. lo misero in pezzi e annegarono nell'Eridano il nipotino, spartendosi poscia il dominio paterno. T r a cotesti ura-nidi c'erano Atlas e Cronos e la fanciulla Rea, detta da taluni

Pan-dora. Cronos, famoso per empietà ed avarizia, regnò in Sicilia, in

Libia e in Italia, anzi su quasi tutto l'occidente e innalzò da per tutto rocche, ponendovi forti guarnigioni (3). Sposò Rea e generi) Zeus. Ma, secondo un'altra tradizione. Rea andò moglie ad Ammone re d'una parte della Libia. Costui s'invaghi di Amaltea; laonde la moglie gelosa eccitò il proprio fratello Cronos contro il cognato c h e aveva già avuto un figlio dall'amante e gli avea messo nome Dio-niso. La vittoria sorrise a Cronos. Ammone, stretto dalla carestia, fuggi a Creta e presa in moglie Creta, figlia d'uno de' Cureti colà regnanti, denominò da lei l'isola che prima chiamavasi Idea (Ibaia). Contro Cronos. fattosi re degli Atlanti, guerreggiò Dioniso che l'uc-cise in singoiar tenzone, durante la battaglia (4). Finalmente Dio-doro stesso riferisce che nelle iscrizioni lette da Evemero su una colonna del tempio di Giove Trifilio nell'isola di Pancaia. Cronos era detto fighuol d'Urano e di Estia e fratello di Titano, di Rea e di Demeter (5). Che garbuglio ! Ci si vede l'influenza della dottrina

(1) Arouxip.. BiW , I, 1.

(21 Dino. Sic, I, 13. E la «coperta avvenne curi; un albero colpito ilal fulmine incendiò una »Iva. Era verno. Efaistos si scaldò con gran piacere a quelle fiamme, trovò modo ili • nservare il fuoco e ne fece parte agli uomini.

(3) Ivi, III, 60, e aggiunge Diodoro che a' «noi tempi in Sicilia e In altro parti d'occidenti m Ite alture -i chiamavano croma.

(4) Ivi, ITI, 71.

(5) Ivi, VI, 2, Pancaia è un'isola Immaginari-! collocata da Evemero nell'Oceano.

evemeristica, alla quale in fatto di miti Diodoro si mantien sempre ligio (1), ma si vede altresì che lo storico siciliano attinge fonti di-verse, in parte, da quelle di cui si valse Apoliodoro.

4 . Quali fossero l'altre fonti si argomenta dal racconto di Fi-lone di Biblos. Eccolo fedelmente riassunto (2). — In quel tempo c'era Eliun detto l'Altissimo e la sua donna Beruth dimoranti in Biblos. Nacquero da essi Epigeo ossia Indigeno poi detto Urano. ostui aveva una sorella Ge. L'Altissimo mori sbranato dalle belve e fu divinizzato. Uranos succeduto al padre sposò Ge e n'ebbe quattro Agli : Ilos che si chiama anche Cronos, Betilo, Dagon e Atlas. P e r la infedeltà del marito i coniugi divorziarono, ma Uranos a volte tornava alla moglie, le si avvicinava e poi si ritirava. Inoltre ten-tava di far morire i figli e la stessa Ge. Cronos, fattosi adulto, prese per consigliero Ermete Trismegisto e dichiarò guerra al padre per la madre; generò poi Persefone e Atena, la prima delle quali mori vergine. P e r consiglio di Ermete e di Atena, Cronos si fabbricò una ronca e un'asta 4 i ferro. Ermetes con formolo magiche eccitò i socii di Cronos a battaglia contro Uranos e l'esito della pugna fu che Cronos cacciò il padre dal regno e s'impadronì di questo. Nella mischia fu catturata una concubina d'Uranos incinta e Cronos la donò a Dagone, presso il quale ella partorì Demaronte. Allora Cronos cinse d'un muro la propria dimora e costrui in Fenicia la prima città, Biblos. Sospettando inoltre di Atlante, lo precipitò e seppellì nelle viscere della terra per suggestione di E r m e t e . . . 1 sociì d'Ilos-Cronos furono denominati Eloim, come a dire Cronii ed erano con-siderati uguali a Cronos. Costui intanto prese in sospetto il proprio figlio Sadido e lo uccise e poco dopo decapitò la figlia con gran sbalordimento degli Dei. Urano profugo, scontratosi con la vergine Astarte accompagnata dalle sorelle R e a e Dione, le mandò ad uc-cidere Cronos. Ma Cronos innamorò queste due e le sposò e cosi fece anche con Eimarmene ed Ora mandate anch'esse contro lui. Dopo tali cose Urano trovò i Betilii, fabbricando con arte insolita, pietre animate. Astarte partorì a Cronos sette figliuole, le Titanidi o Diane, e R e a altrettanti figliuoli, l'ultimo de' quali appena venuto

(1) Evemero messine.se vissuto nel III secolo av. Cr., insegno che i miti adombra-vano fatti storici e che gli dei erano nomini insigni innalzati all'onore dell'apoteosi da' posteri. L'evemerismo di Diodoro ù attestato esplicitamente dalle sue dichiara-zioni, Rei Lib. VI, u, 1.

in luce fu consacrato... In P e r e a nacquero a Cronos tre figli: Cro- nos. Zeus Iì 'los e Apollo... Nel trentunesimo anno di ragno egli

ebbe nelle mani con insidie il padre in un sito dentro terra e gli recise i genitali presso fonti e fiumi. In quello stesso luogo fu poi

consacrato Urano. Allora se ne dissipò lo spirito e il suo sangue

stillò nelle acque delle fonti e de' fiumi vicini (1). In quella regione,

coll'assenso di Cronos, regnarono Atlante, Zeus, Demaronte e Adodo

re degli dei... — Cronos mentre era in giro per la terra diede alla sua figlia Atena il regno dell'Attica; poi sopravvenuta una fiera

pestilenza, immolò sulle fiamme ad Urano l'unico figlio avuto dalla

moglie legittima (2), si circoncise e costrinse i suoi compagni a

circoncidersi (3). C'informa poi Filone che Cronos donò Diblos alla

dea Baal ti de e Berito a Posidone e a ' Cabiri agricoltori e pescatori; venuto poscia nelle regioni meridionali, nominò 'I'aaut re dell'intero Egitto (4).

5 . Dal confronto di queste narrazioni con quella d'Esiodo si ri-leva che i quattro mitografi concordano soltanto nel connubio di Uranos e Gea, nel considerare Cronos come figlio di costoro e nei connubio di t'ronos e Rea. Il racconto più semplice è quello d'Apol-lodoro che combina quasi interamente ne' dati essenziali con quello

della Teogonia esiodiana. C'è divario nell'episodio della genesi d'Afro-dite di cui Apollodoro tace e in qualche particolare geografico e mitico di lieve importanza, come il sito della nascita di Zeus, il rifiuto d'Oceanos nella congiura domestica contro Cronos, i nomi del quarto e del quinto figlio di Cronos, la collocaziono del Tartaro, la somministrazione del farmaco a Cronos consigliata da Metis — circostanza che manca in Esiodo, I racconti di Diodoro e di Filone, sebbene presentino notevolissime differenze tra essi, pure si assomi-gliano più reciprocamente che non s'accordino, separatamente o in-sieme, con quelli d'Esiodo e d'Apollodoro. Entrambi sono redatti

(1) « E ancura uggì, metto qui Filone, li mostra il «ito ove ciò accadilo •. Pali,. BTKL, ffisl. Phoen. in Fragm. hùt, gr, III, p. 567 sg.

t'2) Scondo altri frammenti questo figlio ai chiamava Iend o Iedud, che vnol dire in fenicio « unigenito » ; Cronos l'avrebbe avuto da Anobret ninfa indigena e il sa-crifizio sarebbe stato fatto in occasione non di pestilenza, ina di gravi pericoli du-rante una guerra. Ivi, p. 570 sg.

(3) Pan. Brut.. IIiU. Phoen., L cit.

(4) Iti questo Taaut dice Filone che inventi le immagini degli dei e la scrittura e simboleggi la potenza di Crono* con l'effigie die abbiamo descritta a pag. 129.

in senso evemeristico (non c'è parola dell'uiofagia di Cronos) e ci offrono un amalgama di dati e personaggi mitici ellenici con dati e personaggi mitici esotici. In Diodoro poi mauca l'episodio dell'evi-razione che si trova in Filone, piuttosto però come un incidente che come un elemento precipuo del mito croniano. Inoltre certi nomi e certi particolari dell'esposizione dello storico siculo richia-mano altre raffigurazioni mitologiche o collegate al mito croniano ma nel ciclo filosofico greco e nella liturgia anzi che nel ciclo poetico; p. e. la vergine Basilea che ricorda la « Dea governatrice » di P a r -menide la Cipride di Empedocle e la Dico d'Arato (pag. 2 0 ) e fa pen-sare ai Basili elidesi (p. 124), o affatto estranee a cotesto mito, come l'annegamento d'Elios nell'Eridano che conduce la mente al caso di Fetonte. Tuttavia la maggior parte de' personaggi del Siculo è tolta da Esiodo : Iperione, Atlas, Pandora, Zeus oltre i già menzionati. È singolare la sostituzione della congiura fraterna contro Iperione e l'eccidio di costui-alla cospirazione titanica contro Cronos e alla mutilazione e lo è pure l'innesto del mito egizio-ellenico d'Ammone in quello croniano, suggerito probabilmente dalla denominazione Amon-Ra, sdoppiatasi nella coppia Ammon R e a e la comparsa di Amaltea, Creta e Dioniso vincitor di Cronos e vendicatore del padre. Va notato anche il ravvicinamento di Cronos ad Efestos perchè corrisponde a quanto avvertimmo circa l'attinenza del mito piroge-nico al croniano a proposito de' lacci (p. 1 3 2 sgg.).

Veniamo a Filone. Se Diodoro innesta l'elemento esotico (egizio) nella sua favola, Filone fa un amalgama tutt'altro che artistico di elementi mitici greci, egizi e semitici e combina un racconto, come s'è visto, stranissimo. Ricordiamoci che l'uomo scriveva nella prima metà del secondo secolo dell'era volgare, in un tempo di sincretismo religioso in cui fiorivano rigogliosi i precursori del Neoplatonismo (11 e scriveva col partito preso di provare che i Greci avevano tolti i loro numi dal panteon cananeo, adattandoli alla propria fantasia e ricamandovi attorno svariatissimi ornamenti e finzioni. Ai quali t r a -visamenti ellenici egli diceva di contrapporre la tradizione religiosa genuina esposta da Sanconiatone, e tutto quell'intricato ragguaglio delle avventure di Cronos e de' maggiori e posteri suoi egli afferma

(1) DOLLIXOEK, Compendio di storia ecclesiastica (tr. it.), Milano, 1842, p. 39: « Neil» grande fermentazione intellettuale e religiosa di quell'epoca, la filosofia re-ligiosa degli Orientali estratta dalle religioni naturali dei Sirii, dei Persiani, degli Egùii, esercitava sugli animi una possente influenza >.

di trarlo dalle storie sanconiatoniane e l'intercala e conclude con solenni tirate d'orecchi a' Greci (1). Ma l'artificio suo è d'una evi-denza che esclude ogni dubbio. Non è qui il caso di fare una mi-nuta disamina del suo racconto e mostrare da quali fonti egli ne traesse la materia. Hasta, al proposito nostro, notare che il suo Altissimo o Eliun è parallelo ad Iperion e ad Elios di Diodoro e lo sbranamento d'Eliun fa riscontro a Iperion tagliato a pezzi da' fra-telli ; che la maggior parte dei nomi Filone li prese da Esiodo ; che l'identificazione di Cronos con El non prova che Cronos sia una divinità caldaica passata nel panteon greco con un nome in cui non c ' è la menoma traccia linguistica o etimologica del vocabolo El ; che la tessitura cosi c o n f u s a e sconnessa (2) della sua esposizione è in molta corrispondenza con analoghe produzioni della filosofia religiosa alessandrina ( 3 ) ; che perciò non intendiamo come a' suoi testi possa appoggiarsi la teoria semitica relativa e a Cronos al suo mito.

6. L'ipostasi mitologica di Cronos con El (Lio, II) babilonese e

il) Dopo aver narrato l'incidente dell'evirazione d'Orano. Filone epclamti: • (¿«est® sono 1« belle cose ch'egli (Sanconintonoi racconta di Crono« e do" suoi contemporanei de' quali menano tanto rumore i Greci, dicendo che quell'epoca fu • l'età dell'oro, la prima età degli uomini parlanti », e vantando come suprema beatitudine . l a feli-cito di quegli antichi mortali». Alla fine di tutto il racconto c'i> la seguente uscita : . E i Greci che saperano tutti gli uomini in sveltemi d'ingegno, si appropriarono la maggior parte di queste cose e le esagerarono, aggiungendovi svariati ornamenti e ricamami.' in tutti i modi su cotesto fondo i«r sedurre con la grazia de' miti. I>i qui Esiodo e i fimosi poeti ciclici trassero le loro teogonie, le gigantomachie, h divine mutilazioni e spacciandole per ogni dove hanno soppiantato la vera narrazi ne. F. le nostre orecchio avvezze alle loro finzioni e da molti secoli preoccupate custodiscono come un prezioso deposito le favole trasmesse dalla Lra.liii. n- . Come ho detto in principio. E divenuto cosi difficile svellere questa credenza radicata lai temp.. che a' più la verità ¡are una piacevole novella mentre è tenuta Come verità la corruzione della tradizione VWL. nel voL cit. p. 561 le osservazioni critiche del MULLIR sulle fonti dell'opera di Filone.

(2) Biblos residenza di Eliun * Beruth e poi fondata da Et-Cronos ; i due Cronos padre e figlio-, Persefone di cui dice che mori vergine, e poi decapitata ecc.

(3) Vi emergono Uianos, Cronos e Zeus come in Plotino (KM»., V. vili, 13); la mutilazione di l'ranos e la castrazione di Cronos hanno ris.-.mtro nell'evirazione di entrambi questi numi in Porfirio (De Ant Ximph. 16); 1- irmele magici..- e l'intervento di Ermete Trismegisto rinviano a Porfirio stesso, a Giamblico e in ge-nere al Neoplatonismo; 1 Eimarmene. Atene e Persefone a Proclo e appunto in Proci® At- ria, alla quale Filone fa da Cronos affidare la cast-dia dell'Attica durante . suoi viaegi. figura nella trinità degli Dei custodi. La connessione li Atlante col Trisme gisti. : l'identificazione .li questo con Taaut ci riporta alla letteratura ermetica.

con Molech fenicio è un fenomeno uguale alla assimilazione di Cronos stesso con l'egizio Seb (1) e ad altre somiglianti, ovvie nelle mito-logie. I Greci adoperarono nomi de' loro iddìi e dee per designare divinità semitiche e camitiche come più tardi i Romani diedero a divinità elleniche, germaniche e galliche i nomi degli dii latini e italici. Movers dice che il Belitan protosemitico fu da' Greci chia-mato Cronos (2), ma se Belitan significa, com'egli dice, « il vecchio Bel » com'è che i Greci lo chiamarono con un vocabolo che non traduce cotesto concetto? Eppure troviamo grecizzato il divino nome semitico in BnXo; a tempo d'Erodoto (3), nè v'ha vestigio di elle-nizzazione de' nomi II o E1 e Molech, tna soltanto d'assimilazione de" numi che li portavano nella Caldea e nella religione fenicia a) dio ellenico Cronos ; vedremo or ora che quest'ultimo nome non è semitico ma schiettamente ariaco. Duncker reputa estranei alla tra-dizione religiosa ariaca l'amplesso del cielo e della terra, la mutila-zione d'Uranos, l'uiofagia di Cronos e soggiunge che come necessaria conseguenza dell'aver' preso dal di fuori Cronos, i Greci non per-vennero mai a dare a questa figura contorni netti e concordemente assentiti (4). .Ma dove sono nella mitologia degli Arioindi o degli Arioeranici le figure a contorni netti e precisi? E non abbiamo rac-colto ne' testi ariaci, segnatamente nel Rig Veda e nello Zendavesta documenti preziosi e molteplici su tutti gli episodii del mito cro-mano? Il nome di Cronos dato da' Greci al dio fenicio è indizio degli antichissimi contatti tra i Semiti adoratori di E1 e Baal e gli Arii adoratori di Cronos, e di una certa somiglianza ne' riti prati-cati cosi dagli uni come dagli altri. Ora entrambe le cose risultano provate sia dalle testimonianze di monumenti letterarii delle due razze, sia dalle indagini della Mitologia comparata e della Scienza delle religioni. 11 mito crouiano nella sua primitiva forma sembra a noi mito essenzialmente ariaco, in piena armonia con le immagi-nazioni de" popoli dalla cui fantasia uscirono la teologia vedica e l'avestica. E Cronos ci rivelerà tutto il mistero della sua natura quando ne avremo spiegato il vetusto nome.

(1) Ordinariamente in egiziano, Qel>, dio della terra. Sulla sua ¡dentifrazione con Cronos ved. BRIWSCH, lUUgion und .Uythol. der alt. Aegypt. Leipz., 1884, pp. '29. 105, 131 e specialmente 224 sg.

(2) MOTERS, op. cit., T. I, p. 2 5 4 . Cfr. Hzw. I I Zw„ p. 59. (8) HEROD., I, 181 : Alò; BiiXou Ipdv XOXKÓTTUXOV.

(4) Dm-REG, Gesch. cit., T. I, p. 2C>7. 326 «g.; T. V, pp. 118, 132, 303, 308-311.

CAPITOLO V I .

Nel documento Socialismo antico : indagini (pagine 188-195)