1,Stimolaci» «ñor» pr-.p—l.. M non» Crono«.—».LlltaatitMíloii» di K0ÚVO4 con X p í v o ? . — S. 1,'otlniolcem M i l k a — ». I.>Umolo(ri» «riir» <-»rtndonto riilmitidrailomi c o XpÓ«K. - ,V OiwtrTalloni critlcho, —IV. Crono» divinità notai». — 1. Il Milo di Karn». — 8. L'alleni mitico. — 0. Crono» ìs il »ole. Il) Ilichlanttlon* dal mito cronlano » MI . ricMtilniJon» co' dati doli» mitologia rojica.
1. L'etimologia del nome Kpóvo?, che al Tiele sembra molto in-certa (1) è stata proposta diversamente secondo uno di questi tre c r i t e r i : Io identificazione del vocabolo con la voce xp<Wo? = tempo; 2° derivazione di esso da un nome semitico; 3" derivazione da una radice speciale ariaca. Lasciamo in disparte qualche etimologia pu-ramente metafisica, come quella di Oliinpiodoro filosofo alessandrino del V I secolo d. C. che lo traeva da Koptuvò? nel senso di « rifles-sivo », ermeneutica del genere di quelle platoniano del Cratilo (2).
2 . Stanno por l'identificazione de' vocaboli Kpóvos e xpovos il Decharme, Aug. Mommsen, Regnaud, Max Miiller e Vaniteli. Il primo di costoro non suggerisce un'etimologia propria ; si contenta di dire che Cronos è il Tempo e che questa è la spiegazione general-mente ammessa (3). Cosi pensano anche Augusto Mommsen il quale dice che il dio in questione non raffigurava un qualche determinato tempo dell'anno, ma il Tempo in genere (4) e Max Miiller secondo il quale, come a suo luogo s'è detto, il padre di Zeus deve la sua propria esistenza al figlio suo, ossia a Zeus Kronion. Cronio significando originariamente « figlio del tempo » o « l'antico dei giorni » (5). Ma, osserva giudiziosamente il Ploix, per spiegare la
(1) TIEIÏ, I* Mythe de h'rono* nolla lie rue dt rhût. de» religion», T XII. p. 265.
f i ) STEM.. The»^ éd. Didot ad voc. Kpovo(. Cfr. Journal des Saeant», 1884, p. CM.
(3) DictiiitMi, op. cit, p. 6 e n. ivl (4) A MOIUMES, Dtlphica, p. 31.
(5) Mai Mftu.ru, Isctures on the Science of Language, Second séries. U.ndon, 1864. p. 431. Cfr. ijoi addtetn pair. 102, n. 2.
formazione dell'appellativo di Zeus il Max Müller confonde Kronos con Chronos; tanto valeva asserire, che i Greci riconoscessero come diviniti il Tempo (Chronos) e conclude che l'eminente filologo se la cava con un cattivo calembour, nulla autorizzando a identificare
Chronos con Kronos e a costruire su cotesta identificazione una
teorica metafisica (1). Il Regnaud, affermando la originaria identità di xpóvo? e Kpóvoq spiega la sostituzione dell'iniziale k al x, col-l'esistenza nell'epoca protoetnica ariaca d'una rad. kar o kcar va-riante della rad. ghar o ghcar, con l'identico significato di < bru-ciare, ardere » di cui si trovano tracce nel scr. kar a =r raggio di luce, ksara = ardente, nel gr. KdXXo? = bellezza e primitivamente « splendore » nel lat. calor, color primitivamente « chiarezza » e nel got. skeir « chiara » . Kpóvo;, secondo il Regnami significò dapprima « calore » e « luce » (¡2). In quanto al Vauiijek, egli confronta Kpóvo? al scr. karana = colui che fa e lo traduce col
vocabolo latino perficus, « l'operatore » riconnettendolo cosi alla rad. kar = fare, epurare, creare, donde trae anche il nome xpóvo? che avvicina a Kmpòs = tempo e nel quale vuole che si veda il concetto di tempo determinato nel senso di momento appropriato, momento giusto (die zu etwas bestimmte, geeignete Zeit, die rechte Zeit, Zeitpunkt). Questa voce Kaipò? poi, dice, non è altro che la metatesi di Kapio analogo al scr. kar-ja = faciendus (3).
3 . Alle lingue semitiche ricorse il Brown per spiegare il nome Cronos, derivato, secondo lui, dall'ebraico kcren o dall'assiro karnu, parole che significano « corno » e opinò che il Cronos ellenico fosse il dio che faceva maturare le messi (4).
4 . Finalmente Preller, Bréal, Curtius, Ploix, Monier-Wilhams e Kuhn stanno per la formazione del nome Kronos, in guisa affatto indipendente dalla voce xpóvo? nella lingua degli ario-elleni. A pa-rere del Preller, il caso viene da Kpaivui nel significato di « matu-rare, compiere » e il dio che lo portava era il dio della matura-zione, della messe, dell'abbondanza (5). Bréal Io collega alla rad. kar — creare, fare, che ha dato al greco il verbo Kpaiveiv e il
(1) 1'LOII, Mythologie et FoUlorixme, nella Seti, ile fhist. des rèi. T. XIII, p. 81. (2) liciisiiti, L'idre de temps nella Revue Philosophüjue, marzo, I>85, p. 280 $1?.
(3) VÀKICU, Gr. lai. etgm. IP., T . I , p. 118.
(4) Titti' e PLUIX, articoli citati nella Ree. de fhist. des rèi, pp. 266, T. XII e 31, T. XIU.
nome dal dio creatore Kpovoq, e nota che ne' Vedi c'è Krdnan, per l'appunto dio creatore (1). E alla medesima radice kar è
ri-connesso il vocabolo dal Curtius, il quale lo pone a riscontro col scr. karana-s = colui che fa, artefice (2). Ploix invece lo fa de-rivare da una radice kri, kar che significa « tagliare, separare » e dice che Kronos è * colui che taglia, colui che separa: egli è la prima luce del mattino che separa il cielo dalla t e r r a ; ai può anche dire che egli separa il giorno dalla notte » (3). II Monier Wil-liams mantiene la derivazione di Kpaivut e Kpóvo; dalla rad. kri
nel senso di fare, compiere, causare, preparare, intraprendere ecc. I). Kuhn assomiglia Crnnos all'indico Pragiapati e inclina a derivarne il nome da krana = « quegli che crea per sè » (5).
5 . Possiamo senz'altro escludere, anche ne' riguardi etimologici,
la teoria semitica, come l'abbiamo esclusa in quelli mitologici. Ri-spetto all'originaria identità di Kpóvo; con x p ó v o ;, l'ipotesi alla
quale s'appoggia, non soddisfa, nè se la si consideri dal punto di
vista ideologico del Vaniteli, nè se la si guardi da quello fonologico del Regnaud.
Il ravvicinamento di xpóvo? a naipó^ trovasi già proposto nel-l'Etimologico gudiano (6) mentre nel Grande Etimologico la voce che designa il tempo è detto derivare da £tui = « scorro » da xPul
nel significato di « condurre a termine » (7). Ma il Curtius che pone in rilievo il rapporto cosi di somiglianza come di differenza
tra xpóvo; e xaipó; entrambi riferibili al tempo, ma per esprimerne
sia la durata (xpóvo?) sia la variabilità (uoipós), spiega nel modo che s'è detto sopra, il nome Kpóvo;, non fa molto di una comune derivazione di cotesti vocaboli dalla medesima radice e solo si limita ad indicare come verosimile la derivazione di xpóvo? dalla rad. scr.
ti) BittAL, M'ianga de UgtM. et de LingnuHqne, l'ari«, 1877, p. 57 e cita per Krùnan il B u m , Orient uud Octitì., I, p. 575 n.
(2) 'YKTICS, Grundx. d. griech- Etymnl. Lcipi., 1*79. p. 154.
(3) Punx, art. cit. nella Iter. ile Ihisl. dei rèi, T. XIII, p 32, alla im i -aia ra-dice connette i Terbi cernere e carpe re e il nomi carne
(4) M"<ÌI*K WILLIAM- Sanskrit. englis. Diction., vuc. kri, p. 246, ed. 2". IO k IH \ Utber E ni n klnngisla/en der Mythenbildung nelle Abbonili, d, k. Akad. d. ICùi. in Berlin, 1873, p. 148: « Krano», derwie der indiicbe l'rau'npnti, der herr der geborencn, VA ter der hellcn ani danklen mielite ist- tein naine... ist mit vahrscheinlichkeit dein ntìUchen kràna, der Air sicll «ebaeJende, gleieU- ecc. •.
(6) Etym. g<"J , p. 570. (7) Etym. Magmi m, p. 7:19.
har = rapio, adipiscor (1). Neppure Fick il quale trae xpóvo? dalla rad. ghar = invecchiare, ponendolo a riscontro coll'indoeur. yhrcana
0 ghrana e lo zend. jroana -- tempo, età, e mette in rilievo
l'indole aggettivale di Kaipo; e quella essenzialmente mitica di Kpóvo?, riconduce ad una sola fonte cotesti vocaboli (2). Dove poi appare mai il significato originario di calore e luce che il Regnaud attri-buisce al nome Crnnos? E quella determinazione quasi matematica
che assegna il Vani?ek a Kaipó? è conciliabile con lo stato psicolo-gico degli antichissimi elleni? Come poi si spiega il passaggio da Koupó? a xpóvo?? Quali prove si danno della originaria coesistenza
con identico significato delle due radici kar o kcar e ghar o ghcar 1 Rimane il terzo criterio etimologico, quello cioè che ammette la formazione indipendente del nome Kpóvo? nella lingua ariaca
primi-tiva. Quasi tutti gli autori menzionati quassù concordano
nell'indi-care la radice kar, kri come germe del nome: mentre però la
mag-gioranza l'assume nel significato di « fare » il Ploix la prende nel significato di « separare ». E li ha entrambi e altri ancora. Il
Grassmann ne conta non meno di ventitre nel suo lessico vedico e 1 più notevoli, pel caso nostro, sono quelli di fare, operare, formare,
eseguire una cerimonia religiosa, sacrificare, intonare un canto, co-struire, dividere, spartire, distribuire, aiutare, danneggiare, far bottino, attaccare i cavalli al carro. L'Iusti nel suo manuale zen-dico ne segna tre fondamentali: fare, badare, dividere in parti. I l
Monier Williams nel suo vocabolario sanscrito ne annovera più d'una
cinquantina e soggiunge : « Cotesti significati di kri possono essere variamente modificati o presso che infinitamente estesi secondo il nome
col quale la radice è connessa » (3). Insomma la radicale in
que-stione esprime tutte le forme del funzionamento personale, tutte le manifestazioni di esso esteriori ed interiori tecniche, religiose,
pro-fessionali, favorevoli, sfavorevoli e via dicendo.
6 . La maggior parte de' mitografi vedono in Kronos una divinità solare, e se l'Hehn, come già sappiamo (pag. 1 14) lo identifica col
Soma, ciò non guasta per la notata consustanziazione di Soma col
(1) CURTICS, Grunds., pp. 105 e 132 e avverte che pe' Greci molerni xtnpö; — Wetter e xpövoi; = Jahr.
(2I FIOK, Vergl Wörterb. d indaij. Spr., T. I, p. 82; Die griech.
personnen-namen, pp. xi e 47.
(3) GmsiUi»:», op. cit., p. 332; Jrstl, Handbuch der Zcwhprnchc, Leip»., 1864,
sole (pag. 144V Ora, indìzii della natura originariamente solare di Cronos si hanno dalle tradizioni elleniche mitiche e religiose che abbiamo già esaminate : il culto di Cronos fiorente nell'Elide ove dominò poscia quello di Apollo, sicché v'ebbe un tempo in cui Cronos ed Klios « occuparono Olimpia » (1) ; un vestigio del culto di Cronos (la pietra) a Delfo ( 2 ) ; la sostituzione d'Apollo a Cronos nel patro-nato del primo mese attico. Inoltre, anello l'appellativo di « carneios » dato da' Dori ad Apollo, il Carneio domestico de' Lacedemoni e il Cranios inghirlandato di Sparta accennano evidentemente alla ori-ginaria denominazione d'un dio solare uscita dalla radice kar e diversamente foggiata secondo la varia vocalizzazione, in Kronos figliuol di Gea e Carnos il vate apollineo trucidato e venerato dai Dori c u n e già fu detto (pag. 123). Sì notino infatti la conformità dei riti festivi con cui s'onoravano nella spianata olimpica Cronos e a Sparta Apollo Carnios, nonché la tradizione di sacrifizi espiatorii connessa alla origine delle feste olimpiche e delle carnie e l'atti-nenza delle leggende eraclide con cotesta origine (3). Inoltre è rimar-chevole la connessione del culto di Cronos con le acque; l'abbiamo trovata in Olimpia nelle onoranze nll'Alfeo e nel mito di Pelope ipp. 105 e 107), ad Atene nella misteriosa voragine dell'Olimpìeon e nel mitico Cecrope costruttore dell'ara a Cronio e istitutore delle Cronie (pag. 110 e 113). Anche il i-apporto del pompilo col culto di Cronos e colla stirpe aurea (p. 146) presenta un indizio di questa connessione. Oltre a ciò Cronos è come nbbiam visto, in stretta re-lazione con la ps colatria come abitatore del Tartaro e re dell'Isole lieate, una specie di quel che fu posteriormente Plutone il sovrano dell'Hades. Finalmente c'è il Cronos della leggenda, il re della stirpe aurea felice, il cui tipo di esistenza, conformemente alle tradizioni di tutta la letteratura ellenica, era, come spiegano i poemi orfici, essen-zialmente agricolo (4). E un inno orfico di fattura alessandrina ci
(1) F.tym. 31., p. 886: TTpò TOO NaKTi|<j(ioóui TÌ|V 'OXuuiriav trapA xr^ -FRFT, aiTfiv irapatocoav "HXió; xc Kal Kpóvo;
(2) Ved. Ad.. X a u t n , Dcìphika, Leipz., 1878, p. 27.
(8) E mele istitutore de' giuochi olimpici, e prole d'Era-le i Dori che ui-cisero Carnos e istituirono poi riti espiatori. V. DecuzRUt, op. cit„ p. 513.
i i Orphica in Fragni. Phihs. gr., ed. Moliseli, T. 1, p. 189. il tramili. LVII che traduciamo così:
Se ti spinge il desio verso l'altrice agricoltura e vuoi del secol d'oro por mano all'opre col ricurvo aratro ricercando il frugifero terreno, ecc.
presenta per l'appunto le fattezze originarie del vetustissimo Cronos ellenico ; fenomeno curioso, ma non singolare d'atavismo psicologico, nè meraviglioso in un tempo in cui, nel nuovo e più intimo contatto con l'Oriente, lo spirito greco ritornava alle prische forme de' carmi preomerici, somiglianti ai suktas vedici e ai gathas eranici (1). Ec-cone una traduzione metrica letterale:
Eterno padre degl'iddìi beati e degli uomini, accorto, immacolato, forte, prode Titano, che consumi e crescer fai tutte quante le cose; Tu nel cosmo infinito gl'infrangibili lacci possiedi, genitor del tempo, varioloquente, rampollo di Gea e d'Urano stellato, origin prima, ministro di natura, a Rea marito, Prometeo venerando, che dimori del cosmo in ogni parte, capostipite,
afrolgitor valente. Odi la voce supplicante; procura che felice sia della vita il fine e sema colpa ('2).
L'imitazione dell'antico è mirabile, lo svolgimento del pensiero, la condotta delle frasi, la copia degli epiteti, la monotonia solenne e grave fa pensare agli inni omerici e a! Rig Veda.
7 . Ora, poiché illustrando i documenti etnici del mito croniano e
analizzandolo nelle sue singole parti fummo condotti nella illustra-zione e nell'analisi alle tradizioni mitiche degli Arii e ce ne va-lemmo, crediamo, con risultati vantaggiosi, ci offrono del pari queste tradizioni un qualche modo di spiegare il nome e la struttura pri-mordiale di Cronos? Possiamo giovarci della mitologia ariaca per intendere se e come cotesta figura si formò nella mente de' proge-nitori degli Elleni?
Nel medesimo frammento Astrea è detta « vergine ottima per tatti i semi » e per tutte le operazioni agricole meno la viticoltura.
(1) BCR.VOVF, Hist. de la liti, grecque cit., T. 1, p. 42, parlando degli antichissimi canti ellenici, dice esser « probable qu'ils forent connus des poètes alexandrins, au teurs de ce que l'on nomme ¡njrsies orphiques ». E ivi a p. 67, a proposito ili cotesti poemi orfici, scrive: « Il arme un temps où, les genres littéraires et les traditions nationales étant épuisés, les postes reprennent le» formes antiques de la poésie et
de l'art, en revêtent des idées nouvelle«, des croyances abstruses et des personnages
étrangers >.